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Traumi infantili in Italia: L’allarmante impatto sulla salute mentale dei giovani

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  • 374.310 minorenni sotto la supervisione dei servizi sociali in Italia.
  • 30,4% dei bambini (113.892) vittime di maltrattamenti familiari.
  • Aumento del 58% dei fenomeni di maltrattamento rispetto agli anni passati.
  • Incidenti pediatrici: seconda causa di mortalità (20,3%) dopo i tumori (30,9%).
  • Incremento dell'80% dei ricoveri psichiatrici durante la pandemia.

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L’ombra lunga dei traumi infantili sulla salute mentale dei giovani italiani

L’impatto delle esperienze traumatiche subite durante l’infanzia è destinato a lasciare segni indelebili sulla sfera della salute mentale, un fenomeno particolarmente evidente nei giovani italiani. Situazioni drammatiche quali abusi fisici o psicologici, abbandoni emotivi o lutti prematuri sono capaci di dare origine a una molteplicità di disturbi psichiatrici che si presentano sotto forma di ansia intensa, stati depressivi o complicazioni ancor più gravi come i disturbi post-traumatici. Numerosi studi hanno documentato come individui in giovane età con passati caratterizzati da maltrattamenti tendano a sviluppare persistenti problematiche legate al proprio sviluppo psicologico e alla propria salute mentale anche nell’età adulta. Fra le patologie risultanti figurano comunemente il disturbo da stress post-traumatico (PTSD), il disturbo da stress acuto*, la depressione nonché vari *disturbi d’ansia, ivi compresa l’ansia da separazione; oltre a queste emergono altresì significativi problemi comportamentali* e un possibile insorgere di fobie specifiche.

Un approfondimento particolare merita infine il fenomeno del disturbo da stress post-traumatico complesso (C-PTSD)*: questa condizione è stata recentemente riconosciuta dall’ICD-11 (2022) ed è caratterizzata dai sintomi associati al PTSD assieme all’aggiunta di tre ulteriori gruppi sintomatologici distintivi. Questi includono problemi nella regolazione emotiva, manifestati da marcata irritabilità, rabbia o una sensazione di intorpidimento emotivo. I soggetti tendono inoltre a sviluppare convinzioni negative su se stessi*, percependosi come inferiori, sconfitti o senza valore, accompagnate da sentimenti radicati di vergogna, colpa o fallimento, tutti strettamente legati all’evento traumatico originario. Infine, si riscontrano *difficoltà significative nel mantenere relazioni significative e nel sentirsi vicini agli altri. La letteratura scientifica ha confermato l’applicabilità della diagnosi di C-PTSD anche a bambini e adolescenti.

Recenti studi hanno dimostrato che il trauma infantile può ristrutturare biologicamente le risposte immunitarie, aumentando la vulnerabilità a disturbi psichiatrici in età adulta, tra cui depressione e disturbo bipolare. Inoltre, bambini con esperienze traumatiche mostrano una maggiore probabilità di sviluppare disturbi dell’umore e comportamentali, evidenziando la criticità di prevenzione e intervento precoce. [Sara Poletti, Brain Medicine]

Uno studio condotto dall’Università di East Anglia (Gran Bretagna) ha gettato nuova luce sui fattori che determinano lo sviluppo di tali disturbi psichici nei giovani a seguito di un singolo evento traumatico. La ricerca ha coinvolto 260 minori, di età compresa tra gli 8 e i 17 anni, reclutati in quattro pronto soccorso dell’est Inghilterra dopo essere stati esposti a un evento traumatico isolato, definito come “esposizione a morte effettiva o minacciata, gravi lesioni o violenza sessuale” secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (APA, 2013). Le valutazioni, condotte a due e nove settimane dal trauma tramite questionari auto-somministrati, interviste telefoniche con i genitori e dati ospedalieri, hanno permesso di sviluppare quattro modelli predittivi per PTSD, C-PTSD, disturbo d’ansia generalizzato e depressione. Il modello più accurato nel prevedere lo sviluppo di questi problemi a nove settimane è risultato essere quello basato sul modo in cui i soggetti pensano, ovvero un modello cognitivo.

