- Il disturbo da lutto complicato colpisce il 2,4%-4,8% della popolazione.
- Il pet loss causa reazioni simili al lutto per persone care.
- La psicoterapia aiuta a gestire le emozioni e ritrovare l'armonia.
L’impatto devastante della perdita improvvisa
La perdita di una persona cara rappresenta una delle esperienze più dolorose e destabilizzanti che un individuo possa affrontare, soprattutto quando l’evento si manifesta in maniera repentina e traumatica. Nel contesto della psicologia e della salute mentale, si osserva come una morte improvvisa possa innescare un processo di lutto particolarmente complesso, che devia dalle traiettorie considerate “normali” di elaborazione. Questo tipo di lutto, spesso definito “complicato” o “prolungato”, merita un’attenzione approfondita per le sue profonde implicazioni sul benessere psicologico e fisico degli individui.
La morte di un genitore, in particolare della madre, è un evento che può sconvolgere l’intera esistenza di una persona. Le conseguenze psicologiche possono essere devastanti, paragonabili allo smarrimento di una bussola interiore. Viene a mancare quel punto di riferimento affettivo e di guida che, nella maggior parte dei casi, ha offerto amore incondizionato e sostegno. Inoltre, recenti studi hanno mostrato che il lutto può manifestarsi attraverso una serie di sintomi psicologici e fisici, rendendosi così molto più complesso da affrontare[Viaggio nel lutto ai tempi del Covid-19].
La sofferenza emotiva è accentuata dalla consapevolezza che il proprio ruolo e la propria identità sono irreversibilmente alterati. Ci si ritrova orfani, confrontati con la sensazione di dover affrontare il mondo da soli, con un “cordone ombelicale” reciso per sempre. Se il legame con il genitore era caratterizzato da conflitti o questioni irrisolte, la scomparsa può intensificare il senso di urgenza dei bisogni insoddisfatti e la disperazione per la perdita irrimediabile di ogni opportunità di chiarimento o riappacificazione. Le parole non dette e i perdoni non concessi possono rendere l’elaborazione del lutto ancora più impervia. In tali circostanze, il riconoscimento e l’accettazione di questi bisogni insoddisfatti diventano un passo cruciale verso la guarigione emotiva[Disturbo da Lutto Prolungato: il persistente dolore per la perdita].
Il dolore, in questo processo, non segue un percorso lineare. Le teorie classiche, come le cinque fasi del lutto descritte dalla psichiatra Elisabeth Kübler-Ross (negazione, rabbia, contrattazione, depressione, accettazione), rappresentano un modello di riferimento, ma è fondamentale ricordare che ogni individuo vive il lutto a proprio modo, con tempi e ritmi personali. Non esistono emozioni “giuste” o “sbagliate” nel lutto, ma la loro libera espressione, sia essa rabbia, tristezza o angoscia, è un elemento essenziale per il processo di guarigione. L’attaccamento, secondo la teoria di John Bowlby, un bisogno innato che spinge gli esseri umani a cercare legami significativi, influenza profondamente la reazione alla perdita. La qualità dell’attaccamento (sicuro, insicuro-evitante, insicuro-ambivalente e disorganizzato) modula la risposta emotiva e comportamentale alla scomparsa del genitore.
La neurobiologia del lutto mostra come lo stress acuto generato dalla perdita possa attivare risposte fisiologiche intense, influenzando il sistema nervoso autonomo e l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. L’iperattivazione di questi sistemi può contribuire all’insorgenza di sintomi fisici come dolori diffusi, nausea, vertigini ed emicranie, rendendo il corpo vulnerabile proprio come la mente. A livello cognitivo, la perdita può alterare la percezione del tempo e dello spazio, con un offuscamento delle funzioni esecutive e una ridotta capacità di concentrazione. Le memorie intrusive e i pensieri ossessivi riguardo al defunto sono manifestazioni comuni del trauma che la mente fatica a integrare.

