- Aumentano i disturbi alimentari in Italia: dal 3,4% al 7,8%.
- Dal 2019 al 2024 +64% nuove diagnosi di dca.
- Centro Auryn: dal 2007 supporto globale e prevenzione nelle scuole.
In un panorama contraddistinto dall’aumento allarmante dei disturbi alimentari in Italia—la cui incidenza è balzata dal 3,4% al 7,8%, coinvolgendo quasi quattro milioni di individui (di cui oltre il 90% sono donne)—il Centro Auryn ubicato a Agazzi nella provincia aretina ha recentemente commemorato uno straordinario traguardo: i suoi diciotto anni operativi. Questa celebrazione si è svolta il 15 ottobre 2025, subito dopo la ricorrenza della Giornata Mondiale della Salute Mentale ed ha offerto l’occasione perfetta per ponderare sugli avanzamenti nei trattamenti disponibili così come sulle ricadute nel contesto locale e le sfide che si profilano all’orizzonte. Istituito nell’ottobre del 2007, questo centro è frutto dell’idea visionaria del Dottor Giorgio Apazzi—l’attuale direttore sanitario dell’Istituto—che intendeva dar vita a una realtà interdisciplinare rivolta alla riabilitazione sia funzionale sia sociale per soggetti adolescenti e adulti alle prese con problematiche intricate quali anoressia nervosa, bulimia nervosa o disturbi legati a comportamenti alimentari compulsivi. L’istituzione del servizio si è resa necessaria per fornire una risposta riabilitativa territoriale diurna, concepita in sinergia con l’ambulatorio specialistico della ASL. L’iniziativa propone percorsi altamente flessibili e personalizzati che garantiscono un’accessibilità elevata all’interno degli spazi creati ad hoc: ambulatori funzionali insieme a una cucina terapeutica e a zone destinate sia alle attività individuali che ai gruppi. Grazie a questo modello operativo innovativo, il centro è divenuto un’importante risorsa per la comunità aretina. Infatti, il bisogno registrato non accenna a ridursi; i dati più recenti confermano questa tendenza preoccupante.
I numeri non lasciano spazio a dubbi: dal 2019 al 2024 si registra un incremento significativo delle nuove diagnosi relative ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione pari al 64%, passando dalle 138 segnalazioni fino alle attuali 226 nel contesto italiano.[Repubblica]. Questa crescita esponenziale, in particolare tra i giovani, rende l’operato di centri come Auryn ancora più rilevante e indispensabile.
Il punto di forza del Centro Auryn, fin dai suoi esordi, è stata la presa in carico globale del paziente. Un team interdisciplinare, composto da medico psichiatra, medico nutrizionista, psicologi-psicoterapeuti, dietisti, educatori e tecnici di attività motoria, lavora in sinergia per accompagnare gli individui in un percorso di progressivo miglioramento della qualità della vita. L’intervento è mirato a modificare i comportamenti patologici legati al cibo e al corpo, ma non si limita a questo: coinvolge attivamente la famiglia, riconoscendo il suo ruolo fondamentale nel processo terapeutico. Questo approccio sistemico è in linea con le più moderne tendenze nel trattamento dei disturbi alimentari, che sempre più spesso integrano il nucleo familiare come risorsa preziosa.
Come sottolineato dalla dottoressa Sara Badii, responsabile clinica del centro, Auryn è “diventato maggiorenne”, e questa maturità si riflette nell’impegno costante a fornire percorsi personalizzati, supporto alle famiglie e attività di prevenzione. L’incremento di nuovi casi, specialmente in età pediatrica e adolescenziale, rende l’attività di prevenzione essenziale. Per questo motivo, il centro ha affiancato alle attività terapeutiche un parallelo impegno per la prevenzione nelle scuole, con incontri volti a sensibilizzare gli studenti all’ascolto e alla conoscenza delle proprie emozioni, bisogni e stimoli esterni. Contemporaneamente, vengono offerti percorsi di accompagnamento per i genitori, per aiutarli a comprendere le complessità e le sfide di una fase di vita così significativa come l’adolescenza. Questi sforzi congiunti, dalla cura alla prevenzione, dimostrano la consapevolezza da parte del Centro Auryn della dinamicità del problema e della necessità di un approccio multifattoriale e adattivo.

