- Nel 2022, 10.367 missioni di soccorso alpino, aumento rispetto al 2021.
- 504 persone sono decedute durante interventi di soccorso in montagna.
- Il «primo soccorso psicologico» riduce ansia e sintomi depressivi.
Allorché ci si arrampica alle quote elevate, le ferite non visibili inflitte da situazioni di crisi possono condurre a effetti rilevanti sulla salute psicologica. Nel panorama unico delle Alpi, dove le condizioni avverse amplificano il grado di difficoltà, è cruciale esaminare come tali esperienze possano incidere sulla psiche tanto dei climber quanto dei professionisti del settore. Il connubio tra lo sforzo fisico e le turbolenze emozionali comporta un’importante necessità di riflessione e approfondimento.
L’ambiente alpino, con la sua maestosità e la sua intrinseca bellezza, spesso cela insidie che possono trasformare momenti di svago e avventura in esperienze traumatiche in grado di lasciare profonde cicatrici non solo fisiche ma anche psicologiche. L’esposizione a incidenti in quota innesca risposte emotive e cognitive complesse sia nelle persone direttamente coinvolte sia in coloro che intervengono in loro soccorso. Comprendere la natura di queste risposte è fondamentale per garantire un supporto adeguato e mirato.
L’impatto psicologico di un incidente alpino non si limita al momento dell’evento, ma può estendersi nel tempo, manifestandosi attraverso sintomi post-traumatici con sfumature diversificate. L’esperienza di un pericolo imminente, la visione di lesioni gravi, o la perdita di vite umane possono generare stati di shock, ansia acuta e una sensazione di impotenza che persistono ben oltre la fase di emergenza.

Secondo i dati del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, nel 2022 si sono registrate 10.367 missioni di soccorso, con un incremento rispetto al 2021, e 504 persone sono decedute durante gli interventi. Questo segnala un trend crescente nei casi di incidenti in montagna, evidenziando quanto sia cruciale il supporto psicologico per le vittime e i soccorritori coinvolti negli eventi traumatici.[CNSAS]
Per le vittime dirette, il trauma può tradursi in disturbi del sonno, incubi ricorrenti, pensieri intrusivi sull’evento, ipervigilanza e l’evitamento di situazioni o luoghi che richiamano l’incidente. Questo può portare a una significativa limitazione delle attività quotidiane e a un deterioramento della qualità della vita. La ripresa psicologica è un percorso che richiede tempo, pazienza e un supporto professionale qualificato.

Parallelamente, il personale del Soccorso Alpino, pur preparato ad affrontare situazioni di estrema difficoltà, non è immune dagli effetti psicologici degli interventi. L’esposizione ripetuta a scenari critici, la pressione del dover agire rapidamente ed efficacemente e il confronto con la sofferenza altrui possono portare a un accumulo di stress che, se non gestito adeguatamente, può sfociare in burnout e disturbi da stress post-traumatico (PTSD).
«Promuovere la cultura della salute e della sicurezza socio-lavorativa rappresenta un fattore essenziale per la prevenzione delle malattie fisiche e psichiche anche nei lavoratori del soccorso.» [PuntoSicuro]
In questo contesto diventa impellente un’analisi approfondita dei meccanismi psicologici in gioco e delle strategie di prevenzione e intervento poste in essere dalle organizzazioni di soccorso, come il Soccorso Alpino, che operano quotidianamente in un ambiente complesso e in continua evoluzione.
La gestione dello stress e la prevenzione del burnout nel personale del Soccorso Alpino: strategie operative e protocolli di intervento
La funzione svolta dal personale di Soccorso Alpino avviene in un ambiente intrinsecamente connotato da elevati livelli di stress, contraddistinto da situazioni imprevedibili, rischi sostanziali ed emozioni particolarmente gravose. Di conseguenza, l’abilità nella gestione dello stress e nella prevenzione del burnout diventa una competenza cruciale paragonabile alle abilità tecniche e alla conoscenza del territorio.
L’evoluzione delle organizzazioni impegnate nel soccorso alpino ha portato alla creazione di metodologie operative dettagliate e di protocolli specifici orientati alla salvaguardia della salute mentale dei propri operatori. Il punto focale della loro strategia è rappresentato dalla formazione psicologica, uno dei cardini principali fin dall’avvio del percorso educativo. Durante questi corsi vengono proposti strumenti adeguati per rilevare i segni dello stress, sia personali sia altrui; ciò include un’analisi approfondita delle sue componenti cognitive e comportamentali.
L’apprendimento coinvolge il riconoscimento non soltanto della fatica fisica ma anche dell’accresciuta irritabilità; emergono altresì problematiche legate alla concentrazione alterata, umore fluttuante, modificazioni nelle abitudini alimentari e una diffusa sensazione di demotivazione. Queste manifestazioni, spesso sottovalutate nella frenesia degli interventi, sono campanelli d’allarme che meritano attenzione immediata.
- 10.367 missioni di soccorso nel 2022 (+9,8% rispetto al 2021)
- 504 persone decedute in ambiente impervio (+13,5%)
- 4.297 persone recuperate con ferite lievi nel 2022
Tecniche di respirazione e rilassamento sono fondamentali per mantenere la lucidità in situazioni ad alta tensione. Si enfatizza la pratica di mindfulness e consapevolezza corporea, utili a radicarsi nel presente e a non farsi sopraffare dall’ansia anticipatoria o dai pensieri intrusivi legati a esperienze pregresse.
Parallelamente, si promuove attivamente la comunicazione aperta e il confronto tra i membri del team post-intervento. Il debriefing, ovvero la condivisione strutturata delle esperienze vissute, offre uno spazio sicuro per elaborare emozioni e pensieri legati all’emergenza.
L’intervento degli psicologi altamente specializzati offre quindi una rete aggiuntiva: essi conducono consultazioni individuali e collettive con lo scopo di fornire assistenza professionale nella gestione delle esperienze traumatiche ed elaborano piani d’azione su misura. Adottano inoltre un’attitudine preventiva divulgando principi fondamentali attinenti al benessere mentale all’interno della struttura.
Nel contesto lavorativo, programmare pause e riposi sufficienti è strategico per contrastare il rischio di esaurimento emotivo-fisico. Si insiste su abitudini salutari: attività sportive costanti, nutrizione adeguata e sonno di qualità rappresentano ulteriori difese contro il burnout.
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Protocolli di intervento post-traumatico e supporto psicologico a vittime e soccorritori
L’intervento post-traumatico costituisce una tappa fondamentale nel processo riabilitativo delle persone coinvolte in incidenti montani e degli operatori del soccorso. I gruppi incaricati della salvaguardia umana hanno messo a punto protocolli multidisciplinari che forniscono aiuto psicologico sin dalle primissime fasi dopo l’accaduto. L’immediatezza dell’intervento riduce l’effetto traumatico e contribuisce alla prevenzione di problematiche psichiche croniche.
Il Primo Soccorso Psicologico si rivela utile nel ridurre l’inquietudine iniziale e nell’agevolare una risposta positiva alle circostanze avverse. Il protocollo implica misure chiave quali garantire il benessere emotivo, fornire indicazioni su strategie di gestione dello stress e indirizzare i superstiti verso reti sociali di supporto.[OS]
Immediatamente dopo l’incidente viene offerta un’assistenza psicologica di primo livello, che si concentra sull’offerta di un ambiente sicuro, sull’ascolto attivo e sulla normalizzazione delle reazioni emotive iniziali. Si fornisce sostegno pratico, assistendo le vittime nelle necessità immediate e facilitando il contatto con i familiari.
Nei giorni e nelle settimane successive all’evento vengono attivati interventi più strutturati. Per le vittime questo può includere sessioni di psicoterapia individuale o di gruppo, focalizzate sull’elaborazione del trauma e sull’apprendimento di strategie di adattamento. Particolare attenzione viene rivolta alla Psychoeducation, ovvero la spiegazione chiara e accessibile delle reazioni psicologiche al trauma.

