DCA e Neuroscienze: Come la ricerca apre nuove strade per la cura

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  • Nel 2023, oltre 3 milioni di italiani convivono con i DCA.
  • Aumento del +110% dei ricoveri per disturbi alimentari tra 2014 e 2018.
  • Oltre il 70% degli individui con DCA mostra coesistenza con disturbi come ansia o depressione.

All’interno del contesto attuale riguardante la salute mentale, i disturbi del comportamento alimentare (DCA) emergono
come un problema sotterraneo dall’impatto devastante; si tratta infatti di un’“epidemia silenziosa” che colpisce milioni di
individui e causa migliaia di decessi annualmente nel nostro paese. Tali condizioni patologiche complessive influenzano
significativamente la relazione tra l’individuo e l’alimentazione nonché con la propria corporeità. La loro insorgenza è
frequentemente favorita dalla tendenza a minimizzare o persino a rifiutare la realtà del proprio stato da parte dei pazienti
stessi; questo atteggiamento complica notevolmente l’accesso a trattamenti adeguati in modo tempestivo ed efficace. Dalla
Fondazione Umberto Veronesi emerge una stima inquietante: nel 2023 oltre 3 milioni di italiani convivono con i DCA,
cifra corrispondente all’incirca al 5% dell’intera popolazione nazionale. [Fondazione Umberto Veronesi].

La fragilità scatenante di questi disturbi risiede nella loro multifattorialità, un intricato intreccio di predisposizioni genetiche,
vulnerabilità psicologiche, pressioni sociali e, aspetto sempre più studiato e rilevante, alterazioni neurobiologiche. È
proprio quest’ultimo ambito, quello delle neuroscienze, ad aprire nuove e promettenti strade non solo nella comprensione
delle cause profonde dei DCA, ma anche nello sviluppo di approcci diagnostici più precoci e trattamenti più efficaci,
soprattutto per le forme più resistenti e complesse.

An abstract representation of the human brain with vibrant colors highlighting neural pathways related to appetite and eating behavior.
An abstract representation of the human brain with vibrant colors highlighting neural pathways related to appetite and eating behavior.
Anno Numero di casi in Italia Percentuale della popolazione
2000 300,000 0. 5%
2023 3,000,000 5%

La ricerca italiana è in prima linea in questa battaglia contro i DCA, con studi che esplorano le basi neurali di queste
patologie e il potenziale delle terapie innovative. Un esempio significativo è il progetto condotto dal team della Psichiatria
del Policlinico di Milano, in collaborazione con esperti di Medicina Generale, Immunologia e Allergologia. Questo studio
si concentra sull’applicazione di tecniche di neuromodulazione, come la stimolazione magnetica transcranica (TMS) e la
stimolazione vagale non invasiva transauricolare (tVNS), per potenziare i risultati delle terapie standard nei pazienti con
forme complesse di bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder).

Statistiche recenti: Il tasso di ricoveri per disturbi alimentari è aumentato del +110% tra il 2014 e il 2018, con un
incremento proporzionale durante la pandemia di COVID-19. I giovani adulti e gli adolescenti rappresentano le
categorie maggiormente colpite da questo fenomeno.

Alla base dell’approccio adottato risiede l’idea centrale secondo cui i disturbi alimentari non solo presentano
manifestazioni psicologiche e comportamentali evidenti, ma possiedono anche delle profonde radici neurobiologiche. Tali fondamenta possono essere ottimizzate per facilitare un processo di recupero efficace. Attraverso interventi non invasivi sul funzionamento cerebrale si potrebbero apportare correzioni agli squilibri responsabili del perpetuo stato del disturbo stesso; ciò costituirebbe un’opportunità significativa per chi ha trovato scarsa efficacia nei trattamenti convenzionali.

