- Fondo fisso per la salute mentale superiore al 5% del Fondo Sanitario.
- Psicologo distrettuale: punto nevralgico nei dipartimenti di salute mentale.
- Aumento della dotazione psichiatrica nei dipartimenti di emergenza e accettazione (dea).
Un’analisi approfondita
Durante la Giornata Mondiale della Salute Mentale si è svolto a Roma un congresso organizzato dal Collegio Nazionale dei Dipartimenti di Salute Mentale (CN DSM), che è stato seguito tramite streaming da più di ottanta località sparse sul territorio italiano. Questo importante evento ha evidenziato l’urgenza di attuare una riforma nel settore mentale affrontando problematiche fondamentali quali lo stigma sociale, l’accessibilità ai servizi sanitari, la mancanza cronica di professionisti qualificati, nonché le dinamiche relative al difficile percorso degli adolescenti nella gestione del loro disagio emotivo. Il principale intento è stato quello di favorire uno scambio proficuo tra il mondo scientifico e quello divulgativo all’interno della comunità.
Il dottor Giuseppe Ducci, nella sua veste di vicepresidente del CN DSM, ha messo in luce l’importanza dei recenti mutamenti nell’ambito sociale ed economico che esigono soluzioni innovative per far fronte alle esigenze che sorgono continuamente. Si presenta così l’opportunità imperdibile per reinventare i paradigmi organizzativi relativi alla salute mentale, in modo da apportare intuizioni scientifiche originali nel contesto attuale.
Le 10 tesi programmatiche del Collegio Nazionale dei DSM
Il CN DSM ha reso note dieci proposte programmatiche destinate al quadriennio 2024-2027; queste sono state simbolicamente affisse su una copia del portale del Duomo situato a Wittenberg come evocativa allusione alle celebri 95 tesi redatte da Martin Lutero. Le questioni centrali sollevate da tali proposte si articolano in vari ambiti rilevanti:
Vi è una fondamentale esigenza di assicurare finanziamenti appropriati per i servizi dedicati alla salute mentale; ciò implica l’adozione dell’impegno a istituire un fondo fisso con vincoli superiori al 5% del Fondo Sanitario Nazionale e Regionale. Si richiede anche il potenziamento della qualità delle prestazioni erogate attraverso la transizione verso modelli terapeutici più innovativi rispetto a quelli puramente farmacologici; questo avverrà tramite la promozione della psicoterapia e della riabilitazione validate scientificamente.
L’espansione dell’accesso ai vari servizi necessita dunque dello sviluppo di interventi localizzati che siano presenti nei contesti quotidiani come case abitative, ambienti lavorativi o istituti scolastici.
L’introduzione poi di un modello organizzativo integrato a livello dipartimentale dovrebbe contemplare tanto le problematiche relative alle dipendenze quanto i bisogni specifici dei giovani.
E infine, è imprescindibile governare gli enti accreditati assicurando così una supervisione attenta nel percorso riabilitativo gestito dai DSM stessi.
L’approccio all’integrazione sociosanitaria prevede una sinergia con i servizi sociali locali accompagnata dall’introduzione del Budget di Salute.
Sottolinea, inoltre, il significativo sviluppo del campo della psicologia clinica, tramite l’implementazione della figura dello psicologo distrettuale che rappresenta un punto nevralgico nel contesto territoriale dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM).
Puntualizza, in aggiunta, sull’importante aspetto riguardante la gestione dei soggetti ritenuti autori di reato: si vuole andare oltre le tradizionali pratiche custodiali adottando un approccio orientato alla cura effettiva.
È fondamentale procedere ad un’attenta valutazione sull’impiego degli strumenti coercitivi a tutela sia dei diritti delle persone coinvolte che per garantire la sicurezza del personale operativo. Infine,
sottolinea, è cruciale intensificare sia la formazione continua che gli sforzi nella ricerca condotta dai DSM.
Questo richiede una collaborazione attiva tra università e Sistema Sanitario Nazionale (SSN) nonché l’incentivazione nella raccolta fondi per sostenere attività di ricerca autonoma.

