Incidenti domestici: perché la casa non è più un rifugio sicuro?

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  • Nel 2023, gli incidenti domestici sono aumentati del 15% secondo l'ISTAT.
  • Circa 2,5 milioni di infortuni si sono verificati in casa, con 6.000 decessi.
  • Gli ultraottantenni rappresentano il 28% dei casi di incidenti domestici.

L’ambiente familiare abitualmente celebrato come un santuario d’amore e protezione svela talvolta lati oscuri nei quali si consumano episodi drammatici e imprevisti. Gli avvenimenti recenti da varie città italiane tracciano uno sfondo preoccupante: una sequenza inquietante di incidenti domestici ha portato alla morte o inflitto gravi danni umani alla popolazione; ciò testimonia la vulnerabilità del luogo considerato più sicuro per ognuno di noi. Oltrepassando i limiti della semplice cronaca giornalistica, questi fatti pongono interrogativi sull’insieme dei fattori psicologici e comportamentali alla base delle tragedie medesime; oltre alle influenze sotterranee sugli individui colpiti direttamente o anche indirettamente. In particolare, un evento luttuoso registratosi a Settimo San Pietro (Cagliari) ha profondamente turbato i sentimenti collettivi. Un infante di appena quattro mesi è deceduto in circostanze ancora sotto indagine critica; le informazioni preliminari suggeriscono che il bimbo abbia compiuto una caduta nel vuoto fra il letto e il comodino adiacente; quando la madre fece ritorno nella stanza attigua, vide l’inevitabile immagine dello strazio estremo manifestarsi dinanzi ai suoi occhi increduli. A Forlì, l’ambiente culinario che rappresenta il cuore pulsante della casa è stato scenario di un drammatico incidente riguardante un uomo di trent’anni. Un improvviso rilascio di gas dal piano cottura ha provocato gravi ustioni al viso e a un braccio, costringendo a intervenire prontamente il 118 insieme ai Vigili del Fuoco. Sebbene le cause precise siano ancora oggetto d’indagine approfondita, appare verosimile l’ipotesi di un malfunzionamento dell’apparecchio; tale aspetto solleva inquietudini riguardo alla sicurezza degli strumenti da cucina che quotidianamente impieghiamo nelle nostre case. In Piemonte, a Carmagnola, la fragilità delle strutture ha giocato un ruolo cruciale. Un uomo di circa settant’anni è precipitato rovinosamente da una scala che si è rotta mentre era intento a svolgere lavori nel cortile di casa. Trasportato in elisoccorso all’ospedale CTO di Torino, le sue condizioni, inizialmente molto gravi, si sono poi rivelate più stabili, seppur con la necessità di un monitoraggio continuo a causa dell’età avanzata.

Immagine raffigurante un uomo con un cuore spezzato e una culla, simboleggiando la fragilità della vita domestica.

Il dolore e la sorpresa non si limitano agli incidenti fisici. La cronaca ha recentemente riportato anche la scomparsa del fondatore di Azimut Benetti, Paolo Vitelli, 77 anni, a seguito di un incidente domestico nella sua abitazione ad Ayas, in Valle d’Aosta. Secondo le prime informazioni, sarebbe scivolato mentre manovrava una serranda, battendo fatalmente la testa sul cemento. Una fine inaspettata per una figura eminente del panorama imprenditoriale italiano, che evidenzia come neanche il prestigio e la ricchezza possano mettere al riparo dalla casualità degli eventi.

