- Il progetto ASBA riduce l'ansia del 25% con la mindfulness.
- L'arteterapia, testata in vari musei, riduce lo stress del 20-21%.
- Studio su 390 individui mostra l'arte come supporto al benessere.
L’arte come strumento di benessere: il progetto ASBA e le neuroscienze
Il concetto di museo ha subito una profonda evoluzione, trasformandosi da semplice custode del patrimonio culturale a luogo attivo di benessere e partecipazione sociale. In Italia, il progetto ASBA (Anxiety, Stress, Brain-friendly museum, Approach) si inserisce in questa nuova visione, proponendo un modello interdisciplinare che integra arte, neuroscienze e pratiche di benessere per migliorare la qualità della vita dei cittadini e del personale museale. Presentato a Milano il 18 febbraio 2025, il progetto ha fornito risultati significativi, promuovendo nuove modalità di fruizione culturale e la connessione tra persone, culture ed esperienze attraverso un approccio wellbeing-oriented.
Le metodologie impiegate da ASBA, validate da un protocollo di ricerca approvato dal Comitato Etico dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e descritte nel libro “The brain-friendly museum. Using psychology and neuroscience to improve the visitor experience” di Annalisa Banzi
Author: Annalisa Banzi
Publisher: Non disponibile
Year: Non disponibile
, includono Mindfulness, Arteterapia, Visual Thinking Strategies, il metodo Art Up, il metodo Nature+Art e il Chair Yoga. Queste pratiche sono state testate in diverse istituzioni, come il Museo di Storia Naturale e la GAM Galleria d’Arte Moderna di Milano, oltre al Museo d’Arte Orientale di Torino, Palazzo Madama e la Galleria d’Arte Moderna di Torino. I risultati hanno evidenziato un forte coinvolgimento emotivo dei partecipanti, con una riduzione media degli stati ansiosi del 25% per chi ha partecipato alle sessioni di mindfulness, e una riduzione dello stress e dell’ansia di stato, seppur leggermente inferiore (20-21%), per l’arteterapia.
Pratica | Riduzione Ansia (%) | Riduzione Stress (%) |
---|---|---|
Mindfulness | 25 | N/A |
Arteterapia | 20-21 | N/A |
Chair Yoga | N/A | N/A |
Nature+Art | N/A | N/A |
L’analisi qualitativa ha rivelato come la mindfulness favorisca una trasformazione percettiva del rapporto con l’opera, mentre l’arteterapia generi un profondo senso di condivisione emotiva. Lo studio ha coinvolto un totale di 390 individui, con un’età media di 45 anni, e ha utilizzato strumenti di misurazione scientifica quali questionari standardizzati ed elettroencefalografia portatile per correlare le variazioni psicologiche con gli indici neurofisiologici. Il dibattito sul welfare culturale è stato arricchito da esperti internazionali, tra cui Sónia Dias (National School of Public Health – NOVA University Lisbona), che ha illustrato il social prescribing, ovvero l’utilizzo di attività artistiche e naturali per migliorare la salute mentale. Questa pratica, già consolidata nel Regno Unito e in fase di sperimentazione in Portogallo, ha mostrato benefici nella prevenzione della depressione post-partum e nel supporto alle comunità migranti. Emily Bradfield (Fitzwilliam Museum, Università di Cambridge) ha presentato “The People’s Museum”, un progetto volto a rendere i musei più inclusivi per persone con disabilità non immediatamente riconoscibili, come condizioni neurodivergenti o PTSD.
Pier Luigi Sacco (Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara) ha approfondito il legame tra arte e salute da una prospettiva psico-neuro-endocrino-immunologica, citando il protocollo Pre-Text, che ha mostrato riduzioni del 50% dei sintomi depressivi in adolescenti in contesti vulnerabili. Enzo Grossi (Fondazione Bracco) ha evidenziato come l’esperienza museale possa essere rigenerativa quanto l’immersione nella natura, contribuendo alla riduzione dello stress e al miglioramento del benessere psicologico.
Studi in diversi paesi hanno supportato queste osservazioni, come dimostrano le visite museali virtuali durante la pandemia a Montréal e i programmi “Museum on Prescription” nel Regno Unito, che hanno migliorato il benessere e ridotto l’isolamento sociale in anziani.
