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Infortuni sportivi: come Dottor Zampar e psicologia riparano corpo e mente

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  • Nel 2018, il 30% degli atleti infortunati sviluppa sintomi depressivi.
  • Tra il 30% e il 60% degli atleti fatica a riprendersi.
  • Visualizzazione: studio del 2019 accelera il recupero funzionale.

Le sfide celate dietro il successo atletico

Nel panorama dello sport professionistico odierno – in cui il rendimento atletico sembra fungere da unico metro per valutare la grandezza dei protagonisti – si celano difficoltà assai più intricate rispetto a quanto generalmente percepito dal grande pubblico. Sebbene i successi e le imprese straordinarie siano costantemente sotto ai riflettori mediatici, esiste una dimensione oscura frequentemente trascurata: quella riguardante le conseguenze devastanti degli infortuni sui livelli fisici così come su quelli psicologici.

Tali traumi possono oscillare da lesioni lievi fino a problematiche così gravi da compromettere definitivamente la carriera agonistica dell’atleta stesso; rappresentano un fondamentale punto d’intersezione tra sofferenza corporea e disagio mentale capace di erodere l’essenza dell’individuo coinvolto. La <a class="crl" target="_blank" rel="nofollow" href="https://corrieredimaremma.it/news/attualita/375971/nasce-un-nuovo-polo-per-la-chirurgia-della-spalla-e-la-traumatologia-sportiva.html”>recente designazione del Dottor Guido Zampar alla guida della nuova unità operativa dedicata alla chirurgia della spalla non rappresenta soltanto una notevole evoluzione nel campo della medicina sportiva; al contrario, offre anche uno spunto prezioso circa l’importanza fondamentale di adottare un approccio olistico nella riabilitazione dei praticanti colpiti da lesioni. Tale visione congiunta conferisce rilevanza sia agli interventi chirurgici sia alle componenti psicologiche nell’affrontare le problematiche legate agli infortuni atletici – mettendo in evidenza delle deficienze strutturali nelle strategie attuali destinate al trattamento delle patologie sportive.

Athlete recovering from injury

Il cammino di un atleta infortunato è spesso costellato di ostacoli invisibili. Al dolore fisico acuto si aggiunge una serie di reazioni emotive che possono spaziare dall’ansia per il recupero alla frustrazione per l’interruzione della propria attività, fino a veri e propri stati depressivi. Un infortunio particolarmente grave, come la rottura di legamenti cruciali o un danno alla cartilagine articolare, può significare non solo mesi, ma talvolta anni di riabilitazione intensiva. Durante questo periodo, l’atleta è costretto a confrontarsi con la propria vulnerabilità e, in molti casi, con la prospettiva di non tornare più ai livelli di performance precedenti. Questo scenario è fertile per lo sviluppo di disturbi d’ansia generalizzata, attacchi di panico e, nei casi più severi, sindromi depressive clinicamente rilevanti.

Uno studio condotto nel 2018 ha rivelato che circa il 30% degli atleti di alto livello alle prese con un infortunio significativo sviluppa sintomi depressivi entro sei mesi dall’evento traumatico.

“Il 30%-60% degli atleti ha difficoltà a riprendersi dopo l’infortunio. A livello mentale, l’infortunio può compromettere il senso di stabilità e continuità psicofisica della persona.” – [Respira]

Un aspetto ulteriormente complesso da considerare è il disturbo dell’immagine corporea. Per gli atleti, il corpo non è solo uno strumento, ma una parte integrante della loro identità e della loro professione. Un infortunio che comporta alterazioni fisiche visibili, cicatrici o una riduzione permanente della mobilità, può generare una percezione negativa di sé, minando l’autostima e la fiducia nel proprio fisico. Questo fenomeno è particolarmente evidente in discipline dove l’estetica corporea è un fattore rilevante, come la ginnastica artistica, il nuoto sincronizzato o il culturismo. La sensazione di un corpo “difettoso” o “non più all’altezza” può portare a ritiro sociale, isolamento e, in alcuni casi, a disturbi alimentari come la bulimia nervosa o l’anoressia nervosa, nel tentativo di riprendere il controllo sul proprio corpo attraverso la restrizione calorica o l’eccessivo esercizio fisico, spesso controindicato dalla riabilitazione.

La psicologia dello sport: un pilastro nella riabilitazione

Il riconoscimento dell’importanza della dimensione psicologica nella gestione degli infortuni sportivi non è una novità assoluta, ma la sua applicazione pratica rimane spesso frammentata. La psicologia dello sport emerge come una disciplina fondamentale, offrendo strumenti e strategie per sostenere gli atleti attraverso le difficili fasi del recupero.

Doctor talking to an athlete

Un approccio multidisciplinare, che affianca la competenza chirurgica del Dottor Zampar e del suo team con il supporto psicologico continuo, è l’unica via per garantire una riabilitazione non solo fisica, ma anche mentale completa. Questo approccio integrato mira a potenziare le risorse interne dell’atleta, aiutandolo a elaborare il trauma, a gestire le emozioni negative e a ritrovare la motivazione per il percorso di recupero.