Echi globali e conseguenze a lungo termine: il caso Lucio e la fragilità della quotidianità

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Echi globali e ripercussioni durature: l’esperienza di Lucio e la vulnerabilità della vita quotidiana

Il fenomeno degli incidenti domestici trascende qualsiasi confine geografico o condizione sociale. Recentemente l’ex calciatore professionista Lucio — noto difensore all’Inter durante l’epopea del Triplete — si è trovato ad affrontare una drammatica vicenda tra le mura della sua casa in Brasile. A seguito dell’esplosione avvenuta nel camino ecologico installato nell’abitazione, sono state riportate gravi ustioni, che hanno interessato circa il 18% della superficie corporea del quarantasettenne; alcune delle ferite sono state classificate come secondarie per gravità. Attualmente sottoposto a trattamento intensivo presso la sezione dedicata agli ustionati dell’Ospedale Brasilia – Rede Américas, egli sta vivendo momenti difficili sotto stretto monitoraggio medico. Tuttavia, l’ultimissimo aggiornamento sanitario lo descrive stabile e vigile, alleviando i timori relativi alla sua sopravvivenza; resta tuttavia evidente dalle immagini diffuse dalla consorte che le cicatrici rappresentano una marca indelebile sull’evento traumatico vissuto da lui stesso. In particolare, la foto della coppia mentre percorre insieme uno dei corridoi ospedalieri — lucidamente evidenziata dall’inquadratura sul corpo bendato dello sportivo visto da dietro — evoca fortemente un senso d’empatia nel pubblico intero: essa riafferma con chiarezza come la fragilità sia parte integrante dell’esperienza umana, trovandosi al di sopra degli obiettivi raggiunti o dei riconoscimenti ottenuti attraverso gli anni. Questo incidente, insieme agli altri menzionati, non solo mette in risalto la frequenza e la varietà degli incidenti domestici, ma anche la loro capacità di colpire chiunque, in qualsiasi contesto.

Coppia anziana che si tiene per mano in un corridoio d'ospedale, evidenziando le ferite visibili.

Tali episodi ci pongono di fronte a una realtà ineludibile: la casa, pur essendo il luogo per antonomasia della tranquillità, può celare pericoli inaspettati. La caduta casalinga, un’ustione improvvisa, un elettrodomestico malfunzionante o, come nel caso del neonato, un momento di disattenzione, possono avere esiti fatali o lasciare segni profondi. Le statistiche, se analizzate, rivelerebbero probabilmente che gli incidenti domestici rappresentano una porzione significativa degli infortuni e dei decessi che avvengono lontano dalle strade o dai luoghi di lavoro, ma spesso la loro natura “privata” li rende meno visibili e meno discussi nel dibattito pubblico. Eppure, il loro impatto sulla psicologia individuale e collettiva è innegabile. Nel corso del 2023, l’ISTAT ha riportato un aumento significativo degli incidenti domestici, pari al 15% rispetto all’anno scorso; si stimano infatti circa 2,5 milioni di infortuni verificatisi nella sola abitazione e tra questi si contano ben 6.000 decessi. Le statistiche rivelano che a subire maggiormente tali eventi negativi sono le donne e la popolazione anziana; in particolare, il gruppo degli ultraottantenni costituisce una porzione notevole dei casi registrati: si parla addirittura di un’incidenza del 28%. [Fonte].

L’annegamento del peruviano Over Alcarraz Buleje, 44 anni, residente a Cadriano, in un canale adiacente al suo orto, è un altro triste esempio. L’uomo, autotrasportatore, stava sistemando una pompa ad immersione per l’irrigazione quando è scivolato, non sapendo nuotare. Il suo corpo è stato ritrovato dalla moglie e da alcuni vicini, gettando un’ombra di lutto sulla comunità. Anche in questo caso, l’incidente si è consumato in un contesto di quotidianità, durante un’attività lavorativa svolta nei pressi della propria abitazione, evidenziando come i confini tra “domestico” e “lavorativo” possano talvolta sfumare, portando a rischi inattesi.

Il trauma invisibile: impatto psicologico e strategie di resilienza

L’incidente domestico, al di là delle sue manifestazioni fisiche dirette, è un catalizzatore di traumi invisibili che possono profondamente alterare il benessere psicologico degli individui e delle famiglie coinvolte. Le conseguenze non si limitano alle lesioni o, nel peggiore dei casi, alla perdita di vite umane; esse si estendono in un intricato labirinto di reazioni emotive e cognitive che possono persistere a lungo nel tempo. La natura “domestica” di questi eventi è particolarmente insidiosa, poiché mina il senso più profondo di sicurezza e controllo all’interno del proprio ambiente. La casa, il rifugio per eccellenza, può trasformarsi, nella percezione del soggetto traumatizzato, in un luogo di potenziale minaccia, innescando meccanismi di paura e vigilanza costanti.

