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- Nel 2014 accordi tra basi aeree e ASL per supporto psicologico.
- Incidente Ascoli 2014: sostegno psicologico diffuso dopo la perdita di 4 piloti.
- EASA: norme per la tutela della salute mentale dei piloti dal 2015.
Il mondo affascinante dell’acrobatica in volo incarna una fusione imperdibile tra saggezza tecnica e audacia umana; tuttavia, questa bellezza nasconde il terribile rischio ad essa associato. Gli incidenti nei cieli avvenuti nelle passate esibizioni delle Frecce Tricolori trascendono il semplice rientro nelle cronache quotidiane o i lutti personali: essi fungono da veri esperimenti viventi per analizzare l’impatto psicosociale su individui incredibilmente preparati ed esposti a un enorme grado di pressione. Il noto disastro avvenuto nel contesto dell’incidente di Ramstein — un tragico evento che vide precipitazioni mortali riguardanti tre velivoli della Pattuglia Acrobatica Nazionale — continua ancora oggi a essere impresso nella coscienza collettiva con gravose cicatrici emotive inflitte nel tempo sulle persone colpite. È opportuno notare che chi ha subito traumaticamente queste esperienze – siano essi testimoni diretti o meno – può trovarsi sull’orlo di una lunga e ingrata lotta interiore contro il dolore persistente; ciò mette ancor più in luce l’importanza cruciale nell’assicurare disponibilità continuativa alle risorse terapeutiche mirate al benessere mentale. Inoltre, la reazione psicologica scaturita da tali eventi catastrofici riguarda non solamente i piloti coinvolti, ma abbraccia anche tutti coloro che operano intorno — dalle squadre logistiche alle famiglie degli stessi fino all’intera comunità circostante interessata dall’eco del trauma collettivo perpetrato da simili incidenti.
L’incidente di Ascoli, avvenuto nel 2014 e costato la vita a quattro giovani piloti, dimostra come la scomparsa improvvisa e tragica di compagni d’armi possa generare un dolore collettivo all’interno di una base aerea, richiedendo interventi di sostegno psicologico diffusi.
Il bisogno di supporto psicologico nel mondo militare
Il mondo militare, e in particolare quello dell’aviazione, presenta sfide uniche in termini di salute mentale. L’elevato livello di stress, la lontananza dalla famiglia dovuta a missioni o trasferimenti e il costante confronto con situazioni potenzialmente pericolose possono mettere a dura prova l’equilibrio psicologico del personale. È un bisogno sempre più riconosciuto e addressato all’interno delle Forze Armate italiane, inclusa l’Aeronautica Militare. Già nel 2014 si registravano accordi tra basi aeree e ASL locali per offrire assistenza psicologica al personale militare. Questo supporto non era legato solo a eventi traumatici acuti, ma rispondeva anche a problematiche quotidiane come l’alto tasso di divorzi, spesso correlato alla lontananza dal coniuge e alle difficoltà logistiche della vita militare.
Anno | Iniziative di Supporto Psicologico |
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2014 | Accordi tra basi aeree e ASL per assistenza psicologica |
2023 | Formazione ai Presidenti dei Sottufficiali sugli interventi psicologici |
2024 | Implementazione di protocolli per il benessere psicologico |
Documenti ufficiali dello Stato Maggiore della Difesa delineano linee guida per le attività di supporto morale e psicologico, evidenziando l’importanza di un approccio strutturato e multidisciplinare.
Esistono programmi specifici, come il Critical Event Management (CEM), che coinvolgono ufficiali psicologi per fornire supporto immediato e a lungo termine a seguito di eventi traumatici. Nonostante i progressi, la stigmatizzazione associata alla richiesta di aiuto psicologico rimane una sfida, sebbene iniziative come workshop e formazioni mirate cerchino di diminuire il senso di paura e favorire il coinvolgimento del personale.
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Protocolli di supporto: un’analisi comparativa
Il supporto psicologico nelle forze aeree non è un concetto isolato all’Italia. A livello internazionale, si riconosce sempre più l’importanza della psicologia dell’aviazione e dell’implementazione di protocolli mirati. L’Agenzia Europea per la Sicurezza Aerea (EASA) ha incorporato nel suo regolamento norme per la tutela della salute mentale dei piloti, in parte a seguito di tragici eventi come quello del volo Germanwings nel 2015. Questo incidente, causato deliberatamente dal copilota che soffriva di depressione, mise in luce le gravi lacune nei sistemi di controllo e supporto psicologico esistenti.
