- La disinformazione sui social media porta a una minore aderenza alla terapia.
- L'apprensione per l'aumento di peso supera la preoccupazione per gli effetti collaterali.
- Antidepressivi favoriscono la stabilità emotiva e diminuiscono il rischio di ricadute secondo uno studio del 2025.
La disinformazione sui social media sta influenzando negativamente la percezione degli psicofarmaci, in particolare tra coloro che soffrono di disturbi del comportamento alimentare (DCA). Questa tendenza, alimentata da video “prima e dopo” che circolano su piattaforme come TikTok e Instagram, sta generando una nuova forma di stigma, mettendo a rischio i percorsi di cura e alimentando la paura di ingrassare, sabotando così il trattamento stesso.
Il problema principale risiede nella percezione distorta che questi video creano. Le persone con DCA, già estremamente sensibili al tema del peso, interpretano questi contenuti come una conferma dei loro timori, rinunciando o interrompendo terapie farmacologiche potenzialmente salvifiche. Questo comportamento, come evidenziato dagli esperti di Lilac-Centro DCA, porta a una *minore aderenza alla terapia e all’interruzione prematura di cure efficaci, aumentando il rischio di ricadute e peggioramento dei sintomi.
Giuseppe Magistrale, psicoterapeuta e co-fondatore di Lilac-Centro DCA, enfatizza che l’apprensione riguardo all’aumento di peso rappresenta una delle ragioni principali per cui i trattamenti farmacologici vengono rifiutati, superando persino la preoccupazione per gli effetti collaterali. Questo dato evidenzia la necessità di un approccio più consapevole e informato alla salute mentale, che tenga conto dell’impatto dei social media e della disinformazione.
## La Realtà Scientifica Contro la Disinformazione Virale
È fondamentale contrastare la disinformazione con dati scientifici solidi. Un’indagine internazionale pubblicata su Jama Netw Open nel 2025 ha rivelato che gli antidepressivi, benché non agiscano direttamente sui sintomi alimentari, favoriscono la stabilità emotiva e diminuiscono significativamente il rischio di ricadute. Analogamente, un’analisi approfondita su oltre 18 antipsicotici ha dimostrato che solo alcune specifiche molecole (olanzapina, clozapina) causano un aumento ponderale medio, mentre la maggior parte non presenta differenze rispetto al placebo.
Quando presente, l’incremento di peso si rivela spesso contenuto e facilmente gestibile.
Questi dati, tuttavia, faticano a competere con il potere delle testimonianze virali sui social media. Per questo motivo, è necessario promuovere una “lettura critica” del digitale, che permetta alle persone di distinguere tra informazioni affidabili e contenuti fuorvianti. Questo implica validare il vissuto soggettivo dei pazienti, divulgare i dati reali e contrastare l’associazione errata tra farmaci e perdita di controllo del corpo.
Marco Papalino, psichiatra di Lilac-Centro DCA, ha lanciato un’esortazione alla responsabilità personale, invitando tutti a “abitare i social in maniera più consapevole, traendo i benefici della divulgazione, ma mantenendo uno spirito critico che ci permetta di distinguere il ‘generico’ dall’’individuale’”. In un’epoca in cui la salute mentale è al centro del dibattito pubblico, è imperativo affrontare il tema degli psicofarmaci con rispetto e competenza, ripristinando il valore intrinseco della cura: quello di considerare la persona nella sua interezza, alleviare i suoi sintomi e sostenerla in ogni fase del percorso, senza pregiudizi.
## Psicofarmaci: Croce e Delizia della Psichiatria Moderna
L’inchiesta condotta da Robert Whitaker mette in luce come gli psicofarmaci, pur essendo strumenti utili e talvolta indispensabili nelle fasi acute del disagio psichico, possano contribuire alla cronicizzazione del quadro morboso se utilizzati in modo prolungato. Questo paradosso solleva interrogativi importanti sul modello meramente biologico della malattia mentale, che prevede che i disturbi siano il frutto di squilibri biochimici completamente correggibili farmacologicamente.
Whitaker mette in evidenza come gli effetti psicotropi dei principali farmaci usati in psichiatria (neurolettici, benzodiazepine, antidepressivi) siano stati scoperti in modo più o meno casuale, piuttosto che attraverso ricerche basate su ipotesi precise relative al funzionamento cerebrale. Questo getta un’ombra sulla reale possibilità di conoscere a fondo il loro meccanismo d’azione, gli effetti terapeutici e i possibili effetti collaterali a lungo termine.
