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A29 Palermo-mazara: perché gli incidenti stradali causano dissociazione e traumi duraturi?

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  • Nel 2024, in Italia, si sono verificati 173.364 incidenti stradali.
  • 1 persona su 5 coinvolte in incidenti sviluppa stress acuto.
  • Il 10% dei sopravvissuti a incidenti sviluppa PTSD.

I sinistri stradali costituiscono eventi traumatici capaci d’invocare una serie intricata di reazioni psichiche che travalicano nettamente il danno corporeo direttamente osservabile. Le recenti vicissitudini lungo l’A29 Palermo-Mazara del Vallo hanno messo nuovamente sotto i riflettori la gravità e l’assai rilevante frequenza con cui si manifestano questi episodi, sottolineando non solo l’incidenza degli stessi ma anche le gravi conseguenze sulla salute mentale.

Nella cornice degli ultimi giorni di settembre 2025 si sono registrati diversi incidenti su questa significativa arteria della Sicilia. In particolare, il giorno 29 settembre uno sfortunato uomo settantasettenne ha ricevuto cure urgenti presso il Trauma Center di Villa Sofia a causa dei gravi traumi subiti: era stato investito da un’automobile nel momento stesso in cui tentava di abbandonare il suo veicolo immobilizzato. Un evento tanto serio verificatosi vicino allo svincolo noto come Balestrate dimostra quanto possa essere fragile e indifeso chi vive tali esperienze traumatiche sulla strada.

A rendere ancor più angosciante tale panorama è risultata l’accaduto verificatosi quattordici giorni prima; precisamente il 13 settembre quando Mario Mauro – settantunenne originario della Campania – è venuto tragicamente a mancare dopo essere precipitato giù dal viadotto onde proteggersi dietro al guardrail mentre aspettava i soccorsi.

Questo evento ha profondamente colpito l’opinione pubblica, evidenziando una vulnerabilità che va oltre il mero impatto veicolare. A fine agosto 2025, un camion che trasportava sabbia si è ribaltato e incendiato sulla stessa autostrada, causando caos e disagi significativi. Due settimane prima, un tamponamento tra un’auto e un furgoncino aveva provocato lunghe code in direzione Palermo, mentre ad aprile 2025, uno scontro tra auto aveva paralizzato il traffico per Pasquetta.

Data Tipo di Incidente Dettagli Conseguenze
29 Settembre 2025 Investimento Uomo di 67 anni investito Gravi condizioni
13 Settembre 2025 Incidente mortale Mario Mauro precipita da un viadotto Decesso
Fine Agosto 2025 Incendio camion Camion ribaltato Caos e disagi
Aprile 2025 Scontro tra auto Scontro durante Pasquetta Traffico paralizzato

Questi eventi, sebbene diversi per dinamica e conseguenze immediate, condividono la capacità di innescare profonde risposte psicologiche nelle persone coinvolte, non di rado manifestando processi dissociativi acuti. La dissociazione peritraumatica, termine sempre più discusso in ambito psicotraumatologico, descrive una reazione di distacco dalla realtà che si manifesta durante o immediatamente dopo un evento traumatico. Le vittime di incidenti stradali, in particolare, descrivono spesso una sensazione di irrealtà, come se l’esperienza stesse accadendo a qualcun altro o in un film al rallentatore. Questo meccanismo di difesa, sebbene possa offrire una protezione momentanea dal dolore insopportabile, può, se non trattato, compromettere gravemente il benessere psicologico a lungo termine.

La dissociazione peritraumatica come scudo invisibile nel trauma

Il cuore della questione psicologica negli incidenti stradali risiede nella complessa natura del trauma e nella risposta dissociativa. La dissociazione peritraumatica descrive quella sensazione di “non esserci” o di “buco nero” che molte vittime riferiscono, un vuoto mentale caratterizzato da un forte senso di irrealtà e distacco dalla propria persona e dall’ambiente circostante. Non è l’evento oggettivo in sé a determinare l’esperienza traumatica, ma piuttosto la sua integrazione all’interno della struttura cognitivo-affettiva individuale, modulata dalla rete di relazioni e dal personale sistema di appartenenza. Questo significa che la percezione soggettiva della minaccia e la capacità di affrontarla sono fattori cruciali.

La letteratura scientifica ha evidenziato come l’aspetto fattuale, ovvero la gravità dell’incidente, e l’aspetto percettivo, ovvero la percezione del pericolo imminente, siano entrambi rilevanti. In Italia, nel 2024, si sono registrati 173.364 incidenti stradali con 3.030 decessi e 233.853 feriti, evidenziando la gravità della situazione (Rapporto ACI) [ACI].