L’evoluzione dei trattamenti e il ruolo della Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT-E)
L’ambito della nosografia relativa ai disturbi alimentari è caratterizzato da una continua evoluzione densa di significato: oggi si riscontra un’accresciuta attenzione verso metodologie sempre più individualizzate ed efficienti nella loro applicazione. Fra queste spicca senza dubbio la terapia cognitivo-comportamentale (TCC), nota soprattutto nella sua forma “enhanced” (CBT-E), considerata il trattamento privilegiato per svariate tipologie di disturbi del comportamento alimentare – dalla bulimia nervosa all’anoressia fino al disturbo da ingestione incontrollata. Progettata negli anni ’90 dal rinomato studioso Christopher Fairburn, questa modalità terapeutica trae forza dall’assunto che, benché i vari disturbi possano presentarsi sotto forme disparate, essi rivelano fondamenti comuni nei meccanismi psicologici alla base. Tale impostazione trasversale permette quindi l’applicazione uniforme della medesima strategia clinica, necessitando però di opportune adattamenti; questo vale tanto per individui ricoverati quanto per quelli seguiti ambulatorialmente e include anche sia adulti sia adolescenti nel trattamento delle rispettive categorie diagnostiche. L’approccio della CBT-E mira a intervenire sulle specifiche psicopatologie che alimentano il disturbo, affrontando con particolare attenzione aspetti come l’esagerata valutazione del peso e delle forme corporee, il perfezionismo patologico, una ridotta autostima e l’intolleranza nelle relazioni emotive.[State of Mind]. Un elemento distintivo e imprescindibile in questo contesto terapeutico risiede nella sua flessibilità, capace di essere modellata secondo le particolari necessità dell’individuo sottoposto a trattamento; tale adattabilità rappresenta un fulcro essenziale nella creazione della erapia personalizzata.
Analisi comparative hanno rivelato che gli individui affetti da bulimia nervosa presentano un incremento significativo nel loro benessere mediante l’impiego della CBT-E; nondimeno persiste una considerazione rilevante: il rischio di recidiva costituisce ancora una sfida decisiva. Inoltre, tra le innovazioni più rilevanti emerge il New Maudsley Model, concentrandosi sulla famiglia quale pilastro fondamentale nel cammino verso la salute psicologica, soprattutto nei giovani colpiti da anoressia nervosa. Questa metodologia, inizialmente concepita per affrontare i problemi legati all’anoressia, ha subito mutamenti significativi per includere anche altre tipologie d’interventi terapeutici e valorizza in modo evidente l’importanza degli appartenenti al nucleo familiare nella remissione dei disturbi alimentari.
Il futuro delle terapie psicologiche sembra orientarsi sempre più verso modelli integrativi che utilizzano nuove risorse tecnologiche, quali la realtà virtuale. Questi strumenti offrono opportunità senza precedenti per modulare gli interventi terapeutici attorno ai bisogni specifici dei pazienti, rendendo così ogni percorso unico ed efficace nell’affrontare le intricate problematiche legate ai disturbi alimentari. L’evoluzione nei trattamenti sanitari ha superato i confini delle sole psicoterapie convenzionali. Attualmente la ricerca sta indagando territori inesplorati; tra questi spicca l’applicazione dei farmaci nel trattamento della Night Eating Syndrome (NES), con particolare riferimento alla sertralina, accanto all’utilizzo creativo della psicoterapia familiare, che viene proposta anche ai pazienti privati presso l’Istituto Agazzi dalla dottoressa Federica Grande. Tali programmi mirano ad esaminare le interazioni familiari e il loro impatto sui problemi legati all’alimentazione. Parallelamente all’avvento dell’era 4.0 emergono riflessioni significative riguardo al ruolo delle tecnologie digitali sia nell’emergere che nella cura dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA).
