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Rivoluzione mentale: Velasco e la psicologia che guida al successo

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  • L'Università di Trieste premia Velasco con la prima laurea honoris causa in Italia.
  • Velasco ha guidato la "generazione di fenomeni" a vincere due Mondiali.
  • Conquiste: un oro e un argento olimpico, 5 World League, 6 titoli continentali.
  • La psicologia dello sport migliora umore, autostima e riduce ansia.
  • Il decalogo di Velasco: il leader "fa fare" e affronta i problemi.
  • L'oro olimpico del 2024 con l'Italvolley femminile, un esempio di resilienza.

Un riconoscimento per l’allenatore di menti

Recentemente l’Università di Trieste ha attribuito a Julio Velasco la Laurea magistrale honoris causa in Psicologia: un evento significativo poiché rappresenta il primo riconoscimento ufficiale ricevuto da Velasco in Italia. Tale onorificenza rimarca il <a class="crl" href="https://www.respira.re/salute-mentale/psicologia-dello-sport-come-julio-velasco-ha-rivoluzionato-la-leadership/”>contributo imprescindibile dell’allenatore argentino all’integrazione dei principi psicologici, cruciali per lo sviluppo degli atleti così come per la coordinazione dei team e l’instaurazione di una cultura della prestazione ad alti livelli. L’evento si è svolto nell’affollata Aula Magna dell’università giuliana ed ha raccolto un variegato pubblico composto da esponenti delle diverse federazioni sportive; ciò evidenzia l’enorme influenza esercitata da Velasco nello scenario sportivo contemporaneo sia sotto il profilo mediatico che attraverso una mentalità rinnovatrice orientata alla crescita culturale. L’iniziativa è stata promossa dal Dipartimento delle Scienze della Vita che gestisce attivamente un Laboratorio dedicato alla Psicologia dello Sport ormai da venticinque anni; questo fatto mette in luce il forte collegamento tra ricerca accademica e applicazioni pratiche delle scienze psicologiche nel contesto competitivo.

Cosa ne pensi?
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Un riconoscimento accademico per un maestro dello sport e della mente

Velasco ha costruito una carriera leggendaria, portando al trionfo squadre nazionali in diverse parti del mondo: dalla storica “generazione di fenomeni” della pallavolo maschile negli anni ’90, con cui ha vinto: due Mondiali, cinque World League e numerosi Europei. Durante la cerimonia, Velasco ha rivolto un messaggio particolarmente sentito agli studenti di Psicologia: “Il mio augurio, è che possiate non solo completare con successo il vostro percorso universitario, ma soprattutto riuscire a vivere pienamente ciò che avete studiato. Perché le vere difficoltà iniziano dopo l’università, ed è lì che serve più forza”.

La decisione di premiare Velasco con una laurea honoris causa in Psicologia non è casuale. La sua carriera è costellata di successi che vanno ben oltre le mere vittorie sul campo. Conquiste come un oro e un argento olimpico, due Campionati Mondiali, cinque World League, una Coppa del Mondo e sei titoli continentali (tra Europei, Campionati Asiatici e Giochi Panamericani) testimoniano la sua straordinaria capacità di guidare squadre alla vittoria. Ma ciò che distingue Velasco è il suo approccio all’allenamento, che ha sempre posto un’enfasi particolare sugli aspetti psicologici. Considerato un “allenatore di menti”, ha rivoluzionato il volley italiano e internazionale, introducendo un modello basato sull’autonomia, la responsabilità e l’intelligenza collettiva. La sua visione ha travalicato i confini dello sport, influenzando positivamente anche contesti apparentemente distanti come l’impresa, l’educazione e la formazione manageriale.

Durante la cerimonia, diverse personalità hanno preso la parola per celebrare Velasco. Il Rettore Roberto Di Lenarda ha evidenziato come il conferimento riconosca il valore di una figura eccezionale, capace di coniugare rigore, visione e sensibilità umana. Ha sottolineato come il pensiero e l’esempio di Velasco abbiano ispirato generazioni intere, contribuendo in modo significativo alla riflessione sui temi della motivazione, del merito e della fiducia nel percorso di crescita individuale e collettivo. Luca Ubaldeschi e Fabrizio Brancoli hanno, attraverso la metafora dello sport, ricordato l’impatto umano e culturale della visione di Velasco, ammirando la sua capacità di comunicare con pubblici eterogenei utilizzando un lessico sempre accessibile e profondo.

Psicologia dello sport: focale nel benessere degli atleti

La psicologia dello sport si occupa dei processi cognitivi, emotivi e comportamentali legati alla prestazione sportiva e ha un grande impatto sugli atleti in termini di benessere psicologico. Praticare attività sportiva è stato dimostrato contribuire a migliorare l’umore, aumentare l’autostima e ridurre i sintomi di ansia e depressione.

