Salute mentale: come la pandemia ha rivelato fragilità e nuove opportunità

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  • L'oms ha rilevato che il 60% dei paesi ha interrotto i servizi di salute mentale.
  • Circa un terzo dei paesi ha bloccato i servizi di emergenza.
  • Il "bonus psicologo" è stato elevato fino a 1.500 euro nel 2024.

Nella primavera del 2020 si è manifestata una crisi sanitaria senza precedenti causata dal virus Sars-CoV2; tale emergenza ha amplificato enormemente i problemi per chi convive con disabilità psichiche. Parallelamente a ciò è risultata compromessa la fornitura dei necessari servizi d’assistenza quando questi erano presenti. Di fronte a questa situazione critica emerge con urgenza la biodiversità degli investimenti nel campo della salute mentale, considerata come uno strumento essenziale per il riconoscimento dei diritti umani fondamentali.

L’impatto della pandemia sulla salute mentale globale non può essere sottovalutato. Oltre ai danni diretti attribuibili al virus stesso su aspetti mentali e neurologici degli individui colpiti dalla malattia COVID-19 – come aumentati casi d’agitazione o delirio – ci si trova anche dinanzi a una preoccupante ascesa nel numero delle persone che rischiano complessi eventi cerebrovascolari. Vale la pena notare che coloro che già soffrono di disturbi psichiatrici o neurologici e altre problematiche derivanti dall’uso illecito di sostanze hanno subito complicazioni più gravi dovute al contagio.

“Un’indagine condotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), fra giugno e agosto dello stesso anno su ben 130 nazioni”, risulta allarmante: circa il “<60%” dei paesi coinvolti hanno segnalato significative interruzioni nella fornitura di servizi dedicati alla cura della salute mentale, incidendo così sulle fasce più vulnerabili quali bambini, adolescenti, anziani e nuove madri.”

Circa la metà dei paesi ha visto l’interruzione dei percorsi terapeutici per le dipendenze da oppioidi, un terzo ha riscontrato blocchi nei servizi di emergenza, e quasi un terzo ha avuto l’accesso ai farmaci compromesso. Il supporto offerto nell’ambito scolastico e professionale è stato interrotto in una vasta maggioranza dei casi, pari a tre quarti.

Questi dati evidenziano la fragilità dei sistemi di salute mentale e la necessità di un intervento urgente per garantire l’accesso alle cure e al supporto necessari. Il capo dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha evidenziato quanto “una buona salute mentale è assolutamente fondamentale per la salute e il benessere di tutti” e ha esortato i leader mondiali ad agire prontamente per finanziare programmi di salute mentale.

Recovery e Resilienza: pilastri per la salute mentale

I concetti di recovery e resilienza rappresentano due pilastri fondamentali per la promozione della salute mentale. La recovery è definita come un processo profondo e unico di cambiamento delle attitudini, dei valori, dei sentimenti, degli obiettivi, delle abilità e dei ruoli. Significa raggiungere un senso di realizzazione e condurre un’esistenza appagante, colma di speranza, pur in presenza delle restrizioni imposte dalla condizione patologica. La recovery comporta l’acquisizione di nuove prospettive e insegnamenti nel percorso di vita dell’individuo, permettendogli di evolvere e progredire al di là delle devastanti conseguenze della patologia.

In contrasto con l’idea di guarigione, la recovery suggerisce un’idea di percorso, un cammino evolutivo e un “viaggio” personale che interessa l’intero arco vitale dell’individuo. Non si tratta di un ritorno a una condizione precedente all’insorgenza del disturbo, ma piuttosto di un percorso di trasformazione individuale e di riacquisizione del controllo sulla propria esistenza, di rafforzamento di un atteggiamento proattivo nei confronti dei propri progetti attraverso l’accesso alle opportunità sociali, lo sviluppo di nuove competenze e capacità, l’acquisizione di potere negoziale e l’assunzione di responsabilità nella cura di sé stessi.

L’abilità resiliente si configura come il saper rispondere positivamente a situazioni traumatiche, facilitando così una ristrutturazione ottimale della propria realtà anche quando essa è contraddistinta da sfide significative. Essa implica l’attitudine a riprendere vigore mantenendo viva la percezione delle opportunità fornite dalla vita, preservando al contempo le proprie inclinazioni umane. In sostanza, non possiamo catalogarla come un tratto psicologico tangibile; piuttosto, si delinea come un costrutto interattivo originato dall’incontro tra gravi esperienze rischiose e il raggiungimento di stati psicologici soddisfacenti nonostante quelle circostanze sfavorevoli.

