- Ogni anno, circa 50 milioni di persone subiscono lesioni non mortali.
- Il 2,4% degli italiani svilupperà il disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
- L'EMDR aiuta a rielaborare il ricordo traumatico da un punto di vista emotivo.
Gli incidenti stradali rappresentano una delle piaghe più gravi della società moderna, non solo per il drammatico bilancio di vite umane che comportano, come testimoniato dai 21 decessi e dai 15 feriti gravi in un recente tragico evento, ma anche per le profonde e spesso invisibili cicatrici psicologiche che lasciano sui sopravvissuti. Ogni anno, a livello globale, circa 50 milioni di persone subiscono lesioni non mortali in incidenti stradali, un dato che evidenzia l’enormità di un fenomeno le cui conseguenze a livello mentale sono ancora largamente sottovalutate. Mentre l’attenzione è spesso focalizzata sugli esiti fisici – dall’amputazione di un arto alla necessità di interventi chirurgici complessi e lunghe riabilitazioni – gli effetti sul benessere psicologico sono altrettanto, se non più, invalidanti.
Tra le manifestazioni più comuni e devastanti vi è il disturbo da stress post-traumatico (PTSD), un’afflizione che può insorgere a seguito dell’esposizione a un evento traumatico che implica morte o minaccia di morte, come appunto un incidente stradale. Questo disturbo, insieme a stati depressivi e ansiosi, può compromettere significativamente la qualità della vita, anche in coloro che riportano lesioni fisiche considerate lievi. Non è raro che i sopravvissuti manifestino, già a un mese dall’evento, compromissioni funzionali e cognitive, con una marcata diminuzione della loro capacità di godere della vita e di svolgere normali attività quotidiane.
- difficoltà respiratorie,
- dolore cronico,
- durata dell’ospedalizzazione,
- interventi chirurgici,
- perdita di coscienza o stato di coma.
Tuttavia, è interessante notare come alcuni studi suggeriscano che queste conseguenze siano più frequenti in soggetti che già prima dell’incidente presentavano una qualità di vita alterata o inferiore. Gli incidenti stradali non operano in modo isolato; piuttosto possono amplificare quelle fragilità pregresse, creando maggiore suscettibilità agli effetti psicologici avversi. È essenziale avere consapevolezza riguardo a tali dinamiche affinché si possa offrire assistenza tempestiva ed appropriata che trascenda la semplice gestione delle ferite fisiche. La mancanza di un sostegno psicosociale adeguato rappresenta oggi uno dei principali timori; tale assenza può infatti portare a svariate ripercussioni nel lungo periodo, comprese patologie somatiche quali il colon irritabile e – come dimostrano svariati studi – ad abuso di sostanze e alcol, con notabili legami tra PTSD e alcoolismo. Riconoscere l’importanza del supporto psicologico risulta quindi vitale: esso non deve essere visto come una scelta marginale, bensì come un elemento determinante per mantenere uno stato mentale sano ed evitare lo sviluppo cronico dei disturbi post-traumatici.
Sintomi del PTSD e il peso della colpa involontaria
Il disturbo da stress post-traumatico emerge attraverso diverse manifestazioni sintomatiche organizzabili in quattro categorie fondamentali; ciascuna contribuisce significativamente al deterioramento della qualità della vita dell’individuo colpito. Tra i sintomi intrusivi, si trovano memorie invasive legate all’evento traumatico; questi includono vivide esperienze sensoriali come flashback e incubi inquietanti nei quali il soggetto rievoca l’incidente oppure lo rappresenta mentre accade ad altri cari. Un esempio emblematico è offerto dalla storia di una psicologa americana coinvolta quarantatré anni orsono: nel 1977, giovanissima – aveva solo ventidue anni – accidentalmente investì un bambino riservandogli fatalmente una sorte tragica all’età esatta degli otto anni. Altrettanto rilevanti sono i sintomi di evitamento: essi inducono la persona affetta ad eludere qualsiasi associazione al trauma subito; tali situazioni comprendono visitazioni ai luoghi del sinistro o persino semplicemente guardando reportage mediatici relativi ad eventi analoghi alla propria esperienza dolorosa. Dopo il triste episodio occorsole nella sua vita personale dall’incidente automobilistico avvenuto tempo addietro sul suo cammino quotidiano, a quell’epoca specifica decise appunto non solo di interrompere le proprie attività alla guida per lungo tempo, ma escogitò vie alternative piuttosto elaborate così da mantenersi lontana tanto dalle scuole quanto dai parchi, e perfino fermandosi prima ogni volta ai segnali pedonali apparentemente innocui, mantenendosi costantemente attenta ed evasiva verso le eventualità più temute.
