Splash a Oristano: lo sport che trasforma la salute mentale

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  • Il progetto "Splash" a Oristano coinvolge 51 giovani con disagi psichici.
  • L'oms riconosce l'importanza dell'attività fisica per la salute.
  • Uno studio su 42.469 persone collega sedentarietà e depressione.

Nel cuore pulsante della Sardegna, a Oristano, un progetto audace e innovativo sta ridefinendo il concetto di cura nel campo della salute mentale. Denominato “Splash” e promosso dal dipartimento di Salute Mentale dell’ASL locale, in una sinergica collaborazione con l’Associazione sportiva dilettantistica Eolo Beachsport, questa iniziativa si distingue per il suo approccio terapeutico basato sull’attività fisica e sull’interazione sociale. Non si tratta di una semplice proposta ricreativa, ma di un vero e proprio modello di sport-terapia che ha coinvolto cinquantuno giovani, di età compresa tra i venti e i trent’anni, provenienti dai Centri di Salute Mentale di Oristano, Ghilarza e Bosa. Questi ragazzi, spesso alle prese con le sfide complesse del disagio psichico, hanno avuto l’opportunità di immergersi in un programma estivo e autunnale di corsi all’avanguardia: dalla vela al windsurf, dal sup al beach tennis, tutte attività svolte nella suggestiva cornice di Torre Grande.

L’obiettivo primario di “Splash” va ben oltre il mero esercizio fisico. Come sottolineato dal direttore del dipartimento di Salute Mentale, Antonello Mignano, i benefici per i partecipanti sono multiformi e profondi. Se da un lato l’attività sportiva stessa si configura come un potente strumento terapeutico, capace di agire positivamente sul benessere psicofisico, dall’altro lato il progetto mira a una riconquista fondamentale dell’autonomia personale. È illuminante osservare come giovani che in precedenza faticavano a uscire di casa, abbiano iniziato a prendere autonomamente i mezzi pubblici per raggiungere la spiaggia e partecipare alle lezioni. Questo aspetto, apparentemente marginale, rappresenta in realtà una vittoria significativa nella battaglia contro l’isolamento e lo stigma, dimostrando la capacità di queste persone di riappropriarsi di spazi e tempi, costruendo una quotidianità più ricca e indipendente. “Splash” non è un’iniziativa isolata, ma si inserisce in un contesto più ampio di programmi volti a promuovere l’inclusione sociale e l’autonomia. È, infatti, uno dei due progetti sardi che hanno meritato il finanziamento ministeriale, vincendo un bando nazionale del Ministero dello Sport. Questo riconoscimento, che ha selezionato quaranta iniziative su oltre mille candidati a livello nazionale, attesta la qualità e l’innovazione metodologica del progetto oristanese. Oltre alle attività acquatiche e di spiaggia, il Dipartimento di Salute Mentale di Oristano propone un ventaglio di interventi diversificati, che spaziano dall’agricoltura sociale alla biodanza, dai corsi di scrittura creativa a quelli musicali, dal calcio a cinque agli scacchi, fino alle attività artigianali come ricamo e disegno. Un eco-sistema terapeutico che abbraccia molteplici forme di espressione e interazione, tutte con il medesimo scopo: favorire il reinserimento e il benessere di individui che, pur nella loro vulnerabilità, possiedono risorse inestimabili.

L’attività fisica come catalizzatore del benessere psicofisico e sociale

Il successo di iniziative come “Splash” non è casuale, ma affonda le radici in un solido corpo di evidenze scientifiche che riconoscono nell’attività fisica un alleato fondamentale per il benessere totale dell’individuo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, fin dal 2014, ha ampliato la definizione di attività fisica, includendo non solo lo sport pianificato, ma ogni movimento corporeo che comporti un dispendio energetico – dal lavoro al gioco, dalle faccende domestiche al camminare, dal pedalare al viaggiare e impegnarsi in attività ricreative. Questa visione olistica permette di comprendere come l’esercizio fisico, indipendentemente dalla sua forma specifica, sia cruciale per la salute.

