- Un quindicenne di Torino ricoverato per crisi d'astinenza da smartphone.
- Quasi il 17% dei quindicenni italiani si dichiara ansioso senza cellulare.
- Esposizione a schermi > 25-30 ore settimanali = dipendenza comportamentale.
Un incidente recente ha <a class="crl" href="https://www.respira.re/psicologia-comportamentale/adolescenti-e-smartphone-lospedale-di-orbassano-lancia-lallarme-sulla-dipendenza-digitale/”>portato al ricovero in ospedale di un ragazzo quindicenne torinese che ha manifestato una seria crisi d’astinenza dovuta all’uso smodato dello smartphone. Tale situazione ha riportato in auge l’attenzione su un tema preoccupante: l’dipendenza digitale tra i giovani. Gli esperti hanno messo in parallelo questo episodio con le crisi provocate dall’interruzione dell’assunzione di sostanze psicoattive, mettendo così in luce l’urgenza di approfondire i meccanismi psicologici e neuropsicologici che sono alla base della dipendenza dalla tecnologia. La costante presenza dei dispositivi mobili nelle vite quotidiane dei ragazzi genera questioni vitali riguardo agli effetti che questo fenomeno può avere nello sviluppo cognitivo, emotivo e sociale delle nuove generazioni; ciò ha spinto il mondo accademico ad indagare ulteriormente su queste relazioni complesse fin dalla prima infanzia.
Gli impatti dello “screen time” sullo sviluppo cognitivo e del linguaggio
L’introduzione precoce e massiva dei dispositivi digitali nella vita dei bambini, spesso fin dai primi mesi di vita, è un fenomeno che merita un’attenta analisi. Diversi studi hanno evidenziato come un tempo eccessivo trascorso davanti agli schermi possa avere effetti negativi sullo sviluppo cognitivo, in particolare per quanto riguarda le funzioni esecutive, l’attenzione e il pensiero critico. La lettura su schermo, ad esempio, sembrerebbe ridurre l’attivazione delle aree cerebrali deputate al pensiero critico rispetto alla lettura tradizionale su carta. Ciò suggerisce un impatto sulla capacità dei bambini di analizzare, sintetizzare e valutare le informazioni in modo approfondito.
Inoltre, l’esposizione prolungata agli schermi è stata associata a ritardi nello sviluppo del linguaggio. Durante i primi anni di vita, l’interazione umana, il contatto visivo e l’ascolto delle sfumature della voce e del linguaggio corporeo sono fondamentali per l’acquisizione delle competenze linguistiche. Se il tempo dedicato a queste interazioni viene sostituito dallo “screen time”, si possono verificare carenze significative. Un’eccessiva esposizione può contribuire a difficoltà esecutive, irritabilità e una ridotta capacità di riconoscere e gestire le emozioni, poiché i dispositivi tendono a placare momentaneamente l’ansia senza insegnare strategie di coping interne.
Un aspetto interessante è anche il ruolo dell’uso eccessivo del cellulare da parte dei genitori. Uno studio ha rivelato come l’utilizzo smodato di dispositivi tecnologici da parte dei genitori possa causare non solo ritardi cognitivi e problemi emozionali nei figli, ma anche una sorta di “disaffezione”. Questo fenomeno, a volte descritto come “babysitter digitale”, può portare a una competizione per l’attenzione dei genitori, spingendo i bambini a desiderare lo smartphone come un oggetto che cattura l’interesse degli adulti. Questo meccanismo può innescare un ciclo vizioso, dove l’attrazione verso il dispositivo cresce esponenzialmente.
Nel contesto della neuropsichiatria infantile, si è notato che l’esposizione a schermi digitali superiore alle 25-30 ore settimanali può essere definita come una “dipendenza comportamentale”, alterando non solo le funzioni esecutive ma anche la salute mentale e fisica generale dei bambini. Questi ritardi nello sviluppo cognitivo potrebbero manifestarsi con difficoltà a mantenere la concentrazione, un calo del rendimento scolastico e un aumento dell’isolamento sociale. È fondamentale riconoscere che questi dispositivi, pur essendo onnipresenti, richiedono un approccio graduale e consapevole, per evitare una tecnodipendenza che può compromettere il benessere a lungo termine.
