- Il glicogeno negli astrociti protegge dall'accumulo di tau tossica.
- Attivare la glicogeno fosforilasi (GlyP) riduce il danno correlato all'accumulo di proteina tau.
- Farmaci GLP-1, usati per l'obesità, migliorano il metabolismo del glicogeno.
- L'eccesso di glucosio nel sangue accelera il declino cognitivo.
- L'iperglicemia cronica altera i vasi sanguigni cerebrali.
- Il consumo eccessivo di zuccheri semplici aumenta il rischio di Alzheimer.
Studi recenti hanno messo in luce un aspetto sorprendente: alcune molecole zuccherine possono svolgere un ruolo fondamentale nella salvaguardia della salute cerebrale contro i processi legati all’invecchiamento e alle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Queste scoperte si pongono in netto contrasto con la concezione tradizionale degli zuccheri quale antagonisti per il benessere fisico. Inoltre, offrono a ricercatori e clinici opportunità senza precedenti per sviluppare nuovi trattamenti. Le rivelazioni fatte suggeriscono una revisione dei paradigmi riguardanti il metabolismo cerebrale così come le dinamiche che intercorrono nelle fasi iniziali delle demenze.
Alla base di questo cambio prospettico vi è uno studio approfondito sul glicogeno, composto fondamentale costituito da glucosio impiegato dal corpo come fonte energetica essenziale. Nonostante la conoscenza tradizionale ne evidenziasse principalmente la localizzazione nel fegato e nei muscoli scheletrici, vi erano scarse informazioni riguardo alla sua collocazione nel cervello – specificatamente negli astrociti (cellule supportive dei neuroni) – considerata poco rilevante fino a ora. Tuttavia, le indagini più recenti condotte al Buck Institute for Research on Aging stanno correggendo tale percezione errata. Gli studi hanno rivelato che il glicogeno nel cervello non è affatto trascurabile, ma riveste un ruolo cruciale nella patogenesi di diverse tauopatie, un gruppo di malattie neurodegenerative caratterizzate dall’accumulo anomalo della proteina tau nei neuroni.
L’accumulo eccessivo di glicogeno nei tessuti cerebrali affetti da demenza è stato identificato come un fattore che contribuisce alla progressione della malattia. Si è osservato che la proteina tau tossica è in grado di legarsi chimicamente al glicogeno, intrappolandolo e impedendone la sua degradazione. Questo meccanismo, precedentemente misconosciuto, getta nuova luce su come il cervello gestisce le proprie risorse energetiche e su come un’alterazione in questo processo possa avere ripercussioni devastanti sulla funzionalità neuronale.
Quando il glicogeno non può essere adeguatamente degradato, i neuroni perdono la capacità di gestire efficacemente lo stress ossidativo, un fenomeno strettamente correlato all’invecchiamento e allo sviluppo di malattie neurodegenerative. Questo squilibrio ossidativo contribuisce al danno cellulare e alla disfunzione neuronale, accelerando il processo di declino cognitivo. La ricerca ha dimostrato che ripristinare l’attività di un enzima specifico, la glicogeno fosforilasi (GlyP), responsabile della degradazione del glicogeno, può ridurre in modo significativo il danno correlato all’accumulo di proteina tau. Test condotti su moscerini della frutta e su neuroni derivati da cellule staminali umane hanno evidenziato che l’attivazione di GlyP permette alle cellule cerebrali di “disintossicarsi” più efficacemente, riducendo i danni subiti e persino prolungando la loro durata di vita. Questa osservazione suggerisce che la regolazione del metabolismo del glicogeno potrebbe rappresentare una nuova via per intervenire nella progressione delle tauopatie e di altre demenze.
Le implicazioni di queste scoperte vanno ben oltre la semplice comprensione dei meccanismi biologici. Esse aprono la strada a nuove strategie farmacologiche e nutrizionali. Ad esempio, è stato dimostrato che la restrizione calorica e alimentare migliora il metabolismo del glicogeno, mitigando i problemi legati all’accumulo della proteina tau. Sorprendentemente, un risultato analogo è stato ottenuto con la somministrazione di farmaci che “imitano” la restrizione alimentare, come le nuove molecole anti-obesità a base di GLP-1. Queste osservazioni suggeriscono che i farmaci GLP-1, già ampiamente utilizzati per la perdita di peso, potrebbero avere un ruolo promettente anche nella prevenzione e nel trattamento della demenza, offrendo nuove prospettive terapeutiche che mirano a riequilibrare la chimica interna dei neuroni per contrastare il declino cognitivo legato all’età e alle neurodegenerazioni.
Il rovescio della medaglia: quando l’eccesso di zuccheri diventa dannoso
Nonostante le recenti scoperte sul ruolo protettivo di alcune molecole di zucchero, è fondamentale sottolineare che un eccesso di glucosio nel sangue, come quello riscontrabile nel diabete, rimane un fattore di rischio significativo per l’accelerazione del declino cognitivo. Il diabete è una condizione in cui i livelli di glucosio sono cronicamente elevati, e questo eccesso è notoriamente dannoso per il cervello. Studi approfonditi hanno dimostrato che nei soggetti diabetici il declino cognitivo tende ad accelerare, influenzando negativamente processi come la memoria e la capacità di apprendimento.
L’iperglicemia cronica può portare a una serie di complicanze microvascolari e macrovascolari che colpiscono anche il sistema nervoso centrale. L’eccesso di glucosio altera la funzionalità dei vasi sanguigni cerebrali, compromettendo l’apporto di ossigeno e nutrienti ai neuroni. Si registra una potenziale escalation del rischio correlato a condizioni come l’ictus e la demenza vascolare. D’altro canto, livelli elevati di glucosio circolante sono stati associati all’insorgenza dei prodotti finali della glicazione avanzata (AGEs). Tali sostanze possono infiltrarsi nei tessuti corporei, arrecando danno alle proteine oltre che al DNA delle cellule. Questa dinamica è considerata un fattore chiave nel meccanismo dell’invecchiamento nonché nella progressione verso la neurodegenerazione.