- 2 milioni di minorenni in Italia soffrono di problemi neuropsichiatrici.
- Aumento del 64% delle diagnosi di DCA al Bambino Gesù dal 2019.
- Consulenze neuropsichiatriche al pronto soccorso aumentate del 500% dal 2013.
Nel corso dell’anno 2025, esattamente l’11 ottobre secondo il calendario attuale, diventa cruciale focalizzarsi su un fenomeno sempre più inquietante: la condizione della salute mentale dei giovani italiani. Le statistiche aggiornate mettono in luce una situazione preoccupante, mostrando che all’incirca 2 milioni di minorenni – vale a dire uno ogni cinque – soffrono di problematiche neuropsichiatriche. [Corriere]. Non si tratta esclusivamente di una statistica; essa rappresenta invece la manifestazione tangibile di un fenomeno preoccupante che sta influenzando profondamente le nuove generazioni. Questo viene esemplificato da problematiche connesse al neurosviluppo, afflizioni neurologiche, handicap intellettivi e una variegata serie di disordini psichiatrici.
In questo contesto l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sollevato l’attenzione internazionale su questa problematica. Essa sottolinea come fra il 10% e il 20% dei giovani sotto i diciotto anni sia affetto da problematiche psicologiche. Di questi ultimi è importante notare che più del 50%, purtroppo manifesta i segni iniziali già prima del compimento dei quattordici anni. [Unicef]. Questa cifra mette in luce una realtà incontrovertibile: le fasi infantili e preadolescenziali rappresentano punti nevralgici per il benessere psicologico futuro. In questo contesto, la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA), sotto la direzione della presidente Elisa Fazzi, ha emanato un invito pressante a intraprendere iniziative precoci. Essa evidenzia come sia cruciale iniziare interventi già durante il periodo dello sviluppo per assicurare una continuità assistenziale che segua individualmente ogni persona insieme alla sua famiglia e ai rispettivi bisogni fino all’età adulta.
Le problematiche legate al neurosviluppo comprendono un ampio spettro; ci si riferisce alle sindromi appartenenti allo spettro autistico così come ai disturbi da deficit d’attenzione accompagnati da iperattività (ADHD). Inoltre vi sono le paralisi cerebrali infantili affiancate a disabilità intellettive ed esistono anche malattie rare caratterizzate da implicazioni neurologiche. Queste condizioni costituiscono soltanto una parte visibile delle sfide attuali. Accanto a ciò figurano anche i disturbi psichiatrici riconosciuti nell’infanzia e nell’adolescenza; è particolarmente allarmante notare come i disturbi del comportamento alimentare (DCA), nel periodo intercorrente dall’ultima annata antecedente alla pandemia nel 2019 fino al 2024, abbiano mostrato un incremento drammatico: solo presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù si stima siano aumentate annualmente le diagnosi del 64%, mentre su scala nazionale questa crescita è pari al 35%. [Pollnet]. Questi disturbi, come l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e l’ARFID, stanno colpendo fasce d’età sempre più giovani, con un aumento del 50% nei nuovi accessi tra i minori di 10 anni e gli 11-13 anni. La complessità di queste patologie richiede un approccio multidisciplinare e integrato, che coinvolga psichiatri, pediatri, psicologi, dietisti ed endocrinologi, per costruire traiettorie di sviluppo più sane e ridurre l’impatto sui bambini e sulle loro famiglie. La dottoressa Valeria Zanna sottolinea come i pazienti più giovani presentino «quadri psicopatologici più gravi, sia per la sintomatologia alimentare che per le caratteristiche psicologiche associate. Inoltre, le famiglie di questi pazienti appaiono più provate, con problemi di comunicazione, una maggiore suscettibilità emotiva e una funzionalità generale compromessa».

I segnali di allarme non sono sempre evidenti. Spesso, sintomi come un repentino peggioramento del rendimento scolastico, difficoltà nel sonno, alterazioni delle abitudini alimentari, ritiro sociale, irritabilità acuta o anedonia (l’incapacità di provare piacere) possono indicare un disagio psicologico. È fondamentale che i genitori prestino attenzione a questi cambiamenti, soprattutto se duraturi e marcati. Il professor Stefano Vicari, responsabile della neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Bambino Gesù, ha riportato un aumento del 500% delle consulenze neuropsichiatriche presso il pronto soccorso dell’Ospedale dal 2013 al 2023, con un picco nel 2021. Gli accessi per autolesionismo sono passati da 25 nel 2013 a 607 nel 2023, un dato che rivela la profondità della sofferenza giovanile.