A livello di psicologia cognitiva, un incidente domestico può innescare una serie di distorsioni di pensiero. Ad esempio, la persona colpita o i suoi familiari potrebbero sviluppare un bias attentivo verso i potenziali pericoli nell’ambiente domestico, interpretando stimoli neutri (un rumore improvviso, un’ombra) come segnali di una nuova minaccia. Questo fenomeno è intimamente correlato alla psicologia comportamentale; infatti molte persone possono cominciare ad evitare specifici angoli della propria abitazione oppure certe attività collegate all’incidente stesso. Questo comportamento spesso sfugge a qualsiasi logica razionale. Nelle situazioni più estreme l’atto di evitare tali elementi rischia di sfociare in isolamento sociale ed erosione qualitativa della vita quotidiana. Pensate al caso emblematico della madre del neonato cagliaritano: quello spazio apparentemente innocente tra il letto e il comodino potrebbe divenire un formidabile trigger emotivo attivando turbolenze interne quali pensieri invasivi e ansie acute ogni qualvolta ci si accosti ad esso. Per non dire poi del giovane rimasto ustionato a Forlì: quella che era una semplice cucina dedita al nutrimento sarebbe potuta tramutarsi in uno spazio completamente interdittivo minaccioso per la sua sicurezza psichica.

In tale contesto contemporaneo riguardante la salute mentale emergono problematiche significative poiché eventi traumatici – soprattutto quando caratterizzati da gravità o conseguenze letali – sono in grado di dare origine ai cosiddetti Disturbi Post-Traumatici da Stress (PTSD). Tra i segni distintivi vi sono inevitabili episodi vissuti come flashback o incubi ricorrenti, insieme a una profonda sofferenza psichica quando ci si confronta con stimoli evocativi legati al trauma e uno sconvolgimento negativo degli schemi cognitivi associati alle emozioni stesse. Non è difficile immaginare che la moglie di Lucio, per esempio, possa sperimentare un’ipervigilanza nei confronti del proprio ambiente domestico dopo l’esplosione del camino ecologico, o che la famiglia di Paolo Vitelli possa percepire la propria casa di Ayas con un senso di angoscia, pervasa dal ricordo dell’incidente. Il fatto che tali eventi avvengano nel contesto domestico spesso li rende più difficili da elaborare, poiché non è possibile “allontanarsi” fisicamente dal luogo del trauma senza compromettere la propria quotidianità.

Le strategie di resilienza giocano un ruolo fondamentale nella prevenzione e nel trattamento del PTSD e di altre forme di disagio psicologico. Elementi chiave includono il sostegno sociale da parte di familiari e amici, la ricerca di un aiuto professionale (terapia cognitivo-comportamentale, EMDR, ecc.), e lo sviluppo di tecniche di gestione dello stress. È essenziale che la società riconosca la gravità di questi traumi invisibili, offrendo risorse e supporto a chi ne subisce le conseguenze, promuovendo una cultura della sicurezza che non si limiti solo alla prevenzione fisica ma anche alla cura del benessere mentale.

Percezione del rischio e la narrativa della casa come luogo sicuro

La casa, nell’immaginario collettivo, è da sempre il baluardo contro le minacce esterne, un microcosmo di protezione e affetto. Questa percezione radicata è fondamentale per il nostro senso di stabilità e benessere. Tuttavia, gli incidenti domestici sfidano radicalmente questa narrativa, introducendo una dissonanza cognitiva profonda: se il luogo più sicuro può diventare una fonte di pericolo, dove possiamo trovare vera protezione? Questa contraddizione è al cuore del trauma innescato da tali eventi e merita un’esplorazione attenta.

