Adolescenti e psicofarmaci: perché l’automedicazione è in aumento?

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  • Il 12% degli studenti assume psicofarmaci senza prescrizione.
  • Il 16% delle ragazze ricorre all'automedicazione.
  • L'abuso di alcol coinvolge il 76% degli studenti.
  • Quasi 6 ragazzi su 10 giocano d'azzardo.
  • Il policonsumo raggiunge il 70,7% tra gli studenti delle superiori nel 2025.

L’adolescenza nel suo delicato equilibrio: la diffusione dell’autotrattamento e le implicazioni per la mente

L’adolescenza, un crocevia di trasformazioni e scoperte, si trova oggi ad affrontare nuove e complesse sfide, come rivelato dall’ultimo report Espad Italia 2024, “Sotto la superficie – Le nuove sfide dell’adolescenza tra rischi e quotidianità”, curato dai ricercatori dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ifc). Questo studio, che ha coinvolto un campione significativo di 20.201 studenti delle scuole superiori italiane di età compresa tra i 15 e i 19 anni, dipinge un quadro allarmante: l’automedicazione psichiatrica emerge come una pratica sempre più diffusa, con il 12% degli studenti (e un preoccupante 16% tra le ragazze) che ha assunto psicofarmaci senza alcuna prescrizione medica nell’ultimo anno. Questa percentuale rappresenta quasi un massimo storico, evidenziando una tendenza che merita un’attenzione profonda e multidimensionale. L’allarme non riguarda solo l’assunzione di sostanze, ma si estende alle motivazioni sottostanti: i giovani ricorrono a questi farmaci nel tentativo di gestire autonomamente ansia e stress, in un contesto dove la percezione dei rischi associati all’uso non controllato è spesso distorta. Recenti ricerche indicano che, come evidenziato da uno studio del CNR realizzato nel 2023, un sorprendente 11% degli adolescenti ha dichiarato di utilizzare psicofarmaci privi di prescrizione medica, segnando così il [CNR]. Secondo le valutazioni degli specialisti nel campo della salute mentale, è evidente che tale pratica comporta ripercussioni negative sul sviluppo cognitivo, sulla regolazione delle emozioni, oltre ai processi decisionali — tutte componenti fondamentali nell’arco adolescenziale. Le problematiche legate a questo fenomeno comprendono non soltanto una probabile dépendance e assuefazione tipiche delle benzodiazepine; si riscontrano anche effetti indesiderati come un’eccessiva sedazione e disturbi del sonno, inclusa l’insonnia da rebound. In certe circostanze possono emergere o peggiorare condizioni di depressione e psicosi insieme a difficoltà cognitive. Un documento rilasciato dall’Organizzazione Mondiale della Salute mette in luce che si stima una perdita equivalente a circa 42 milioni di anni sani entro il 2030 dovuta a patologie mentali o attuazioni suicide tra i giovani su scala globale. [OMS].

Il fenomeno si intreccia con un aumento generale di comportamenti a rischio, tra cui l’abuso di alcol, che coinvolge oltre tre quarti degli studenti (76%), e il gioco d’azzardo, che raggiunge livelli senza precedenti, con quasi 6 ragazzi su 10 che vi hanno preso parte, l’11% dei quali con un profilo di gioco “a rischio” o “problematico”. Si assiste inoltre a una transizione dalle sigarette tradizionali ai dispositivi a base di nicotina, come le sigarette elettroniche, utilizzate dal 40% degli studenti, e i prodotti a tabacco riscaldato. Questi dati, corroborati anche da un rapporto ISS del maggio precedente, evidenziano un preoccupante policonsumo, quasi raddoppiato in entrambe le fasce d’età considerate (11-13 e 14-17 anni), raggiungendo il 45,5% tra gli studenti delle medie e il 70,7% tra quelli delle superiori nel 2025. La geografia del rischio mostra una chiara netta spaccatura territoriale: il Nord Italia, in particolare Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Veneto, registra il maggior consumo di psicofarmaci senza prescrizione, mentre il Centro, con Lazio e Umbria in testa, primeggia nell’uso di cocaina e cannabis. Sud e Isole mantengono le percentuali più alte di fumatori quotidiani di sigarette tradizionali, con la Sardegna che si distingue per l’elevato consumo di cannabis. Questa panoramica disegna un’adolescenza in “rapida trasformazione”, dove il rischio non diminuisce, ma muta, assumendo nuove forme di dipendenza legate sia alla tecnologia che a prodotti di nuova generazione, richiedendo un’alleanza ferrea tra scienza, scuola e famiglie.

