Asse intestino-cervello: la rivoluzione del San Raffaele nella cura di ansia e depressione

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  • Nel 2023, una meta-analisi ha mostrato che i probiotici riducono l'ansia.
  • Il microbiota in equilibrio diminuisce l'infiammazione sistemica legata ai disturbi mentali.
  • Uno studio del 2021 lega il covid-19 e la depressione all'infiammazione.

L’asse intestino-cervello rappresenta un’area di <a class="crl" href="https://www.respira.re/medicina-correlata-alla-salute-mentale/psichedelici-contro-la-depressione-la-svolta-nella-ricerca-a-cambridge/”>ricerca sempre più rilevante nel panorama scientifico moderno, svelando connessioni profonde e finora sottovalutate tra la salute
del tratto gastrointestinale e il benessere psicologico. L’intestino, spesso definito il nostro “secondo
cervello”, non è semplicemente un organo deputato alla digestione, ma un complesso ecosistema abitato da miliardi di microrganismi che costituiscono il microbiota intestinale.
Questo vasto e dinamico sistema nervoso enterico, integrato nella parete intestinale, intrattiene un dialogo bidirezionale continuo
con il cervello, influenzando una miriade di funzioni fisiologiche e, sorprendentemente, anche il
nostro stato emotivo e cognitivo.


Studi recenti, anche presso istituzioni di eccellenza come l’IRCCS Ospedale San Raffaele, stanno gettando nuova luce su questa complessa interazione, suggerendo come un intestino sano giochi
un ruolo cruciale nel mantenimento della salute mentale e fisica. Nel 2023, è stato pubblicato un articolo che ha messo in luce come il microbiota intestinale eserciti una funzione determinante nell’asse intestino-cervello. Tale ricerca suggerisce chiaramente che questo complesso ecosistema microbico influisce sostanzialmente sulle emozioni umane, sui comportamenti adottati e sulla salute psicologica nel suo complesso. [Istituto Beck].

Scoperte recenti:
Studi indicano che una meta-analisi del 2023 ha mostrato che i probiotici possono ridurre significativamente i sintomi di ansia, specialmente in soggetti con disbiosi intestinale. Uno studio clinico ha evidenziato che ceppi come il
Bifidobacterium infantis migliorano l’umore in pazienti con depressione moderata [Aliveda].

Il microbiota, con la sua vasta popolazione microbica, è fondamentale per la digestione, la produzione di vitamine, la regolazione del sistema immunitario e la protezione contro agenti patogeni.
Mantenere l’equilibrio di questo
ecosistema è essenziale per il benessere generale
. L’alterazione di questa delicata armonia, nota come disbiosi intestinale, può avere ripercussioni non solo a livello gastrointestinale ma anche su sistemi distanti, incluso il sistema nervoso centrale.


La ricerca sta delineando sempre più chiaramente come le modificazioni nella composizione e nella diversità del microbiota possano essere correlate a diverse condizioni patologiche croniche, dall’obesità al diabete di tipo 2, dalle malattie cardiovascolari a disturbi neurologici e psichiatrici. Questo sottolinea l’importanza di considerare l’intestino non come un compartimento isolato, ma come una centrale di controllo che comunica costantemente con il resto del corpo, esercitando un’influenza significativa sul nostro stato di salute complessivo. Numerose ricerche indicano come la presenza di un microbiota in equilibrio possa contribuire a una significativa diminuzione dell’infiammazione sistemica, una condizione frequentemente associata ai disturbi mentali. [Wellmicro]. L’analisi dettagliata di questo asse possiede la capacità di trasformare radicalmente le strategie adottate nella prevenzione e nel trattamento di diverse malattie, aprendo a innovative possibilità terapeutiche che si fondano sulla regolazione del microbiota.

Il microbiota: un attore chiave nel teatro dell’umore

Le evidenze accumulate negli ultimi anni suggeriscono con crescente forza un legame bidirezionale tra il microbiota intestinale e disturbi dell’umore come la depressione e l’ansia. Sebbene il nesso causale sia ancora oggetto di studio, alterazioni nella composizione del microbiota sono state riscontrate in individui affetti da queste condizioni psicologiche.

Suggerimenti pratici:
  • Integrare probiotici e prebiotici nella dieta per sostenere il microbiota.
  • Adottare una dieta ricca di fibre e alimenti fermentati.
  • Considerare la modulazione del microbiota come parte delle terapie per l’ansia e la depressione.