Filipa Pereira-Stubbs ha presentato “Dance with the Fitzwilliam Museum”, un progetto che utilizza la danza per promuovere l’inclusione sociale e il benessere, specialmente in persone con malattie neurodegenerative come il Parkinson. Elisabeth Ioannides (National Museum of Contemporary Art di Atene) ha descritto il programma di arte-terapia “Exploring the Museum’s Images-Exploring My Image”, che integra l’osservazione delle opere con la creazione artistica. Questi progetti, insieme alla ricerca di Tamsin Russell (Museums Association, UK) sul benessere del personale museale, sottolineano la crescente consapevolezza del ruolo terapeutico dei musei e la necessità di supportare sia i visitatori che il personale culturale.
La neuroestetica e la mente incarnata: comprendere il dialogo tra arte e cervello
La neuroestetica, una branca delle neuroscienze, si dedica allo studio dei processi cerebrali che si attivano durante la percezione e l’elaborazione degli stimoli sensoriali provenienti da un’opera d’arte. Autori come Eric Kandel e Vilayanur Ramachandran hanno indagato come l’arte sia prodotta dall’artista e come venga recepita dal fruitore, ponendo l’attenzione sull’attivazione di reti neurali specifiche e sul coinvolgimento del sistema di “ricompensa” del cervello. L’esperienza estetica, infatti, è in grado di attivare pattern neuronali simili a quelli che contrastano lo stress, offrendo una base scientifica all’efficacia dell’arte come supporto durante momenti di isolamento o difficoltà.
La percezione artistica non si limita a un’analisi razionale; essa coinvolge sensazioni, percezioni, memorie ed emozioni, attivando un interscambio circolare tra aree corticali visive, orbito-frontali e i centri emozionali del sistema limbico. Le ricerche di Vittorio Gallese e Jean-Pierre Changeux hanno evidenziato il ruolo dei neuroni specchio e della “simulazione incarnata” (embodied simulation), che generano una comprensione empatica e un impulso all’imitazione interiore delle azioni rappresentate nell’arte, producendo la risposta estetica soggettiva. Questo non si traduce in una mera riduzione dell’esperienza estetica a meccanismi neurali, piuttosto in una profonda comprensione di come il cervello elabori la bellezza e il significato, seppur con variazioni individuali e culturali. L’attivazione dell’amigdala, dell’insula, dell’ipotalamo e dello striato ventrale, per esempio, è correlata alle risposte emozionali di soddisfacimento e gratificazione, evidenziando la componente soggettiva influenzata dal contesto culturale.
Tuttavia, ridurre l’esperienza artistica a una serie di modelli fisici o neurali significherebbe tralasciare la sua forza evocativa e la sua capacità di trasformare la mente del fruitore in modo peculiare e originale, risuonando con il processo creativo dell’artista. L’arte è infatti “comunicazione intersoggettiva simbolica con contenuti emotivi variabili e multipli”, e le sue manifestazioni sono estremamente diverse, dal classicismo alle installazioni contemporanee. L’elemento comune tra chi produce e chi fruisce l’arte risiede nella funzione immaginativa, che media tra natura e cultura, tra i meccanismi biologici della creatività e le sue radici sociali. La capacità dell’immaginazione creativa sta nella sua abilità di concepire un mondo alternativo rispetto all’attuale, facilitando la ricostruzione mentale delle opere attraverso una co-costruzione del significato.
Tale processo implica un allontanamento dagli schemi cognitivi rigidamente stabiliti e invita ad abbracciare nuove visioni; questo diventa un mezzo formidabile per rielaborare esperienze passate, conferendo loro nuovi significati. Le rappresentazioni artistiche non sono soltanto stimoli alla creatività, ma si rendono disponibili per relazioni sociali più ampie, consentendo la creazione di una realtà soggettiva che si evolve verso forme d’intersoggettività.
Arte-terapia e resilienza: l’impatto sul benessere psicofisico
L’arte non è solo una fonte di piacere estetico; essa è riconosciuta come una potente risorsa per il benessere mentale e fisico. Le ricerche nel campo dell’arte visiva hanno dimostrato i suoi effetti stabilizzanti sull’individuo, riducendo l’angoscia, aumentando l’autoriflessione e l’autoconsapevolezza, e persino normalizzando la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna e i livelli di cortisolo, il cosiddetto “ormone dello stress”. Questi benefici sono stati approfonditi anche tramite studi di risonanza magnetica, che hanno evidenziato come l’arte attivi il circuito di ricompensa del cervello.
