Disturbi alimentari: perché l’età di esordio si abbassa così drasticamente?

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  • Aumento del 64% di diagnosi annuali di DCA dal 2019 al 2024.
  • Incremento del 50% dei nuovi accessi sotto i 13 anni.
  • L'anoressia nervosa è aumentata del 68%, l'ARFID del 65%.

Il periodo segnato dalla pandemia di COVID-19 ha generato una crisi significativa nel campo della salute mentale, manifestandosi attraverso effetti profondamente inquietanti sui disturbi del comportamento alimentare (DCA). Le informazioni più aggiornate presentano uno scenario preoccupante, evidenziando un’impennata notevole dei casi, in particolare tra le giovani generazioni. L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ha registrato un aumento del 64% nelle diagnosi annuali riguardanti i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione a partire dal 2019, anno antecedente alla pandemia stessa e proseguendo fino al 2024. Questi dati sono coerenti con una tendenza osservabile a livello nazionale, che indica una crescita complessiva intorno al 30-35% dei casi. [Il Sole 24 Ore].

L’impatto si estende ben oltre le statistiche generali. Il Centro di riferimento regionale del Veneto, situato a Verona, ha registrato un aumento del 40% dei casi, in particolare nel periodo successivo all’emergenza sanitaria. Ancora più preoccupante è l’abbassamento dell’età di esordio di queste patologie, con casi che emergono già tra i bambini di 8-9 anni. Questa precocità è associata a diversi fattori, tra cui l’abbassamento dell’età puberale nelle bambine e il ruolo pervasivo dei social media, che espongono i giovanissimi a modelli di bellezza irrealistici e spesso dannosi, alimentando confronti incessanti e un senso di inadeguatezza.

Anno Casi sotto 10 anni Casi 11-13 anni Totale
2019 59 59 119
2024 89 89 178

L’incremento dei nuovi accessi nelle fasce d’età più giovani (<10 anni e 11-13 anni) è stato del 50% tra il 2019 e il 2024, passando da 59 a 89 casi. L’analisi ha rivelato un incremento significativo nelle diagnosi sia dell'anoressia nervosa, con un aumento pari al 68%, sia del Disturbo Evitante Restrittivo dell’Assunzione di Cibo (ARFID), che ha visto una crescita del 65%. Questi dati mettono in luce l’urgenza della creazione di programmi d’intervento dettagliati e appropriati volti ad affrontare tali problematiche emergenti. All’interno delle patologie psichiatriche, i DCA, o Disturbi del Comportamento Alimentare, costituiscono la categoria con il maggiore tasso di mortalità; in particolare per l’anoressia nervosa si stima che il rischio letale sia da cinque a dieci volte più elevato rispetto ai coetanei sani dello stesso genere. Questo porta purtroppo ogni anno a circa quattromila vittime in Italia.

Si tratta quindi di un contesto clinico complesso che esige una collaborazione interdisciplinare tra professionisti vari quali psichiatri, pediatri, psicologi, dietisti, e internisti al fine di assicurare una cura adeguata e tempestiva. [Ospedale Pediatrico Bambino Gesù].

Le neuroscienze e la percezione corporea: Nuove prospettive terapeutiche

Il campo della ricerca sui disturbi alimentari sta attraversando una fase evolutiva senza precedenti grazie alle innovazioni nel settore neuroscientifico. Tra gli aspetti più significativi troviamo la dispercezione corporea, un fenomeno frequentemente osservato nelle persone affette da anoressia nervosa; qui l’individuo vive una percezione alterata della propria corporeità e tende a sentirsi sovrappeso anche se si trova in uno stato di grave magrezza. Questa anomalia non può essere ridotta a semplici fattori cognitivi; essa affonda le sue origini nei complessi meccanismi neurali legati all’interocezione: questa rappresenta il processo attraverso cui il cervello interpreta i segnali provenienti dal nostro corpo.

All’interno di questo scenario terapeutico si fa strada con vigore crescente il concetto di mindfulness. Le pratiche volte alla consapevolezza – quali meditazione seduta o camminata, yoga ed esplorazione corporea – si propongono come strumenti efficaci per elevare l’attenzione deliberata verso il presente con un atteggiamento privo di giudizio. Tale metodologia risulta essenziale per affinare sia la consapevolezza corporea sia quella interocettiva, consentendo così ai pazienti non solo di ristabilire un legame genuino con le proprie sensazioni corporee, ma anche di affrontare e superare quelle alterazioni percettive che li affliggono.

Glossario:

  • Mindfulness: pratica di meditazione che enfatizza la consapevolezza del momento presente.
  • Interocezione: capacità percepirci e comprendere le sensazioni interne del nostro corpo.

La mindfulness modula l’attenzione, la consapevolezza corporea, la regolazione emotiva e il senso di sé, offrendo un percorso per riscoprire il dialogo interno con il proprio corpo e recuperare serenità e benessere.