Questa correlazione apre nuove prospettive per la comprensione dei meccanismi sottostanti e per lo sviluppo di approcci terapeutici innovativi.

Il microbiota produce una vasta gamma di metaboliti, inclusi gli acidi grassi a catena corta (SCFA), che possono influenzare direttamente o indirettamente la funzione cerebrale e la produzione di neurotrasmettitori chiave come la serotonina, spesso definita l’ormone della felicità, ma che svolge molteplici funzioni sia nel cervello che nell’intestino stesso. Le ricerche condotte, anche dal San Raffaele, hanno esplorato il legame tra depressione post-Covid e livelli di infiammazione, un processo che si ritiene fortemente influenzato dal microbiota intestinale.

Tipo di Probiotico Effetto sullo stato emotivo
Bifidobacterium infantis Miglioramento dei sintomi depressivi
Lactobacillus rhamnosus Riduzione dell’ansia
Bifidobacterium breve Aumento della serotonina

Uno studio del 2021 ha evidenziato una correlazione tra forme gravi di Covid-19 e una depressione persistente a distanza di mesi, suggerendo un possibile ruolo dell’infiammazione sistemica, modulata anche dall’intestino, nel mantenimento dei sintomi depressivi.

“Il microbiota intestinale non influisce solo sulla digestione, ma ha anche un ruolo cruciale negli stati emotivi e cognitivi.” – [Benessere Psicofisico)

Un articolo del 2015 riportava un incontro scientifico a Roma, nell’ambito delle iniziative per EXPO 2015, incentrato sullo studio dell’esposoma e sul trapianto di microbiota, evidenziando l’interesse scientifico di lunga data verso il ruolo del microbiota in relazione alla salute umana. Numerosi studi ulteriori corroborano quanto emerso nella ricerca apparsa su
Cell nel 2016 riguardo al significativo nesso esistente tra i batteri intestinali e alcune malattie neurodegenerative, quali la malattia di Parkinson; tale connessione mette in evidenza l’importanza cruciale assunta dal microbiota nei meccanismi alla base dei deficit motori.

Ancorché tali indagini non siano focalizzate specificamente sulla depressione o sull’ansia, pongono ulteriore accento sull’impatto che può esercitare questo ecosistema microbico sul funzionamento neurologico. Nel 2015, la Fondazione Umberto Veronesi ha esplorato la possibilità di un’origine intestinale per l’anoressia e ha riscontrato delle relazioni tra alterazioni del microbiota e questa condizione clinica; tuttavia resta aperta la questione relativa al diretto rapporto causale. Tali circostanze illustrano chiaramente quanto sia vasto l’interesse scientifico dedicato allo studio del microbiota e alle sue possibili implicazioni in svariate problematiche sanitarie, incluse le patologie psichiatriche. Di conseguenza, modificare con successo la composizione della flora batterica intestinale si profila sempre più come una promettente via terapeutica per affrontare ansie o stati depressivi.

Cosa ne pensi?
  • Finalmente una visione completa di ansia e depressione! 🧠......
  • Ma siamo sicuri che la disbiosi sia causa o effetto? 🤔......
  • Curare l'intestino per curare la mente? Un approccio limitante? 🧘......

Modulare il microbiota per nuove prospettive terapeutiche

L’identificazione del ruolo del microbiota intestinale nei disturbi dell’umore ha aperto la strada a innovative strategie terapeutiche mirate alla sua modulazione. Tra gli approcci più promettenti rientrano l’utilizzo di probiotici, prebiotici e interventi dietetici specifici, fino ad arrivare, in casi selezionati e con ulteriori studi, al trapianto di microbiota fecale.

Efficacia dei probiotici: Numerosi studi clinici hanno esplorato l’efficacia dei probiotici, definiti anche “psicobiotici” per la loro azione sull’asse intestino-cervello, nel migliorare l’umore e ridurre i sintomi depressivi e ansiosi. Uno studio recente ha mostrato che un trattamento con una miscela probiotica specifica ad alte dosi ha portato a miglioramenti significativi nei sintomi depressivi e cognitivi dei pazienti [Microbioma.it].