Le manifestazioni della dissociazione sono variegate. La depersonalizzazione è un sintomo comune, in cui la persona si sente distaccata dal proprio corpo, come se vivesse un’esperienza alienante di passività, perdendo consapevolezza e controllo sulle proprie azioni. È come vivere contemporaneamente in prima e terza persona, dicendosi internamente: “Non sono io che sto vivendo questa brutta esperienza… sta succedendo al mio corpo, ma la mia mente è altrove”. Accanto a questa, la derealizzazione comporta una sensazione di distacco dall’ambiente circostante, percependo il mondo esterno come attraverso una lastra di vetro o uno schermo, con le cose e le persone che appaiono strane, irreali, quasi artificiali o meccaniche. In questi momenti, le vittime possono agire in “pilota automatico”, fuggendo da sé stesse e dal mondo, ma finendo per auto-isolarsi in una “gabbia” psicologica.

Statistiche sui traumatizzati:
  • 1 in 5: proporzione di soggetti coinvolti in incidenti stradali che sviluppano un sindrome da stress acuto.
  • 10%: prevalenza di PTSD tra i sopravvissuti a incidenti stradali.

I processi dissociativi sono meccanismi difensivi che mirano a proteggere gli individui dai dolori insopportabili delle loro esperienze passate. Tuttavia, questi stessi processi tendono ad assumere una forma rigida che impedisce all’individuo la possibilità di dare nuovi significati al trauma subito. Tale rigidità è strettamente collegata a un aumento della probabilità d’insorgenza dei disturbi post-traumatici da stress (PTSD), oltre ad altri effetti clinici negativi se non vengono gestiti correttamente. Analisi più recenti suggeriscono che vi sia una relazione diretta tra dissociazione durante eventi traumatizzanti e il successivo sviluppo del PTSD nelle persone colpite da traumi gravi come terremoti o alluvioni. Ancora più significativamente, esiste una connessione fra questa condizione mentale e il presente stato psicologico dell’individuo: fortuitamente sussistono casi preesistenti come ansia generalizzata o depressione maggiore, oppure l’abuso sistematico di alcol possono intensificare questa vulnerabilità alla dissociazione stessa unitamente al PTSD, limitando così le risorse personali necessarie per affrontare emotivamente le conseguenze legate agli incidenti stradali.

Non sono solo la gravità del trauma a rappresentare i rischi connessi alla dissociazione peritraumatica; si devono considerare anche fattori stressanti percepiti dalle vittime, tra cui l’impotenza e la mancanza di controllo. Tali elementi possono entrare in interazione, alimentando un circolo vizioso nel quale la stessa dissociazione aggraverebbe i sintomi post-traumatici e ostacolerebbe il percorso verso una reale guarigione. La conoscenza approfondita di tali meccanismi risulta cruciale nell’offrire interventi psicologici tempestivi e mirati, capaci di assistere le vittime nella ri-significazione della loro esperienza e nel recupero della propria integrità personale.

Cosa ne pensi?
  • Articolo molto utile per capire le reazioni post-incidente 👍......
  • Trovo riduttivo parlare solo di dissociazione, quando......
  • E se la vera causa fosse la progettazione delle strade 🛣️......

Le conseguenze non trattate e la complessità del trauma

Le implicazioni della dissociazione peritraumatica non si esauriscono nell’immediato post-evento. Se non trattata adeguatamente, può portare a conseguenze a lungo termine che compromettono significativamente la salute mentale e la qualità di vita dell’individuo. Uno degli effetti più comuni è la cronicizzazione dei sintomi post-traumatici e l’intensificazione del Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD). La dissociazione, infatti, può inibire il processo di elaborazione del trauma, bloccando la persona in un ciclo di evitamento e rivisitazione intrusiva dell’evento.

Tra i sintomi dissociativi cronici, spiccano l’amnesia dissociativa, una perdita di memoria per aspetti specifici dell’evento traumatico o per periodi più lunghi, che va ben oltre la normale dimenticanza. Le vittime possono “sospettare” che sia successo qualcosa, ma senza averne un ricordo esplicito, oppure ritrovarsi in luoghi senza sapere come ci sono arrivate, o scoprire di aver fatto qualcosa senza ricordarlo. Questi fenomeni non sono semplici disattenzione, ma derivano dal fatto che diverse “parti” della personalità operano in modo inconsapevole l’una all’altra.

A livello transdiagnostico, una dissociazione elevata predice scarsi risultati clinici, a meno che non venga trattata direttamente. Le persone possono sviluppare difficoltà nella regolazione emotiva, problemi di identità e difficoltà interpersonali. In casi più gravi, la dissociazione può evolvere in disturbi dissociativi complessi, come il Disturbo Dissociativo di Identità, caratterizzato da depressione, ansia, abuso di sostanze, autolesionismo e comportamento suicidario, tutti molto frequenti in chi ne soffre.