Schemi cognitivi e l’inganno della cura fai da te: le ripercussioni sulla mente in sviluppo

Schemi cognitivi e la trappola del fai-da-te nella cura: conseguenze per la mente in crescita

L’impatto dell’automedicazione psichiatrica sugli adolescenti va ben oltre i sintomi immediati, permeando le fondamenta stesse dello sviluppo cognitivo e della struttura della personalità. La giovane età rende la mente particolarmente vulnerabile agli effetti di sostanze psicoattive, anche quando considerate “farmaci”. Il cervello adolescente è in una fase cruciale di modellamento e raffinamento, con la corteccia prefrontale, responsabile delle funzioni esecutive come il ragionamento, la pianificazione e il controllo degli impulsi, ancora in piena maturazione. L’introduzione di psicofarmaci senza una supervisione medica accurata può alterare questi processi delicati, modificando gli schemi cognitivi e le risposte neuronali. Secondo uno studio della commissione Lancet, la maggior parte dei disturbi mentali destinati a persistere per tutta la vita si manifestano prima del compimento dei 24 anni[Lancet].

I rischi sono molteplici e variano a seconda della molecola: si va dalla sedazione eccessiva, che può compromettere l’apprendimento e la memoria, a disturbi del sonno che interferiscono con la consolidazione dei ricordi e la regolazione emotiva. L’abuso di benzodiazepine, come evidenziato, può portare rapidamente a dipendenza e assuefazione, aggravando paradossalmente l’ansia e lo stress che si intendevano placare. Inoltre, l’uso improprio di farmaci può mascherare o ritardare la diagnosi di condizioni psichiatriche sottostanti, impedendo l’accesso a trattamenti appropriati e ritardando interventi terapeutici essenziali. In alcuni casi, l’automedicazione può anche indurre o esacerbare disturbi affettivi e psicotici, in particolare in soggetti vulnerabili.

Rappresentazione concettuale dell'impatto dell'automedicazione psichiatrica sugli adolescenti. Mostra un cervello stilizzato circondato da forme geometriche che simboleggiano la fragilità cognitiva. Un adolescente teso verso farmaci, rappresentando la lotta con l'automedicazione e le dipendenze moderne.

Non è solo la chimica a giocare un ruolo: la percezione di poter curare il proprio malessere con una pillola, senza l’intervento di un professionista, distorce il rapporto dei giovani con la propria salute e con la medicina. Questo “senso di attenzione e cura” che il farmaco può erroneamente trasmettere, come sottolineato, può mascherare una mancanza di supporto emotivo e psicologico adeguato. La facilità con cui gli psicofarmaci vengono prescritti in Italia, unita alla disponibilità e alla disinformazione, crea un terreno fertile per l’uso non consapevole. La modificazione degli schemi cognitivi in corso di trattamenti farmacologici, se non guidata da un clinico esperto, può avere conseguenze durature sulla personalità e sulla capacità di affrontare le sfide della vita. L’uso improprio è anche legato a fattori esterni come la pressione sociale e l’incertezza economica, evidenziando l’importanza di un approccio interdisciplinare a questa problematica.

Il ruolo dei social media e le nuove forme di dipendenza digitale

L’espansione dei social network insieme all’incessante diffusione degli smartphone sta esercitando una notevole influenza sulla salute mentale dei ragazzi, si intreccia intricatamente con la pratica dell’automedicazione all’interno di un quadro complesso che risulta frequentemente dannoso. Il contesto virtuale richiede incessantemente connessione sociale e approvazione al punto da generare diversi disagi psicologici, indurendo i giovani a cercare soluzioni immediate ma spesso inadeguate. Secondo uno studio recente, si stima che ben l’11% della popolazione adolescenziale viva un uso patologico dei social media, esibendo tratti riconducibili alla dipendenza. L’esposizione costante a notifiche accompagnate da feedback positivi stimola il rilascio di dopamina nel cervello; tale dinamica crea dunque una spirale senza fine dalla quale è arduo sottrarsi.

Questa forma di attaccamento psichico si traduce frequentemente in livelli crescenti di ansia, stress e depressione tra le fasce più giovani della popolazione. Inoltre, un rapporto Istat del 2024 mette già in evidenza come l’85,8% degli adolescenti italiani compresi fra gli 11 e i 17 anni faccia uso regolare delle piattaforme sociali. In seguito a quel periodo iniziale, si è assistito a un’evoluzione della situazione; numerosi studi recenti rivelano un nesso significativo tra l’affermazione dei social media e una crescita preoccupante nei tassi di depressione e ansia fra gli adolescenti. Un’indagine effettuata nel 2025 ha rivelato che ben il 49,4% dei giovani nella fascia d’età compresa tra 18 e 25 anni ha dichiarato di aver sofferto di disturbi d’ansia e depressivi in relazione all’emergenza sanitaria vissuta, sottolineando così le notevoli insidie rappresentate per la salute mentale[Openpolis]. La crescente diffusione e l’utilizzo precoce delle piattaforme social stanno influenzando negativamente sia la sfera mentale sia quella fisica dei giovani utenti. Questo fenomeno altera le dinamiche dello sviluppo nei soggetti in età adolescenziale. Non è solo una questione di dipendenza: il confronto incessante con esistenze perfette sui social network, le esperienze di cyberbullismo e le pressioni legate all’aspetto fisico insieme all’ansia relativa alla performance sociale generano un ambiente favorevole al disagio psicologico. Tali condizioni inducono numerosi adolescenti a ricercare soluzioni immediate per il loro stato d’animo disagiato; molti trovano rifugio temporaneo nell’assunzione impropria di psicofarmaci. Il panorama culturale giovanile diffuso attraverso questi mezzi tende a legittimare parzialmente il consumo tanto di sostanze quanto di medicinali psicoattivi, indebolendo ulteriormente le resistenze all’autoterapia.

