- L'ACT sviluppa la flessibilità psicologica per gestire le difficoltà.
- La defusione aiuta a riconoscere i pensieri senza esserne intrappolati.
- Uno studio irlandese ha dimostrato un aumento del 40% della tolleranza al dolore.
- Il DOC colpisce circa il 2-3% della popolazione.
- L'E/RP è un intervento efficace per la cura del DOC.
L’autocritica interna, un fenomeno pervasivo nell’esperienza umana, si manifesta attraverso un flusso di pensieri svalutanti e imperativi categorici. Steven Hayes, figura di spicco nell’ambito della psicologia e docente all’Università del Nevada, propone un approccio innovativo per affrontare questa problematica. Secondo Hayes, è possibile imparare a “sganciarsi” da questi pensieri, impedendo loro di definire la nostra identità e influenzare negativamente il nostro benessere.
L’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), sviluppata da Hayes, si concentra sullo sviluppo della flessibilità psicologica, una competenza cruciale per gestire le difficoltà della vita senza esserne sopraffatti. L’ACT non mira a modificare il contenuto dei pensieri, bensì a trasformare la relazione che abbiamo con essi. Questo approccio si basa su sei pilastri fondamentali, tra cui la “defusione”.
Defusione: Liberarsi dalla Tirannia dei Pensieri
La fusione cognitiva, un fenomeno comune, si verifica quando le nostre azioni e decisioni sono guidate dai nostri pensieri. Questo accade perché utilizziamo i pensieri per orientarci nel mondo, ma spesso dimentichiamo che sono una nostra creazione. La defusione, un concetto chiave nell’ACT, consiste nella capacità di riconoscere i propri processi di pensiero senza esserne intrappolati.
Quando siamo ossessionati da un problema, la nostra mente cerca di creare coerenza e comprensione. La defusione si inserisce in tale dinamica, favorendo una più chiara comprensione della complessità dei nostri meccanismi mentali. Quando i nostri pensieri appaiono contraddittori, la mente percepisce un’incoerenza che cerca di risolvere.
Il primo passo per la defusione è imparare a riconoscere il modo in cui pensiamo. Un esercizio utile consiste nel registrare i nostri pensieri al mattino, quando ci svegliamo. Analizzando questo flusso di pensieri, possiamo individuare contenuti svalutanti, imperativi e contraddizioni.
La nostra mente entra in un flusso quando siamo concentrati su un’attività, sincronizzando pensieri, emozioni e azioni. Tuttavia, la maggior parte del tempo la nostra mente vaga in modo automatico e contorto. Per dimostrarlo, possiamo provare questo esercizio:
1. Prenditi un minuto per dirigere i tuoi pensieri in una direzione specifica e registra tutto ciò che noti.
2. Ripeti l’esercizio immaginando di dover stabilire la veridicità dei tuoi pensieri.
3. Ripeti l’esercizio immaginando che i tuoi pensieri siano le voci di bambini che litigano, osservandoli con curiosità senza intervenire.
Nel secondo esperimento, potresti sentirti trascinato dai tuoi pensieri, entrando in una discussione interna. Nel terzo esperimento, invece, potresti osservare il flusso dei tuoi pensieri senza entrare in conflitto con la tua mente. Questa divergenza evidenzia come la defusione riveli la connessione tra i pensieri involontari e il comportamento.
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Tecniche di Defusione: Esercizi Pratici per Liberare la Mente
La capacità di distaccarsi dai pensieri migliora con la pratica. Ecco alcune tecniche di defusione da praticare quotidianamente:
1. Contrastare volontariamente la mente: Percorri lentamente una stanza ripetendo ad alta voce “Non sono in grado di camminare in questa stanza”. Questo esercizio si contrappone al dialogo interiore e aumenta la tolleranza al dolore, come evidenziato da uno studio in Irlanda dove i partecipanti, mentre tenevano la mano su una superficie calda, ripetevano affermazioni discordanti, incrementando la loro capacità di sopportazione del 40%.
2. Assegnare un nome alla mente: Considera la tua mente come un interlocutore esterno, conferiscile un nome e avvia un dialogo.