Il lutto complicato: quando l’elaborazione si blocca
Il disturbo da lutto complicato persistente (CGD, Complicated Grief Disorder) emerge quando il dolore per la perdita non accenna a diminuire nel tempo, consolidandosi in uno stato di angoscia e isolamento prolungato. Questa condizione, riconosciuta ultimamente anche nei manuali diagnostici, si manifesta con un dolore incrollabile che non migliora, ostacolando la ripresa degli interessi e delle attività quotidiane e alimentando sentimenti persistenti di solitudine o di vuoto. Tale patologia, infatti, si distingue dal lutto “normale” per la sua intensità e durata sproporzionate che compromettono significativamente la capacità dell’individuo di funzionare nella vita di tutti i giorni[Il disturbo da lutto persistente e complicato – State of Mind]. Analisi recenti hanno dimostrato che la percentuale di individui colpiti da tale disturbo varia dal 2,4% al 4,8% nella popolazione. [La terapia del lutto complicato: basi teoriche, struttura ed evidenze]. Molti elementi possono determinare l’emergere di una forma complessa del lutto. Tra questi risalta l’intensità del vincolo affettivo verso il defunto, specialmente quando ci si confronta con figure fondamentali come genitori, figli o partner. A ciò si aggiungono le modalità attraverso cui avviene questa perdita—sia essa repentina che caratterizzata da tratti violenti o traumatici—insieme alla mancanza delle necessarie risorse psico-emotive (sistemi inefficaci per affrontare lo stress) ed eventuali problematiche psichiatriche già esistenti; basti pensare a patologie quali il distrubo post-traumatico (PTSD), oppure forme gravi d’infelicità come quella associata alla sindrome depressiva maggiore.
In questo scenario è fondamentale considerare anche il forte attaccamento nei riguardi degli animali domestici (pet loss.) Spesso minimizzato dall’opinione pubblica, ma non per questo meno significativo dal punto di vista emotivo è il decesso dell’animale compagno: esso può provocare ferite profonde nel cuore dei proprietari e portare a reazioni analoghe a quelle associate al lutto per una persona cara. Gli animali da compagnia occupano spazi vitali notevoli nella quotidianità degli individui, donando sostegno morale ed empatia sincera. Quando questi vengono meno tocca ricomporre pezzi dentro sé stessi davanti a uno stravolgimento non indifferente dell’armonia personale necessaria al vivere sereno. Il fenomeno del lutto in questione è stato oggetto di un’attenzione crescente, soprattutto alla luce della crisi sanitaria globale generata dalla pandemia da COVID-19. In questo contesto, l’assenza di opportuni riti commemorativi ha esacerbato le condizioni favorevoli all’emergere del lutto complicato. Inoltre, le restrizioni sociali e il conseguente isolamento hanno ostacolato i normali meccanismi volti al superamento del dolore derivante dalla perdita.[Lutto e Pandemia di COVID-19]. Tale condizione non si limita a manifestarsi come un disagio di natura emotiva; al contrario, essa può comportare ripercussioni notevoli sulla salute corporea. Si traduce spesso in una serie di sintomi fisici, inclusi difficoltà respiratorie, malesseri e dolori vari, confermando così quanto evidenziato da diversi studi.
Strategie di supporto e intervento psicoterapeutico
Affrontando le complesse sfide legate al lutto—soprattutto quando esso si presenta in forma complicata—si rivela essenziale implementare metodologie di supporto specifiche; talvolta diventa imprescindibile avvalersi anche di approcci psicoterapeutici appropriati. Il suggerimento iniziale e più immediato consiste nel permettersi di vivere appieno le emozioni senza la pressione di ritornare subito alla quotidianità. È fondamentale rispettare i propri tempi personali ed esercitare una certa benevolenza verso se stessi per facilitare il processo terapeutico. Recentemente, sono state delineate cinque modalità comprovate per gestire l’elaborazione del lutto che enfatizzano l’importanza dell’espressione emotiva e dell’interazione attiva con reti comunitarie dedicate al sostegno. [Elaborazione del lutto, 5 utili strategie]. La psicoterapia si rivela quale un fondamentale alleato nella gestione delle ripercussioni legate a una perdita affettiva. In particolare, nei momenti in cui ci si sente incapaci di affrontare autonomamente il vortice delle emozioni oppure si fatica ad adeguarsi ai mutamenti subentrati nella vita quotidiana – aggravatasi ulteriormente dalla scarsità di supporto proveniente dall’ambiente familiare o amicale – risulta cruciale cercare assistenza specializzata. Gli psicoterapeuti, mediante un ambiente accogliente privo di critiche, consentono agli individui coinvolti di esternare liberamente le loro sofferenze emotive; mettono altresì a disposizione utili strategie per affrontare il lutto ed intraprendere nuovamente un cammino verso il ritrovamento dell’armonia psico-emotiva.