L’autore non nega l’utilità degli psicofarmaci, ma sottolinea come un loro uso eccessivo possa portare a una maggiore facilità di ricaduta nella malattia. I dati che presenta, soprattutto per quanto riguarda la risposta al placebo negli studi controllati randomizzati, sono impressionanti e mettono in discussione l’efficacia reale di alcuni farmaci.
Un altro aspetto preoccupante è l’aumento delle diagnosi di disturbo bipolare, soprattutto tra i giovani. Questo fenomeno potrebbe essere legato a un uso eccessivo di antidepressivi, ma anche a strategie di marketing delle case farmaceutiche, che avrebbero incoraggiato la prescrizione di neurolettici di nuova generazione attraverso laute ricompense e regalini vari agli opinion leader della psichiatria.
Whitaker racconta anche storie di pazienti che hanno tratto beneficio dalla sospensione dei farmaci e cita gli studi del dottor David Healy, uno psichiatra gallese che ha lanciato l’allarme sul possibile aumento del rischio suicidiario legato all’assunzione di antidepressivi. Questi esempi dimostrano la necessità di un approccio più umano e personalizzato alla cura della salute mentale, che tenga conto delle specificità di ogni individuo e che non si limiti alla somministrazione di farmaci.

## Oltre la Farmacologia: Un Approccio Olistico alla Salute Mentale
È fondamentale considerare la salute mentale in un’ottica più ampia, che tenga conto dei fattori psicologici, sociali e ambientali che influenzano il benessere delle persone. Questo significa superare la visione riduzionista che vede la malattia mentale come un semplice squilibrio chimico e adottare un approccio olistico, che integri la farmacologia con la psicoterapia, il supporto sociale e uno stile di vita sano.
Il Binge Eating Disorder (BED), ad esempio, è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da abbuffate compulsive, spesso causate da fattori psicologici come stress, ansia, depressione o traumi. In questi casi, la psicoterapia può essere uno strumento prezioso per aiutare le persone a gestire le proprie emozioni, a sviluppare strategie di coping più efficaci e a migliorare la propria autostima.
Anche l’Open Dialogue finlandese rappresenta un modello interessante di approccio olistico alla salute mentale. Questo sistema, nato in Lapponia negli anni ’60, si basa sull’idea di una terapia “su misura” per le psicosi schizofreniche, che integri tipologie di interventi prima ritenuti antitetici. L’Open Dialogue prevede incontri aperti con il paziente, la famiglia e tutti i professionisti coinvolti, in cui ognuno è chiamato a offrire il proprio contributo. Questo approccio permette di creare un ambiente di fiducia e collaborazione, in cui il paziente si sente ascoltato e supportato.
In definitiva, la salute mentale è un bene prezioso che va tutelato con cura e attenzione. Questo significa informarsi correttamente, evitare la disinformazione sui social media, consultare professionisti qualificati e adottare uno stile di vita sano. Solo così potremo superare lo stigma associato alla malattia mentale e promuovere una cultura del benessere e dell’inclusione.
## Verso una Consapevolezza Terapeutica: Riflessioni Finali
Amici, riflettiamo un attimo. Avete mai pensato a come le nostre paure più profonde possano influenzare le nostre scelte di cura? La paura di ingrassare, ad esempio, può impedirci di intraprendere un percorso farmacologico necessario per la nostra salute mentale. Questo è un esempio lampante di come le nostre credenze e i nostri timori possano sabotare il nostro benessere.
Dal punto di vista della psicologia cognitiva, questo fenomeno si spiega con il concetto di distorsioni cognitive. Le persone con DCA spesso presentano pensieri distorti riguardo al peso e all’immagine corporea, che influenzano le loro emozioni e i loro comportamenti. Una nozione avanzata ci dice che le credenze disfunzionali*, radicate nel profondo, possono agire come filtri attraverso cui interpretiamo la realtà, portandoci a conclusioni errate e dannose.
Vi invito a riflettere su questo: quali sono le vostre paure più grandi? Come influenzano le vostre decisioni? Cercate di identificarle e di metterle in discussione. Parlatene con un amico, con un familiare o con un professionista. Ricordate, la consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento.
- Comunicato stampa di Lilac-Centro DCA su round di finanziamento.
- Pagina del sito di Lilac-Centro DCA con informazioni sul responsabile clinico.
- Studio su JAMA Network Open sull'efficacia degli antidepressivi, citato nell'articolo.
- Studio JAMA Network Open (2025) sull'efficacia degli antidepressivi nei disturbi alimentari.