- Oltre il 12% degli studenti toscani ha fatto uso di psicofarmaci nell'ultimo anno.
- Il 76% degli studenti ha consumato alcolici, con un preoccupante aumento del binge drinking.
- Il 16% delle adolescenti utilizza psicofarmaci senza prescrizione, rispetto al 7.5% dei maschi.
Un’inquietante marea silenziosa si sta espandendo tra le nuove generazioni toscane, un fenomeno che vede l’aumento vertiginoso dell’uso di psicofarmaci tra gli adolescenti, spesso senza alcuna prescrizione medica. I dati più recenti, aggiornati al 23 ottobre 2025, delineano un quadro preoccupante che non può e non deve essere ignorato. Oltre il 12% degli studenti nella regione ha ammesso di aver fatto ricorso a psicofarmaci nell’ultimo anno, con un ulteriore 7% che ha continuato questa pratica nell’ultimo mese. Queste cifre proiettano la Toscana tra le regioni con le percentuali più elevate d’Italia, un segnale evidente di un malessere profondo e diffuso.
- Il 76% degli studenti ha fatto uso di alcol nell’ultimo anno, evidenziando un forte consumo alcolico tra i giovani.
- La prevalenza dei binge drinking è preoccupante, con una nuova normalità emergente tra gli adolescenti. Il panorama attuale non concerne esclusivamente l’automedicazione; esso abbraccia anche l’assunzione crescente di medicinali destinati alla regolazione del sonno o della sfera emotiva. In aggiunta a tale questione emerge una preoccupante incidenza del fenomeno del binge drinking, dato che quasi uno su tre fra i giovani rivela la propria esperienza nel consumare ingenti dosi d’alcol in una sola serata. Tali comportamenti sono collocabili in uno scenario più vasto caratterizzato da varie forme di dipendenza; fra esse figurano le problematiche legate all’uso intensivo della tecnologia digitale – circostanza riconducibile approssimativamente al 13% dei ragazzi italiani – ed evocano conseguenze notevoli riguardo alla qualità del sonno e alle interazioni sociali. La somma degli aspetti citati disegna nettamente il ritratto di una generazione sottoposta a forti pressioni esterne e alla ricerca continua dell’uscita facile per risolvere malesseri apparentemente privi d’una via tradizionale d’espressione.
Secondo quanto riportato dall’indagine ESPAD® Italia 2024 realizzata dal CNR-IFC sul territorio nazionale si confermano tali tendenze inquietanti: è emerso che ben il 12% degli adolescenti compresi nella fascia d’età dai 15 ai 19 anni utilizza psicofarmaci senza previa prescrizione medica; questo fenomeno è particolarmente accentuato nel sesso femminile dove arriva fino al 16%, rispetto ad appena 7.5% per quanto concerne i maschi. Questo dato suggerisce che il ricorso a tali sostanze si configura sempre più come una forma di auto-terapia “fai-da-te” per gestire ansia, stress e malessere emotivo. La coordinatrice dello studio, Sabrina Molinaro, sottolinea come si stia assistendo a un passaggio da comportamenti trasgressivi tradizionali a strategie di compensazione emotiva più interiorizzate, alimentate da un contesto di forte pressione psicologica e da un accesso facilitato a farmaci, spesso reperibili online o sottratti in ambito familiare.
Arezzo, ad esempio, riflette perfettamente questa tendenza regionale. Secondo l’Ordine degli Psicologi della Toscana, quasi 8 psicologi su 10 registrano un incremento significativo delle richieste d’aiuto da parte dei giovani adulti. Le dipendenze digitali, con un uso spropositato di internet e videogiochi, sono un’altra urgenza che preoccupa i professionisti. Nell’area pistoiese, le richieste di assistenza psicologica sono in aumento in primis per gli adolescenti (71% dei professionisti), seguiti dai giovani adulti (56%) e dai bambini (50%). Tra gli adolescenti, le problematiche più rilevate sono l’ansia (90% dei professionisti), i problemi relazionali (84%) e le dipendenze digitali (74%). Un quadro, questo, che dipinge una fragilità crescente e trasversale.

Automedicazione e le ombre delle nuove dipendenze
L’impiego non supervisionato di psicofarmaci da parte degli adolescenti rivela un quadro spazialmente variegato sull’intero suolo italiano; difatti non presenta omogeneità bensì differenze rilevanti tra le varie regioni. L’abitudine all’utilizzo improprio in assenza di prescrizione medica risulta predominante nel Settentrione d’Italia: Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Veneto figurano ai vertici delle statistiche al riguardo. D’altro canto, il Centro Italia registra tassi elevati relativamente ai consumi sia della cocaina sia della cannabis – guidati in particolare da Lazio e Umbria – mentre le aree meridionali insieme alle Isole continuano a primeggiare nel ricorso alle sigarette tradizionali. In mezzo a preoccupazioni sempre più diffuse riguardanti l’abuso dei farmaci prescritti per la salute mentale emerge come elemento stabile nell’ambito sociale giovanile l’alcol: sorprende infatti notare come ben il 76% degli studenti ne abbia sperimentato almeno un’assunzione nell’arco dell’anno passato; insieme ad essa si erge minaccioso anche il ritorno del binge drinking, accoppiato a un abbassamento preoccupante nella fascia d’età della prima esperienza d’intossicazione alcolica – frequentemente inferiore ai 14 anni – i cui significativi segnali negano qualsiasi rassicurazione desiderata dai genitori ed educatori piuttosto scettici sulla gestione attuale del tema sostanze stupefacenti. Tuttavia meritano attenzione alcune tendenze ribaltate; sebbene attualmente si osservi una diminuzione nel ricorso alla cannabis – persistendo tuttavia come la droga illegale largamente più utilizzata – ciò ha portato i suoi livelli all’attuale punto minimo registrabile negli ultimi dieci anni.
