DCA e rientro a scuola: come proteggere i tuoi figli

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  • A settembre, i disturbi alimentari (DCA) aumentano tra gli alunni, con un'età di esordio sempre più precoce, anche a 6-7 anni.
  • In Italia, si contano oltre 3 milioni di casi di DCA, evidenziando una forte crescita e la necessità di interventi precoci.
  • Il Lilac-Centro DCA sottolinea come il rientro scolastico sia una «tempesta perfetta» per i fattori di rischio come stress e ansia.

Il Settembre Nero dei DCA: l’influenza nascosta del rientro a scuola sulla vulnerabilità emotiva degli studenti

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Il Settembre Nero dei DCA: il ruolo insidioso della riapertura scolastica nel compromettere la stabilità emotiva degli alunni

L’incedere incessante del tempo ci riconduce a settembre, un mese caratterizzato da sfumature delicate che contrappongono le ultime luci estive alle speranze da esso generate; tuttavia tale periodo suscita anche non pochi timori. Nelle sale del Lilac-Centro DCA si fa sentire un avvertimento palpabile: settembre rappresenta il periodo più critico riguardante l’innalzamento dei disturbi alimentari (DCA) tra gli alunni. Non stiamo parlando esclusivamente di numeri o statistiche astratte; bensì qui c’è la manifestazione tangibile di un disagio nel panorama della salute psicologica giovanile minato dall’arrivo dell’anno scolastico. La transizione dall’assenza delle regole proprie delle vacanze alla rigidità didattica costituisce un’importante fonte d’ansia che riaccende vulnerabilità precedentemente sopite ed intreccia nuove pressioni relative all’autopercezione corporea così come alle pratiche alimentari adottate da questi giovani individui. Nel contesto educativo stesso sussistono dinamiche sociali intricate che possono trasformare questa realtà in uno scenario ostile. In tale ambito specifico emergono con prepotenza la rigidità e il perfezionismo, tratti distintivi frequentemente osservabili in coloro i quali sviluppano i DCA; così facendo trovano nella struttura scolastica condizioni ottimali per poter prosperare. L’ansia di raggiungere l’eccellenza accademica, il timore del giudizio, la pressione per voti impeccabili generano una spirale di controllo che, purtroppo, può migrare e radicarsi nelle abitudini alimentari, trasformandole in un perverso strumento di autogestione dello stress. Un recente studio del 15 marzo 2025, riporta che i disturbi alimentari stanno vivendo una “forte crescita, con un esordio sempre più precoce”, indicando che in Italia si contano oltre 3 milioni di casi. Sebbene questa cifra sia già allarmante, è il target di età a preoccupare maggiormente: i medici osservano con apprensione come i pazienti siano “sempre più giovani”, con l’ARFID (Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder) che colpisce bambini anche di 6-7 anni. Questo dato, che lega i DCA non solo all’adolescenza ma anche all’infanzia, getta una luce ancora più intensa sulla necessità di interventi precoci e di una maggiore consapevolezza, in particolare nei contesti educativi.

L’immagine corporea, da sempre un tema delicato in età evolutiva, amplifica la sua risonanza nell’arena scolastica, specialmente sotto l’egida implacabile dei social media. Questi fungono da megafoni per ideali estetici spesso irrealistici, che a loro volta alimentano ansie e confronti devastanti. Le mura scolastiche, lungi dall’essere un rifugio, possono a volte diventare il palcoscenico di questi confronti, esacerbando le insicurezze e spingendo verso comportamenti alimentari disordinati nel tentativo di conformarsi a standard inarrivabili.

Anche le prestazioni sportive, un aspetto cruciale della vita scolastica per molti, si caricano di un duplice significato. Per gli studenti atleti, in particolare quelli impegnati in discipline che enfatizzano il peso o l’estetica, la pressione di dover “essere” in un certo modo per eccellere può diventare un ulteriore fattore di rischio. Le rigidità imposte, le aspettative di successo e la competizione possono tradursi in ossessioni per la dieta e l’esercizio fisico, aggravando disturbi preesistenti o innescandone di nuovi.