3. Valorizzare l’intento della mente: Quando ascolti i tuoi pensieri, rispondi come se stessi conversando con la tua mente, esprimendo gratitudine per il suo contributo. Se la tua mente divaga, puoi replicare: “Apprezzo il tuo tentativo di aiutarmi, ma possiedo già le competenze necessarie, grazie comunque”.
4. Trasformare i pensieri in musica: Converti un pensiero fastidioso in una frase e cantala come fosse il ritornello di una canzone, utilizzando la melodia del tuo brano preferito. 5. Dare valore alla propria storia: Scrivi il pensiero che ti preoccupa su un foglio di carta e portalo con te come se fosse un manoscritto di valore, riconoscendolo come parte del tuo percorso.
È importante ricordare che la defusione non è un traguardo da raggiungere, ma un processo di continuo affinamento. L’obiettivo è considerare la nostra mente come una fonte di suggerimenti, non come un autocrate che governa il nostro agire.

Prompt per l’AI:
Crea un’immagine iconica ispirata all’arte neoplastica e costruttivista, raffigurante le principali entità di cui tratta l’articolo:
1. Mente: Rappresentata come un cuboide aperto, con linee verticali che simboleggiano la struttura e l’ordine, e linee orizzontali che rappresentano il flusso di pensieri.
2. Pensieri: Visualizzati come triangoli irregolari che fluttuano all’interno del cuboide, alcuni dei quali si fondono tra loro, simboleggiando la fusione cognitiva.
3. Defusione: Simboleggiata da una sfera che si distacca dal cuboide, rappresentando la capacità di distaccarsi dai pensieri.
4. Persona: Stilizzata come una figura geometrica semplice, con braccia aperte verso la sfera, simboleggiando l’accettazione e l’impegno.
Lo stile dell’immagine dev’essere iconico e ispirato all’arte neoplastica e costruttivista, contenente forme geometriche pure e razionali e concettuali con particolare interesse alle linee verticali e orizzontali. Utilizza una palette di colori perlopiù freddi e desaturati (blu, grigio, bianco), con un tocco di giallo per evidenziare la sfera della defusione. L’immagine non deve contenere testo, deve essere semplice e unitaria e facilmente comprensibile.
Ossessioni: Quando i Pensieri Diventano Invasivi
Le ossessioni sono pensieri, impulsi o immagini mentali intrusivi e indesiderati che causano ansia e disagio. A differenza dei pensieri automatici negativi, le ossessioni sono egodistoniche, ovvero vissute come estranee al concetto di sé. Esempi comuni includono pensieri di fare del male a qualcuno, di contaminazione o di blasfemia.
Uno studio ha confrontato le caratteristiche delle ossessioni e delle preoccupazioni in soggetti normali, rivelando che le ossessioni sono più brevi, egodistoniche e meno realistiche delle preoccupazioni. Tuttavia, in caso di sintomatologia clinica significativa, la durata delle ossessioni può essere considerevole.
Le ossessioni possono riguardare diversi contesti, tra cui:
Paura del contagio
Dubbio e incertezza
Impulsi etero- e autoaggressivi
Superstizioni
Ossessioni omosessuali, eterosessuali e pornografiche
Ossessioni relative al peso, alla forma corporea e al cibo
Ossessioni religiose e blasfeme
Ossessioni riguardo le relazioni sentimentali
Il modello cognitivo delle ossessioni sottolinea il ruolo dell’iper-responsabilizzazione di sé nell’esordio e nel mantenimento del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC). In alcuni casi, le ossessioni possono assumere la forma di deliri. Alla base delle ossessioni risiede il fenomeno della “fusione pensiero-azione”, ovvero la convinzione che “pensare a una determinata azione” sia equivalente a “mettere in atto l’azione stessa”.
La tipica risposta alle ossessioni sono le compulsioni, ovvero azioni ripetitive o rituali che il soggetto compie per alleviare l’ansia. Le compulsioni possono essere esplicite (es. lavarsi le mani ripetutamente) o implicite (es. pregare mentalmente). Lo scopo delle compulsioni è quello di “annullare” le idee ossessive o alleviare il disagio, ma il sollievo è solo momentaneo e a lungo termine il disturbo viene mantenuto. Un’altra forma disfunzionale di gestione delle ossessioni è l’evitamento.