Le strategie adottate dai professionisti della psicologia dello sport sono diverse e personalizzate. Una delle più efficaci è la psicoeducazione: informare l’atleta in modo chiaro e comprensibile sul tipo di infortunio, sulle fasi del recupero e sulle possibili reazioni emotive che si potranno manifestare. Questa informazione riduce l’ansia legata all’ignoto e prepara l’individuo ad affrontare le sfide con maggiore consapevolezza.

Ad esempio, è cruciale spiegare che è del tutto normale sperimentare giorni di sconforto o di scarsa motivazione durante i lunghi mesi di recupero. Un altro strumento fondamentale è l’utilizzo di tecniche di visualizzazione guidata e di imaging motorio. Anche quando il corpo non è in grado di eseguire determinati movimenti, l’atleta può “immaginare” vividly l’esecuzione corretta e completa delle azioni, attivando le stesse aree cerebrali coinvolte nel movimento reale. Questa pratica non solo aiuta a mantenere vive le abilità motorie e la memoria muscolare, ma rafforza anche la connessione mente-corpo, favorendo il processo di guarigione e il recupero della fiducia nelle proprie capacità fisiche residue. Uno studio pubblicato sul Journal of Sport and Exercise Psychology nel 2019 ha dimostrato come la visualizzazione sistematica possa accelerare il recupero funzionale in atleti con lesioni al ginocchio, riducendo anche l’incidenza di ansia pre-competizione al ritorno in campo.

Importanza del supporto psicologico:
In caso di infortuni gravi, la consulenza di un professionista può rivelarsi necessaria per affrontare le emozioni e sviluppare una mentalità resiliente.

Il ruolo dello psicologo dello sport non si limita alla gestione delle crisi immediate. Comprende anche il supporto nella ridefinizione degli obiettivi a breve e lungo termine, l’elaborazione del lutto per la perdita delle proprie capacità fisiche e, nei casi di fine carriera forzata, l’accompagnamento nella transizione a una nuova fase della vita. La possibilità di incontrare altri atleti che hanno superato infortuni simili, attraverso gruppi di supporto o testimonianze strutturate, può offrire una risorsa preziosa, alleviando il senso di isolamento e fornendo modelli di resilienza. Questo scambio di esperienze dimostra che il superamento non è solo possibile, ma è un percorso che molti hanno intrapreso con successo.

Testimonianze e strategie per la resilienza

Le esperienze vissute da atleti che hanno subito gravi infortuni rappresentano significativi esempi di resilienza. Ciascuna narrazione conduce attraverso le difficoltà del dolore e della frustrazione fino alla rinascita finale. Queste storie non soltanto ispirano chi si trova ad affrontare situazioni analoghe; esse offrono inoltre indicazioni fondamentali su come migliorare i metodi di riabilitazione insieme al supporto psicologico.

Ad esempio, uno stimato calciatore italiano ha condiviso la propria esperienza dopo aver subito un grave trauma alla caviglia: tale evento gli ha impedito l’attività agonistica per quasi due anni. Il calciatore ha rivelato che la vera sfida risiedeva nel tentativo di superare l’angoscia associata al timore recondito di incorrere nuovamente in un incidente durante il suo rientro sui campi da gioco. Grazie all’assistenza costante offertagli da uno specialista nella preparazione atletica mentale nel corso degli anni – focalizzandosi sulla gestione dell’ansia pre-gara mediante pratiche innovative come la mindfulness e interventi mirati sulla ristrutturazione cognitiva, egli è riuscito a trasformare pensieri distruttivi in convinzioni incoraggianti ed attuabili. Questa vicenda mette chiaramente in luce quanto possa essere cruciale fornire sostegno psicologico continuativo: essenziale tanto dal punto di vista fisico quanto ai fini dell’ottimizzazione delle capacità mentali nel lungo periodo.

Diverse testimonianze di giocatori di pallavolo e pallacanestro, frequentemente soggetti a problemi alla spalla, come quelli che il Dottor Zampar si occuperà di trattare, hanno evidenziato il profondo impatto che tali infortuni hanno avuto sulla loro percezione di sé. Uno di loro, dopo un’operazione alla cuffia dei rotatori avvenuta nel 2021, ha descritto una fase iniziale di forte disforia corporea e depressione. Si sentiva “incompleto” e temeva di non poter più eseguire le schiacciate o i tiri che lo avevano reso celebre.

Il suo percorso di recupero ha incluso sessioni di terapia cognitivo-comportamentale (TCC) focalizzate sulla gestione dei pensieri negativi legati all’immagine corporea e sull’accettazione dei limiti temporanei. Gli psicologi hanno lavorato con lui per far sì che riconoscesse che la sua identità non era definita esclusivamente dalla sua performance fisica, ma anche dalle sue qualità caratteriali e dalla sua capacità di superare le avversità. Questo lo ha aiutato a recuperare non solo la mobilità, ma anche un senso di benessere psicologico.