I pasti a scuola, momenti di convivialità e nutrimento per la maggior parte degli studenti, possono trasformarsi in un vero calvario per chi lotta con un DCA. L’atto di mangiare in pubblico, sotto lo sguardo (percepito o reale) degli altri, è una sfida immane. La reintegrazione graduale e la collaborazione con un nutrizionista per un piano alimentare personalizzato si rivelano strategie fondamentali per navigare questo ostacolo quotidiano. Lo shopping scolastico e l’educazione fisica rappresentano anch’essi momenti di elevata vulnerabilità. La scelta dell’abbigliamento può innescare ansie legate alla taglia e all’accettazione, mentre le lezioni di ginnastica possono generare sentimenti di inadeguatezza e vergogna corporea.

An iconic and stylized illustration inspired by neoplastic and constructivist art. At the center, a stylized human figure composed of pure, rational geometric shapes in cool colors, surrounded by elements representing school pressures.

Infine, le attività sociali, pilastro dell’esperienza scolastica e della crescita personale, possono causare ansia profonda nei giovani in via di recupero. La paura del giudizio, la difficoltà a gestire le interazioni in contesti informali o legati al cibo, rendono essenziale un lavoro attento sull’autostima e l’aderenza a un piano di trattamento strutturato. Il “rientro scolastico e universitario” rappresenta senza dubbio una “tempesta perfetta”, allineando numerosi “fattori di rischio” come stress, ansia da prestazione e il confronto sociale, come sottolineato dal Lilac-Centro DCA. Parole d’ordine come «sei dimagrita», «finisci tutto» o «fatti forza» devono essere bandite dal lessico comune, poiché possono rafforzare il circolo vizioso dei DCA o far sentire il paziente ancora più incompreso e solo.

L’imperativo della prevenzione e il ruolo cruciale delle istituzioni educative

Di fronte a un panorama così delineato, l’azione preventiva diviene non solo opportuna ma imperativa. Le scuole, lungi dall’essere mere fucine di sapere, sono e devono essere presidi di salute e benessere. La collaborazione tra istituzioni scolastiche, famiglie, e servizi sanitari specifici è la chiave di volta per creare un ambiente protettivo e supportivo. Progetti educativi mirati, come quelli proposti da ASL e associazioni come Nutrimente ETS, mirano a formare docenti e genitori, fornendo loro gli strumenti per riconoscere i primi segnali di disagio e intervenire tempestivamente. Già all’inizio di ogni anno scolastico, operatori sanitari (medici e psicologi) propongono corsi di aggiornamento per i docenti, un’iniziativa che dovrebbe essere estesa e rafforzata per garantire la massima diffusione delle conoscenze.

Giornata nazionale del fiocchetto Lilla: Un’iniziativa volta a sensibilizzare sui disturbi alimentari, promuovendo una visione olistica e di supporto per i giovani in difficoltà.

La prevenzione selettiva, finalizzata a ridurre l’interiorizzazione dell’ideale di magrezza (un fattore di rischio ampiamente comprovato), è un approccio efficace. Programmi che promuovono una sana immagine corporea e relazioni equilibrate con il cibo possono fare la differenza. È fondamentale che questi programmi siano condotti da personale qualificato, evitando approcci semplicistici o stigmatizzanti.

La comunicazione sui DCA all’interno dell’ambiente scolastico merita un’attenzione particolare. Non bisognerebbe mai discutere il tema dei disturbi alimentari direttamente in aula con gli studenti, né fornire informazioni dettagliate su anoressia, bulimia o altre patologie, per evitare che tali discussioni possano fungere da “manuale” per chi è già vulnerabile, innescando dinamiche emulative o di confronto dannose. Al contrario, l’obiettivo dovrebbe essere quello di promuovere la salute a 360 gradi, focalizzandosi su “alimentazione, attività fisica e contrasto alla sedentarietà, benessere psicologico e relazioni e dipendenze”, come suggerito dalle linee guida. Il Lilac-Centro DCA, ad esempio, propone 7 regole fondamentali per supportare gli studenti nel gestire lo stress e l’ansia da rientro scolastico, fornendo strumenti pratici per la resilienza e il benessere:

  • Non commentare corpi e cibo, né con complimenti né critiche.
  • Rispetta i segnali di fame e sazietà.
  • Promuovi lo sport come benessere, non come compensazione.
  • Crea spazi inclusivi in mensa, evitando confronti e paragoni.
  • Abbandona l’uso di bilance in contesti pubblici.
  • Adotta un ascolto attivo e stretto collegamento con i servizi competenti.
  • Coinvolgi famiglie e allinea i messaggi tra scuola e casa.