L’importanza di questa indagine nell’ambito della salute mentale contemporanea appare duplice: innanzitutto, trasla l’attenzione da un’interpretazione meramente psicologica o comportamentale dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) verso una visione più globale che pone in evidenza l’importanza dei processi neurologici coinvolti. Tale trasformazione concettuale, quindi, risulta essenziale per affrontare lo stigma sociale ed evitare la stigmatizzazione frequente legata a queste patologie; così facendo si promuove un’approfondita comprensione della loro intrinseca complessità.

In secondo luogo, l’esplorazione di tecniche di neuromodulazione apre la strada a terapie innovative, con pochi effetti collaterali e potenzialmente più accessibili, che potrebbero rappresentare un’alternativa o un complemento prezioso agli interventi farmacologici, spesso gravati da effetti indesiderati.

  • 3 milioni di italiani colpiti da DCA
  • 4 mila decessi all’anno correlati a disturbi alimentari
  • Incremento del 40% di nuovi casi dal 2019 al 2023

È essenziale riconoscere la necessità di un cambio di paradigma nella gestione dei DCA, come sottolineato anche in occasione della Giornata del Fiocchetto Lilla. La consapevolezza sulla gravità e sulla diffusione di queste patologie deve crescere a tutti i livelli, dalla popolazione generale ai professionisti della salute, al fine di favorire l’identificazione precoce dei casi e l’accesso a percorsi di cura adeguati e specifici. La Fondazione Umberto Veronesi ha contribuito significativamente in questo senso, promuovendo la realizzazione di una prima mappa dei centri specializzati in Italia per la diagnosi e la cura dei disturbi alimentari. L’implementazione di questa iniziativa si configura quale strumento imprescindibile per guidare pazienti e familiari verso le strutture idonee, garantendo un accesso consapevole e celere alle terapie disponibili nel panorama nazionale.

All’interno di tale scenario, la ricerca neuroscientifica assume una funzione cruciale, poiché introduce nuove prospettive ed esplora potenziali soluzioni atte a fronteggiare una questione sanitaria e sociale che riveste una dignità primaria, dal momento che oltre il 70% degli individui colpiti da DCA mostra coesistenza con disturbi quali l’ansia o la depressione.

Il cervello e la fame: circuiti neurali alterati nei DCA

Le neuroscienze stanno progressivamente svelando il complesso intreccio tra il cervello e il comportamento alimentare, illuminando le alterazioni che sottendono i DCA. Questi disturbi, lungi dall’essere semplici “capricci” o problemi di volontà, affondano le loro radici in disfunzioni di circuiti neurali profondamente coinvolti nella regolazione dell’appetito, del desiderio, della ricompensa e del controllo degli impulsi.

Studio Rilevante: La stimolazione magnetica transcranica ripetitiva (rTMS) ha dimostrato effetti positivi nella riduzione della ricompensa associata al cibo e nell’attenuazione della disaffezione psicologica in pazienti con disturbi alimentari.

La ricerca in questo ambito si avvale di tecniche sofisticate, come il neuroimaging (risonanza magnetica funzionale, PET, SPECT) e gli studi genetici, per mappare l’attività e la struttura cerebrale nei pazienti con DCA e confrontarla con quella di individui sani. I risultati di queste indagini convergono nell’indicare l’esistenza di alterazioni significative in aree cerebrali cruciali, tra cui la corteccia orbitofrontale, l’insula, i nuclei della base e l’amigdala.

A beautifully arranged plate of healthy foods that symbolizes positive nutrition and its relationship to mental health.
A beautifully arranged plate of healthy foods that symbolizes positive nutrition and its relationship to mental health.

L’insula, ad esempio, svolge un ruolo chiave nell’elaborazione delle sensazioni corporee, inclusa la percezione della fame e della sazietà, nonché nell’attribuzione di un valore edonico al cibo. Studi di neuroimaging hanno evidenziato una funzionalità alterata dell’insula nei pazienti con DCA, suggerendo una potenziale disconnessione tra i segnali viscerali e la loro interpretazione cognitiva ed emotiva.

Disturbo Alimentare Alterazione Neurale Principale Comportamenti Associate
Anoressia Nervosa Ridotta sensibilità alla ricompensa Digiuno prolungato

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