PTSD e cannabis medica: una nuova speranza?

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  • Studio uk: 269 pazienti mostrano miglioramenti con cannabis dopo 18 mesi.
  • Migliorata la qualità del sonno e ansia con dosaggi fino a 195mg di thc.
  • Israele: 82,4% dei 188 pazienti autistici in trattamento attivo con cannabis.

La gestione dei traumi, siano essi ereditati attraverso generazioni o derivanti da eventi acuti, rappresenta una sfida complessa nel campo della salute mentale. Questi traumi possono manifestarsi in modi subdoli, come tensioni muscolari croniche, evitamento inconscio o insonnia persistente. L’approccio terapeutico ideale non si limita al trattamento dei sintomi, ma si concentra sull’accompagnamento, l’accoglienza e l’ascolto profondo del paziente.

Nel panorama delle terapie per i traumi, emerge un approccio integrato che combina tecniche diverse per affrontare la complessità della sofferenza umana. Questo approccio considera il corpo e la mente, la memoria e il simbolo, la biografia e la genealogia come elementi interconnessi. Metodologie quali la Traumatic Incident Reduction (TIR), la Somatic Experiencing, le manipolazioni craniosacrali, la psicosintesi e l’analisi dei traumi transgenerazionali si fondono per proporre un itinerario di recupero olistico.

Tecniche di Ascolto Profondo: Un Approccio Multidimensionale alla Guarigione

Il TIR, ad esempio, si basa sulla rielaborazione ripetuta di un incidente traumatico in un ambiente sicuro, permettendo alla mente e al corpo di sciogliere il congelamento emotivo causato dal trauma. La Somatic Experiencing, d’altro canto, si dedica all’interpretazione delle sensazioni corporee per liberare l’individuo dalla condizione cronica di “lotta o fuga” in cui il sistema nervoso può rimanere bloccato in seguito a un trauma. Il trattamento craniosacrale, con la sua attenzione ai punti specifici del cranio e del sacro, facilita l’ascolto del corpo, permettendogli di raccontare la propria storia, spesso legata a memorie familiari e transgenerazionali. La psicosintesi, infine, offre una visione integrale dell’essere umano, aiutando il paziente a dare un significato al proprio viaggio e a scoprire le aspirazioni profonde sepolte sotto il peso del trauma.

Cosa ne pensi?
  • Finalmente una prospettiva olistica sulla salute mentale... 🧠...
  • Cannabis per il PTSD? 🤔 Non sono del tutto convinto......
  • E se il trauma fosse una porta, non una prigione...? 🚪...

La Cannabis Medica: Un Nuovo Strumento Terapeutico per il PTSD

In questo contesto, la cannabis medica emerge come una nuova possibilità per il trattamento del PTSD. Una ricerca osservazionale del 2025, condotta nel Regno Unito su un campione di 269 pazienti per un periodo di 18 mesi, ha rivelato miglioramenti considerevoli nei sintomi del disturbo da stress post-traumatico, nella qualità del sonno, nell’ansia e nella percezione complessiva della vita. I risultati positivi si sono manifestati sin dal primo mese e si sono mantenuti nel tempo, con pochi effetti collaterali gravi riportati. La maggior parte dei partecipanti faceva uso di infiorescenze essiccate, con dosaggi medi elevati di THC, fino a 195 milligrammi al giorno.

Questo studio, pur non essendo un RCT, fornisce dati reali di lungo periodo, particolarmente preziosi per valutare l’efficacia della cannabis medica in pazienti resistenti ai trattamenti convenzionali. La cannabis non rappresenta una soluzione magica, ma un ponte per aiutare i pazienti a ritrovare la capacità di sentire e di elaborare le proprie emozioni.

Cannabis Medica in Età Evolutiva: Un Approccio Cautelativo e Personalizzato

L’uso della cannabis medica si estende anche all’età evolutiva, con studi che ne esplorano l’efficacia e la sicurezza nel trattamento di disturbi come l’autismo, la sindrome di Tourette e le malattie infiammatorie intestinali. Nel caso dell’autismo, ad esempio, diverse ricerche suggeriscono che la cannabis medica può migliorare aspetti della vita quotidiana, l’umore e la qualità della vita dei pazienti. Uno studio condotto in Israele su 188 pazienti con ASD ha rilevato che l’82,4% era in trattamento attivo dopo sei mesi, con miglioramenti significativi riportati nel 30,1% dei casi e miglioramenti moderati nel 53,7%.