La creazione di una “rete di orientamento e prevenzione” che coinvolga scuole, famiglie e servizi sanitari è un obiettivo prioritario. Questa rete dovrebbe offrire spazi di ascolto e supporto, percorsi personalizzati e la possibilità di accedere a cure specialistiche in tempi brevi. In considerazione del crescente numero di domande di assistenza, manifestatosi nel mese di settembre, come evidenziato dal Corriere della Sera, diventa evidente l’urgenza di disporre di sistemi infrastrutturali e figure professionali che siano non solo altamente qualificate ma anche prontamente fruibili.

Strategie di resilienza e supporto per un rientro consapevole

Per quegli studenti già impegnati in un cammino verso la guarigione da disturbi del comportamento alimentare (DCA), l’approccio al rientro nelle attività scolastiche esige una pianificazione attenta e una robusta rete supportiva. È cruciale mantenere un contatto costante con i professionisti della salute: consultazioni preliminari all’apertura delle scuole unite a uno stretto monitoraggio nel corso dell’anno accademico possono favorire la continuità dei progressi mentre si fronteggiano le difficoltà necessarie col dovuto aiuto esperto.

Fondamentale diventa anche stabilire una rete collaborativa nel contesto educativo stesso. Comunicare regolarmente col counselor della scuola, i docenti responsabili e gli operatori dedicati consente di ottenere assistenza mirata oltreché comprendere appieno le necessità specifiche dello studente. Partecipare a gruppi d’appoggio – sia dentro che fuori dal contesto scolastico – rappresenta poi ulteriormente uno spazio utile per lo scambio reciproco e incoraggiante.

Incorporare sistemi autogestiti, discussi in anticipo col team medico incaricato, potrebbe altresì permettere agli individui coinvolti di acquisire risorse utili nella lotta contro stress e ansia quotidiana. Le pratiche quali la scrittura personale attraverso un diario, la meditazione profonda, attività artistiche oppure l’arte-terapia si rivelano essenziali anche durante periodi complessi.

Un elemento chiave da considerare è l’aderenza al piano alimentare. Quando i pasti nella struttura scolastica risultano essere una sfida imponente da affrontare, risulta imperativo richiedere forme specifiche d’aiuto; ciò potrebbe includere opzioni come consumare i pasti in ambienti più sereni (per esempio assieme ad amici fidati o sotto la supervisione attenta di un insegnante) oppure permettersi lo sdoppiamento dei pasti portando cibi preparati in casa. È assolutamente necessario lavorare insieme al gruppo terapeutico per svilupparne uno adatto alle necessità educative attraverso piani nutrizionali elastici ed efficaci.

In aggiunta a quanto esposto precedentemente, <a class="crl" target="_blank" rel="nofollow" href="https://vincenzocapuano.net/limportanza-di-stabilire-e-rispettare-i-propri-confini-per-una-vita-equilibrata/”>va evidenziato che stabilire limiti e confini rappresenta una pratica indispensabile nell’ambito dell’auto-cura. Prendersi del tempo sufficiente per acclimatarsi ai nuovi ritmi implica anche considerazioni circa gli impegni scolastici quotidiani e le varie attività extra-curriculari: questa ponderata strategia consente infatti al soggetto coinvolto di affrontare il reinserimento gradualmente senza sovraccaricarsi troppo immediatamente. Una disamina dettagliata dell’argomento porta alla luce come **l’affrontamento della ripresa degli studi con strumenti strategicamente predisposti ed efficientemente sostenuti possa apportare cambiamenti significativi nel mantenimento del benessere psicofisico* nonché nel far fronte alle problematiche tipiche delle dinamiche scolastiche.