L’importanza cruciale dell’intervento precoce: una corsa contro il tempo
Il cervello umano rappresenta un’entità biologica soggetta a permanenti trasformazioni, subendo notevoli mutamenti dalla fase della concezione fino al compimento dell’età adulta. Un singolo evento traumatico verificatosi nei momenti cruciali dello sviluppo ha il potere di imprimere segni indelebili nella psiche dell’individuo, favorendo così il rischio di contrarre malattie mentali nel corso della vita. Tale comprensione pone l’accento sull’importanza dell’intervento precoce: non è solo auspicabile, ma diventa assolutamente fondamentale. La dottoressa Fazzi osserva come sia necessario «sfatare il mito che la prevenzione inizi a 14 anni», evidenziando invece come debba iniziare ben prima. Infatti, molte problematiche psichiatriche riscontrabili durante l’adolescenza sono frequentemente il risultato di disordini emersi in epoche precedenti; queste problematiche cambiano forma grazie alla plasticità intrinseca del sistema nervoso.
Riuscire a effettuare diagnosi precoci si configura dunque come una condizione essenziale per implementare delle misure d’intervento efficaci e pronte. A tal proposito, Antonella Costantino – ex presidente SINPIA – mette in guardia sul fatto che «la maggior parte dei disturbi del neurosviluppo persiste durante l’adolescenza e l’età adulta», comportando possibili conseguenze negative sul piano sociale e comportamentale, oltre a una significativa limitazione nell’autonomia individuale lungo tutto il ciclo vitale. Un’azione deliberata può influenzare positivamente le traiettorie evolutive, alleggerendo notevolmente l’effetto su bambini e famiglie.
Nonostante ciò, il cammino verso una corretta assistenza si presenta frequentemente costellato da gravi difficoltà. Le figure professionali dei neuropsichiatri pediatrici non solo sono poche, ma anche i mezzi a loro disposizione risultano decisamente inadeguati. La SINPIA ha sollevato un campanello d’allarme riguardo alla penuria drammatica di posti letto nel settore della neuropsichiatria infantile: infatti, mentre nel campo della pediatria e nella psichiatria adulta si superano i 4.000 posti letto ognuno, per quanto concerne la neuropsichiatria infantile esistono appena 403 posti disponibili sull’intero territorio nazionale. [Pollnet]. Numerose aree geografiche si trovano prive anche solo di una lettura d’emergenza. Questo scenario contraddittorio è aggravato dalla sottosaturazione degli operatori sanitari nei servizi sul territorio, i quali avrebbero dovuto costituire il PUNTO DI ACCESSO FONDAMENTALE per individuare tempestivamente i minori in situazioni critiche; una condizione che genera un ingorgo insostenibile nel sistema sanitario nazionale. In Italia, la quota della spesa destinata alla salute mentale è ferma attorno al 3,4%, contro il ben più consistente 10% riscontrabile nei principali stati economicamente sviluppati: tale disparità indica chiaramente quanto scarsa sia considerata questa tematica rilevante.
Ogni anno c’è una crescita della domanda per i servizi legati alla neuropsichiatria infantile pari al 7%; allo stesso tempo, gli accessi ai Pronto Soccorsi a causa delle emergenze adolescentili legate alle patologie mentali registrano un incremento pari al 20%. Stando all’analisi condotta dal professor Benedetto Vitiello dell’Università di Torino su otto strutture ospedaliere italiane, si evidenzia come le consultazioni urgenti nell’ambito della neuropsichiatria siano salite incredibilmente del 50% dal 2018, mentre l’età media dei giovani coinvolti è stata registrata attorno ai tredici anni. Le problematiche più ricorrenti comprendono inquietudine psicomotoria, comportamenti aggressivi e situazioni critiche riguardanti ideazioni suicidarie, con raddoppi dei tentativi medesimi. L’anoressia si configura come la terza causa di una serie preoccupante di problematiche, coincidente con tendenze già osservate in diversi paesi dell’Occidente. I dati disponibili segnalano un aumento dei casi dal 2014, attribuibile a una grave insufficienza di personale che ostacola le ASL nel fornire il supporto necessario alle famiglie colpite da questo disagio.
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- Numeri spaventosi, una vera emergenza sociale che… 😔...
- E se la scuola, invece di essere un problema, fosse… 🤔...
