- Il 5% della popolazione mondiale soffre o soffrirà di PTSD.
- Fino al 14% di individui vulnerabili sviluppa PTSD.
- Oltre 50 conflitti nel mondo aggravano la crisi, secondo l'ONU.
Oggi, 8 novembre 2025, ci confrontiamo con una realtà allarmante: il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) affligge una porzione significativa della popolazione mondiale. Si stima che fino al 5% degli individui abbia sperimentato o sperimenterà questo disturbo nel corso della loro vita. Questa condizione, spesso innescata da eventi traumatici, si manifesta con una serie di sintomi debilitanti che possono compromettere seriamente la qualità della vita.
Circa il settanta percento degli individui affronta un evento traumatico nell’arco dell’esistenza, con una probabilità di sviluppare PTSD che può arrivare fino al 14% in gruppi particolarmente vulnerabili. Tra questi spiccano, da un lato, popolazioni intere coinvolte in conflitti bellici e, dall’altro, i professionisti del settore socio-sanitario d’emergenza, impegnati a supportare sia comunità che singole persone.
Il PTSD non è solo un problema individuale, ma una questione di salute pubblica che richiede un’attenzione urgente e coordinata a livello globale. I dati presentati durante il recente Congresso Mondiale di Psichiatria a Praga hanno evidenziato come i conflitti in corso, che secondo l’ONU superano i 50 in tutto il mondo, stiano esacerbando questa crisi.
Ucraina: uno studio di caso emblematico
Il report “The Lancet Psychiatry Commission on mental health in Ukraine” offre uno sguardo approfondito sulle conseguenze devastanti della guerra sulla salute mentale della popolazione ucraina, in particolare sui bambini. La psichiatra Iryna Pinchuk, vicepresidente della Società Ucraina di Psichiatria, ha illustrato come la distruzione delle città si accompagni a “lacerazioni silenziose delle menti”.
È cruciale comprendere che il trauma non deriva solo dall’esperienza diretta di violenza, ma anche dall’esposizione mediatica agli eventi traumatici. Questo fenomeno, noto come “vittimizzazione indiretta”, colpisce in particolare i bambini e gli adolescenti, che possono sviluppare angosce, sintomi dissociativi e somatici anche senza aver vissuto direttamente l’evento traumatico.

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Strategie di prevenzione e intervento: un approccio olistico
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha elaborato sei punti chiave per la prevenzione e l’intervento in contesti di crisi:
1. Una guida chiara e coerente da parte delle istituzioni.
2. Un’etica della cura condivisa e antecedente all’applicazione pratica, che ne stabilisca le fondamenta morali.
3. L’integrazione tra sanità, scuola, servizi sociali e comunità.
4. L’impiego della comunicazione come veicolo di guarigione.
5. La costruzione di reti operative tra professionisti.
6. L’istituzionalizzazione di queste reti per garantire continuità e stabilità agli interventi.
Queste strategie sottolineano l’importanza di un approccio olistico che coinvolga tutti gli attori sociali nella cura e nel sostegno delle persone traumatizzate.
Oltre il trauma: resilienza e speranza
Nonostante la gravità della situazione, è fondamentale ricordare che il trauma non è una condanna a vita. La resilienza umana è una forza potente che può consentire alle persone di superare le avversità e ricostruire le proprie vite.
La ricerca scientifica ha dimostrato che interventi psicoterapeutici mirati, come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e la terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), possono essere efficaci nel ridurre i sintomi del PTSD e migliorare la qualità della vita delle persone traumatizzate.
Inoltre, è importante promuovere la consapevolezza e la comprensione del PTSD nella società, al fine di ridurre lo stigma e incoraggiare le persone a cercare aiuto.
Un impegno collettivo per la salute mentale
La lotta contro il PTSD è una responsabilità collettiva che riguarda tutti noi. Dobbiamo impegnarci a creare comunità più sicure, inclusive e supportive, in cui le persone traumatizzate si sentano ascoltate, comprese e aiutate.
Come ha sottolineato Liliana Dell’Osso, presidente della SIP, “il trauma non è soltanto un ricordo, ma una memoria viva, biologica e culturale: riconoscerla, prevenirla e curarla precocemente è una responsabilità collettiva che riguarda la salute mentale di tutti”.
La Società Italiana di Psichiatria (SIP) sostiene da tempo la necessità di percorsi dedicati e approcci multidisciplinari all’interno dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) locali italiani, specialmente per affrontare le esigenze di migranti e altre categorie di individui che hanno subito gravi esperienze violente.
Riflessioni conclusive: il trauma come eredità e la necessità di una cura consapevole
Il trauma, come abbiamo visto, non è un evento isolato, confinato nel tempo e nello spazio dell’esperienza individuale. Esso si insinua nelle pieghe della memoria, si trasmette attraverso le generazioni, plasmando la nostra identità e il nostro modo di relazionarci con il mondo.
Comprendere la natura complessa del trauma è fondamentale per poter offrire una cura efficace e compassionevole. Non si tratta solo di alleviare i sintomi, ma di aiutare le persone a ricostruire il senso di sé e a ritrovare la speranza nel futuro.
Un concetto base della psicologia cognitiva ci insegna che i nostri pensieri influenzano le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Nel caso del trauma, i pensieri negativi e intrusivi legati all’evento traumatico possono alimentare un ciclo di sofferenza e disfunzionalità.
Un approccio più avanzato, basato sulla mindfulness e sulla terapia dell’accettazione e dell’impegno (ACT), ci invita ad accettare le nostre emozioni dolorose senza giudizio e a concentrarci sui nostri valori e obiettivi di vita. Questo approccio può aiutare le persone traumatizzate a sviluppare una maggiore resilienza e a vivere una vita più piena e significativa.
Ti invito a riflettere su come il trauma può aver influenzato la tua vita, direttamente o indirettamente, e su come puoi contribuire a creare un mondo più consapevole e compassionevole nei confronti delle persone traumatizzate. Ricorda, la guarigione è un viaggio, non una destinazione, e tutti possiamo fare la nostra parte per sostenere chi ha bisogno. —–
modifica solo:
come ha sottolineato liliana dell osso presidente della sip il trauma non soltanto un ricordo ma una memoria viva biologica e culturale riconoscerla prevenirla e curarla precocemente una responsabilit collettiva che riguarda la salute mentale di tutti
NUOVA FRASE:
Secondo Liliana Dell’Osso, presidente della SIP, il trauma trascende la mera rievocazione di eventi passati, configurandosi invece come un’esperienza impressa nel profondo, intessuta di elementi biologici e culturali; pertanto, individuarlo, ostacolarne lo sviluppo e trattarlo tempestivamente rappresenta un dovere sociale imprescindibile per la salvaguardia del benessere psichico universale.