Il periodo dell’adolescenza rappresenta uno snodo fondamentale non soltanto sotto il profilo della crescita fisica, ma anche sotto quello socio-emotivo. Le indagini condotte dalla commissione Lancet evidenziano come oltre metà delle patologie psichiatriche croniche abbiano origine ancor prima del compimento del ventiquattresimo anno d’età. [Lancet]. Uno studio della commissione Lancet ha sottolineato come l’adolescenza sia una fase di crescita esponenziale delle capacità cognitive e anche un periodo in cui si cristallizzano abitudini e modelli comportamentali che spesso restano per tutta la vita.

È urgente sviluppare strategie che limitino la precoce esposizione dei giovani ai rischi digitali, con sistemi più efficaci di verifica dell’età e dell’identità digitale per contrastare l’accesso dei minori al gioco d’azzardo online, fenomeno che ha raggiunto “uno dei livelli più alti di sempre”, coinvolgendo circa 6 ragazzi su 10. La complexità di questi fenomeni richiede un approccio integrato che consideri sia le variabili psicologiche individuali che le dinamiche sociali e culturali indotte dal mondo digitale.

Riscrivere la narrazione: verso un’educazione alla resilienza e alla consapevolezza

In un’epoca in cui la fluidità delle forme e l’interconnessione globale rimodellano costantemente il nostro modo di vivere e sentire, la salute mentale degli adolescenti italiani si rivela un nodo cruciale, un intreccio di vulnerabilità antiche e nuove fragilità digitali. L’incremento dell’automedicazione psichiatrica, l’abuso di alcolici e l’esplosione delle dipendenze tecnologiche non sono semplici statistiche, ma frammenti di un mosaico che racconta l’inquietudine di una generazione, la sua ricerca di sollievo in un mondo che sembra richiedere performance sempre più elevate e impeccabili.

La psicologia cognitiva ci insegna che il modo in cui i nostri pensieri e percezioni del mondo si strutturano influenza profondamente le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Per un adolescente, in una fase di rapida riorganizzazione cerebrale e identitaria, l’esposizione a modelli irreali sui social media o la tentazione di “silenziare” il disagio con un farmaco può alterare lo sviluppo di schemi di pensiero adattivi. Ciò significa che, invece di apprendere strategie di coping efficaci e sviluppare una sana resilienza, i giovani possono interiorizzare l’idea che la soluzione ai loro problemi risieda in una scorciatoia esterna, impedendo loro di confrontarsi realmente con le cause del proprio malessere e di crescere attraverso esse.

A un livello più avanzato, la psicologia comportamentale approfondisce come l’ambiente e le esperienze modellino le nostre risposte. Consideriamo il concetto di rinforzo intermittente, ampiamente studiato nel contesto delle dipendenze: il rilascio di dopamina associato a un “like” sui social media o a un momento di euforia indotta da una sostanza funge da rinforzo. Se questo rinforzo non è costante ma si manifesta in modo imprevedibile, la motivazione a ripetere il comportamento (ad esempio, controllare compulsivamente il telefono o assumere un farmaco) diventa ancora più forte e resistente all’estinzione. Questo meccanismo, potentissimo, può intrappolare gli adolescenti in circoli viziosi di ricerca di piacere e sollievo effimeri, minando la loro capacità di autoregolazione emotiva e comportamentale a lungo termine.

È dunque un appello alla riflessione quello che ci giunge da questi dati. Non possiamo limitarci a condannare o a vietare; dobbiamo invece sviluppare una profonda comprensione delle ragioni che spingono i giovani verso queste pratiche e costruire ponti solidi di dialogo e supporto. Come possiamo, nel nostro quotidiano, essere agenti di un cambiamento che valorizzi la complessità dell’esperienza umana, l’importanza della pazienza e l’autenticità delle relazioni? Come possiamo offrire alternative concrete, stimolando la curiosità per la conoscenza di sé e la fiducia nelle proprie capacità di superare le difficoltà, piuttosto che mascherarle? Solo attraverso un impegno congiunto di famiglie, scuole, istituzioni e singolo cittadino, potremo riscrivere la narrazione di questa adolescenza, trasformando le sfide in opportunità di crescita autentica e consapevole.

Glossario:
  • Automedicazione: Indicazione all’uso di medicinali o pratiche terapeutiche senza il diretto controllo di un esperto della salute.
  • Disturbi del comportamento alimentare (DCA): Queste sono patologie psicologiche, le quali emergono tramite condotte aberranti riguardanti il cibo e il controllo del peso corporeo. Tra questi disturbi figurano l’anoressia e la bulimia.
  • Ritiro sociale: Si definisce come una forma di sconnessione sociale, contrassegnata da un’assenza di interazione con gli altri, risultando in un isolamento fisico all’interno della propria abitazione, soprattutto tra adolescenti e giovani adulti.

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