Un innovativo progetto torinese, “Soma, Arte e Neuroscienze”, ha preso il via alle Gallerie d’Italia con l’obiettivo di dimostrare, attraverso evidenze scientifiche, i benefici della creazione artistica sul benessere psicofisico, in particolare di donne con un vissuto di patologia oncologica. Questo progetto, nato da un’intuizione dell’Associazione Noma World aps e della Fondazione Medicina a Misura di Donna Onlus, è il primo in Italia a unire la creazione artistica (e non solo la fruizione) alla ricerca scientifica. Il metodo artistico sperimentale SOMA (Sensory Observatory Multidimensional Artforms), ideato nel 2016 da Alessandra Laganà e Tommaso Marletta, è stato validato grazie al contributo di psicologi e neuroscienziati dell’AOU Città della Salute e della Scienza e del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino.
I workshop di Pittura Aleatoria sull’Acqua, condotti dall’Artista Stefano Giorgi, permettono alle donne partecipanti di diventare protagoniste attive di un’esperienza creativa immersiva che non richiede competenze tecniche. L’espressività artistica diventa uno strumento di riconnessione, emersione e condivisione, supportata dalla solidarietà del gruppo. Durante l’atto creativo, l’attività elettrica cerebrale delle partecipanti viene monitorata tramite elettroencefalografia per analizzare l’impatto sul benessere psicofisico.
I risultati preliminari hanno rilevato l’efficacia del Metodo Artistico SOMA: durante l’atto creativo, i partecipanti mostrano un profondo contatto con l’attività, tanto da percepire un “arresto del tempo”, un fenomeno associato alle onde Gamma. Questo suggerisce che l’esperienza artistica favorisce una connessione e sintonia profonde, trasformando il disagio in energia vitale. Gli studi si pongono nell’ambito della neuroestetica, esplorando le basi neurali dell’esperienza del bello e i suoi effetti benefici sull’apprendimento e l’apertura cognitiva.
L’obiettivo è promuovere la “prescrizione sociale”, integrando l’arte come strumento terapeutico validato scientificamente nei percorsi di cura. Questa frontiera olistica della salute, già in uso in diversi paesi europei, mira a migliorare il benessere della comunità attraverso esperienze artistiche e culturali.
Una metanalisi pubblicata sulla rivista Jama Network Open, che ha esaminato 50 studi con quasi 3.000 pazienti, ha confermato che l’arte-terapia visiva può migliorare significativamente il benessere psicologico e, talvolta, fisico di pazienti affetti da malattie neurologiche o mentali e patologie organiche. I benefici si manifestano nella riduzione dei sintomi psichiatrici, nel miglioramento del benessere psicologico e della funzionalità cognitiva, e nell’incremento delle interazioni sociali. L’arte-terapia si manifesta sotto varie forme artistiche – dalla pittura alla scultura fino al disegno – ed è una pratica utile nella gestione dell’ansia, della depressione, così come del dolore postoperatorio. Questa metodologia consente di spostare l’attenzione dagli stimoli dolorosi presenti nel momento attuale mentre aiuta il paziente a trovare modalità per rilassarsi e modificare il proprio stato emotivo. È essenziale che tali pratiche siano condotte da esperti competenti; esse infatti trascendono l’ambito degli hobby occasionale per configurarsi come processi creativi mirati alle specificità del disturbo manifestato. La forza dell’arte-terapia risiede nella sua capacità di fornire uno strumento comunicativo universale capace di esprimere realtà interiori laddove le parole falliscono; essa armonizza interazioni tra mente, corpo e spirito tramite esperienze sensoriali profonde.
Accanto all’esplorazione delle arti visive troviamo altre discipline terapeutiche: musicoterapia, teatroterapia, scrittura espressiva ed infine danza-terapia sono tutte tecniche validate scientificamente per elevare gli standard qualitativi della vita quotidiana degli individui in situazione critica—come i giovani colpiti da disturbi dello spettro autistico oppure adulti affetti da patologie tumorali.
Nuove prospettive per la salute mentale: il museo come spazio proattivo
L’integrazione delle arti nei contesti sanitari rappresenta una frontiera sempre più esplorata per il supporto al benessere psicofisico. Le istituzioni culturali, in particolare i musei, stanno assumendo un ruolo proattivo, trasformandosi in centri di cura e inclusione. Il Musée des Beaux-Arts di Montréal, ad esempio, ha sviluppato una Divisione per l’apprendimento e il coinvolgimento della comunità, che collabora con cliniche, università e istituzioni sanitarie per offrire programmi permanenti di arte-terapia. Questi programmi, attivi a tempo pieno dal 2017 e gratuiti, si rivolgono a persone con diverse diagnosi mediche, condizioni di vulnerabilità sociale e gradi di emarginazione, fornendo visite guidate tematiche e attività creative ispirate alle opere esposte.