Cosa ne pensi?
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Terapie innovative e l’importanza dell’approccio personalizzato

L’incremento dei casi di DCA sta spingendo la ricerca verso lo sviluppo di terapie sempre più innovative e personalizzate. Accanto agli approcci consolidati come la Terapia Cognitivo Comportamentale Migliorata (CBT-E), considerata l’unico trattamento universale per tutti i disturbi dell’alimentazione, stanno emergendo nuove metodologie che sfruttano le potenzialità della tecnologia e le conoscenze neuroscientifiche.

La realtà virtuale (VR) e l’intelligenza artificiale (AI) stanno guadagnando un ruolo sempre più significativo nella cura dei DCA. La VR, in particolare, offre un ambiente sicuro e controllato per esporre i pazienti a situazioni stressanti legate al cibo e all’immagine corporea, permettendo loro di affrontare le sfide della vita quotidiana in un contesto protetto. Questa tecnologia consente una personalizzazione estrema della terapia, adattandosi alle esigenze specifiche di ogni paziente, anche attraverso l’uso di “corpi virtuali” che apprendono a gestire le difficoltà [Fondazione Veronesi]. In contemporanea, le metodologie relative alla neuromodulazione stanno dimostrando un potenziale decisamente incoraggiante. La stimolazione magnetica transcranica (TMS), così come la stimolazione transcranica a corrente continua (tDCS), si configurano come esempi emblematici di strategie volte a modificare l’attività cerebrale al fine di correggere disfunzioni neurali legate ai disturbi alimentari. Tali pratiche sono solitamente caratterizzate da una bassa invasività e risultano generalmente ben accettate dai pazienti, costituendo così nuove opportunità terapeutiche per affrontare patologie complesse quali l’anoressia nervosa. [Auxologico].

Un elemento cruciale emerso dalla ricerca è la necessità di strategie nutrizionali dinamiche e su misura. Uno studio condotto dal Centro per la cura dei disturbi alimentari di Villa Miralago e dall’Università degli Studi di Milano ha evidenziato come l’apporto calorico e proteico debba essere costantemente adattato alle esigenze mutevoli del paziente durante il percorso riabilitativo.

Informazioni chiave:

  • Il recupero della massa grassa è influenzato dall’apporto calorico iniziale.
  • L’assunzione proteica è cruciale per preservare la massa magra e favorire la rigenerazione cellulare.

Questo sottolinea che non esiste un “percorso unico” o una strategia nutrizionale statica, ma una necessità di flessibilità e adattamento progressivo per garantire non solo il recupero del peso ma anche una migliore composizione corporea e il benessere generale. Il modello terapeutico multidisciplinare, che coinvolge team di professionisti come psicologi, nutrizionisti, psichiatri, endocrinologi e cardiologi, rimane fondamentale, con un’enfasi crescente sul coinvolgimento familiare per un buon esito del trattamento [Ospedale Pediatrico Bambino Gesù].

Comprendere e agire: Il ruolo della conoscenza

Comprendere i disturbi alimentari va oltre le percentuali e i dati clinici; implica addentrarsi nelle complessità della mente umana e nelle sue interazioni con il corpo e l’ambiente. Una nozione fondamentale della psicologia cognitiva e comportamentale ci dice che il modo in cui interpretiamo e reagiamo alle nostre esperienze e ai nostri pensieri influenza profondamente il nostro benessere. Nel contesto dei disturbi alimentari, ciò significa che non è solo il cibo o il peso a essere il problema, ma la relazione distorta che la mente crea con essi, spesso influenzata da schemi di pensiero negativi e compulsioni.

A un livello più avanzato, le neuroscienze ci rivelano l’esistenza di percorsi neurali specifici che regolano la percezione del corpo e la risposta al cibo. Questi circuiti possono essere disfunzionali in chi soffre di DCA, portando a quella che viene definita “dispercezione corporea” o ad alterazioni nella “interocezione”, ovvero la consapevolezza delle sensazioni interne. Le terapie innovative che integrano la mindfulness e le tecnologie come la realtà virtuale mirano proprio a ristabilire un equilibrio in questi percorsi, rieducando il cervello a interpretare in modo più sano i segnali provenienti dal corpo e dall’ambiente. Questo ci invita a riflettere: quanto siamo davvero consapevoli del nostro corpo, al di là dell’immagine che ci rimanda lo specchio o ci propinano i social media? In un mondo sempre più frenetico e visivo, è facile cadere nella trappola del giudizio esterno e perdere il contatto con le proprie esigenze interne. I casi di DCA, con il loro preoccupante aumento, ci ricordano l’urgenza di coltivare una maggiore consapevolezza di sé e del proprio corpo, promuovendo un benessere che sia autentico e non superficiale. La strada per la guarigione passa anche attraverso la riconsiderazione del nostro rapporto con noi stessi e con il mondo circostante, abbracciando la complessità e la fragilità che ci rendono umani.

Informazioni chiave:

  • La salute mentale giovanile è in crisi e necessita di attenzione urgente.
  • Un adeguato sostegno sociale è essenziale affinché le terapie considerate innovative possano produrre risultati efficaci.

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