- Il 46% dei lavoratori edili è soggetto a forti pressioni e isolamento.
- Nel 2023 si sono registrati 150 decessi nel settore edile.
- Le terapie somatiche rilasciano l'energia traumatica accumulata nel SNA.
Il corpo ricorda: i traumi “silenziosi” nel lavoro edile
L’evento che ha visto coinvolto un settantenne precipitare da una gru riaccende i riflettori su una problematica spesso sottovalutata ma di profonda rilevanza nel panorama della salute mentale e lavorativa: la memoria corporea del trauma. Non è solo la mente a registrare gli eventi traumatici; il corpo stesso diventa un archivio silenzioso di esperienze dolorose, specialmente in contesti ad alto rischio come quello edile. Quella che in superficie può apparire come una ripresa fisica, nasconde spesso un intreccio complesso di memorie implicite che si manifestano in disturbi post-traumatici da stress (PTSD) meno evidenti, ma non meno devastanti.
Sorgente: rapporto EU-OSHA
La connessione tra trauma fisico e memoria corporea è un campo di crescente interesse nella psicologia contemporanea. Nel momento in cui un soggetto subisce un trauma di natura fisica – si pensi a una caduta oppure a un forte impatto – è il sistema nervoso autonomo ad entrare in azione tramite quella reazione definita lotta, fuga o congelamento. Sebbene tale risposta sia estremamente funzionale per garantire la sopravvivenza nel breve periodo immediatamente successivo all’evento traumatico stesso, le conseguenze possono rivelarsi durature sul piano somatico. I segnali corporei avvertiti al momento del trauma – fra cui l’aumento della frequenza cardiaca, la tensione muscolare e persino l’interruzione della respirazione – spesso non vengono gestiti con coerenza dal punto di vista cognitivo. Pertanto, essi tendono ad essere immagazzinati, diventando delle memorie inconsapevoli e implicitamente legate al corpo; questo porta alla loro manifestazione sotto forma di sintomi fisiologici scomodi, ansia immotivata oppure difficoltà nella gestione delle emozioni. Il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) viene generalmente identificato con situazioni altamente stressanti quali esperienze belliche oppure forme manifeste di violenza; tuttavia esso trova espressione anche in ambiti lavorativi meno appariscenti ma con esposizione continua ai rischi. Prendendo esempio dal settore edile, evidentemente incidenti quali cadute fortuite, crolli strutturali oppure lesioni significative hanno il potere di scatenare reazioni traumatiche che continuano a persistere molto tempo dopo che si è verificata la ripresa dalla ferita. È cruciale comprendere che il PTSD non si limita a flashback e incubi; può presentarsi in forme silenziose, influenzando la capacità di concentrazione, la qualità del sonno, le relazioni interpersonali e persino la percezione del proprio corpo e dell’ambiente circostante. Il corpo non dimentica ciò che ha vissuto in momenti di vulnerabilità, e questa memoria somatica può continuare a influenzare la quotidianità del lavoratore, anche anni dopo l’incidente. Il sistema di elaborazione della memoria può fallire nel processare correttamente l’evento, lasciando la memoria traumatica “non risolta” e attiva a livello corporeo.
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L’impatto dei traumi fisici sui lavoratori edili: un fenomeno sottostimato
Nel contesto lavorativo, e in particolare nel settore edile, la natura silenziosa dei traumi fisici è un aspetto che merita maggiore attenzione. L’incidente occorso al settantenne non è un caso isolato, ma esemplifica una condizione che affligge molti lavoratori esposti a rischi fisici costanti, spesso con conseguenze a lungo termine che vanno oltre le lesioni visibili. I traumi fisici, infatti, non si esauriscono nella dimensione corporea immediata; essi si imprimono nel sistema nervoso, nella muscolatura, nella postura, e possono alterare profondamente la percezione di sé e del mondo.
Un trauma è in grado di modificare la connessione tra le strutture cerebrali e le capacità autoregolatorie del sistema nervoso centrale. Questo significa che la capacità di un individuo di gestire lo stress, di percepire la sicurezza o il pericolo, e di processare le emozioni può essere compromessa in modo significativo. I lavoratori edili, quotidianamente a confronto con pericoli, possono sviluppare una vigilanza iperattiva o, al contrario, una dissociazione per far fronte allo stress, meccanismi che, sebbene protettivi nell’immediato, divengono disfunzionali nel tempo.