All’interno della disciplina psicologica emergono metodologie all’avanguardia quali la terapia cognitivo-comportamentale, che risulta particolarmente utile nel trattamento dei casi complessi legati al processo del lutto. Questo approccio terapeutico mira a individuare e alterare i circuiti mentali negativi così come i comportamenti inadeguati correlati alla persistenza del dolore emotivo. Con modalità pratiche quali la ristrutturazione cognitiva, esposizioni graduali e attivazioni comportamentali mirate, il paziente riceve orientamento specifico per oltrepassare quegli ostacoli che impediscono una serena elaborazione della sua esperienza dolorosa. L’ACT (Acceptance and Commitment Therapy) si è dimostrata efficace, evidenziando risultati positivi e promuovendo un processo di reintegrazione con il dolore, invece di perseguire una mera evasione. [La terapia del lutto complicato: basi teoriche, struttura ed evidenze]. Considerare l’essenziale ruolo della rete di supporto sociale è cruciale. Le figure amichevoli come amici, familiari e membri dei gruppi di sostegno hanno la capacità non solo di fornire un ascolto empatico ma anche di generare un forte senso d’appartenenza che contribuisce a ridurre il rischio d’isolamento. Quando si condividono esperienze dolorose con altri individui che hanno affrontato situazioni analoghe, si ottiene una validazione delle proprie emozioni ed eventualmente nuove prospettive su come gestire tali avversità. È tuttavia necessario che tale supporto venga prestato con adeguata sensibilità; evitiamo frasi scontate o giudizi incisivi poiché potrebbero gravare ulteriormente sulla persona in lutto stessa. Il manifestarsi della vicinanza emotiva accompagnato dalla semplice disponibilità a essere presente – senza necessariamente dover proporre soluzioni – si rivela quindi un aspetto fondante.
Le ripercussioni psicologiche derivanti dalla perdita della madre durante l’infanzia sono notevolmente significative. L’assenza precoce della figura materna può ostacolare lo sviluppo psicofisico ed emotivo del bambino stesso; ciò può condurre a uno stato profondo di vuoto interiore assieme alla confusione rispetto alle proprie sicurezze basilari. Al contrario degli adulti che possiedono capacità cognitive più elevate assieme a strategie adattive raffinate, i bambini risultano privi degli stessi strumenti indispensabili: necessitano pertanto del monitoraggio attento da parte delle figure genitoriali o tutelari affinché interventi precoci siano resi efficaci nell’affrontamento dei traumi subiti. La presenza affettuosa e il supporto emotivo da parte delle figure chiave si rivelano essenziali per costruire una rete solida di condivisione e sostegno. Tale dinamica si dimostra fondamentale per evitare lo sviluppo di percorsi patologici, le cui ripercussioni potrebbero emergere durante l’età adulta.
Riscrivere la narrazione del dolore: una prospettiva di resilienza
Nell’affrontare il dolore, specialmente quello che scaturisce da un trauma così profondo come la perdita improvvisa, è essenziale riconoscere che la psiche umana possiede un’innata capacità di resilienza. La psicologia cognitiva ci insegna che non sono solo gli eventi in sé a determinare le nostre reazioni emotive, ma il modo in cui li interpretiamo e attribuiamo loro significato. Nel contesto del lutto, ciò significa che mentre il dolore per la perdita è inevitabile, bloccarsi in una narrazione di disperazione perpetua può essere in parte influenzato dai nostri schemi cognitivi.
La nozione avanzata della “crescita post-traumatica” (Post-Traumatic Growth – PTG) offre una prospettiva affascinante e controintuitiva sul lutto. Nonostante l’intensità della sofferenza, molte persone sperimentano, dopo il processo di elaborazione di una perdita significativa, una profonda trasformazione positiva. Questa crescita non nega il dolore o la tragedia dell’esperienza, ma suggerisce che, attraverso il confronto con l’estrema avversità, gli individui possono sviluppare una maggiore apprezzamento per la vita, relazioni più profonde, una consapevolezza rafforzata delle proprie forze personali, nuovi percorsi di vita e un cambiamento nella propria filosofia esistenziale. Questo richiede un profondo lavoro di autoriflessione e un’apertura al cambiamento, superando la semplice accettazione per arrivare a una vera integrazione del lutto nella propria identità, che diventa più complessa e saggia.
Glossario:
- PTG: Growth and Change that follows trauma.
- CBT: Cognitive Behavioral Therapy, a type of mental health treatment.
- ACT: Acceptance and Commitment Therapy, a psychological intervention.
La sfida è dunque trasformare il peso del passato in una spinta verso un futuro riscritto e più consapevole.

- Approfondimento sulla pet loss, riconosciuta come fattore stressante psicologico.
- Approfondisce le caratteristiche del lutto e le sue complicanze inattese.
- Approfondimento sul disturbo da lutto prolungato, utile per contestualizzare l'articolo.
- Approfondimento sulle fasi del lutto, utile per una comprensione più ampia.
- Approfondimento sul lutto e i processi psicologici connessi alla perdita.