Si osserva pertanto un’evoluzione nei rischi associati alle nuove generazioni: ci stiamo pian piano distaccando dalle sigarette tradizionali per aprirci verso modalità alternative legate al consumo di nicotina. Il 58% degli studenti ha sperimentato almeno un prodotto contenente nicotina, con un incremento significativo dell’uso di sigarette elettroniche (40%) e prodotti a tabacco riscaldato. Questa diversificazione dei consumi aumenta i rischi di dipendenza da nicotina, specialmente tra le ragazze. Un’altra fonte di preoccupazione è il gioco d’azzardo, che ha raggiunto il suo massimo storico: il 57% degli adolescenti ha giocato nell’ultimo anno, nonostante i divieti, e l’11% presenta un profilo “a rischio”. L’universo digitale, poi, è onnipresente e centrale nella vita dei giovani, con un uso compulsivo della rete, fenomeni di cyberbullismo e challenge online. Il rischio, insomma, non diminuisce, ma “muta”, richiedendo nuove strategie di prevenzione che pongano la salute mentale e i nuovi pericoli digitali al centro delle politiche pubbliche.
A Firenze, ad esempio, emerge una preoccupante diffusione di catinoni sintetici, droghe eccitanti acquistate online e rivendute per strada. Tra questi, il Metilenediossipirovalerone (MDPV, o “Pv”) si distingue come uno stimolante potentissimo, in grado di indurre psicosi gravi e una dipendenza rapidissima, con effetti afrodisiaci. Accanto a questo, il consumo combinato di cocaina, crack e THC, spesso mescolati ad alcol e psicofarmaci reperiti sul mercato parallelo, è aumentato del 25% in un anno tra i giovani sotto i 25 anni, molti dei quali minorenni stranieri non accompagnati. Questa “auto-cura” con cocktail di alcol e farmaci ha conseguenze devastanti, come evidenziato dalla direttrice del SerD dell’ASL Toscana Centro, Adriana Iozzi. Tali dati confermano l’urgenza di un approccio integrato e tempestivo, in quanto il fenomeno, complesso e variegato, necessita di una forte alleanza tra scienza, scuola, famiglie e servizi sociali per costruire una rete solida di prevenzione e supporto.
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La risposta del sistema sanitario e la priorità della salute mentale
La situazione riguardante la salute mentale in Toscana mostra un incremento sia nella domanda che nella sua evoluzione sostanziale; ciò è particolarmente evidente fra la popolazione giovanile e in modo significativo tra le giovani donne. Rimangono presenti disuguaglianze legate al genere: si osserva infatti una maggiore frequenza femminile nei percorsi assistenziali locali e nelle richieste d’intervento presso il Pronto Soccorso. Al contrario, gli uomini tendono ad avere un tasso superiore di ricoveri ospedalieri, specie nella categoria degli adolescenti. Stando ai dati raccolti dall’indagine EDIT (Epidemiologia dei Determinanti dell’Infortunistica Stradale in Toscana) nel 2022 emerge un notevole innalzamento dei livelli di distress riscontrati fra individui nell’età compresa tra i 14 e i 19 anni; si passa così dal 21,5% del 2018 a oltre il 36,2% all’ultimo monitoraggio effettuato. Per quanto riguarda le adolescenti donne, circa la metà manifesta intensi segni di distress, contro una percentuale del solo 20,8% riscontrata nei ragazzi.
A fronte delle crescenti problematiche osservate, rischia vitale intervento da parte delle istituzioni toscane appare ora maggiormente sollecitato. Effettivamente, nell’anno prossimo partiranno sperimentazioni circa l’impiego dello psicologo come professionista integrativo all’interno delle Case di Comunità locali, pionieristico esempio sul piano nazionale. Nei primi mesi, l’intervento ha visto la presa in carico di quasi 300 soggetti, prevalentemente per problematiche legate a difficoltà di adattamento, stati ansia e depressione. Tuttavia, l’alto consumo di farmaci antidepressivi, che colloca la Toscana al primo posto in Italia per consumo (69,6 DDD giornaliero per 1.000 abitanti nel 2023), indica che la prevalenza delle persone trattate (circa 384mila nel 2024) non è una stima esaustiva del disagio psichico complessivo, poiché molte persone ricevono trattamenti tramite la medicina di base o in ambito privato.