Per il personale di soccorso, i protocolli prevedono il debriefing psicologico post-intervento, momento di condivisione dell’esperienza vissuta con un professionista della salute mentale o un facilitatore formato. Questo spazio permette di elaborare emozioni, pensieri e sensazioni legate all’intervento, prevenendo l’accumulo di stress e il rischio di burnout.
- Riduzione di ansia e sintomi depressivi dopo eventi traumatici
- Maggiore senso di controllo e appartenenza tra i partecipanti
Svelare i meccanismi psicologici implicati: la rilevanza della psicologia dei traumi e dell’intervento del sistema di soccorso
Approfondire le dinamiche psicologiche che si manifestano in seguito a eventi traumatici in ambiente alpino richiede un contributo fondamentale dalle discipline della psicologia dei traumi e della psicologia del soccorso. Questi ambiti offrono un quadro teorico e pratico per comprendere le reazioni umane di fronte a pericolo, perdita e sofferenza, sia per chi è direttamente coinvolto nell’incidente sia per chi interviene in aiuto.
La psicologia dei traumi analizza come eventi estremamente stressanti impattino mente e corpo, alterando le funzioni cognitive, emotive e fisiologiche. Uno dei concetti chiave è la risposta “lotta o fuga” (fight or flight), meccanismo di difesa primitivo che, se attivato cronicamente o di fronte a traumi intensi, può contribuire allo sviluppo di disturbi come il PTSD.
Di particolare interesse è la nozione di “vicarious trauma”, che descrive l’impatto emotivo e psicologico sui professionisti dell’aiuto, come i soccorritori, dovuto all’esposizione ripetuta al dolore altrui. Questo trauma richiede strategie di prevenzione e gestione specifiche.
La psicologia del soccorso, invece, si focalizza sulle dinamiche che caratterizzano il lavoro in contesti di emergenza: coesione del gruppo, leadership, comunicazione efficace e capacità decisionale sotto pressione. Al centro risiede la promozione della resilienza, ovvero la facoltà di riorganizzarsi positivamente dopo aver fronteggiato avversità significative.
Riflessioni sulla resilienza e il benessere psicologico post-trauma
Dopo aver esplorato l’impatto psicologico degli incidenti alpini, le strategie per assistere vittime e soccorritori e le basi teoriche che sottendono tali interventi, sorge spontanea una riflessione su resilienza e benessere psicologico nel percorso post-traumatico. La psicologia cognitiva evidenzia come il nostro modo di interpretare gli eventi influenzi profondamente la risposta emotiva e comportamentale.
La montagna, con la sua implacabile grandezza, ci pone di fronte alla nostra fragilità ma anche alla straordinaria capacità di adattamento e superamento. La consapevolezza di questa dualità arricchisce la comprensione del trauma e del percorso verso la guarigione, sottolineando come solidarietà e supporto reciproco siano componenti essenziali per chi opera in contesti estremi e per ogni essere umano.
- PTSD: Disturbo da stress post-traumatico, condizione che può svilupparsi dopo aver vissuto o assistito a un evento traumatico.
- Post-Traumatic Growth (PTG): Crescita post-traumatica, miglioramento personale che può seguire una crisi o un evento traumatico.
- Primo Soccorso Psicologico: Tecniche progettate per supportare persone che hanno vissuto un trauma recente.