Il ruolo anomalo dello psicologo scolastico: un miraggio in Italia
In una situazione caratterizzata da una crescente emergenza sociale ed educativa si delinea con sempre maggiore rilievo la figura dello psicologo scolastico, professionista centrale e strutturalmente integrato nel panorama educativo di numerosi paesi europei. L’Italia si discosta notevolmente da questa prassi: essa è l’unico paese europeo che non ha ufficialmente riconosciuto e continuativamente valorizzato tale professionalità. Infatti, nel contesto nazionale, gli psicologi operanti nelle scuole sono frequentemente convocati secondo una logica reattiva ed emergenziale, limitati a intervenire solamente dopo che i livelli di disagio sono divenuti allarmanti. Questa modalità operativa risulta altamente disaggregata, ostacolando quindi la possibilità di attuare efficaci iniziative per la promozione del benessere generale, incidendo negativamente sulla qualità della vita dei ragazzi, dei docenti e delle loro famiglie.
Recentemente, uno studio eseguito in Lombardia – realizzato grazie alla collaborazione dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia – ha visto coinvolti circa 300 esperti del settore, affermando chiaramente le sfide che tali specialisti devono affrontare nella loro quotidiana attività. Un insieme significativo dei problemi affrontati include un numero insufficiente delle ore disponibili per il servizio praticato, la scarsa adeguatezza degli ambienti lavorativi nonché l’assenza dirimente sia nella supervisione che nelle reti collaborative, in relazione ai servizi del territorio. In virtù delle suddette difficoltà tuttavia il raggio d’azione dello psicologo scolastico risulta estremamente vasto ed eterogeneo: esso abbraccia infatti sia il counseling scolastico che le iniziative per promuovere il benessere psicologico fino alle azioni dedicate alla prevenzione dei rischi.
Nell’ambito delle scuole primarie, gli interventi mirano principalmente al supporto educativo ed organizzativo; in contrasto con le secondarie, dove prevale un’intensa attività consulenziale rivolta ad affrontare sfide legate a emozioni intense o dinamiche relazionali associate all’apprendimento.
Valentina Di Mattei, presidente dell’OPL, ha espresso vivamente l’esigenza urgente di un intervento istituzionale tangibile volto a oltrepassare la visione emergenziale fino ad assicurare una stabilità duratura per coloro che esercitano questa professione. È cruciale quindi affinché lo psicologo scolastico diventi quel «presidio constante nella prevenzione, dell’ascolto attento nell’intervento» destinato ad avere un impatto positivo non soltanto sulla salute mentale della popolazione studentesca, bensì anche sul generale clima interrelazionale oltre all’efficacia globale della comunità educativa. Nel 2020 è stato siglato un Protocollo d’Intesa tra il Ministero della Pubblica Istruzione e il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi che ha introdotto l’apertura dei bandi destinati ad assumere psicologi nelle scuole; sebbene si tratti indubbiamente di un’evoluzione positiva nel settore educativo italiano, permane comunque una carenza strutturale ancora da affrontare compiutamente.
Per essere considerati idonei ai suddetti bandi è necessario possedere una laurea magistrale in psicologia unitamente ad almeno tre anni d’esperienza lavorativa o un anno specifico all’interno del contesto scolastico. Nonostante tali requisiti siano stabiliti chiaramente, resta evidente che l’assenza di garanzie occupazionali permanenti insieme alla scarsità delle risorse necessarie limitano gravemente le possibilità operative dello psicologo scolastico. Questa figura professionale non dovrebbe fungere semplicemente da consulente esterno: al contrario, è cruciale che riesca ad apprendere profondamente le interrelazioni complesse dell’ambiente educativo per attuare iniziative efficaci volte al miglioramento del benessere nel contesto formativo; creando così opportunità valide direttamente nella realtà stessa della scuola. Investire su tale professionalità potrebbe apparire come scelta marginale, ma potrebbe invece portare a effetti profondamente positivi sul benessere psicosociale degli studenti e sull’efficacia educativa globale delle istituzioni. Se non si attua una significativa trasformazione della strategia attuale, sussiste la concreta possibilità di non attirare i necessari professionisti esperti, compromettendo così la possibilità di garantire un indispensabile supporto psicologico alla comunità.