Le alterazioni cognitive e umorali includono stati depressivi, sensi di colpa schiaccianti, distacco emotivo e pensieri catastrofici. L’irritabilità e una scorretta gestione della rabbia possono sfociare in esplosioni d’ira immotivate, talvolta con manifestazioni di aggressività auto ed eterodiretta. Il senso di colpa è un’esperienza particolarmente lacerante, specie quando si è indirettamente responsabili di incidenti mortali.
Nel caso citato, nonostante nessuno le attribuisse la responsabilità legale per la morte del bambino, la psicologa continuò a lottare con sentimenti di colpa, dolore e paura per decenni, alternando a momenti di profonda sofferenza anche periodi di apatia e indolenza. Questa battaglia interna è emblematica della “lesione morale” (moral injury), una disperazione che emerge quando non si riesce a vivere in accordo con il proprio codice etico. Questa condizione, comune anche tra i reduci di guerra o gli operatori sanitari durante la pandemia, può portare a isolamento, autolesionismo, abuso di sostanze e nei casi più gravi, al suicidio. Infine, le alterazioni della reattività si manifestano con un aumento dell’arousal, un’eccessiva ipervigilanza e problemi del sonno. Spesso, queste condizioni si associano a disturbi dissociativi di personalità, con episodi di depersonalizzazione o derealizzazione.
La prevalenza e la gravità di questi sintomi dipendono da vari fattori, tra cui il sesso (più diffuso nelle donne), l’età, ma soprattutto la zona del corpo colpita dalle lesioni e il trattamento ricevuto. Il mancato o inadeguato trattamento del PTSD può avere conseguenze durature e gravi, compromettendo non solo la salute mentale ma anche quella fisica del soggetto.
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La difficile strada verso la riparazione e il recupero
Superare il trauma psicologico di un incidente stradale è un percorso complesso che spesso richiede un significativo supporto professionale. L’ansia post-incidente è talmente comune che non di rado porta all’interruzione dell’uso dell’automobile, con conseguenze significative sulla vita quotidiana e professionale degli individui. Per i conducenti che per lavoro guidano per lunghe ore o in molti giorni, questa sintomatologia può cronicizzarsi, manifestandosi come tensione e disagio persistente prima e durante la guida.
La psicoterapia gioca un ruolo fondamentale nel superamento di questi traumi, offrendo strumenti per elaborare l’esperienza e ridurre l’impatto dei sintomi. Uno degli approcci più efficaci riconosciuti è l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), che utilizza la stimolazione bilaterale alternata (oculare, tattile o acustica) per rielaborare il ricordo traumatico da un punto di vista emotivo, aiutando il cervello a “sbloccare” e riprocessare le informazioni dolorose. Gli studi hanno dimostrato che il numero di incidenti stradali è significativamente correlato con lo stress da guida, con il comportamento aggressivo del guidatore e con la sonnolenza al volante, evidenziando una complessa interazione tra fattori psicologici e rischio stradale.
È cruciale che il sostegno psicologico sia fornito fin dalle prime fasi post-incidente, come nel “Pronto Soccorso Psicologico”, al fine di ridurre lo stress acuto, identificare precocemente i fattori di rischio e promuovere un funzionamento adattivo. L’obiettivo non è solo curare, ma prevenire la cronicizzazione del trauma.