Numerosi studi hanno infatti confermato la stretta correlazione tra l’attività fisica regolare e una riduzione del rischio di patologie croniche come il diabete o alcuni tipi di tumori, come evidenziato da ricerche già nel 2010. Inoltre, un recente studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità ha esaminato l’impatto dell’attività fisica strutturata sul benessere psicologico dei giovani, confermando che forme di esercizio come sport di squadra, danza e yoga risultano efficaci nella riduzione di sintomi depressivi e nella promozione dell’autostima e del funzionamento sociale nei giovani[ISS]. Nel dominio della salute mentale si palesano con evidenza sbalorditiva i vantaggi derivanti dall’attività fisica. Le ricerche scientifiche attuali hanno confermato inequivocabilmente una correlazione positiva e direttamente proporzionale tra la pratica sportiva e il benessere psichico. Già dal 2006 vari studi avevano dimostrato che l’esercizio non soltanto eleva il morale incrementando le emozioni positive, ma incide favorevolmente anche sulla qualità della vita generale degli individui; esso favorisce un’autoefficacia migliorata ed ottimizza le interazioni sociali creando legami significativi. I riscontri osservabili nell’ambito del miglioramento psicologico indicano chiaramente quanto la disciplina sportiva costituisca una strategia preventiva pregevole contro le malattie mentali, fungendo altresì da supporto valido nella gestione dei sintomi correlati ad ansia, stress e depressione già analizzati nel lontano 2000. Un’indagine su un vasto campione di 42.469 persone ha rivelato che uno stile di vita sedentario si associa con frequenza all’insorgenza di stati depressivi; ciò sottolinea in modo inequivocabile quanto sia fondamentale l’integrazione dell’attività fisica quale intervento strategico per arginare tale problema, difatti alla base è individuata tra le prime cause globali d’invalidità. In aggiunta a quanto affermato precedentemente, i vantaggi derivanti dall’esercizio fisico trascendono la mera prevenzione della depressione; essi abbracciano anche la tutela delle funzioni cognitive, ritardando così il manifestarsi del declino cognitivo. Infatti, praticare attività fisica incrementa la sintesi di serotonina, noradrenalina ed endorfine: questi sono composti chimici che hanno un ruolo fondamentale nel regolare lo stato d’animo e nel favorire il miglioramento dell’attenzione, oltre alle abilità di risoluzione dei problemi. [Humanitas]. L’importanza spesso trascurata dell’attività motoria si manifesta in modo significativo nell’ambito dell’interazione sociale. Gli individui che si dedicano regolarmente all’esercizio non solo traggono vantaggio dall’affetto collettivo, ma riescono anche a contenere l’isolamento umano ed attenuare gli effetti deleteri dello stress sulla loro salute psicofisica.

La comunicazione interpersonale gioca un ruolo chiave nella condivisione dei sentimenti, oltre ad incoraggiare azioni di mutuo soccorso: entrambe queste dinamiche sono essenziali per garantire il benessere psichico. Come osservato nel 2012, è emerso chiaramente che il coinvolgimento in attività sportive contribuisce significativamente alla capacità individuale di gestire le emozioni; ciò produce esperienze affettive positive ed alimenta una disposizione al buonumore. L’autoefficacia diventa quindi uno strumento cruciale per mantenere una buona forma mentale. Praticare sport genera infatti un aumento della stima corporea, risultando in una visione più favorevole del proprio aspetto fisico così come delle proprie abilità motorie; tale fenomeno è stato documentato da studi già nel 1986 e continuati fino al 2006.

Cosa ne pensi?
  • Che bello questo progetto! Dimostra come lo sport possa davvero......
  • Ma siamo sicuri che questo approccio sia adatto a tutti i disturbi......
  • Interessante l'idea di usare lo sport, ma non dimentichiamo l'arte e la cultura... 🎨🎭...

Sport di squadra e sviluppo sociale: una prospettiva terapeutica

La discussione riguardante i benefici derivanti dall’attività fisica sulla salute mentale merita una considerazione approfondita circa le differenze fra pratiche sportive individuali e quelle collettive. Pur essendo vero che ogni tipo d’esercizio presenta vantaggi indiscutibili per il corpo e la mente umana, lo sport praticato in gruppo permette uno sviluppo sociale più ricco insieme alla gestione efficace delle relazioni interpersonali. In effetti, l’impegno nell’attività sportiva condivisa promuove non soltanto opportunità per socializzare ed esercitare una competizione positiva fra individui, ma offre anche importanti modalità attraverso cui affrontare ansie derivanti dal giudizio esterno o propensioni verso comportamenti introversi. La conquista congiunta degli obiettivi all’interno della squadra rafforza quel sentimento d’appartenenza a una comunità coesa; tale elemento è determinante nel promuovere il benessere generale senza tuttavia incorrere nei rischi collegati alle gare competitive su scala personale.

