- Studio Sant'Anna propone regulatory sandbox per BCI su Nature Communications.
- Cybathlon 2016 a Zurigo: la prima «Olimpiade bionica» al mondo.
- Le BCI usano elettroencefalografia (EEG) per comunicare e controllare protesi.
Una Rivoluzione Regolamentata
Il panorama scientifico e tecnologico è in fermento, segnato da un’innovazione che promette di ridefinire i confini tra uomo e macchina: le Brain-Computer Interfaces (BCI). Queste tecnologie, capaci di stabilire una comunicazione diretta tra il cervello umano e dispositivi esterni, aprono scenari inediti nel campo della medicina, della riabilitazione e dell’assistenza a persone con disabilità. Tuttavia, il loro sviluppo solleva interrogativi etici, sociali e legali che richiedono un’attenta riflessione e una regolamentazione oculata.
Un recente studio della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, pubblicato su Nature Communications, propone un approccio innovativo per affrontare le sfide regolatorie legate alle BCI: l’adozione di regulatory sandbox. Questi ambienti controllati, caratterizzati da condizioni regolatorie flessibili, consentirebbero di testare le nuove tecnologie in un contesto protetto, favorendo uno sviluppo equilibrato e responsabile. L’idea è quella di superare la tradizionale diffidenza verso lo sperimentalismo regolatorio nel campo delle neuroscienze, creando uno spazio in cui gli interessi dei pazienti e il progresso scientifico possano coesistere armoniosamente.
Sandbox Regolatorie: Un Modello per l’Innovazione Responsabile
Le regulatory sandbox non sono zone franche in cui vige l’assenza di regole, bensì laboratori in cui la regolamentazione si adatta progressivamente ai risultati della sperimentazione. Questo approccio permette ai regolatori di seguire da vicino l’evoluzione di tecnologie complesse come le BCI, comprendendone i rischi, i benefici e gli impatti sistemici.

In questo contesto, la Scuola Superiore Sant’Anna ha delineato cinque pilastri fondamentali per la costruzione di una sandbox dedicata alle BCI:
1. Criteri di ammissione rigorosi: solo progetti realmente innovativi e orientati a bisogni di salute pubblica concreti dovrebbero essere ammessi.
2. Partecipazione ampia e multidisciplinare: innovatori, clinici, pazienti, giuristi ed esperti di scienze sociali devono contribuire al processo.
3. Processo iterativo e adattivo: il modello deve basarsi su cicli di feedback continui, con possibilità di deroghe mirate ad alcuni obblighi normativi.
4. Supervisione di un’autorità competente: la gestione dovrebbe essere affidata a un ente specializzato con competenze sulle neurotecnologie. 5. Gestione del rischio a lungo termine: la sandbox può integrare norme preventive e meccanismi di compensazione o assicurazione.
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Dalla Teoria alla Pratica: Le BCI in Azione
Le BCI non sono più fantascienza, ma una realtà tangibile. Il 6 ottobre 2016, a Zurigo, si è svolto il Cybathlon, la prima “Olimpiade bionica” al mondo, in cui atleti con disabilità hanno gareggiato utilizzando tecnologie avanzate come braccia bioniche, gambe robotiche ed esoscheletri. Tra le competizioni più suggestive, la Brain-Computer Interface Race (BCIR), in cui avatar virtuali controllati dal cervello si sono sfidati in una corsa virtuale.
Le BCI si basano sull’elettroencefalografia (EEG), una tecnica che permette di rilevare l’attività elettrica del cervello attraverso elettrodi posti sullo scalpo. Il segnale EEG viene elaborato da un calcolatore, che lo traduce in comandi per dispositivi esterni. Esistono due tipologie di BCI: non invasive, che utilizzano elettrodi superficiali, e invasive, che richiedono l’impianto di elettrodi nel cervello. In Europa, le BCI non invasive godono di ampia diffusione, sia come “Tecnologie Assistive” sia nell’ambito della ricerca.
Le applicazioni delle BCI sono molteplici:
Comunicazione: permettono a persone con gravi disabilità motorie, come la SLA, di comunicare attraverso il controllo di un cursore su uno schermo o la selezione di lettere e parole.
Controllo motorio: consentono di comandare protesi, sedie a rotelle elettriche e altri dispositivi di assistenza.
Riabilitazione motoria*: aiutano a recuperare la funzionalità di arti paralizzati, sfruttando la plasticità cerebrale.
Oltre i Limiti: Il Futuro delle BCI
Il futuro delle BCI è un orizzonte di possibilità inesplorate. L’integrazione di metodiche invasive e non invasive, l’utilizzo di algoritmi avanzati per l’estrazione delle informazioni e lo sviluppo di dispositivi sempre più compatti e portatili sono solo alcune delle sfide che attendono i ricercatori. L’obiettivo finale è quello di creare interfacce cervello-computer che siano in grado di migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità, restituendo loro autonomia, indipendenza e dignità.
Verso un Futuro Neuro-Potenziato: Riflessioni Conclusive
Le Brain-Computer Interfaces rappresentano una frontiera affascinante e complessa della scienza e della tecnologia. La loro regolamentazione richiede un approccio equilibrato, che tenga conto sia dei benefici potenziali che dei rischi. Le regulatory sandbox, come proposto dalla Scuola Superiore Sant’Anna, possono rappresentare uno strumento prezioso per favorire uno sviluppo responsabile e sostenibile di queste tecnologie.
Amici, riflettiamo un attimo. La psicologia cognitiva ci insegna che la nostra percezione della realtà è plasmata dalle nostre esperienze e dalle nostre aspettative. Le BCI, in questo senso, potrebbero ampliare i nostri orizzonti percettivi, aprendo nuove finestre sul mondo. Ma la psicologia comportamentale ci mette in guardia: l’uso di queste tecnologie potrebbe modificare i nostri comportamenti e le nostre interazioni sociali.
E ora, una nozione più avanzata: il concetto di “embodied cognition” suggerisce che la nostra mente non è un’entità separata dal corpo, ma è intimamente legata alle nostre esperienze sensoriali e motorie. Le BCI, intervenendo direttamente sul sistema nervoso, potrebbero alterare il nostro senso di identità e la nostra percezione di noi stessi.
Cosa ne pensate? Siete pronti ad abbracciare questa rivoluzione neuro-tecnologica?