Con una crescente attenzione verso la personalizzazione terapeutica, le innovazioni tecnologiche forniscono mezzi sofisticati in grado di calibrare gli approcci terapeutici secondo le necessità individuali degli utenti coinvolti; tuttavia sebbene più del cinquanta percento delle pazienti possa dirsi guarito dopo cinque anni o più dall’inizio del percorso terapeutico, molti continuano a soffrire da livelli variabili di vulnerabilità o residue manifestazioni del disturbo originale. Questa situazione sottolinea la rilevanza di un follow-up costante e l’implementazione di misure preventive contro le ricadute. La piattaforma disturbialimentari.iss.it, con l’aggiunta della prima cartografia dei centri specializzati sparsi nel territorio italiano, mette in evidenza una sensibilità crescente verso la questione, cercando al contempo di offrire strumenti accessibili a coloro che sono in cerca di aiuto.
Un’attenta analisi sull’adattamento degli approcci terapeutici e sulla fondamentale esigenza di interventi assistenziali mirati si configura come un ciclo incessante. Questo richiede non solo il rinnovamento perpetuo delle metodologie cliniche, ma anche una sinergica cooperazione tra i vari soggetti implicati nella cura.
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Dati e statistiche: una fotografia dei disturbi alimentari in Italia tra il 2024 e il 2025
I dati più recenti dipingono un quadro allarmante riguardo alla diffusione dei disturbi alimentari in Italia, evidenziando una vera e propria emergenza sanitaria, in particolare tra le fasce più giovani della popolazione. Nel 2024, la percentuale di persone affette da disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DCA) ha subito un incremento significativo, passando dal 3,4% al 7,8%. Questo significa che quasi quattro milioni di persone in Italia convivono con queste patologie, con una prevalenza schiacciante, circa il 90%, di sesso femminile. Tuttavia, è importante notare che l’incidenza sta aumentando anche nella popolazione maschile, seppur con numeri inferiori. Per l’anoressia nervosa, si registrano almeno otto nuovi casi ogni 100.000 donne in un anno, e circa 0,8 nuovi casi per gli uomini.
Disturbo | Nuovi Casi (per 100.000) | Incidenza Donne (%) | Incidenza Uomini (%) |
---|---|---|---|
Anoressia Nervosa | 8 | 90% | 0,8% |
Bulimia Nervosa | 12 | 90% | 1% |
Le statistiche per il 2025 continuano a confermare questo trend, con un’attenzione particolare verso le fasce d’età più giovani. I disturbi alimentari si manifestano come un fenomeno complesso non limitabile a problematiche esclusivamente fisiche; al contrario, essi evocano significative implicazioni psicologiche e sociali. Non è raro che questi disturbi siano accompagnati da comorbidità quali la depressione o l’ansia, oltre ad azioni di autolesionismo. In un’analisi sistematica condotta su ben 79 studi e pubblicata nel mese di aprile del 2025, si è scoperto che circa il 35% degli individui affetti da tali patologie ha messo in atto comportamenti autolesivi.[Fabiomeloni]. Questi dati sottolineano la gravità del problema e l’urgenza di un intervento tempestivo e integrato che tenga conto di tutte le dimensioni del benessere del paziente.
L’età di esordio dei disturbi è sempre più precoce, con molti casi che si manifestano già in età evolutiva, un aspetto che complica ulteriormente la prognosi e richiede approcci terapeutici specifici per l’infanzia e l’adolescenza. Le campagne di sensibilizzazione come il “No Diet Day” del 6 maggio 2025 cercano di accendere i riflettori su questo problema, ma è evidente che la sola informazione non basta. È necessario un impegno congiunto da parte delle istituzioni, del sistema sanitario, delle scuole e delle famiglie per fronteggiare questa emergenza. La conoscenza dell’incidenza, dell’età di esordio, del genere e dei fattori di rischio è fondamentale per sviluppare strategie di prevenzione mirate e per allocare le risorse in modo efficiente. Solo attraverso un’azione sinergica e una maggiore consapevolezza sarà possibile invertire la rotta e offrire a chi soffre di disturbi alimentari la possibilità di un percorso di guarigione efficace e duraturo.
Comprendendo la mente: meccanismi cognitivi e comportamentali nei Disturbi Alimentari
I disturbi alimentari non sono semplicemente disordini legati al cibo, ma espressioni complesse di una disregolazione che affonda le radici in processi cognitivi e comportamentali distorti. A un livello basilare della psicologia cognitiva, possiamo osservare come le persone affette da questi disturbi spesso presentino una marcata distorsione dell’immagine corporea. In altre parole, la percezione che hanno di sé è estremamente lontana dalla realtà oggettiva. Anche un lieve aumento di peso può essere percepito come un’enorme ingrassamento, innescando un ciclo disfunzionale di restrizione alimentare e comportamenti compensatori. Questa distorsione è alimentata da un pensiero dicotomico, o “tutto o niente”, dove non esistono sfumature: un errore, un’abbuffata, un chilo in più vengono vissuti come fallimenti totali, senza possibilità di recupero o di contestualizzazione.