La motivazione ufficiale per il conferimento, letta dal professor Ivan Donati, Direttore del Dipartimento di Scienze della Vita, ha rimarcato il modello comunicativo e gestionale di Velasco, apprezzando la sua abilità nel valorizzare il potenziale individuale e collettivo in qualsiasi ambito. Si è posta l’attenzione sulla sua promozione di una cultura della prestazione che sia non solo efficace, ma anche consapevole, etica e sostenibile nel lungo periodo. La laudatio academica, pronunciata dal professor Tiziano Agostini, docente di Psicologia generale e direttore del Laboratorio di Psicologia dello Sport, ha ripercorso le tappe salienti della carriera di Velasco, dagli anni difficili in Argentina al successo con la “Generazione di Fenomeni” e ai trionfi con nazionali di diversi continenti, culminando con l’oro olimpico del 2024 con l’Italvolley femminile. Agostini ha sottolineato come Velasco rappresenti un esempio lampante di come lo sport possa essere un veicolo potente per la crescita personale, la responsabilità e la trasformazione culturale.

La psicologia al centro: motivazione e leadership

L’approccio di Julio Velasco alla psicologia dello sport è profondamente radicato nella comprensione della motivazione individuale e collettiva. Egli non considera la motivazione come un concetto monolitico ed esterno, bensì come una forza intrinseca e personale che varia da individuo a individuo. In numerose occasioni, Velasco ha sottolineato che la motivazione di un atleta è differente da quella di un altro, e che il ruolo del leader, sia esso un allenatore o un manager, è quello di comprendere e stimolare queste diverse forme di motivazione per costruire un team coeso e orientato al successo. Questa visione si allontana da un approccio unidirezionale e imposto, abbracciando invece un modello di leadership partecipativa e personalizzata.

  • Secondo il decalogo di leadership attribuito a Velasco:
    • Il leader non “fa” le cose, ma “fa fare” le cose, convincendo gli altri.
    • Il leader deve anche essere un punto di riferimento, disponibile ad affrontare i problemi individuali e a sostenere i membri del team.
    • La sua autorevolezza deriva non dalla posizione gerarchica, ma dalla sua capacità di essere giusto e percepito come tale.

La psicologia comportamentale, sebbene non esplicitamente citata nei materiali, trova ampia applicazione nella filosofia di Velasco. L’importanza attribuita all’apprendimento dagli errori, ad esempio, è un concetto fondamentale nel condizionamento e nello shaping del comportamento. Velasco insegna che l’errore non deve essere visto come un fallimento, ma come un’opportunità di crescita. Questa visione, condivisa anche da altri esponenti della psicologia dello sport, incoraggia gli atleti ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni e a utilizzare le difficoltà come trampolino di lancio per il miglioramento continuo. L’idea che ogni atleta debba sentirsi “primariamente causa di quello che succede”, prendendosi la responsabilità sia dei successi che degli insuccessi, è un principio cardine per lo sviluppo della resilienza mentale.

La psicologia cognitiva entra in gioco nella strategia di Velasco di “allenare la mente”. Durante la sua lectio magistralis all’Università di Trieste, Velasco ha parlato proprio di questo concetto. La sua filosofia suggerisce che la preparazione mentale è cruciale quanto quella fisica e tecnica. Si tratta di sviluppare la capacità degli atleti di gestire la pressione, concentrarsi sugli obiettivi, mantenere la calma nei momenti critici e prendere decisioni efficaci sotto stress. L’idea di “pensare come se avessimo perso”, uno dei suoi motti più celebri, riflette una profonda comprensione dei processi cognitivi legati all’umiltà, alla preparazione e alla prevenzione dell’eccessiva confidenza, che può portare a sottovalutare gli avversari o a commettere errori banali. È un invito a mantenere sempre un atteggiamento proattivo ed a cercare costantemente margini di miglioramento, indipendentemente dai successi ottenuti. Questo approccio cognitivo-comportamentale, sebbene non etichettato in termini strettamente accademici da Velasco, è intrinsecamente presente nel suo metodo e ha contribuito in modo significativo al suo successo come leader e motivatore.

Un impatto che va oltre il campo

L’influenza di Julio Velasco non si limita al solo mondo della pallavolo o dello sport in generale. La sua visione sulla gestione dei gruppi, sulla leadership e sulla motivazione ha trovato applicazione in svariati contesti, dimostrando la trasversalità e la profondità del suo pensiero. Molti dei suoi principi, discorsi e “lezioni” sono diventati veri e propri punti di riferimento per manager, imprenditori, educatori e formatori, a dimostrazione che le dinamiche che governano un team sportivo di successo presentano notevoli analogie con quelle che caratterizzano un’organizzazione efficace e un ambiente di apprendimento stimolante.

Studiare la psicologia per affrontare le sfide

Velasco ha spesso rimarcato che comprendere il comportamento umano e le dinamiche di gruppo è fondamentale non solo nello sport, ma anche nelle organizzazioni, dove la gestione delle relazioni e la motivazione possono portare a grandi successi.