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L’adolescenza e la vulnerabilità alla dipendenza digitale
La fase adolescenziale, già caratterizzata da profondi cambiamenti emotivi, cognitivi e neurobiologici, rende i ragazzi particolarmente vulnerabili allo sviluppo di dipendenze digitali. Il caso del quindicenne ricoverato a Torino è emblematico: il giovane ha manifestato sintomi fisici e psichici, tra cui agitazione, insonnia, inappetenza, ansia e irritabilità, dopo che i genitori gli hanno tolto lo smartphone. Questi segnali, assai simili a quelli di una crisi d’astinenza da sostanze, indicano la gravità del fenomeno.
La scienza spiega che il comportamento compulsivo nell’uso dei dispositivi digitali è alimentato dalla gratificazione immediata che essi offrono, attivando il circuito cerebrale della ricompensa, lo stesso coinvolto nelle dipendenze da gioco d’azzardo o da sostanze. Le applicazioni e i contenuti per ragazzi sono spesso progettati per essere psicostimolanti ed eccitanti, creando un ciclo di “scrolling infinito” difficile da interrompere. Si stima che quasi il 17% dei quindicenni in Italia si dichiara ansioso o nervoso quando è costretto a stare lontano dal proprio cellulare, con una maggiore incidenza tra le ragazze al 22% [Rapporto OCSE].
Questa “nomofobia”, la paura di rimanere senza il proprio telefono, non è tanto una dipendenza dall’oggetto fisico, quanto dai contenuti digitali e dalla connessione che esso garantisce. L’adolescenza è un periodo di costruzione dell’identità personale, e i canali digitali diventano spesso piattaforme per sperimentare il proprio sé migliore, anche se ideale. Questo può portare a un legame emotivo profondo con lo smartphone, difficile da spezzare senza conseguenze. Le conseguenze sulla salute mentale possono includere sintomi ansiosi e depressivi, ritiro sociale, difficoltà nei rapporti interpersonali e gravi crisi psicotiche acute in casi estremi.
È stato osservato che lo smartphone entra spesso come un amplificatore di dinamiche disfunzionali preesistenti nei bambini e adolescenti che già soffrono di disagio. La dipendenza si manifesta senza rispettare alcun orario stabilito. Spesso l’ansia colpisce i giovani nelle prime ore del mattino al risveglio e durante la fase precedente il riposo notturno; ciò induce molti adolescenti a tenere il proprio smartphone attivo anche nelle ore notturne, costringendoli a interrompere il sonno per verificare eventuali notifiche ricevute. La presenza continua del dispositivo diventa così imprescindibile: tanti ragazzi lo portano persino in bagno o evitano completamente di entrare in acqua al mare pur di non lasciarlo incustodito. Durante gli incontri con amici o eventi sociali, vi è una costante tensione nel mantenere attive le notifiche, poiché l’impossibilità di resistere all’impulso irresistibile di controllare il telefono è legata alla preoccupazione smisurata che possa sfuggire loro qualcosa d’importante.
Strategie di prevenzione e gestione della dipendenza
Affrontare la dipendenza da smartphone richiede un approccio multifattoriale che coinvolga genitori, educatori e professionisti della salute. La prevenzione è fondamentale e passa innanzitutto attraverso l’educazione digitale. È essenziale insegnare ai bambini e agli adolescenti un uso consapevole e responsabile della tecnologia fin da piccoli. Invece di proibire completamente l’uso, che spesso porta a una maggiore ricerca del proibito, è più efficace permettere un uso controllato e monitorato.
Un’altra strategia è quella di promuovere attività alternative e la socializzazione offline. Incoraggiare sport, lettura, musica e coinvolgimento in attività scolastiche o extracurriculari è fondamentale. La scuola stessa può contribuire implementando corsi di coding, robotica e programmazione, per far comprendere ai ragazzi la tecnologia “da dietro le quinte”, rendendoli più consapevoli e meno inclini a un uso patologico. Questa conoscenza può trasformare l’utente passivo in un creatore attivo, riducendo la natura compulsiva dell’interazione.
