- Il piccolo Pietro, di soli 9 mesi, è ricoverato al Santobono con gravi lesioni.
- Fratture al cranio e al femore: il 28 maggio era già stato ricoverato.
- La madre ha espresso dubbi sul precedente ricovero tramite un post su Facebook.
Il caso del piccolo Pietro, un neonato di soli nove mesi, ha scosso profondamente l’opinione pubblica e sollevato interrogativi inquietanti sulle dinamiche familiari e sull’efficacia dei sistemi di controllo e assistenza. Ricoverato in condizioni disperate presso l’ospedale Santobono di Napoli, il bambino presenta un quadro clinico allarmante, caratterizzato da traumi multipli e lesioni pregresse. La Procura di Lagonegro ha avviato un’indagine per fare luce su questo drammatico evento, che potrebbe configurarsi come un caso di maltrattamenti ripetuti.
Il quadro clinico e le indagini
Giovedì scorso, il piccolo Pietro è stato trasportato d’urgenza in elisoccorso da Sapri al Santobono di Napoli. Al suo arrivo, i medici hanno riscontrato un grave danno neurologico, fratture multiple e lesioni di diversa datazione. In particolare, sono state evidenziate fratture al cranio nella zona posteriore dell’orecchio, una rottura del femore destro e lesioni pregresse alle costole. Il bambino è stato immediatamente sottoposto a due delicati interventi neurochirurgici per ridurre la pressione intracranica, ma le sue condizioni rimangono critiche e la prognosi è riservata.
Le indagini, condotte dai carabinieri della Compagnia di Sapri su incarico della Procura della Repubblica di Lagonegro, si concentrano sulla ricostruzione degli eventi che hanno portato alle gravi lesioni riportate dal piccolo. Gli inquirenti hanno ascoltato la madre, il compagno e il padre biologico del bambino, al fine di chiarire le dinamiche familiari e accertare eventuali responsabilità. Un elemento chiave delle indagini riguarda un precedente ricovero del bambino, avvenuto il 28 maggio, durante il quale, secondo quanto riferito dalla madre, sarebbe stato dimesso con la prescrizione di un semplice antibiotico.

- Spero che Pietro possa riprendersi presto... ❤️...
- Come è possibile che nessuno abbia notato prima... 😡...
- Forse dovremmo interrogarci sul ruolo dei servizi sociali... 🤔...
Il contesto familiare e le accuse
Il contesto familiare del piccolo Pietro appare complesso e segnato da tensioni. Il bambino vive con la madre, una donna di 29 anni originaria di Licusati, e con il suo nuovo compagno, a Villammare. Appresa la notizia del ricovero del figlio, il padre biologico, un panettiere di 32 anni residente a Sapri, si è recato con urgenza in ospedale. I due genitori sono separati da diversi mesi e coinvolti in un procedimento legale scaturito da una denuncia per presunti maltrattamenti sporta dalla madre nei confronti dell’ex partner.
La madre ha espresso pubblicamente, attraverso un post su Facebook, i suoi dubbi e le sue accuse riguardo al precedente ricovero del figlio, chiedendo perché non siano stati effettuati accertamenti più approfonditi e perché il bambino sia stato dimesso con un semplice antibiotico. Queste dichiarazioni hanno alimentato ulteriormente l’attenzione mediatica sul caso e hanno sollevato interrogativi sull’adeguatezza delle cure prestate al bambino.
Reazioni e implicazioni
La vicenda del piccolo Pietro ha suscitato un’ondata di sdegno e preoccupazione nell’intera comunità del Golfo di Policastro. Il sindaco di Vibonati, Manuel Borrelli, ha espresso il suo sgomento e la sua vicinanza alla famiglia, auspicando un miglioramento delle condizioni del bambino. L’intera comunità segue con apprensione l’evolversi della situazione, sperando in un esito positivo.
Questo caso pone in evidenza la necessità di rafforzare i sistemi di controllo e assistenza all’infanzia, al fine di prevenire e contrastare i maltrattamenti e le violenze sui minori. È fondamentale garantire una maggiore attenzione e sensibilità da parte degli operatori sanitari e dei servizi sociali, al fine di individuare tempestivamente situazioni di rischio e intervenire in modo efficace per proteggere i bambini.
Riflessioni conclusive: Un grido d’aiuto silenziato
La storia del piccolo Pietro è un monito doloroso sulla fragilità dell’infanzia e sulla necessità di proteggere i bambini da ogni forma di violenza e negligenza. *Il silenzio, l’omertà e la superficialità possono avere conseguenze devastanti sulla vita dei più piccoli, che spesso non hanno voce per denunciare le sofferenze subite. È responsabilità di tutti noi vigilare e intervenire tempestivamente di fronte a situazioni di rischio, per garantire a ogni bambino un futuro sereno e protetto*.
Amici, riflettiamo un attimo. La psicologia cognitiva ci insegna che i traumi infantili possono avere effetti devastanti sullo sviluppo del cervello e sulla salute mentale a lungo termine. Un bambino che subisce maltrattamenti può sviluppare disturbi dell’attaccamento, difficoltà emotive e comportamentali, e un aumentato rischio di sviluppare patologie psichiatriche in età adulta.
Andando oltre, la neuropsicologia ci mostra come esperienze traumatiche precoci possano alterare la struttura e la funzione del cervello, compromettendo le capacità cognitive, emotive e sociali. Questo può portare a difficoltà di apprendimento, problemi di memoria, difficoltà a regolare le emozioni e a stabilire relazioni sane.
Questo caso ci invita a una riflessione profonda sul ruolo della società nella protezione dell’infanzia e sulla necessità di investire in programmi di prevenzione e intervento precoce per aiutare i bambini a superare i traumi e a costruire un futuro migliore.