Inoltre, **la pratica dell’esercizio fisico collettivo – soprattutto quando supervisionata da esperti qualificati – risulta straordinariamente vantaggiosa nel contrasto dei disturbi psicologici** aventi varie origini. Gli studi condotti sul tema evidenziano come l’attività motoria possa incrementare livelli significativi dei neurotrasmettitori fondamentali quali serotonina, noradrenalina, adrenalina ed endorfine; tali sostanze chimiche giocano un ruolo cruciale nel diminuire le tensioni emotive così come nell’elevare il morale degli individui coinvolti, oltre a favorire un significativo miglioramento della concentrazione, della disciplina personale unitamente alle abilità nella soluzione creativa dei problemi. I meccanismi neurobiologici giocano un ruolo cruciale nel garantire che il cervello operi con massima efficienza; pertanto non sorprende che i soggetti affetti da stati depressivi mostrino frequentemente difficoltà nella concentrazione così come nell’attenzione. Praticare attività fisica—seguendo opportuni suggerimenti ed evitando esercizi nelle ore immediatamente precedenti al riposo notturno—può altresì apportare significativi miglioramenti al sonno stesso; questo avviene poiché permette un’efficace riduzione della tensione accumulata durante il giorno e aiuta a liberarsi delle ansie quotidiane. Inoltre, trascorrere tempo immersi nella natura—spesso legato all’ambito dello sport—permette di deviare lo sguardo da pensieri oppressivi, battendo sentieri verso una rinnovata serenità mentale.

Non dimentichiamo inoltre che lo sport gioca un’importante funzione nello sviluppo delle capacità cognitive, sostenendo sia la creatività sia una migliore concentrazione. La capacità di stabilire obiettivi chiari da raggiungere è fondamentale: ogni piccola vittoria funge infatti da potentissimo carburante per alimentare l’autostima individuale ed accrescere la propria fiducia interiore. I giochi collettivi, in modo particolare, fanno emergere competenze indispensabili come la resilienza.
Queste esperienze promuovono valore sociale denso, oltreché abilità relazionali, volti ad ottenere una coerente integrazione comunitaria. Tuttavia, è di fondamentale importanza riconoscere e affrontare il rischio di una dipendenza dallo sport, un fenomeno che può essere amplificato dai modelli sociali attuali.

I sintomi di tale dipendenza sono simili a quelli di altre forme di dipendenza: ansia quando si salta un allenamento, ossessività nel controllo dell’attività fisica, difficoltà a concentrarsi su altri aspetti della vita, e un desiderio incessante di superare i propri limiti. È cruciale sapersi fermare quando la stanchezza prevale e quando lo sport diventa l’unico pensiero dominante, cercando aiuto se necessario.
L’attività fisica si rivela un valido supporto per tutti i disturbi dell’umore e per la gestione della “nebbia cognitiva”, spesso associata al Covid-19 o a una scarsa qualità del sonno. Per i pazienti che lamentano stanchezza mattutina e confusione mentale, una camminata spedita all’alba, preferibilmente all’aperto e alla luce del sole, può attivare e rivitalizzare il corpo e la mente, offrendo un inizio di giornata più energico e positivo. L’interazione fra benessere psicologico ed esito nelle discipline sportive presenta una relazione complessa: l’autoefficacia, intesa come riconoscimento delle proprie risorse necessarie al conseguimento dei traguardi, accompagnata dalla fiducia nelle abilità personali, ha effetti altamente positivi sul rendimento atletico. Inoltre, facilita l’affrontare le pressioni legate alle competizioni. Un chiaro esempio di tale dinamica si osserva nella carriera della celebre nuotatrice Benedetta Pilato; questa atleta ha saputo trasformare il dolore associato a una sfortunata esperienza olimpica in uno sprone verso un’autentica realizzazione personale. La sua esperienza evidenzia chiaramente come un approccio resiliente e la capacità di accettare le valutazioni esterne possano realmente aprire le porte al successo. In conclusione, lo sport dovrebbe costituire un supporto alla salute psichica, piuttosto che limitarsi ad essere semplicemente uno strumento competitivo da cui derivare autoidentificazione esclusiva dai risultati conseguiti o dal senso d’insuccesso nel caso contrario. È vitale dedicarsi ad introspezioni riguardanti i propri talenti innati insieme agli stimoli alla base della loro esplorazione: il dialogo con amici, così come con allenatori o membri familiari, diviene cruciale perché il sentiero verso il benessere mentale richiede necessariamente partecipazione collettiva.