“I dati suggeriscono che l’integrazione con probiotici ha un impatto positivo sulla funzione cerebrale e sulla qualità della vita dei pazienti depressi.” – [Translational Psychiatry]

Queste terapie mirano a ripristinare un equilibrio microbico favorevole, potenzialmente alleviando i sintomi di ansia e depressione. Nel corso del 2021 è stata condotta una ricerca pubblicata su Microbioma.it che esplorava l’ipotesi secondo cui la modulazione del microbiota intestinale potrebbe apportare vantaggi significativi nella gestione dei sintomi depressivi. Questo studio mette in luce una possibile relazione tra stati d’animo depressivi e una diminuzione di determinati ceppi batterici considerati benefici.

Si sono registrate evidenze favorevoli riguardo all’utilizzo di probiotici contenenti
Limosilactobacillus reuteri PBS072 insieme a Bifidobacterium breve BB077, notoriamente efficaci nel favorire il funzionamento cognitivo, ottimizzare la qualità del sonno e attenuare sensazioni ansiose. Tali effetti positivi potrebbero dipendere dall’aumento della produzione endogena di serotonina all’interno dell’intestino.

L’approccio terapeutico che combina prebiotici—sostanze nutrizionali destinate a sostenere lo sviluppo dei batteri buoni—con probiotici viene attualmente esaminato; questo metodo può essere applicato sia isolatamente sia abbinato ai più tradizionali farmaci antidepressivi. In aggiunta, un documento dello stesso anno analizza l’efficacia clinica legata al trapianto fecale (FMT), riportando risultati promettenti nell’affrontare disturbi psicologici derivanti da un profondo squilibrio del microbiota; tuttavia, questa pratica rimane oggetto d’indagine scientifica e necessita ulteriore chiarificazione riguardo ai suoi possibili rischi oltre ai benefici ipotizzati. Un’inchiesta recente condotta nel 2023 ha messo sotto analisi l’utilizzo di una miscela probiotica, volta a favorire un miglioramento nei sintomi della
depressione. Attraverso metodi avanzati come il neuroimaging, sono emerse significative correlazioni tra i probiotici e le funzioni cerebrali. Pur se i dati provenienti dai trial clinici appaiono incoraggianti, risulta fondamentale notare che il campo della ricerca continua a svilupparsi incessantemente. L’esecuzione di studi su larga scala rigorosamente progettati – randomizzati e con gruppo placebo – è cruciale al fine di stabilire definitivamente se determinati ceppi probiotici o formulazioni combinate comprendenti prebiotici possano essere utili nella cura della depressione e dell’ansia. In ogni caso, gli attuali indizi offrono sufficiente fondamento per considerare la modulazione del microbiota un’opzione terapeutica aggiuntiva o supplementare da utilizzare all’interno delle linee guida medico-terapeutiche nella gestione delle problematiche legate agli stati d’umore.

Considerazioni conclusive sull’asse intestino-cervello e il benessere mentale

L’emersione del legame tra microbiota intestinale e salute mentale rappresenta un cambiamento di paradigma nella nostra comprensione del corpo umano. Non più compartimenti stagni, ma sistemi interconnessi che si influenzano reciprocamente. Per quanto riguarda la psicologia comportamentale, questa scoperta rinforza l’idea che i nostri stati emotivi e i nostri comportamenti non sono esclusivamente il frutto di processi cerebrali, ma sono modulati anche da fattori periferici, come la composizione del nostro microbiota.

Approccio Olistico: Prendersi cura del proprio intestino attraverso una dieta equilibrata, ricca di fibre e alimenti fermentati, ed eventualmente con l’integrazione mirata di probiotici sotto consiglio medico, non è solo un modo per migliorare la digestione, ma potrebbe rappresentare un investimento significativo nel nostro benessere psicologico.

A un livello più avanzato, possiamo considerare come l’asse intestino-cervello possa rappresentare un substrato biologico per il concetto di “embodied cognition”, l’idea che i processi cognitivi siano profondamente radicati nelle interazioni del corpo con l’ambiente. Il microbiota, in questo senso, non è solo un insieme di batteri, ma un complesso sistema biologico che partecipa attivamente alla costruzione della nostra esperienza del mondo, inclusa la nostra esperienza emotiva.


Questa consapevolezza ci spinge a esplorare nuove strade per la cura della salute mentale, integrando le terapie tradizionali con approcci che riconoscono e valorizzano il ruolo insostituibile del nostro “secondo cervello”. È una prospettiva affascinante che apre scenari promettenti per un futuro in cui la cura della mente passi anche attraverso la cura dell’intestino.


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