- Nel 2025, l'APA ha declassato l'EMDR a trattamento secondario per il PTSD.
- Il 5.6% della popolazione mondiale soffre di PTSD.
- La Flash Technique riduce la vividezza dei traumi in modo più piacevole.
Le nuove frontiere del trattamento del PTSD: l’EMDR ricalibrato
Un’importante evoluzione nell’ambito dei trattamenti destinati al disturbo da stress post-traumatico (PTSD) è stata recentemente sancita dalla pubblicazione avvenuta nel febbraio 2025 delle nuove linee guida della American Psychological Association (APA). Queste indicazioni rappresentano il risultato di un’attenta analisi delle più recenti scoperte scientifiche e introducono una nuova classificazione dell’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), la quale ha ricoperto per quasi vent’anni la posizione privilegiata tra le cure disponibili contro i traumi. La terapia EMDR ha ottenuto riconoscimenti unanimi da enti rinomati quali NICE, ISTSS e ONU in quanto metodo terapeutico più valido; tuttavia adesso si ritrova in competizione con altre tecniche variegate ed è stata relegata alla classe dei trattamenti secondari. Tale riorganizzazione non riduce affatto la sua efficacia — restano comunque presenti evidenze moderate del suo valore — bensì mette in evidenza la crescente rilevanza d’interventi psicoterapeutici alternativi che hanno dimostrato un’efficacia nettamente superiore sulla base degli studi comparativi condotti e dei risultati costantemente positivi ottenuti.
Secondo le nuove linee guida APA 2025, l’EMDR non è più la terapia di prima scelta per il PTSD. Le terapie più efficaci incluse sono:
- Terapia di Esposizione Prolungata (PE)
- Terapia di Elaborazione Cognitiva (CPT)
- Terapia Cognitivo-Comportamentale focalizzata sul trauma (TF-CBT)
Il PTSD è una condizione debilitante che si manifesta in individui esposti a eventi di natura traumatica, come guerre, violenze sessuali, incidenti gravi o rapine. Tali esperienze possono generare ricordi intrusivi, flashback dissociativi e un’iperattivazione fisiologica costante, compromettendo significativamente la qualità della vita degli individui. Si stima che circa il 5,6% della popolazione mondiale sia affetto da PTSD, rendendo la ricerca di trattamenti efficaci una priorità assoluta per la salute mentale globale.
Le linee guida APA 2025 mettono in luce un trio di interventi cognitivi come le terapie di prima scelta: la Terapia di Esposizione Prolungata (PE), la Terapia di Elaborazione Cognitiva (CPT) e la Terapia Cognitivo-Comportamentale focalizzata sul trauma (TF-CBT). La PE si concentra sulla ripetuta e graduale esposizione al ricordo traumatico per ridurre l’ansia e l’evitamento. La CPT mira a identificare e modificare i pensieri distorti legati all’evento traumatico e alle sue conseguenze. La TF-CBT combina esposizione, tecniche cognitive e strategie di coping. Questi approcci, pur differenti nella loro applicazione, condividono un focus sulla rielaborazione delle informazioni e sulla modifica degli schemi cognitivi disfunzionali.
Per approfondire l’efficacia dell’EMDR e le recenti linee guida:Fonte: State of Mind
L’EMDR, sebbene retrocesso, mantiene un ruolo significativo, affiancando nella categoria di seconda scelta altre terapie cognitive come la Terapia Cognitiva (CT) e la Terapia di Esposizione Narrativa (NET). La sua efficacia continua a essere riconosciuta, seppur con un livello di evidenza inferiore rispetto alle terapie di prima scelta. La situazione attuale mette in luce una increasing intricacy nella scelta della strategia terapeutica ottimale, incoraggiando la comunità accademica a intraprendere nuove indagini comparative focalizzate sulla durabilità dei risultati e sui principi che governano i vari approcci. Le discussioni nel campo scientifico riguardanti l’EMDR hanno specificamente portato alla luce questioni relative alla standardizzazione delle procedure, oltre alle modalità di misurazione della sua efficacia. Questo scenario spinge verso un’esigenza di realizzare studi più rigorosi e con controllo metodologico preciso.
I fondamenti neurobiologici delle strategie di intervento in caso di trauma: una disamina approfondita del processo di guarigione cerebrale
La comprensione dei meccanismi neurobiologici alla base delle terapie per i traumi sta rivoluzionando l’approccio alla salute mentale, rivelando come il cervello sia un organo dinamico capace di straordinari adattamenti. La neuroplasticità, la capacità del cervello di modificare la propria struttura e funzione, è il fulcro di questo processo di guarigione. Traumi intensi o prolungati, come abusi, guerre o disastri, possono alterare profondamente l’attività di specifiche aree cerebrali, tra cui l’amigdala (coinvolta nella paura), l’ippocampo (essenziale per la memoria) e la corteccia prefrontale (responsabile della razionalità e del controllo emotivo).