Il fragile equilibrio della psiche giovane: tra bisogni inascoltati e opportunità di crescita
La vulnerabile armonia della mente adolescenziale: all’incrocio fra desideri trascurati e chance di evoluzione
La rete profonda della nostra comunità sociale, incastonata nei sentimenti e nelle menti dei giovani, mostra segni di inevitabile vulnerabilità, manifestando un delicato bilanciamento fra esigenze trascurate ed opportunità propizie a uno sviluppo sano. Le statistiche preoccupanti riguardanti i disturbi neuropsichiatrici infantili vanno oltre semplici cifre; esse rappresentano componenti fondamentali di una realtà intricata su cui è necessario meditare con serietà. Secondo gli insegnamenti della psicologia cognitiva, il nostro approccio alla vita è plasmato sin dai primi momenti esistenziali. **La condizione di un bambino immerso in ambientazioni instabili, dove le sue necessità affettive rimangono invisibili o dove si ritrova ad affrontare esperienze traumatiche, darà origine a pattern cognitivi e atteggiamenti potenzialmente dannosi**. In maniera analoga a un seme deposto su terreno poco fertile: senza nutrienti vitalizzati nell’humus, esso avrà difficoltà a germogliare ed espandersi vigorosamente. Così accade anche quando l’ambiente circostante non offre sufficienti nuovi strumenti per interpretare e fronteggiare le sfide quotidiane; questo può influenzare negativamente il benessere psichico individuale.
Dal punto di vista della psicologia comportamentale, le risposte che un bambino apprende attraverso l’interazione con l’ambiente e gli adulti di riferimento sono fondamentali. **La mancanza di un “controllore sociale” efficace, ovvero la presenza adulta che stabilisce confini chiari e fornisce un modello di regolazione emotiva, può favorire l’insorgenza di comportamenti disfunzionali**. L’ingestione incongrua di farmaci, l’autolesionismo, o le dipendenze da dispositivi elettronici e internet, come emerge dai dati, non sono solo “errori” comportamentali, ma tentativi, spesso disperati e inefficaci, di regolare stati emotivi intensi o di evadere da realtà percepite come insostenibili. Questi comportamenti, se non intercettati e ri-indirizzati con l’aiuto di un intervento esperto, possono consolidarsi in circoli viziosi difficili da spezzare.
La nozione avanzata, ma profondamente umana, che la psicologia ci offre è quella della _resilienza_. Non è solo la capacità di adattarsi alle avversità, ma un processo dinamico che nasce dall’interazione tra l’individuo e le sue risorse interne ed esterne. **La resilienza si costruisce sulle relazioni significative, sulla capacità di interpretare le difficoltà come sfide superabili e sulla fiducia nella propria capacità di trovare soluzioni**. Quando un bambino è supportato da un ambiente familiare e scolastico che lo ascolta, lo riconosce nelle sue emozioni e lo orienta, anche di fronte a un trauma o a un disagio, le probabilità che possa emergere più forte e consapevole sono maggiori. Non si tratta di eliminare il dolore della crescita, ma di trasformarlo in un’opportunità per fortificare la struttura interna della persona.
Questo è il cuore della sfida che abbiamo di fronte: non solo sanare le ferite visibili e invisibili, ma costruire attivamente la resilienza nei nostri giovani. È un invito a ogni genitore a essere presente, non con continue direttive, ma con una _presenza fisica e emotiva che comunichi: “Se hai bisogno, io sono qui”_. È un incitamento a insegnanti e istituzioni a rivedere le priorità, riconoscendo che la salute mentale non è un lusso, ma il fondamento su cui si costruisce ogni apprendimento e ogni futuro. Riflettiamo, dunque, su come possiamo trasformare questa emergenza in un’occasione per tessere reti di supporto più fitte, per creare ambienti che non tollerino la sofferenza silenziosa, ma che offrano, con coraggio e empatia, gli strumenti per fiorire. La crescita non è un percorso solitario, ma un viaggio che necessita di guide e compagni, un terreno fertile in cui ogni seme, anche il più fragile, possa trovare la sua strada verso la luce.
- Disturbi neuropsichiatrici: condizioni che influenzano il normale funzionamento del cervello, compromettendo aspetti cognitivi, emotivi e comportamentali.
- Resilienza: capacità di affrontare e superare difficoltà, adattandosi positivamente a situazioni avverse.
- ARFID: Disturbo Evitante/Ristretto dell’Assunzione di Cibo, caratterizzato da rifiuto di cibi o gruppi alimentari e preoccupazione per il cibo stesso.
- Ospedale Pediatrico Bambino Gesù: una delle principali strutture sanitarie pediatriche in Italia, con sede a Roma.