Il perfezionismo clinico, un’altra caratteristica centrale, porta a standard irrealistici non solo riguardo all’aspetto fisico, ma anche in altri ambiti della vita, generando un costante senso di inadeguatezza e auto-critica. La questione si manifesta attraverso comportamenti disfunzionali quali l’estrema restrizione calorica, abbuffate sfrenate seguite dalla pratica dell’eliminazione (come nel caso del vomito indotto o dell’utilizzo dei lassativi) nonché dall’eccesso nell’esercizio fisico; tutti questi sforzi mirano al raggiungimento del controllo illusorio, oltre alla riduzione dell’ansia correlata all’immagine corporea e all’autovalutazione. L’approfondita analisi delle suddette dinamiche costituisce un passo fondamentale per supportare coloro che affrontano tali difficoltà nel ristrutturare una connessione più equilibrata con sé stessi riguardo al proprio corpo e alle pratiche alimentari.
A livelli superiori d’analisi cognitiva-comportamentale emerge come i disturbi alimentari siano frequentemente perpetuati da cicli auto-rinforzanti. Consideriamo per esempio la restrizione: in avvio potrebbe determinare una diminuzione ponderale capace d’incrementare illusoriamente la sensazione di un controllo potenziato ma successivamente questa privazione prolungata attiva risposte biologiche ed emozionali accrescendo lo stimolo verso il cibo stesso; ciò conduce a incidenti binge più frequenti. I momenti indulgenti generano quindi sensazioni acute di colpa associabili alla vergogna che trovano solamente temporanea soluzione attraverso le pratiche eliminatorie apportando così ulteriore sostegno al ricorrente ciclo deleterio. La complessità del presente schema è acuita da variabili emozionali ed eventi traumatici. Un ampio numero di individui affetti da disturbi alimentari ha vissuto situazioni sfavorevoli o traumi, compromettendo così sia la loro autoconfidenza sia le abilità necessarie per gestire adeguatamente le proprie emozioni.
L’intervento della terapia cognitivo-comportamentale migliorata (CBT-E) si concentra precisamente su tali dinamiche problematiche: essa mira a identificare e alterare i modelli mentali disfunzionali insieme ai comportamenti nocivi che perpetuano il disturbo stesso. Non si tratta esclusivamente di riaggiustamenti riguardanti peso corporeo o abitudini alimentari; piuttosto il fine ultimo risiede nell’assistere l’individuo nell’elaborazione di strategie adattative per affrontare difficoltà quotidiane, nel promuovere una stima personale più sana ed infine nel costruire un’autopercezione più equilibrata ed empatica verso se stessi. Consideriamo questa questione: fino a che punto siamo suscettibili rispetto ai canoni estetici spesso poco realistici? In quale misura identifichiamo noi stessi attraverso le nostre caratteristiche fisiche? Approfondire tali relazioni va oltre gli individui colpiti da disturbi alimentari; offre anche spunti significativi per ciascuno circa l’importanza della salute psicologica, della resilienza interiore e dell’adozione di un approccio armonioso verso il nostro corpo insieme alla nostra psiche—a prescindere dalle incessanti sollecitazioni sociali e culturali cui siamo soggetti ogni giorno.
Glossario:
- CBT-E: Terapia Cognitivo-Comportamentale Migliorata, un approccio terapeutico usato per trattare i disturbi alimentari che integra interventi cognitivi e comportamentali.
- Anoressia Nervosa: Disturbo alimentare caratterizzato da restrizione dell’assunzione alimentare e paura intensa di aumentare di peso.
- Bulimia Nervosa: Disturbo alimentare caratterizzato da episodi di abbuffate seguiti da comportamenti di eliminazione.
- Disturbo da Alimentazione Incontrollata: Caratterizzato da ricorrenti episodi di abbuffate senza comportamenti di compenso regolari.