Studi dimostrano che la neuroplasticità favorisce la rigenerazione neuronale in risposta a traumi. La pratica della mindfulness può attivare processi neuroplastici che migliorano la resilienza e la gestione dello stress associato a eventi traumatici. [Staff, Scientific Reviews]
In soggetti affetti da PTSD, l’ippocampo mostra spesso un volume ridotto, compromettendo la memoria e l’elaborazione contestuale. Il processo dell’amigdala, noto per diventare iperattivo in contesti ansiosi o stressanti, dà origine a reazioni estreme d’inquietudine che si concretizzano nell’ipervigilanza. Al contrario, la corteccia prefrontale presenta segni evidenti d’ipoattività: ciò comporta un deficit nelle funzioni legate al controllo delle emozioni così come nelle capacità decisionali. Tali mutamenti neurologici giocano un ruolo determinante nel perpetuare i sintomi derivanti da esperienze traumatiche; ciò tiene gli individui immersi in uno stato cronico d’allerta prolungata e un dolore incessante. Nonostante questa condizione sfavorevole, ecco che entra in gioco il concetto della neuroplasticità quale potenziale strumento di recupero ed evoluzione personale. I percorsi terapeutici sono multifaceted: pratiche quali psicoterapia, mindfulness e movimento fisico offrono opportunità reali per correggere o adattarsi a tali disfunzionalità. Come elementi propulsivi agiscono anche esperienze interpersonali positive; relazioni caratterizzate dall’attaccamento sicuro contribuiscono alla liberazione dell’Dopamina, e giova nella modulazione delle attività nel nostro sistema limbico. Dalla parte della resilienza emerge un miglioramento nella comunicazione tra aree cerebrali; s’intende proprio fra corteccia prefrontale (area associata alla riflessione critica) ed amigdala (settore implicato nell’emozione). Un’efficace operatività anche del sistema nervoso autonomo, mensile da numerose variabili, incluse soglie minime richieste da BDNF (|~|cuté pour nos périls de cérébraux?>|~|).
Neuroplasticità e mindfulness: interazione terapeutica
La pratica della mindfulness, che si configura come un esercizio di presenza consapevole priva di giudizi, ha rivelato effetti positivi sul bilanciamento delle emozioni e sull’alleviamento dello stress. L’adozione regolare di tali tecniche può generare cambiamenti tangibili nell’architettura cerebrale, incluse le incrementate quantità di materia grigia nella zona della corteccia prefrontale. Queste modifiche sono correlate a una maggiore abilità nel controllo esecutivo, oltre a un abbattimento dei livelli d’ansia. [Siegel, 2010]
Per ulteriori approfondimenti su neuroplasticità e mindfulness:Fonte: Silvia Michelini
L’EMDR, sebbene i suoi meccanismi d’azione siano ancora oggetto di studio, si ipotizza agisca facilitando il riconsolidamento della memoria, permettendo la rielaborazione e la modifica dei ricordi traumatici. La stimolazione bilaterale, attraverso movimenti oculari o altri stimoli tattili o acustici, attiverebbe regioni cerebrali coinvolte nell’elaborazione della memoria, tra cui l’ippocampo. Studi di neuroimaging hanno rivelato cambiamenti nell’attività cerebrale durante e dopo la terapia EMDR, suggerendo un impatto sulle reti neurali coinvolte nell’elaborazione emotiva e nella memoria. In particolare, è stato osservato uno spostamento dell’attivazione massima dal sistema limbico “emotivo” a regioni corticali “cognitive”, con un aumento significativo del volume della materia grigia nel giro paraippocampale sinistro e una diminuzione nel talamo sinistro.
Flash Technique: un’alternativa all’EMDR
La Flash Technique, sviluppata da Philip Manfield, ha mostrato effetti promettenti nel trattamento dei traumi, offrendo un approccio che potrebbe integrare o sostituire l’EMDR. Questa tecnica richiede al paziente di focalizzarsi su un’esperienza positiva mentre si attiva una stimolazione bilaterale, facilitando così la rielaborazione delle memorie traumatiche senza sovraccaricare il sistema emotivo. Does this match with the original analysis of EMDR’s effectiveness? In uno studio del 2021 su Frontiers of Psychology, la Flash Technique si è mostrata efficace nel ridurre la vividezza e le emozioni disturbanti delle memorie traumatiche, percepita come più gradevole rispetto all’EMDR stesso. [Brouwers et al., 2021]
La Flash Technique è una possibilità terapeutica complessa e delicata che permette di affrontare memorie traumatiche senza la gravità emotiva associata. La sua applicazione potrebbe segnalare un’evoluzione nel trattamento del PTSD. [IPSIco]
La scelta terapeutica: navigare tra evidenze e specificità
La decisione su quale terapia adottare per il trattamento del trauma è un processo sfaccettato che va ben oltre la semplice classificazione di “prima” o “seconda scelta”. Essa richiede una comprensione approfondita non solo delle evidenze scientifiche relative all’efficacia delle diverse metodologie, ma anche delle specificità cliniche e personali del paziente. L’American Psychological Association (APA), nel suo aggiornamento del febbraio 2025, ha ridefinito il panorama delle terapie per il PTSD, elevando la Terapia di Esposizione Prolungata (PE), la Terapia di Elaborazione Cognitiva (CPT) e la Terapia Cognitivo-Comportamentale focalizzata sul trauma (TF-CBT) a interventi di prima scelta, pur riconoscendo l’efficacia dell’EMDR, ora classificato come seconda scelta. Questa distinzione, basata su studi comparativi e una maggiore consistenza nei risultati per i primi, non implica una devalorizzazione dell’EMDR, bensì una contestualizzazione della sua applicabilità e della sua relativa efficacia in confronto ad altri approcci.