Tuttavia, è fondamentale adottare un approccio cautelativo e personalizzato nell’uso della cannabis medica in età evolutiva, tenendo conto dei potenziali rischi e benefici e monitorando attentamente gli effetti collaterali. La ricerca scientifica in questo campo è ancora in corso, e sono necessari ulteriori studi per comprendere appieno il ruolo della cannabis medica nel trattamento dei disturbi neuropsichiatrici infantili e adolescenziali.

Psicofarmaci e PTSD: Un Approccio Critico e Consapevole

Per quanto riguarda il trattamento farmacologico del PTSD negli adulti, la letteratura scientifica non offre ancora conclusioni univoche. Le linee guida internazionali indicano farmaci come fluoxetina, paroxetina, sertralina e venlafaxina come opzioni di prima scelta, ma la loro efficacia è limitata, con una remissione dei sintomi osservata solo in circa il 30% dei soggetti. Altri farmaci, come il trazodone, mostrano risultati contrastanti a seconda degli studi.

Un approccio critico e consapevole alla psicofarmacologia del PTSD richiede di considerare i limiti dei farmaci tradizionali e di esplorare nuove opzioni terapeutiche, come la ketamina a basse dosi, gli antiepilettici e gli antipsicotici di seconda generazione. Tuttavia, è fondamentale valutare attentamente i potenziali effetti collaterali e le interazioni farmacologiche, e di integrare il trattamento farmacologico con la psicoterapia e altri approcci terapeutici.

Conclusione: Verso una Medicina Integrata per la Salute Mentale

La ricerca di un approccio integrato alla cura dei traumi e dei disturbi mentali rappresenta una sfida cruciale per la medicina moderna. L’integrazione di tecniche psicoterapeutiche, terapie somatiche e farmacologiche, insieme all’esplorazione di nuove opzioni terapeutiche come la cannabis medica, può offrire ai pazienti un percorso di guarigione più completo ed efficace.

*È fondamentale che i professionisti della salute mentale adottino un approccio olistico, che tenga conto della complessità della sofferenza umana e che si basi su evidenze scientifiche solide e su un’attenta valutazione dei rischi e dei benefici di ogni intervento terapeutico. Solo in questo modo sarà possibile offrire ai pazienti un’uscita legale dalla sofferenza e aiutarli a ritrovare il benessere e la qualità della vita.
Amico mio, la salute mentale è un viaggio, non una destinazione.
È un percorso fatto di alti e bassi, di scoperte e di sfide.* La psicologia cognitiva ci insegna che i nostri pensieri influenzano le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Quando affrontiamo un trauma, i nostri pensieri possono diventare negativi e distorti, portandoci a sentirci intrappolati e senza speranza.

Ma c’è una buona notizia: possiamo cambiare i nostri pensieri e, di conseguenza, le nostre emozioni e i nostri comportamenti. La terapia cognitivo-comportamentale, ad esempio, ci aiuta a identificare i pensieri negativi e a sostituirli con pensieri più realistici e positivi. Questo ci permette di affrontare il trauma in modo più efficace e di ritrovare il benessere.

E ora, una nozione avanzata: la neuroplasticità. Il nostro cervello non è un organo statico, ma è in grado di cambiare e di adattarsi nel corso della vita. Questo significa che, anche dopo un trauma, possiamo riorganizzare le nostre connessioni neurali e creare nuovi percorsi di pensiero e di comportamento. La neuroplasticità ci offre una speranza concreta di guarigione e di crescita personale.

Ti invito a riflettere su questo: quali sono i pensieri negativi che ti impediscono di vivere appieno la tua vita? Quali sono le azioni che puoi intraprendere per cambiare questi pensieri e creare una realtà più positiva per te stesso? Ricorda, sei più forte di quanto pensi e hai il potere di trasformare la tua vita.


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