La figura dello psicologo dell’aviazione assume quindi un ruolo cruciale non solo nella valutazione iniziale dell’idoneità psicologica, ma anche nel monitoraggio continuo e nell’intervento in caso di necessità.
Diversi gruppi di esperti nazionali e internazionali, inclusi l’Inter-Agency Standing Committee (IASC), hanno raccomandato l’adozione del primo soccorso psicologico a seguito di eventi critici. La creazione di manuali e linee guida ha come scopo principale quello di fornire strumenti efficaci per gestire gli interventi psico-sociali nei casi di emergenze o disastri. Pur essendoci delle variazioni nei protocolli adottati dalle diverse forze aeree internazionali, ciò che emerge con chiarezza è una propensione generale verso un approccio proattivo e preventivo. Questo include attività formative dedicate alla gestione dello stress e all’implementazione di tecniche utili per far fronte alle difficoltà, assieme al supporto da garantire dopo gli eventi critici. Si mira così a promuovere una cultura in cui la salute mentale sia considerata con la stessa priorità della salute fisica, riducendo lo stigma, facilitando l’accesso all’aiuto per tutti i membri del personale nel momento del bisogno.
Oltre l’apparenza: la fragilità celata nella divisa
Il tema del supporto psicologico per i piloti militari italiani dopo un incidente, e più in generale per tutto il personale delle Forze Armate, ci porta inevitabilmente a riflettere sulla complessità dell’essere umano al di là del ruolo che ricopre. Spesso pensiamo ai militari come figure granitiche, immuni alle debolezze e alle fragilità che affliggono la popolazione civile. Questa errata percezione, purtroppo ancora diffusa, può contribuire a un fenomeno pericoloso: la difficoltà per chi indossa una divisa di riconoscere e manifestare un disagio psicologico.
La psicologia comportamentale ci insegna che i comportamenti sono influenzati dal contesto sociale e dalle aspettative. Quando la società si aspetta che un militare sia sempre forte e impassibile, chiedere aiuto per un problema emotivo può essere percepito come un segno di debolezza, portando all’evitamento e alla soppressione delle emozioni.
Ciò può avere conseguenze devastanti, come dimostrano i dati sui suicidi in ambito militare, un fenomeno purtroppo sottovalutato ma ben documentato.
Approfondendo l’analisi da una prospettiva di psicologia cognitiva avanzata, possiamo considerare il ruolo degli schemi cognitivi disfunzionali. Questi sono modelli di pensiero radicati, spesso inconsci, che influenzano il modo in cui interpretiamo noi stessi, gli altri e il mondo. Un militare esposto a eventi traumatici, come un incidente o la perdita di un commilitone, potrebbe sviluppare schemi come “Sono un fallimento se non riesco a gestire tutto da solo” o “Mostrare emozioni mi rende vulnerabile”. Questi schemi, intrinsecamente legati alle dinamiche della professione militare che richiede controllo e resilienza, possono impedire la ricerca di aiuto e perpetuare un circolo vizioso di sofferenza.
Riconoscere e modificare questi schemi attraverso terapie mirate, come la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT), è fondamentale per il recupero.
Il supporto psicologico, individuale o di gruppo, offerto da professionisti competenti può rappresentare la chiave per sbloccare questi schemi e permettere al militare di elaborare il trauma, ritrovare l’equilibrio e, cosa ancora più importante, comprendere che la vera forza risiede anche nella capacità di chiedere aiuto e mostrare umanità. Le considerazioni esposte non riguardano esclusivamente i piloti o coloro che hanno subito un incidente; esse si applicano a tutti gli individui impegnati ad affrontare le sfide sia emotive che psicologiche cui la vita sottopone ogni persona, indipendentemente dal contesto professionale in cui operano.
- Pagina del sito dell'Istituto di Psicologia del Benessere su Leonardo Milani.
- Il documento illustra il ruolo dello psicologo militare e il supporto fornito.
- Protocollo d'intesa tra CNOP e IGESAN per il supporto psicologico in ambito militare.
- Ruolo della psicologia nei Livelli Essenziali di Assistenza, supporto psicologico.