Un esempio interessante di evoluzione terapeutica è rappresentato dalla Flash Technique, emersa come strumento complementare, e talvolta alternativo, all’EMDR. Sviluppata da Philip Manfield per superare le resistenze all’accesso della memoria traumatica senza attivare eccessivi livelli di disagio, la Flash Technique mira a una elaborazione “subliminale”. Richiede al paziente di identificare il ricordo e di focalizzarsi su un’esperienza positiva, introducendo poi brevi interruzioni visive (come lo sbattimento delle ciglia) o verbali (la parola “Flash”). Si ipotizza che questa tecnica aggiri le difese del paziente, permettendo al ricordo di transitare dalla memoria a lungo termine a quella di lavoro in modo inconscio, dove può essere elaborato senza sovraccaricare il sistema emotivo. Uno studio del 2021 su Frontiers of Psychology ha mostrato che la Flash Technique è efficace quanto l’EMDR nel ridurre la vividezza e le emozioni disturbanti delle memorie traumatiche, ma viene percepita come più piacevole.
La scelta tra diverse terapie deve quindi considerare vari fattori. Per i bambini e gli adolescenti con PTSD, ad esempio, studi specifici hanno confermato la validità dell’EMDR, talvolta con percentuali di successo superiori rispetto alla TF-CBT. La maggiore brevità dell’EMDR in questi contesti ha anche portato a un tasso minimo di abbandono terapeutico, aspetto cruciale per i pazienti più giovani. Tuttavia, questi studi spesso presentano limitazioni quali la dimensione ridotta del campione e l’assenza di gruppi di controllo, rendendo difficile la generalizzazione dei risultati e la deduzione sugli effetti a lungo termine.
Per approfondire i fattori che influenzano la scelta terapeutica:Fonte: Ordine Psicologi
Oltre la diagnosi: il cammino verso un benessere autentico
Nel complesso paesaggio della salute mentale, ogni esperienza vissuta, ogni pensiero elaborato, ogni emozione percepita, incide profondamente sulla nostra architettura cerebrale. La psicologia cognitiva e comportamentale ci insegnano che non siamo semplici recettori passivi degli eventi, ma attori protagonisti nella costruzione della nostra realtà interna. I traumi, grandi o piccoli, non scompaiono semplicemente nel tempo; essi vengono “memorizzati” nel cervello, in particolare nell’amigdala e nell’ippocampo, influenzando le nostre risposte emotive e comportamentali. Queste tracce non sono immutabili. Qui entra in gioco una nozione base ma potente: il cervello è dotato di neuroplasticità. Significa che ha una meravigliosa capacità di rimodellarsi, di creare nuove connessioni, di imparare e disimparare. Le terapie, come l’EMDR o la Terapia Cognitivo-Comportamentale, non sono solo “cure parlate”. Sono vere e proprie esperienze di apprendimento che, attraverso tecniche mirate, aiutano il cervello a rielaborare le informazioni traumatiche, a rafforzare sinapsi più funzionali e a modificare gli schemi di pensiero e comportamento che ci intrappolano nella sofferenza.
Per chi volesse approfondire, una nozione più avanzata riguarda l’interazione tra la corteccia prefrontale, sede della razionalità e del controllo cognitivo, e l’amigdala, centro delle reazioni emotive primarie. In situazioni di stress o trauma, l’amigdala può “prevaricare” la corteccia prefrontale, innescando risposte di attacco o fuga incontrollabili. La psicoterapia, in questo contesto, mira a potenziare la capacità della corteccia prefrontale di influenzare e inibire l’amigdala. Questo non significa sopprimere le emozioni, ma piuttosto imparare a contestualizzarle, a comprenderle e a gestirle in modo più adattivo. Si tratta di un cammino complesso, ma possibile, che ci permette di passare da reazioni automatiche a risposte più consapevoli e libere. La costante ricerca in questo campo ci mostra che il benessere, anche dopo le esperienze più difficili, non è un’illusione, ma una meta raggiungibile attraverso la profonda e dinamica capacità del nostro cervello di rigenerarsi e trasformarsi.
Glossario:
- EMDR: Eye Movement Desensitization and Reprocessing, una terapia per il trattamento di traumi.
- Flash Technique: tecnica terapeutica che facilita l’elaborazione dei ricordi traumatici senza sovraccarico emotivo.
- Neuroplasticità: capacità del cervello di rimodellarsi e cambiare le proprie connessioni neuronali attraverso l’esperienza.