Nonostante gli sforzi, il ricorso ai servizi territoriali di salute mentale mostra una lieve contrazione rispetto al 2019, passando da 229,7 a 194,9 per 10mila abitanti. Nel contesto attuale, le visite al Pronto Soccorso dovute a problemi psichiatrici mostrano segnali di ripresa ma non sono ancora tornate ai livelli registrati nel lontano 2019. L’unica eccezione risulta essere la categoria degli individui dai 0 ai 19 anni: nel corso del 2024, questi dati hanno raggiunto nuovamente i valori antepandemia. La situazione si aggrava ulteriormente se consideriamo l’incremento dei ricoveri ospedalieri legati alla salute mentale nella stessa fascia d’età; essi sono aumentati da 48,4 a 68,2 ogni diecimila residenti dal 2019, rivelando una disparità allarmante: i maschi risultano quasi doppi rispetto alle femmine nei ricoveri osservati. Inoltre, il quadro diventa ancor più drammatico dato l’innalzamento delle dipendenze digitali—il 72% degli psicologi indica infatti comportamenti problematici riguardo a internet e videogame tra gli adolescenti. Tutto ciò mette in evidenza la molteplicità delle cause dietro il crescente malessere mentale giovanile e rimarca l’urgenza della creazione di approcci terapeutici mirati ed integrativi.
Un esempio significativo della criticità della situazione riguarda i disturbi del comportamento alimentare: ne attestano la presenza ben 88% degli psicologi consultati, specialmente negli adolescenti. Le diagnosi prevalenti comprendono Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa e Binge Eating Disorder. La questione in esame si intreccia profondamente con la pressione sociale, i modelli estetici distorti e l’influenza pervasiva dei social media.
Un’urgenza invisibile: il richiamo alla comprensione e all’azione trasformativa
Viviamo in epoche segnate dall’intensificazione dei rapporti mediati dai dispositivi digitali e dalla frenesia del momento presente, condizioni nelle quali riscontriamo una sottile ma allarmante esigenza di emergere tra le nuove generazioni. L’osservabile incremento nell’utilizzo degli psicofarmaci e l’espansione delle varie forme d’assuefazione non sono semplicemente statistiche; costituiscono piuttosto una manifesta testimonianza della crisi interna di molti giovani nel tentativo di individuare uno stato d’equilibrio su terreni instabili. Secondo quanto afferma la psicologia cognitiva riguardo alla formazione della nostra realtà emozionale tramite percezioni e interpretazioni personali degli eventi circostanti: se tali visioni risultano alterate a causa di influenze esterne – siano esse pressione sociale o aspirazioni irraggiungibili – oppure dalla scarsità del linguaggio emotivo adeguato per esprimerle correttamente, ciò porta inevitabilmente a uno stato confusionale sul piano interiore e a una ricerca disperata di rimedi alternativi, quale ad esempio l’automedicazione. Questo comportamento non rappresenta necessariamente una deliberata inclinazione al male; piuttosto possiamo vederlo come reazione impotente contro ansie strazianti, tensioni invalidanti o malinconie opprimenti per mancanza di strumenti idonei all’interno della propria disponibilità.
- Binge drinking: consumo eccessivo di alcol in un breve periodo di tempo.
- Catinoni sintetici: droghe sintetiche che hanno effetti simili a quelli della cocaina.
- Distress: stato di stress emotivo e psicologico percepito come gravoso.
La psicologia comportamentale, con la sua enfasi sui rinforzi e sulle abitudini, ci rivela come l’uso di sostanze o la dipendenza digitale possano diventare pattern comportamentali. L’immediato sollievo, seppur effimero, che deriva dall’assunzione di un farmaco o dall’immersione in un mondo virtuale, può agire come un potente rinforzo positivo, consolidando quel comportamento e trasformandolo in un’abitudine difficile da spezzare. Non è un giudizio, ma un’osservazione: le giovani menti, ancora in fase di sviluppo, sono particolarmente suscettibili a questi meccanismi. È in questa fase cruciale che si formano le architetture neurali destinate a sostenere la regolazione emotiva, la capacità decisionale e la resistenza allo stress. L’interferenza con sostanze psicotrope, soprattutto se non monitorate, può alterare queste traiettorie di sviluppo, creando vulnerabilità future.
La mente umana, nella sua complessità, è un giardino che ha bisogno di cura, irrigazione e luce. Lasciato nell’incuria o ancor peggio dominato da vegetazione invasiva, il nostro terreno non avrà modo di esprimere la sua piena magnificenza. Si rende necessaria un’alleanza vera e propria, coinvolgendo scuole, famiglie, istituzioni ed esperti. Tale alleanza deve superare i meri protocolli per trasformarsi in una presenza umana sincera capace di ascoltare con empatia e fornire accompagnamento. Solo attraverso questo approccio possiamo ambire a cambiare direzione e a garantire ai giovani opportunità reali per un avvenire dignitoso che meritano senza dubbio.