Dal punto di vista della psicologia comportamentale, la nostra percezione del rischio è spesso distorta da meccanismi euristici. Tendiamo a sottovalutare i pericoli che percepiamo come “familiari” o “controllabili”, come quelli che si annidano tra le mura domestiche. La serialità delle azioni quotidiane, pur essenziale per l’efficienza, può abbassare ulteriormente la guardia, rendendo meno visibili i segnali di rischio. Un camino ecologico, apparentemente innocuo, può esplodere; una scaletta, strumento comune per la manutenzione, può cedere; un elettrodomestico difettoso può sprigionare fiamme. Questi eventi rompono la routine, squarciando il velo di invulnerabilità che spesso tessiamo attorno alla nostra vita domestica. L’effetto è un shock destabilizzante che costringe a riconsiderare l’intera architettura della propria sicurezza personale. La “casa dei sogni” spesso citata dai media, in cui ci si rifugia con i propri cari, è a tutti gli effetti il luogo dove la probabilità di infortunarsi è più alta. Ogni cosa è una potenziale causa di incidente, dagli elettrodomestici, che possono esplodere e prendere fuoco, alle scale e agli attrezzi da bricolage che possono lesionare l’individuo. Neanche i bambini sono esenti da questi pericoli, al contrario, sono tra le categorie più a rischio.

La nozione base di psicologia cognitiva qui in gioco è la teoria degli schemi. Gli schemi sono strutture mentali che ci aiutano a organizzare e interpretare le informazioni. Abbiamo uno “schema della casa” che include concetti come sicurezza, comfort, controllo e familiarità. Quando si verifica un incidente domestico, questo schema viene violato, creando una rottura cognitiva che può essere estremamente disorientante e dolorosa. La mente tende naturalmente a ripristinare una logica coerente; tuttavia, il dissidio fra l’idea che abbiamo di sicurezza e la cruda realtà del pericolo si presenta come difficoltoso da armonizzare. Tale incongruenza alimenta stati d’animo caratterizzati da ansia e ipervigilanza costante. Così facendo, l’abitazione assume connotazioni diverse: diventa uno spazio dove avviene la risignificazione, trasformandosi da santuario sicuro in un potenziale campo minato.

Un concetto sofisticato che si inserisce perfettamente in questo contesto è rappresentato dal modello della crescita post-traumatica. Nonostante gli eventi traumatici che accadono nel contesto domestico comportino inevitabilmente sofferenza significativa, non conducono necessariamente verso risultati esclusivamente nocivi come il PTSD. Ci sono persone che riescono – tramite processi introspettivi articolati e strategie attive di coping – a trarre insegnamenti preziosi dalle proprie esperienze difficili, giungendo così a opportunità significative per lo sviluppo personale. Questo approccio non implica minimizzare o ignorare il dolore vissuto; al contrario, significa apprendere ad attribuire nuovo significato alle circostanze avverse, instaurando un apprezzamento più profondo verso la vita stessa oppure creando legami affettivi intensificati insieme a una maggiore consapevolezza delle risorse interiori disponibili. È proprio questa violazione del nostro schema consolidato circa la sicurezza nell’ambito domestico che può spingerci verso una riconsiderazione dei nostri valori fondamentali, ridefinendo le priorità esistenziali; così facendo si sviluppa quella resilienza capace di affrontare sia i traumi ricevuti che le percezioni precedenti sulla vulnerabilità stessa. La casa, in questo percorso, pur rimanendo segnata dal ricordo, può essere ricostruita, mentalmente e affettivamente, non più come un’illusoria fortezza inattaccabile, ma come un luogo di consapevolezza e di accettazione della fragilità umana, un punto di partenza per una vita più autentica e, paradossalmente, più sicura nella sua accettazione dell’incertezza.

Glossario:

  • PTSD: Disturbo Post-Traumatico da Stress, una condizione psicologica che può svilupparsi dopo aver vissuto eventi traumatici.
  • Bias attentivo: Tendenza a focalizzarsi su determinati stimoli, ignorando altri.
  • Resilienza: Capacità di riprendersi da esperienze difficili e traumatiche.

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