Trattamenti efficaci: La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) sono stati dimostrati come efficaci nel trattamento della dissociazione nei pazienti traumatizzati.

La dissociazione origina spesso quando un’esperienza è talmente minacciosa o soverchiante da non poter essere integrata pienamente, soprattutto in assenza di adeguato supporto emotivo. Diventa una strategia di “sopravvivenza” per affrontare traumi precoci, permettendo di andare avanti nella vita quotidiana ma lasciando “parti” della personalità bloccate nell’esperienza risolta. Il cervello, in condizioni di stress estremo e percezione di impotenza, attiva meccanismi di difesa che vanno dall’attacco/fuga al “freezing” (congelamento) o al “faint” (svenimento/distacco). Quest’ultima risposta, mediata dalla parte dorsovagale del sistema nervoso autonomo, porta a un disimpegno, passività, appiattimento degli affetti e disconnessione dai centri superiori, all’origine della deriva dissociativa. L’effetto di un trauma complesso può determinare, oltre ai sintomi del PTSD semplice, deficit nella regolazione emotiva e nella percezione del sé.

Oltre il buio: la ricostruzione dell’integrità psicologica

La comprensione della dissociazione peritraumatica e delle sue ramificazioni è cruciale per la psicologia moderna, in particolare nell’ambito della psicologia clinica e della psicotraumatologia. Il trauma, inteso non come l’evento in sé ma come il modo in cui esso viene interiorizzato e incide sulla mappa cognitivo-affettiva e relazionale dell’individuo, mette in luce la resilienza e la vulnerabilità umana. In questo contesto, l’episodio tragico sulla A29 Palermo-Mazara del Vallo assume un significato non solo cronistico, ma diviene un monito sui profondi effetti che eventi come gli incidenti stradali possono avere sulla psiche.

Una nozione basilare della psicologia cognitiva ci insegna che il nostro cervello tende a dare un senso, a costruire una narrazione coerente degli eventi. Quando un’esperienza è eccessivamente dolorosa o incomprensibile, come un trauma, questo processo può bloccarsi o, appunto, “dissociarsi”. È come se la mente, per proteggersi, creasse un compartimento stagno, isolando i ricordi e le emozioni più difficili. La persona può così continuare a funzionare nella vita quotidiana, ma a caro prezzo, poiché quelle “parti” bloccate continuano a vivere il trauma come se fosse attuale, generando ansia, paura e un senso di irrealtà.

A un livello più avanzato di psicologia comportamentale e psicotraumatologia, si comprende che la dissociazione non è un difetto, ma una strategia di sopravvivenza. È un meccanismo di difesa estremo che il nostro sistema nervoso autonomo attiva quando percepisce una minaccia soverchiante e una completa impotenza. Si passa da uno stato di iperattivazione (attacco o fuga) a uno di ipoattivazione (freezing o faint), dove la disconnessione dai propri pensieri, emozioni e persino dal proprio corpo diventa l’ultima risorsa per sfuggire al dolore insostenibile. Questo stato altera la percezione del tempo e della realtà, trasformando l’evento in un incubo o in un film al rallentatore, come testimoniato dalle vittime.

Risultati positivi della terapia: Il trattamento tempestivo per la dissociazione può portare a una notevole riduzione dei sintomi e un miglioramento della qualità della vita nei sopravvissuti a traumi.

Di fronte a queste evidenze, la sfida terapeutica è quella di aiutare la persona a ri-integrare le “parti” dissociate. Non si tratta di cancellare il ricordo del trauma, ma di inserirlo in una nuova narrativa, dove la libertà e il senso di controllo sul proprio vissuto possano essere ripristinati. Metodi come la terapia sensomotoria o l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), con i loro protocolli adattati per la traumatizzazione complessa, mirano a stabilizzare il paziente, a rafforzare le sue capacità di regolazione emotiva e a facilitare un dialogo con e tra le parti dissociate. Solo sentendosi al sicuro nel presente, e rimanendo all’interno della propria “finestra di tolleranza emotiva”, è possibile elaborare i ricordi traumatici irrisolti. È un percorso difficile, che richiede professionalità e delicatezza, ma che permette di riscoprire l’integrità del proprio sé e di non essere più spettatori, ma protagonisti della propria vita.

Glossario:
  • PTSD: Disturbo Post-Traumatico da Stress, una condizione psicologica scatenata da esperienze traumatiche.
  • Dissociazione: Una condizione di tipo affettivo, nella quale si verifica una netta frattura fra le funzioni cognitive, le esperienze emotive e i ricordi.

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