Un aspetto innovativo è la sensibilità ai traumi, che ha portato a una formazione specifica del personale museale in materia di trauma complesso, riconoscendo le fragilità emerse durante e dopo la pandemia. Il museo canadese ospita anche uno spazio dove i partecipanti, specialmente anziani, possono esprimersi liberamente attraverso l’arte, gestito congiuntamente da educatori museali e arte-terapeuti. Le sessioni di arte-terapia sono percepite come strumenti di sollievo emotivo e connessione sociale, offrendo un mezzo di espressione più libero rispetto alla terapia verbale tradizionale.
Dal 2018, il museo sperimenta la “prescrizione sociale”, integrando le esperienze artistiche nei percorsi di cura e raccogliendo dati per valutare gli effetti di questa metodologia. Un progetto ambizioso riguarda l’integrazione dell’arte nella formazione medica, un modulo obbligatorio nel curriculum di una delle principali facoltà di medicina di Montréal. Gli studenti del primo anno partecipano a workshop museali che utilizzano le Visual Thinking Strategies per affinare l’osservazione, migliorare la tolleranza alla frustrazione e sviluppare un approccio più consapevole nella pratica clinica.
Juliet King (The George Washington University e Indiana University School of Medicine) ha evidenziato il legame tra arte-terapia e neuroscienze, sottolineando come l’engagement artistico attivi reti neurali coinvolte nella percezione, emozione e cognizione, influenzando il comportamento e la regolazione emotiva. In considerazione del crescente fenomeno delle malattie neurodegenerative, così come della persistente solitudine sociale, risulta evidente quanto sia cruciale l’impiego dell’arte nell’ambito del sostegno psicologico oltre alla resilienza emotiva. Questa affermazione è ampiamente avallata dalla prestigiosa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nonché dal Global Council on Brain and Health (GCBH).
La pratica dell’arte-terapia rappresenta una disciplina capace di integrare metodologie creative con approcci terapeutici consolidati; essa favorisce processi di guarigione nonché stati di benessere tramite attività sensoriali ed espressive. In questa prospettiva innovativa, i musei emergono quali elementi paradigmatici all’interno dei quali viene analizzato minuziosamente l’effetto benefico delle opere d’arte sulla cognizione umana; tali spazi sono progettati per stimolare un dialogo profondo fra esperienza estetica ed equilibrio psichico, contribuendo attivamente a modelli integrativi riguardanti la salute.
Le esperienze vissute da Michela Rolandi – rinomata arteterapeuta clinica coinvolta nel programma ASBA – offrono concreti esempi del potenziale salvifico attribuito all’arte quale strumento terapeutico. Gli ambienti museali vengono ripensati nella loro funzione curativa: diventano spazi adibiti alla riflessione interiore. Al centro della pratica artistica resiste una premessa essenziale: il concetto secondo cui lo stato ottimale di equilibrio corpo-mente possa essere raggiunto attraverso l’attività creativa mediatizzata dai materiali impiegati. Focalizzandosi soprattutto sull’esperienza creativa stessa, viene pertanto favorita una connessione autentica con le dimensioni interiorizzate più profonde.
Nelle sessioni condotte in ASBA, sia i visitatori che il personale museale hanno espresso il desiderio di raccontarsi attraverso le immagini e di instaurare un dialogo di gruppo, promuovendo l’ascolto reciproco e la condivisione in una società sempre più individualista. Parallelamente, Vincenza Ferrara (Università La Sapienza di Roma) ha illustrato il contributo delle Visual Thinking Strategies (VTS), nate dalla collaborazione tra il MoMA e la psicologa cognitivista Abigail C. Housen. Questo metodo, applicato in ASBA, si basa su un’interazione guidata in cui un facilitatore pone tre domande ai partecipanti di fronte a un’opera d’arte, senza fornire informazioni preventive, stimolando interpretazioni personali e il confronto.
Le VTS hanno dimostrato efficacia nella riabilitazione neurologica, nel supporto a pazienti con sindrome di Williams, e nelle Medical Humanities, riducendo l’ansia negli studenti di infermieristica e nelle pazienti oncologiche. Anche Maria Elide Vanutelli (Università degli Studi di Milano-Bicocca) ha descritto l’applicazione dello yoga in contesti museali con il “Chair Yoga” all’interno di ASBA. Questo approccio ha integrato la collezione museale, in particolare al Museo d’Arte Orientale di Torino, rendendola parte integrante della pratica e valorizzando la connessione tra corpo, arte e ambiente.