Fattore Influenza sul Trauma
Elaborazione cognitiva Impatto fondamentale nell’interpretazione del trauma
Ruminazione Collegata all’aumento dei sintomi di PTSD
Auto-biasimo Accompagna sentimenti di vergogna e colpa

Questo modello cognitivo includeva fattori come l’elaborazione cognitiva durante il trauma, le valutazioni negative correlate al trauma, la qualità della memoria del trauma, la dissociazione post-traumatica, la ruminazione correlata al trauma e l’auto-biasimo. Una delle scoperte più significative emerse da questa ricerca è stata che la valutazione soggettiva compiuta da bambini e adolescenti riguardo alla serietà dell’incidente ha influito in modo maggiore sulla loro salute mentale rispetto alla gravità oggettiva del trauma stesso. Questo evidenzia quanto sia cruciale il modo in cui ciascun individuo affronta e interpreta le proprie esperienze traumatiche, rivelandosi determinante nel manifestarsi di sintomi legati a stress post-traumatico, ansia e depressione. Di conseguenza, si aprono nuovi orizzonti clinici per la prevedibilità dei disturbi mentali e interventi tempestivi tramite trattamenti specificamente strutturati, come la psicoterapia cognitivo-comportamentale orientata al trauma.

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L’incidenza dei traumi infantili in Italia: un quadro preoccupante

In Italia si assiste a una realtà inquietante riguardo all’incidenza dei traumi infantili: un numero notevole di minori soffre per tali problematiche e le conseguenze possono essere devastanti. Secondo i dati più attuali disponibili, sono 374.310 i minorenni sotto la supervisione dei servizi sociali, con un rilevante gruppo composto da 113.892 bambini, pari al 30,4%, identificati come vittime di maltrattamenti subiti nel contesto familiare o sociale. Questo dato è stato aggiornato fino all’11 giugno 2025 ed indica un preoccupante aumento del 58% rispetto agli anni passati nei fenomeni di maltrattamento; ciò mette in evidenza la crescente incidenza della violenza intrafamiliare e delle varie forme di abuso.

Una disamina approfondita sulle tipologie specifiche del maltrattamento svela che il fenomeno psicologico affligge il 14,1%. Anche se le segnalazioni relative al maltrattamento fisico costituiscono solo il 9,6%, non vanno trascurate le statistiche su abusi sessuali: questo triste capitolo coinvolge infatti il 3,5% dei bambini e adolescenti. Queste informazioni provengono da indagini nazionali sul tema del maltrattamento e offrono una chiara panoramica delle molteplici manifestazioni della violenza vissuta dai giovani nell’ambito domestico così come sociale.

È fondamentale anche non dimenticare il trauma da incidente, soprattutto nei bambini. Gli incidenti in età pediatrica (1-14 anni) rappresentano la seconda causa di mortalità in Italia (20,3%), dopo i tumori (30,9%), una percentuale del 2014 che sottolinea la necessità di maggiore prevenzione e sicurezza stradale e domestica oltre che una rete pediatrica a livello nazionale ancora molto carente.

La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente esacerbato la situazione. Nel solo primo anno di emergenza sanitaria, la Società italiana di pediatria ha registrato un incremento degli ingressi in ospedale per disturbi psichiatrici di oltre l’80%* tra bambini e adolescenti, rendendo urgente la necessità di interventi mirati. [COVID Report, 2024]

Stime recenti indicano che tra 410 e 530 milioni di ragazzi e uomini (circa 1 su 7)* hanno subito violenza sessuale durante l’infanzia, suggerendo un problema globale che richiede una maggiore attenzione e azioni concrete nella nostra società. [World Health Organization, 2023]

La violenza contro i bambini è un problema globale che colpisce milioni di minorenni. In ambito globale, le ultime proiezioni rivelano che tra i 410 e i 530 milioni di giovani maschi hanno subito abusi sessuali durante l’infanzia; ciò equivale a circa un soggetto ogni sette. Di questi casi traumatizzanti, sono stati identificati dai ;. Che implicano relazioni con partner violenti.

Tali dati – sebbene non riferiti in modo specifico all’Italia – forniscono un quadro della portata drammatica del problema a livello globale; è probabile che ci siano similitudini inquietanti anche nel nostro paese.