Le ossessioni possono presentarsi anche in popolazioni non cliniche, ma si differenziano dai fenomeni patologici per l’assenza di sofferenza, egodistonia e angoscia. Tuttavia, le ossessioni sono uno dei sintomi cardine del DOC, un disturbo caratterizzato dalla presenza di pensieri ossessivi e comportamenti ripetuti. Il DOC colpisce circa il 2-3% della popolazione e spesso esordisce in età adolescenziale.
Disturbo Ossessivo Compulsivo: Un Approccio Integrato per la Cura
Il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è una condizione psichiatrica caratterizzata dalla presenza di ossessioni e compulsioni. Le ossessioni sono idee, immagini o impulsi ricorrenti che causano inquietudine e vengono percepite come moleste e inadeguate. Le compulsioni sono condotte o rituali che l’individuo si sente costretto a eseguire per “rispondere” a un’ossessione.
Il DOC colpisce circa il 2-3% della popolazione e spesso esordisce in età adolescenziale. Le cause del DOC sono varie e non ancora pienamente comprese, ma si ipotizzano fattori biologici, genetici, psicologici e ambientali.
I sintomi principali del DOC sono le ossessioni e le compulsioni. Le ossessioni possono includere:
Paura dello sporco
Fobia di contaminazione
Dubbi frequenti su azioni abituali Bisogno di ordine e simmetria
Paura di perdere il controllo
Le compulsioni possono includere:
Pulirsi frequentemente
Controllare ripetutamente
Mettere in ordine ossessivamente
Compulsioni mentali
Secondo il DSM-5, per diagnosticare il DOC è necessario che l’individuo presenti ossessioni, compulsioni o entrambe, che richiedano molto tempo o causino significativo disagio o compromissione del funzionamento.
Uno degli interventi psicologici più efficaci nella cura del DOC è l’Esposizione con Prevenzione della Risposta (E/RP), che prevede l’esposizione del paziente a stimoli ansiogeni e la prevenzione dei comportamenti compulsivi. Altre terapie efficaci includono le terapie cognitivo-comportamentali e le terapie comportamentali di terza generazione, come l’Acceptance and Commitment Therapy.
I trattamenti farmacologici privilegiati per il DOC sono quelli che agiscono sul sistema serotoninergico, come gli SSRI. È importante sottolineare che la terapia farmacologica può variare da individuo a individuo e che è sempre importante affidarsi al proprio medico psichiatra per una corretta cura.
Verso una Maggiore Consapevolezza: Riflessioni sul Potere dei Pensieri
Il viaggio attraverso la comprensione dei pensieri irrazionali, delle ossessioni e del disturbo ossessivo compulsivo ci conduce a una riflessione profonda sulla natura della mente umana. La psicologia cognitiva ci insegna che i nostri pensieri non sono fatti immutabili, ma piuttosto interpretazioni della realtà, influenzate dalle nostre esperienze, emozioni e credenze.
Una nozione base di psicologia cognitiva applicabile a questo tema è che i pensieri automatici, spesso negativi o irrazionali, possono influenzare il nostro umore e il nostro comportamento. Imparare a riconoscere questi pensieri e a metterli in discussione è un passo fondamentale per migliorare il nostro benessere psicologico.
Una nozione più avanzata è il concetto di “metacognizione”, ovvero la capacità di pensare ai propri pensieri. La metacognizione ci permette di osservare i nostri processi di pensiero da una prospettiva esterna, di riconoscere i modelli disfunzionali e di sviluppare strategie per gestirli in modo più efficace.
Riflettiamo: quanto spesso ci lasciamo sopraffare dai nostri pensieri, senza renderci conto che abbiamo il potere di cambiarli? Quanto spesso ci identifichiamo con le nostre ossessioni, dimenticando che non definiscono chi siamo?*
La consapevolezza è il primo passo verso la liberazione. Imparare a riconoscere i nostri pensieri irrazionali, a distaccarci dalle nostre ossessioni e a gestire il disturbo ossessivo compulsivo è un percorso impegnativo, ma possibile. Con l’aiuto di professionisti qualificati e con un impegno costante verso la nostra crescita personale, possiamo imparare a vivere una vita più piena e significativa, libera dalla tirannia dei pensieri.