Il “Chair Yoga”, accessibile a tutti e svolto su sedie, ha permesso un’interazione più diretta con le opere esposte, superando la fruizione passiva e amplificando l’esperienza estetica e la memorizzazione a lungo termine, in linea con i principi dell’embodied cognition, che riconosce il ruolo fondamentale del movimento e dell’esperienza corporea nei processi cognitivi ed emotivi.
L’arte e la natura per la regolazione dello stress: nuove evidenze scientifiche
Le discipline delle neuroscienze e della psicologia ambientale continuano a esplorare il potere congiunto dell’arte e della natura nella regolazione dello stress e nella promozione del benessere. Sjoerd Ebisch (Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, Dipartimento di Neuroscienze) ha presentato i risultati di una ricerca innovativa sull’effetto del disegno di paesaggi naturali e urbani sulle risposte comportamentali e fisiologiche allo stress, in particolare il “techno-stress” causato dall’uso intensivo delle nuove tecnologie.
Lo studio, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca italiano, ha coinvolto 52 giovani adulti sani in un protocollo sperimentale di due giorni. I partecipanti, dopo essere stati sottoposti a un compito sperimentale che induceva stress tecnologico, hanno avuto 15 minuti per disegnare a memoria un paesaggio naturale o urbano, seguiti da una passeggiata di un’ora in un ambiente coerente con il disegno. Le misurazioni fisiologiche, tramite imaging termico a infrarossi, hanno rilevato variazioni di temperatura corporea associate alla regolazione dello stress autonomico.
I risultati hanno mostrato che il disegno di paesaggi naturali, al secondo giorno, ha indotto una significativa riduzione del livello di stress, mentre il disegno di ambienti urbani ha registrato una maggiore attivazione dello stress autonomico. Questo suggerisce che l’atto di disegnare un paesaggio naturale può essere un efficace strumento per la riduzione dello stress, con effetti simili all’esperienza diretta in ambienti naturali. L’analisi artistica dei disegni ha inoltre rivelato che l’uso del colore può riflettere le attitudini individuali verso l’ambiente, indicando una profonda connessione tra rappresentazione artistica, emozioni e benessere psicofisiologico.
Annalisa Banzi ha approfondito il metodo “Nature+Art”, sviluppato nell’ambito del progetto ASBA, che mira a potenziare i benefici dell’esposizione alla natura e al patrimonio culturale. La letteratura scientifica dimostra i benefici dello Shinrin-yoku, o “bagno nella foresta”, sulla salute mentale e la regolazione dello stress. Il metodo “Nature+Art” sovrappone l’immersione artistica con l’esperienza naturale. Sperimentato per la prima volta al Museo d’Arte Orientale di Torino con professionisti museali, il progetto si articola in due fasi: una all’interno del museo, a contatto con opere d’arte che raffigurano la natura, e una in un ambiente naturale adiacente.
I feedback positivi hanno evidenziato il potenziale di questa metodologia, che stimola nuove prospettive di osservazione e interpretazione delle opere, anche per chi interagisce quotidianamente con le collezioni. Attualmente, l’esperienza naturale segue la visita al museo, ma studi scientifici suggeriscono che anticiparla potrebbe essere più efficace, specialmente nei bambini, migliorando le capacità di attenzione e memoria. Le attività proposte in museo, come il dialogo diretto con gli oggetti, hanno mostrato maggiore efficacia nel favorire una connessione profonda con le opere. Questo approccio flessibile, adattabile a diverse realtà e pubblici, sta studiando anche nuove attività per integrare ulteriormente il contatto con la natura e l’arte.
Joana Henriques (MAAT – Museum of Art, Architecture and Technology, Lisbona) ha illustrato il ruolo del museo come spazio di benessere e supporto alla salute mentale, presentando due progetti chiave: “Set the Place – Alzheimer” e “Roadmap for Mental Health”. Il MAAT, oltre ad essere un museo, è un laboratorio di sperimentazione sociale che esplora il suo potenziale nel campo della
- Dettagli del progetto ASBA e i benefici della mindfulness nei musei.
- Pagina del libro 'The Brain-Friendly Museum' di Annalisa Banzi, rilevante per l'articolo.
- Pagina del Comune di Milano sul progetto ASBA presso GAM e MNSN.
- Sito ufficiale della GAM di Milano, sede del progetto ASBA.
- Pagina con i primi risultati del progetto ASBA presentati al MAO di Torino.
- Approfondimenti sui progetti di ricerca di Palazzo Madama, museo coinvolto.
- Sito ufficiale della GAM Torino, utile per approfondire le attività del museo.