Il contesto della pandemia da COVID-19 ha reso questa situazione ancora più critica: nel primo anno dell’emergenza sanitaria, infatti, la Società italiana dei pediatri evidenzia come si sia assistito a un significativo aumento degli accessi ospedalieri dovuti a problemi psichiatrici – superiore al 80% rispetto agli anni precedenti, soprattutto tra gli adolescenti,” – dichiarando così: “quest’analisi mette chiaramente in luce l’evidente deterioramento dello stato psicologico tra i più giovani in Italia.”

  • Purtroppo possono soffrirne; la ricerca suggerisce fortemente uno scenario altamente preoccupante dei ricoveri.
  • I tassi crescenti sono soprattutto del notevole fenomeno Gino. La presa d’atto attiva sta ora diventando indispensabile!

Questi dati, prodotti da varie indagini nazionali e organismi istituzionali come il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza e Cesvi, attraverso l’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia, evidenziano una realtà complessa e multifattoriale. L’analisi di questo indice si basa su 64 indicatori, classificati rispetto a sei diverse capacità, tra cui la capacità di cura di sé e degli altri, offrendo un quadro dettagliato dei fattori di rischio e della disponibilità dei servizi a livello regionale.

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Meccanismi epigenetici: il ponte tra trauma e vulnerabilità

I traumi vissuti durante l’infanzia non solo lasciano evidenti cicatrici sul piano psicologico, ma provocano anche delle sostanziali alterazioni biologiche, attivandosi tramite dinamiche epigenetiche. Tali dinamiche fungono da interfaccia fra le esperienze ambientali—come gli eventi traumatici—e l’espressione genica; queste ultime influenzano la modalità con cui i nostri geni vengono attivati o silenziati senza necessitare una modifica nella sequenza del DNA stesso. Ricerche hanno chiarito che i traumi psicologici portano alla generazione di cambiamenti epigenetici capaci di esercitare effetti sia immediati sia protratti sulla funzionalità cellulare e parallelamente sul benessere psichico delle persone. Questa realtà offre spiegazioni circa la predisposizione dei discendenti degli individui che hanno sopportato tali sofferenze nell’infanzia ad affrontare una elevata probabilità nello sviluppo di problematiche psichiatriche; uno degli esempi più rilevanti è quello del disturbo post-traumatico da stress.

In verità, lo stress così come i traumi impongono impronte indelebili sull’epigenoma dell’individuo; situazioni altamente stressanti sono capaci d’intervenire sulla metilazione dei geni fondamentali per tale risposta allo stress esemplificata dal gene FKBP5. La ricerca si sta concentrando sulla questione della trasmissione transgenerazionale del trauma, analizzando in che modo le esperienze traumatizzanti vissute dai genitori possano avere ripercussioni sui figli attraverso processi epigenetici. Gli studi mettono in luce come i meccanismi epigenetici agiscano nella trasmissione di tali esperienze, mostrando che i marcatori epigenetici possono passare da una generazione all’altra. Questo fenomeno aumenta nei discendenti il rischio di sviluppare disturbi psichiatrici. È importante notare che ciò non deve essere interpretato come una condanna genetica definitiva; piuttosto implica una maggiore suscettibilità, influenzabile dall’ambiente circostante e dagli interventi terapeutici messi in atto.

Un campo promettente di ricerca riguarda l’efficacia delle psicoterapie nel produrre cambiamenti epigenetici. È stata fornita la prima dimostrazione scientifica che la psicoterapia, in particolare l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), può produrre cambiamenti epigenetici documentabili in pazienti affetti da depressione resistente e traumi. Questo suggerisce che le esperienze positive e le strategie di coping apprese in terapia possono letteralmente “riscrivere” alcune delle modificazioni epigenetiche indotte dal trauma, offrendo nuove speranze per il trattamento e la prevenzione. I marcatori epigenetici rappresentano una nuova frontiera nella comprensione dei disturbi psichiatrici e di come influenzano la salute mentale, fornendo un ponte tra le esperienze di vita, la biologia e lo sviluppo delle patologie.