Oltre la superficie: la psicoterapia dello sport e l’equilibrio delicato

Il progetto “Splash” e le numerose evidenze scientifiche che sostengono il ruolo dell’attività fisica nella salute mentale ci invitano a una riflessione più profonda. Siamo di fronte a un campo in cui la psicologia cognitiva e la psicologia comportamentale offrono intuizioni preziose. Una nozione fondamentale in psicologia cognitiva è che le nostre credenze e percezioni influenzano profondamente le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Le persone che soffrono di disagio mentale spesso sviluppano credenze negative riguardo a sé stesse e al mondo, alimentando un circolo vizioso di isolamento e demotivazione. L’attività fisica, in particolare quella di gruppo, può agire come un potente modulatore di queste credenze.

Quando un ragazzo, che prima non usciva di casa, riesce a prendere autonomamente un pullman per andare in spiaggia e partecipare a un’attività sportiva, sperimenta un rinforzo comportamentale positivo. Questa piccola vittoria, supportata dall’interazione sociale e dal senso di realizzazione, inizia a ristrutturare le credenze negative: “forse sono capace”, “posso farcela”, “non sono solo”. Questo meccanismo è il cuore di come l’esperienza concreta possa modificare la percezione di sé.

Una nozione più avanzata, attingendo al campo della neuropsicologia e della psicologia comportamentale, riguarda il concetto di neuroplasticità e il ruolo degli “schemi di azione”. In contesti di traumi o disagio psichico, il cervello può sviluppare schemi di risposta disadattivi, che si manifestano con isolamento, ansia o attacchi di panico. L’attività fisica, soprattutto se praticata in un ambiente nuovo e stimolante come quello di “Splash”, può contribuire a creare nuovi circuiti neurali e a rinforzare schemi di azione più adattivi. La coordinazione motoria, la pianificazione richiesta dalla vela o dal windsurf, la necessità di regolare le proprie emozioni in un contesto di gruppo, sono tutte esperienze che stimolano la neuroplasticità. Il cervello, attraverso la ripetizione di queste nuove esperienze, “apprende” nuovi modi di affrontare la realtà, modificando quelle risposte automatiche che in precedenza erano disfunzionali. L’ambiente marino di Torre Grande, con i suoi stimoli sensorimotori, può inoltre favorire una ricalibrazione del sistema nervoso autonomo, contribuendo a una maggiore regolazione emotiva.
Questo ci porta a riflettere su un equilibrio delicato. Se da un lato è fondamentale promuovere l’attività fisica e l’interazione sociale come strumenti terapeutici, dall’altro è cruciale essere consapevoli dei rischi di comportamenti disadattivi, come la vigoressia. La vigoressia, definita già nel 1993, è una dipendenza comportamentale in cui la percezione distorta del proprio corpo e l’ossessione per una muscolatura perfetta inducono gli individui a praticare esercizio fisico in modo compulsivo, con ripercussioni negative sulla vita sociale e lavorativa. Questo ci ricorda che, come in ogni cosa, la misura e la consapevolezza sono la chiave. Non si tratta di una questione di “fare di più”, ma di “fare meglio”, di trovare un equilibrio che nutra il corpo e la mente, senza cadere nelle trappole dell’ossessione. La vera salute, come ci insegna l’OMS, è un armonioso intreccio di benessere fisico, mentale e sociale, un viaggio che richiede autoconsapevolezza, supporto e la costante ricerca di un senso di equilibrio nella nostra vita.

Glossario:
  • Sport-terapia: approccio terapeutico che utilizza l’attività sportiva come strumento di cura per migliorare il benessere psicofisico.
  • Neuroplasticità: capacità del cervello di modificarsi e adattarsi in risposta all’esperienza, creando nuove connessioni neuronali.
  • Vigoressia: disturbo caratterizzato dall’ossessione per l’esercizio fisico e una percezione distorta del proprio corpo.

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