La psicologa che ha dedicato la sua vita ad aiutare persone coinvolte in incidenti simili al suo, quasi vent’anni dopo l’incidente che l’ha segnata, ha finalmente compreso in terapia che la sua ossessione per il senso di colpa rientrava nei sintomi classici del PTSD. La sua terapeuta le fece capire che dare la colpa a se stessa e sentirsi in colpa era preferibile alla sensazione di terrore per la violenza casuale e di impotenza. Questa intuizione è cruciale per la “riparazione morale”, un percorso che permette alle persone di ritrovare il rispetto di sé. Richiede di affrontare la questione della colpevolezza in modo meno categorico, riconoscendo che la responsabilità morale esiste lungo uno spettro e che spesso c’è una combinazione di responsabilità individuale, colpa condivisa e sfortuna. Riconoscere i limiti del proprio controllo personale è il primo passo per uscire da un circolo vizioso di auto-recriminazione infinita.
Un altro aspetto interessante è l’influenza della musica sulla guida: ricerche hanno mostrato che cambiare improvvisamente musica rilassante può ridurre l’eccitazione fisiologica e migliorare il comportamento al volante, promuovendo una guida più sicura. Al contrario, ascoltare musica ad alto volume può aumentare lo sforzo mentale, sebbene i conducenti spesso compensino cognitivamente, senza percepire un calo nelle prestazioni di guida. La ricerca condotta ha messo in luce il modo in cui il contesto acustico all’interno di un veicolo può fungere da alleato nel potenziare sia l’umore che le reazioni del conducente. Tale fenomeno rivela una serie di complesse relazioni tra fattori esterni, stati d’animo e prestazioni alla guida.
Un percorso di consapevolezza e resilienza
Affrontare le conseguenze psicologiche di un incidente stradale, specialmente quando si è involontariamente responsabili, richiede un profondo lavoro di consapevolezza e resilienza. La tragedia di Mestre, con il suo alto numero di vittime e feriti, ci ricorda la fragilità della vita e l’importanza di non sottovalutare l’impatto mentale di tali eventi. Il cammino verso la guarigione inizia spesso con il riconoscimento del trauma e con l’accettazione che non sempre si ha un controllo totale sugli eventi. La percezione di un “male oscuro” personale che avrebbe potuto attrarre la tragedia, come pensava la psicologa del nostro caso esemplare, è una distorsione cognitiva comune nel PTSD. In realtà, le persone capaci di azioni orribili non sono necessariamente “cattive”, e la bontà d’animo non garantisce l’immunità dagli errori. Questo concetto si lega alla nozione base della psicologia cognitiva che riguarda la distorsione attribuzionale, ovvero la tendenza ad attribuire a caratteristiche interne e stabili (il mio essere “sbagliato”) la causa di eventi negativi, anche quando fattori esterni o casualità giocano un ruolo preponderante.
A un livello più avanzato, la psicologia comportamentale ci insegna l’importanza della riparazione morale come processo terapeutico. Non si tratta di negare la colpa, ma di incanalarla in modi utili e produttivi. La risoluzione del conflitto interno, causato dalla violazione dei propri standard morali, avviene quando si accetta ciò che si può e non si può controllare, e si cerca di dare un significato nuovo all’incidente. Questo può tradursi in un impegno concreto nella società, come la fondazione di un’associazione di supporto per persone che hanno vissuto esperienze simili.
Non si tratta di dimenticare, ma di imparare a convivere con il ricordo, trasformando il dolore in una forza motrice per il cambiamento. È un inno alla capacità umana di trovare forza nella vulnerabilità, e di trasformare le cicatrici in sorgenti di empatia e aiuto per gli altri. Pensate a quanto sia potente il viaggio interiore che permette di perdonare se stessi e, pur non dimenticando le proprie responsabilità, di continuare a vivere una vita appagante e significativa. Questo è il vero trionfo della resilienza e della crescita personale di fronte all’avversità più grande.
- PTSD: Disturbo da stress post-traumatico, una condizione che può svilupparsi dopo un’esperienza traumatica.
- EMDR: Acronym for Eye Movement Desensitization and Reprocessing, a therapeutic intervention for trauma.
- Moral Injury: The psychological distress that results from actions, or the lack of them, that violate one’s moral or ethical code.