Percorsi di resilienza e cura: strategie per superare i traumi

Per affrontare efficacemente i traumi subiti durante l’infanzia è necessario adottare un modello che integri diversi aspetti della salute mentale: non si possono trascurare le conseguenze psicologiche immediate, così come le profondissime alterazioni neurobiologiche ed epigenetiche. È fondamentale iniziare percorsi terapeutici tempestivi e su misura per ogni individuo; la finalità principale deve essere quella di mitigare gli effetti avversi sulla salute psicologica, favorendo al contempo la resilienza nei giovani.

Uno dei trattamenti più promettenti si configura nella forma della psicoterapia cognitivo-comportamentale focalizzata sul trauma (TF-CBT). Tale approccio fornisce ai minori strumenti adeguati per esaminare criticamente l’esperienza traumatica vissuta: consente loro non solo una reinterpretazione dei pensieri negativi a essa collegati, ma anche lo sviluppo di abilità nell’affrontamento della realtà quotidiana. I risultati dimostrano quanto sia cruciale intervenire sull’interpretazione del trauma da parte dell’individuo; infatti, il peso complessivo degli effetti risulta superiore rispetto alla mera intensità dell’incidente traumatico. La metodologia TF-CBT offre opportunità concrete per migliorare la gestione dei sintomi inquietanti quali agitazione o ipervigilanza che accompagnano frequentemente chi ha vissuto eventi traumatici.

Interventi raccomandati per il trattamento del PTSD nei bambini:
  • TF-CBT: Interventi psicologici per aiutare i bambini a elaborare i traumi.
  • EMDR: Tecnica per facilitare l’elaborazione dei ricordi traumatici.
  • Sostegno familiare: Importanza del supporto nel contesto familiare.
  • Terapie di gruppo: Aiuto attraverso l’interazione con giovani che hanno esperienze simili.

Oltre alla TF-CBT, altre forme di psicoterapia come l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) stanno dimostrando la loro efficacia, non solo nel ridurre i sintomi del PTSD e del C-PTSD, ma anche nel produrre cambiamenti epigenetici documentabili. Questo suggerisce che, attraverso specifiche tecniche terapeutiche, è possibile intervenire attivamente sui meccanismi biologici sottostanti alla memoria traumatica, favorendo un recupero più profondo e duraturo. L’EMDR, ad esempio, è utilizzato per rielaborare i traumi infantili dei genitori, indicando una potenziale strada per interrompere cicli di trasmissione transgenerazionale del trauma.

Fondamentale è anche l’implementazione di programmi di prevenzione e di sistemi di supporto che possano identificare precocemente i minori a rischio. Questo implica un rafforzamento dei servizi sociali e sanitari, una maggiore formazione degli operatori e una sensibilizzazione a livello comunitario. Gli “Indici regionali sul maltrattamento all’infanzia in Italia”, prodotti da diverse organizzazioni, forniscono un quadro dei fattori di rischio e dei servizi disponibili, permettendo di orientare le politiche pubbliche verso aree di maggiore necessità.

Infine, il ruolo della famiglia e del contesto sociale è cruciale. Creare un ambiente sicuro e supportivo, promuovere relazioni positive e fornire un adeguato supporto emotivo può fare la differenza nel percorso di recupero. La comprensione che le esperienze traumatiche possono avere conseguenze durature sulla salute mentale e emotiva dell’individuo, e che tali conseguenze possono manifestarsi con sintomi come agitazione, evitamento, rabbia e difficoltà relazionali, è il primo passo per offrire un aiuto efficace. L’obiettivo ultimo è offrire ai giovani gli strumenti per trasformare il dolore e l’impotenza in una fonte di resilienza, permettendo loro di costruire un futuro più sereno e integrato.


Glossario:

  • Trauma Infantile: esperienze traumatiche subite durante l’infanzia.
  • PTSD: Disturbo da Stress Post-Traumatico; una condizione che può svilupparsi dopo essere stati esposti a un trauma.
  • C-PTSD: Disturbo da Stress Post-Traumatico Complesso; una forma più severa di PTSD che include sintomi addizionali.
  • EMDR: Terapia di Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari, un metodo terapeutico utilizzato per il trattamento del trauma.

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