Riflessioni su un viaggio interiore: la mente, il corpo e la scuola

Il mese di settembre emerge come un significativo punto d’incontro per numerosi individui; rappresenta infatti una fase in cui l’interno geografia personale di ciascun soggetto è sottoposta a valutazione mediante l’inevitabile ritorno alle dinamiche scolastiche. Secondo la psicologia cognitiva, è fondamentale riconoscere che le nostre convinzioni insieme ai pensieri influenzano direttamente la sfera emotiva nonché il comportamento umano. Nel panorama dei disturbi alimentari (DCA), tale interconnessione provoca frequentemente una spirale negativa caratterizzata da pensieri alterati riguardo all’immagine fisica o al cibo stesso; ciò provoca ansia e reazioni disfunzionali. Elemento cardine della terapia è costituito dalla ristrutturazione cognitiva, strumento imprescindibile per scovare e trasformare tali schemi mentali problematici.

Ulteriormente analizzando, dalla psicologia comportamentale scaturisce il concetto essenziale di condizionamento operante. Questo principio rivela chiaramente come gli atteggiamenti siano forgiati dalle ripercussioni delle loro azioni nel contesto della vita quotidiana; specialmente coloro che affrontano disturbi alimentari possono mantenere determinati comportamenti nocivi poiché li associano – seppur erroneamente – a una sensazione apparente di gestione o sollievo rispetto all’ansia stessa. Analizzare queste dinamiche rappresenta il fondamentale primo passo verso l’interruzione di cicli disfunzionali da sostituire con strategie più salutari. Anche i traumi, anche quelli considerati minori o difficili da identificare come tali nel contesto attuale dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), esercitano un’influenza notevole nell’origine di questi ultimi; possono fungere da base per una vulnerabilità che viene amplificata dal rientro a scuola. La terapia mirata ai traumi si rivela essenziale per processare simili esperienze traumatiche ed emancipare così il soggetto dagli effetti duraturi correlati.

All’interno di questo quadro complesso della salute mentale non ci troviamo davanti a una semplice astrazione: essa costituisce piuttosto la trama intrinseca della nostra esistenza personale – ovvero quell’equilibrio instabile fra pensieri ed emozioni accompagnati dalle nostre azioni quotidiane. L’approccio della medicina deve necessariamente integrarsi in tale prospettiva olistica; esso deve sempre tener presente quella connessione indissolubile fra mente (psiche) e corpo (soma). Così i disturbi alimentari sfuggono alla qualificazione banale quale risultato solo di scelte personali; essi si manifestano invece come complesse patologie sanitarie, necessitando quindi dell’applicazione rigida di interventi su molteplici livelli sostenuti sia dal sapere scientifico sia dall’emergente sensibilità sociale al tema.

Faccio appello alla tua capacità analitica: fino a quale punto ho coscienza delle pressioni sia esterne che interiori cui io stesso/s stessa sottopongo me medesimo/a oltre alle persone nel mio ambiente? Quanto spazio concedo alla gentilezza verso me stesso, in un mondo che sembra richiedere costantemente perfezione e performance? Il viaggio verso il benessere è un sentiero accidentato, ma ogni passo, anche il più piccolo, è una vittoria. E il primo passo, spesso, è riconoscere il bisogno di aiuto, per sé stessi e per gli altri. Perché, in fondo, guarire è possibile e ne vale la pena, per tutti.

Glossario:

  • DCA: Disturbi del Comportamento Alimentare, categorie di patologie che includono anoressia, bulimia e binge eating.
  • ARFID: Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder, un disturbo alimentare associato a rifiuto del cibo o limitazione delle scelte alimentari.

A serene and supportive school environment scene showing diverse students sitting together at a lunch table, engaging in conversation and sharing healthy foods. The atmosphere is friendly and warm, with soft natural lighting.
A tranquil and inviting classroom setting designed for wellness, featuring comfortable seating, soft lighting, and students engaged in calming activities like journaling and meditating. The classroom conveys a sense of safety and support.


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