Group therapy session for athletes

Le tecniche di visualizzazione possono anche favorire l’accelerazione dei tempi di recupero, aiutando l’atleta a ripristinare non solo la fiducia, ma anche la propria immagine corporea.
  • Supporto sociale: la presenza di famiglie e amici è fondamentale durante la riabilitazione.
  • Ambiente favorevole: la cultura della cura e dell’empatia all’interno delle società sportive è essenziale.

Un’altra strategia cruciale che emerge dalle testimonianze è l’importanza del supporto sociale. Ciò include non solo la famiglia e gli amici, ma anche i membri del team, gli allenatori e il personale medico. Un ambiente di sostegno che riconosca il dolore, offra incoraggiamento e mantenga l’atleta coinvolto nella vita di squadra, anche quando non può competere, può fare una differenza significativa nel processo di guarigione. Investendo in programmi dedicati al sostegno psicologico, le realtà sportive non solo si concentrano sulla performance, ma coltivano anche una cultura caratterizzata da cura ed empatia. Queste scelte denotano una lungimiranza significativa verso la salute globale degli atleti. Tali investimenti risultano cruciali nel ridurre l’insorgere di problematiche psichiche dopo un infortunio, agevolando così un rientro nell’attività sportiva che risulti sia fisico che mentale più tempestivo e sereno.

Oltre il fisico: la cura dell’anima atletica

L’INGRESSO REPENTINO di un infortunio grave nella vita di un atleta trascende il semplice concetto di incidente fisico; rappresenta un catastrofico sconvolgimento delle basi della sua identità personale e professionale, oltre che del suo autovalutato senso di significato esistenziale. Nonostante la riabilitazione fisica possa essere eseguita con competenza da esperti come il Dottor Zampar e si presenti sotto una luce positiva e proattiva, essa costituisce soltanto una porzione dell’intero quadro.

Per realizzare una ripresa completa e sostenibile nel tempo è essenziale accordare pari — se non maggiore — rilievo alla salute mentale. Le scoperte della psicologia cognitiva dimostrano chiaramente come la maniera in cui elaboriamo gli stimoli esterni abbia ripercussioni dirette sulle nostre emozioni e comportamenti reattivi. Per l’atleta coinvolto in un incidente sportivo traumatizzante, questo può risultare come l’emergere del termine definitivo su aspirazioni a lungo sognate oppure l’assunzione della percezione negativa d’impossibilità rispetto al recupero: tali percezioni sono spesso accompagnate dal pensiero distruttivo di vulnerabilità o indegnità. Tali schemi disfunzionali, qualora non affrontati adeguatamente, possono generare stati d’ansia persistente ed episodi depressivi intensificati.

La pratica della ristrutturazione cognitiva, cardine nella psicologia comportamentale contemporanea, offre strumenti utili per identificare questi meccanismi negativi traendo spunto da approcci alternativi più sani e adattabili a questa nuova realtà intrisa di sfide impreviste. Ad esempio, da “sono finito” a “questo è un ostacolo che posso superare con il giusto impegno e supporto”.

A un livello più avanzato, la teoria polivagale ci offre una lente affascinante per comprendere le reazioni del sistema nervoso autonomo al trauma. Un infortunio grave può innescare una risposta di difesa del corpo, attivando percorsi nervosi che portano a stati di freezing (blocco) o shutdown, manifestandosi con sintomi di derealizzazione o depersonalizzazione, un senso di intorpidimento emotivo e distacco.

Comprendere che queste reazioni sono risposte biologiche di protezione, e non segni di debolezza o fallimento personale, è il primo passo verso la regolazione emotiva. La pratica della mindfulness integrata nella riabilitazione, ad esempio, può aiutare gli atleti a riconnettersi con le proprie sensazioni corporee in modo più sicuro e graduale, sciogliendo le tensioni accumulate nel sistema nervoso e favorendo un recupero più profondo.

Umanizzare l’atleta:
È giunto il momento di abbandonare la narrazione del “campione invincibile” e abbracciare quella dell’individuo completo, con le sue vulnerabilità e la sua straordinaria capacità di rinascere.

Questo ci porta a una riflessione più ampia: quanto siamo disposti, come società, a guardare al di là della performance e a riconoscere la fragilità che si cela dietro ogni successo sportivo? Investire nella salute mentale degli atleti non è solo un atto di compassione, ma una strategia pragmatica.

Un atleta sostenuto psicologicamente è un atleta più resiliente, più capace di affrontare le avversità e, in definitiva, di tornare in campo con una nuova consapevolezza e una forza interiore rinnovata.

Glossario:
  • Ansia pre-competizione: ansia che un atleta può sentire prima di una competizione.
  • Ristrutturazione cognitiva: tecnica per modificare pensieri disfunzionali in pensieri più adattivi.
  • Disturbo dell’immagine corporea: alle difficoltà nello percepire il proprio corpo in modo positivo.
  • Polivagal theory: teoria che spiega le risposte emotive legate al sistema nervoso autonomo.

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