Inoltre, è importante riconoscere che lo smartphone è percepito dai ragazzi come un oggetto indispensabile, spesso perché sentono una profonda solitudine. Questa solitudine può derivare da una diminuzione delle interazioni familiari significative, causata da impegni lavorativi dei genitori o dalla struttura familiare moderna. Dare ai bambini strumenti digitali semplici, senza accesso a internet ma con giochi adatti alla loro età, potrebbe essere un modo per introdurli alla tecnologia in modo sano. Per la sicurezza, un cellulare basilare con numeri essenziali potrebbe essere fornito già a otto anni, mentre per uno smartphone completo si raccomanda di attendere i quindici anni. Quando ci si trova dinanzi a situazioni particolarmente complicate ed estreme, contraddistinte da autentici segni di astinenza o da gravi disagi psicologici, diventa fondamentale contattare uno specialista in psicologia infantile. Tali esperti sono in grado di fornire interventi sia educativi sia terapeutici con un approccio specifico. L’obiettivo non è soltanto quello di aiutare il giovane individuo coinvolto, ma anche quello di sostenere l’intera famiglia nella gestione della situazione.
Alla ricerca di un equilibrio in un mondo connesso
Il dilemma tra il fascino del digitale e la salute mentale dei nostri giovani è, in fondo, una questione che interroga la nostra stessa visione del progresso. La psicologia cognitiva ci insegna che il nostro cervello è intrinsecamente orientato alla gratificazione immediata, e i dispositivi digitali, con le loro notifiche continue e i contenuti accattivanti, sfruttano abilmente questo meccanismo. Questa stimolazione costante, pur non essendo una sostanza, agisce sul circuito dopaminergico della ricompensa con una potenza sorprendente, creando un bisogno che può diventare irrefrenabile.
La psicologia comportamentale, d’altra parte, ci ricorda che i comportamenti si apprendono e si disimparano. La questione va ben oltre semplici divieti; occorre invece dare impulso all’educazione e progettare vie alternative efficaci. È essenziale per i genitori afferrare che tale percorso non implica affatto una svalutazione morale, bensì rappresenta una battaglia collettiva: come possiamo muoverci attraverso questa realtà tecnologica contemporanea salvaguardando i giovani da potenziali pericoli mentre favoriamo in loro quella resilienza emotivo-cognitiva indispensabile? Anche piccoli eventi traumatici correlati alla brusca interruzione o al consumo smisurato ci invitano a meditare sulla fragilità dell’equilibrio psichico durante le fasi formative della vita. Non possiamo trascurare l’esistenza diffusa delle manifestazioni sottili riguardanti il disagio nel contesto digitale. La nostra missione consiste nel costruire ambienti nei quali gli strumenti tecnologici fungano da supporto anziché dominatori sulle nostre vite. È possibile sostenere quindi una tesi audace; anzi, oggi più giusta sembra rivelarsi ispirata ad accordarci col nuovo approccio educativo attuale—uno stimolo agli adolescenti per apprendere i veri baluardi, scegliendo volontariamente quando ritirarsi da visualizzare sul piano fisico. Quest’invito è altresì espresso nella riscoperta del valore intrinseco dei momenti quietisti. Invero, l’apprezzamento intuitivo verso le dimensioni ancorate sentimentali intense nella vita quotidiana emerge nell’alveo della società moderna veloce e immaterialistica, dove nuovi atteggiamenti agevolano realmente gli sviluppismi validamente fruitivi delle qualità umane reticolate dalla coscienza critica();
Glossario
- Nomofobia: paura di rimanere senza il proprio telefono cellulare.
- FOMO (Fear of Missing Out): paura di perdere eventi o esperienze condivise dagli altri.
- Doomscrolling: comportamento compulsivo di scorrere contenuti pessimistici sui social media.
- ADHD (Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività): disturbo neuropsichiatrico che comporta difficoltà a mantenere l’attenzione e controllare il comportamento.