La sua capacità di comunicare in modo semplice ma incisivo, toccando corde profonde e stimolando la riflessione, è uno degli elementi chiave della sua risonanza al di fuori dello sport. I concetti da lui enunciati sulla responsabilità individuale, sull’importanza di imparare dagli errori, sulla distinzione tra gruppo e squadra, e sulle caratteristiche fondamentali di un leader, sono diventati oggetto di dibattito e studio in ambiti professionali e formativi. Le sue partecipazioni a eventi e convegni dedicati al business e alla leadership sono la prova tangibile di come la sua esperienza e il suo approccio siano considerati preziosi anche al di fuori dei palazzetti dello sport.

La laurea honoris causa conferita dall’Università di Trieste in Psicologia è, sotto questo aspetto, un importante riconoscimento accademico di questa influenza multidisciplinare. L’Ateneo giuliano ha voluto, con questo gesto, formalizzare il contributo di Velasco alla comprensione delle dinamiche umane e organizzative, evidenziando come la sua “scienza dello sport” si intrecci indissolubilmente con l’intelligenza emotiva e la gestione “umana” degli atleti. Questo sottolinea ulteriormente come la psicologia, in tutte le sue sfaccettature – da quella cognitiva a quella comportamentale, dalla psicologia dello sport a quella del lavoro – sia un campo di studi e applicazione di fondamentale importanza per comprendere e ottimizzare il potenziale umano in ogni sua espressione. Il suo esempio dimostra che la ricerca dell’eccellenza, sia essa sportiva, professionale o accademica, passa necessariamente attraverso una profonda conoscenza e valorizzazione della dimensione psicologica dell’individuo e del gruppo. È un messaggio potente per le nuove generazioni, in particolare per gli studenti di Psicologia, come sottolineato da Velasco stesso nel suo discorso, invitandoli a “vivere pienamente ciò che avete studiato” e a “praticare la psicologia, farne una parte viva della vostra vita”, perché le vere sfide e le opportunità di crescita iniziano proprio al di fuori delle aule universitarie.

Riflessioni sulla mente nello sport e oltre

Considerando quanto emerso dall’analisi dell’influenza di Julio Velasco, è affascinante notare come il campo dello sport, con le sue dinamiche così intense e visibili, possa diventare un laboratorio privilegiato per l’applicazione e l’osservazione di principi psicologici fondamentali. L’attenzione che Velasco ha sempre dedicato alla preparazione mentale, alla gestione emotiva e alla costruzione di un forte spirito di squadra ci invita a riflettere su quanto la mente sia davvero un “muscolo” da allenare, al pari di quelli fisici. Da una prospettiva base di psicologia cognitiva, possiamo osservare come processi come l’attenzione, la memoria, la risoluzione dei problemi e il decision making siano costantemente all’opera durante una partita, influenzando direttamente la performance dell’atleta. La capacità di un giocatore di mantenere la concentrazione sotto pressione, di richiamare alla mente schemi di gioco appresi o di prendere una decisione rapida ed efficace in una frazione di secondo sono tutti esempi di funzioni cognitive essenziali nello sport.

Andando più in profondità, possiamo richiamare concetti avanzati della psicologia, ad esempio quelli legati alla Teoria dell’Autodeterminazione. Questa teoria suggerisce che le persone sono motivate intrinsecamente quando sentono di avere competenza, autonomia e relazioni significative con gli altri. L’approccio di Velasco, che mira a responsabilizzare gli atleti, a incoraggiare la loro autonomia (facendo sì che si sentano “causa” di ciò che accade) e a costruire legami forti all’interno del gruppo, si allinea perfettamente con questi principi. Quando un atleta si sente competente (perché sa di essere preparato fisicamente e tecnicamente, ma anche mentalmente tramite l’allenamento delle abilità cognitive e comportamentali), ha un senso di autonomia nelle proprie decisioni in campo e percepisce di far parte di un team che lo supporta, la sua motivazione intrinseca fiorisce, portando a prestazioni migliori e a un maggiore benessere psicologico. Riflettere su questi aspetti ci spinge a considerare quanto sia fondamentale, per la nostra stessa crescita e realizzazione, coltivare un senso di competenza, cercare spazi di autonomia e investire nelle relazioni con gli altri, sia nello sport, che nel lavoro, che nella vita di tutti i giorni. L’itinerario professionale di Velasco ha acquisito un riconoscimento formale nel campo accademico e ci insegna che il vero successo trascende il semplice talento naturale o la preparazione fisica. In effetti, esso si fonda su elementi cruciali quali la resilienza mentale, l’abilità di apprendere efficacemente e quella di adattarsi ai cambiamenti. Inoltre, risulta imprescindibile considerare l’importanza delle relazioni interpersonali nella costruzione del nostro percorso verso l’eccellenza.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)

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