- Finalmente una riforma che guarda al futuro... 👍...
- Temo che questa riforma non risolverà i problemi... 😔...
- E se invece il problema fosse la società? 🤔......
La proposta di legge di riforma dell’assistenza psichiatrica
Parallelamente alle iniziative del CN DSM, è stata presentata una proposta di legge di riforma dell’assistenza psichiatrica, volta a superare la legge 833/1978. La proposta di legge mira a migliorare la regolamentazione dei ricoveri coatti, a recuperare un approccio più medico basato sulla prevenzione, cura e riabilitazione, e a valorizzare le competenze regionali.
Tra i punti chiave della proposta di legge, si evidenziano:
Particolare riguardo per le categorie di utenti che presentano vulnerabilità sociali e sanitarie.
L’integrazione delle pratiche già consolidate per l’attuazione del trattamento sanitario obbligatorio (TSO).
Un’equilibrata partecipazione del Giudice Tutelare e del Sindaco nei casi in cui si renda necessario estendere la limitazione della libertà personale.
La salvaguardia della dignità e dell’autodeterminazione del paziente psichiatrico, attraverso il contratto terapeutico vincolante, noto come “contratto di Ulisse”. Tra le disposizioni incluse nella legge si trova anche l’aumento della dotazione psichiatrica nei Dipartimenti di Emergenza e Accettazione (DEA). Si prevede la creazione di centri specializzati per ascolto e orientamento, nonché una partecipazione più attiva delle associazioni dei familiari.
Verso un nuovo modello di assistenza psichiatrica: sfide e prospettive
La sottile articolazione della riforma dedicata alla salute mentale in Italia evidenzia l’esigenza imperativa di uno sforzo collettivo tra le istituzioni pubbliche, gli esperti nel campo psichico e il tessuto sociale complessivo. La pianificazione avviata dal CN DSM, unitamente alla proposta legislativa per il ripensamento dell’assistenza psichiatrica, abbozza una traiettoria verso un sistema di supporto sanitario orientato all’individuo stesso; tale sistema aspira a integrare maggiormente i servizi sociali e a rispondere adeguatamente alle dinamiche emergenti. Per giungere a ciò è imprescindibile affrontare efficacemente il pregiudizio persistente riguardante la salute mentale: ciò implica garantire maggiore accessibilità ai trattamenti disponibili, nonché stanziamenti appropriati destinati al benessere e alla riabilitazione delle persone colpite da tali disturbi. È soltanto tramite questo approccio strategico che si potrà generare un contesto comunitario caratterizzato da inclusività piena rispetto ai diritti individuali degli individui affetti da malattie mentali.
Non possiamo trascurarci mentre riflettiamo sulle intricate dinamiche del nostro apparato psichico; infatti, è fondamentale apprezzarne l’importanza critica nella formazione dei nostri stati d’animo. Come sostiene la psicologia cognitiva, l’idea centrale postula che le convinzioni interiorizzate possano esercitare influenze decisive sulle emozioni così come sui comportamenti adottati dalle persone stesse. Pertanto, sebbene possa sembrare innocuo appaiare, un incessante flusso di pensieri negativi rivolti verso sé stessi può sfociare in sentimenti profondamente dolorosi quali ansia o malinconia, e indurre infine nel soggetto tendenze reattive degenerate come l’isolamento personale.
E ora, una nozione più avanzata: la terapia cognitivo-comportamentale (TCC) si basa proprio su questo principio, aiutando le persone a identificare e modificare i pensieri disfunzionali che alimentano i loro problemi emotivi. La TCC non si limita a “far sentire meglio” il paziente, ma gli fornisce strumenti concreti per gestire attivamente i propri pensieri e, di conseguenza, le proprie emozioni e i propri comportamenti.
Pensateci: quante volte vi siete sentiti intrappolati in un circolo vizioso di pensieri negativi? Imparare a riconoscere e a sfidare questi pensieri può essere il primo passo verso una vita più serena e appagante.