Con il termine resilienza ci riferiamo quindi a uno stato complessivo d’adattamento all’interno del tessuto quotidiano dell’esistenza; questo implica numerose dinamiche comportamentali, cognizioni ed orientamenti emotivi che ogni persona può apprendere e raffinare nel proprio percorso evolutivo. Si presenta come un processo psichico capace d’evolversi nel corso del tempo in corrispondenza con le varie esperienze vissute e i mutamenti nei meccanismi cognitivi correlati.

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L’evoluzione del concetto di salute mentale e il ruolo della comunità

La trasformazione del significato attribuito alla salute mentale è profondamente influenzata dalle dinamiche politiche, sociali e culturali attraversate nei vari periodi storici. Un tempo, la definizione corrente abbracciava l’idea dell’assenza totale della malattia; pertanto, l’unico esito positivo contemplato era quello con il principio della restitutio ad integrum.
Adesso si percepisce l’importanza della salute mentale quale fenomeno multifattoriale che rappresenta un patrimonio invisibile. Essa si configura oggi come un elemento coesivo all’interno delle reti relazionali socio-comunitarie; infatti diventa possibile riconoscerla attraverso le sue specifiche caratteristiche legate sia al grado d’interconnessione degli individui che al livello collaborativo nel soddisfacimento dei bisogni comuni. Pertanto, i servizi assistenziali rivolti a questo ambito devono rifarsi a modelli territorialmente integrati. Il paradigma del recovery e della resilienza, attuato nei servizi psichiatrici sul territorio, ha generato una profonda riflessione tra le diverse professioni riguardo alla necessità non solo di trasmettere ma anche di elaborare un senso tangibile di speranza per la guarigione o il benessere, considerato come un elemento imprescindibile in ogni cammino terapeutico riabilitativo. In questo contesto, è imperativo riportare ai valori sociali e umani le questioni legate alla malattia mentale e al concetto stesso di salute, rivedendo radicalmente le modalità d’approccio nella cura; occorre promuovere la predisposizione ad assumere rischi anziché adottare strategie evitanti, così come garantire il pieno esercizio dei diritti invece della loro sospensione.

Un futuro di speranza e inclusione: investire nella salute mentale

La salute mentale è un diritto umano universale e un bene prezioso per l’intera società. Investire in servizi di salute mentale efficaci e accessibili è fondamentale per garantire il benessere delle persone, promuovere l’inclusione sociale e ridurre i costi economici e sociali legati alla malattia mentale.

È necessario superare lo stigma che ancora grava sulle malattie psichiatriche, promuovendo una cultura di accettazione e comprensione. Le famiglie, le associazioni di pazienti, i professionisti sanitari e le istituzioni devono collaborare per creare una rete di supporto solida e inclusiva, in grado di rispondere alle esigenze di tutti.

Il “bonus psicologo” 2024, elevato fino a 1.500 euro, rappresenta un passo importante verso la garanzia dell’accesso alla psicoterapia per le persone con difficoltà economiche. Tuttavia, è necessario fare di più per potenziare i servizi territoriali, promuovere la prevenzione del disagio psichico e favorire l’inserimento sociale degli utenti fragili.

È soltanto mediante uno sforzo collettivo abbinato a una prospettiva di lungo periodo che riusciremo a dar vita a un domani dove la salute mentale venga elevata a prioritario obiettivo sociale, consentendo così a ciascun individuo di condurre un’esistenza ricca e gratificante.

Oltre la sofferenza: la resilienza come chiave di volta

Amici, riflettiamo un attimo. La resilienza, in fondo, è quella scintilla che ci permette di rialzarci quando la vita ci mette di fronte a sfide inaspettate. In psicologia cognitiva, la resilienza si lega strettamente alla capacità di reinterpretare gli eventi negativi, di non lasciarsi sopraffare dalle emozioni distruttive e di trovare un significato anche nelle esperienze più dolorose. È un po’ come quando impariamo ad aggiustare una bicicletta dopo una caduta: non solo la ripariamo, ma impariamo anche a guidarla meglio, con più consapevolezza.

Adesso, proviamo ad alzare un po’ l’asticella. La resilienza, a un livello più avanzato, non è solo una questione di “sopravvivenza”, ma di vera e propria trasformazione. Si tratta di utilizzare le avversità come trampolino di lancio per una crescita personale profonda. Immaginate un albero che, piegato dal vento, non si spezza, ma si rafforza e sviluppa radici ancora più profonde. Ecco, la resilienza è proprio questo: la capacità di trasformare le ferite in risorse, di diventare persone più forti, più sagge e più compassionevoli.

Hai mai avuto l’impressione, gentile lettore, di essere paragonabile a un “albero soggetto al vento”? In quale modo si manifestano le tue fondamenta e i tuoi preziosi strumenti interiori che ti consentono non solo di perseverare ma anche disvelarti in tutta la tua bellezza durante gli inevitabili periodi turbolenti della vita? Dedica qualche istante alla meditazione su questa questione: la soluzione è già presente in te.


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