Il PTSD silenzioso in questo settore è un problema di salute pubblica e lavorativa. Spesso, questi lavoratori non associano i loro sintomi (ansia, irritabilità, dolori cronici, difficoltà di sonno, problemi digestivi) all’evento traumatico pregresso. La cultura del “duro lavoro” e della “resistenza” può inoltre portare a minimizzare i sintomi psicologici, considerandoli semplici effetti collaterali del mestiere anziché segnali di un disagio profondo e invalidante. Si perde, in molti casi, la capacità di pensare in modo lucido, di tradurre le emozioni in parole e di differenziare le emozioni dalle sensazioni corporee, un aspetto critico per la guarigione. Il mezzo attraverso il quale i dati accumulati durante l’esperienza possono essere riattivati e rimessi in circolo è proprio il corpo. È fondamentale riconoscere e trattare queste memorie somatiche per permettere ai lavoratori di ritrovare benessere e stabilità.

Strategie terapeutiche: dall’intervento sul corpo al benessere integrale
La percezione che il trauma, lontano dall’essere solo una questione di ordine psichico, presenta invece profonde interconnessioni con il corpo umano ha provocato una vera rivoluzione nelle strategie terapeutiche utilizzate per affrontare il PTSD e altre problematiche correlate. In questo nuovo contesto emergono come strumenti efficaci le Terapie Somatiche in sinergia con le tecniche basate sulla mindfulness; tali metodologie permettono di confrontarsi con le tracce corporee lasciate dal trauma fornendo così opzioni alternative rispetto agli approcci psicoterapici tradizionali.
In modo specifico, le Terapie Somatiche costituiscono pratiche integrate che indagano approfonditamente l’interazione tra gli aspetti fisici ed emozionali della salute mentale. La premessa fondamentale su cui si basa questa disciplina è che i segni manifesti dei traumi siano generati da alterazioni all’interno del sistema nervoso autonomo (SNA). Prendiamo come riferimento la Somatic Experiencing (SE), un approccio intrinsecamente legato al movimento del corpo: essa mira ad attivare un processo attraverso cui rilasciare l’energia traumatica accumulata negli individui, supportando una completa elaborazione dei meccanismi reattivi (come lotta o fuga) che possono rimanere bloccati dopo esperienze traumatiche passate; tale avvicendamento si realizza grazie alla presa di coscienza delle sensazioni fisiche oltreché alla regolazione automatica delle reazioni fisiologiche avvertite dagli individui coinvolti nel percorso terapeutico.
Altre terapie somatiche, come la Psicoterapia Sensomotoria, si focalizzano sui sintomi fisici derivanti da traumi pregressi. Questo tipo di psicoterapia aiuta i pazienti a esaminare come le esperienze traumatiche passate influenzino il loro presente attraverso sensazioni corporee, movimenti e posture. Il terapeuta facilita l’evocazione di capacità regolatorie somatiche innate, come la modificazione del respiro, della spina dorsale e del movimento, permettendo al corpo di elaborare le memorie traumatiche e di apprendere nuove esperienze di sicurezza e stabilità. Questo approccio bottom-up agisce direttamente sul sistema nervoso autonomo, offrendo un maggiore controllo fisico ed emotivo sulle risposte disadattive dell’organismo. Anche pratiche come la mindfulness e lo yoga sono integrate nel trattamento delle memorie traumatiche, poiché promuovono la consapevolezza corporea e la regolazione emotiva. In aggiunta a ciò, l’approccio mindfulness ha dimostrato un’eccezionale capacità di affrontare sia lo stress professionale che il fenomeno del burnout. Questa tecnica mira ad aumentare la consapevolezza del qui e ora con un atteggiamento privo di giudizio. Essa agevola i professionisti a limitare le fonti di distrazione quotidiane mentre favorisce incrementi nell’energia complessiva e nella produttività; inoltre, permette una migliore gestione delle risposte fisiologiche legate allo stress stesso. Numerosi studi hanno attestato come questa metodologia possa efficacemente contribuire alla salute psicologica dei lavoratori, oltre a incoraggiare il loro benessere generale. Infine, attraverso l’interruzione del ciclo reattivo dovuto ai traumi passati, essa facilita uno stato d’animo più sereno, permettendo alle persone di diventare più consapevoli delle proprie esperienze corporee senza esserne sopraffatte.
Un futuro di consapevolezza e cura nel mondo del lavoro
La consapevolezza riguardo alla profonda relazione esistente tra il trauma fisico, la memoria corporea e la salute mentale si configura come un passaggio decisivo nella creazione di spazi professionali più sicuri ed accoglienti. Questo argomento si colloca all’incrocio tra diverse discipline quali la psicologia cognitiva, quella comportamentale, oltre alla medicina psichiatrica, suggerendo una comprensione integrata dell’individuo.
Un aspetto centrale della psicologia cognitiva sostiene che “la percezione che abbiamo di un evento non è la realtà oggettiva; essa costituisce piuttosto una sua reinterpretazione”. Quando si parla di trauma, questo processo d’interpretazione può subire alterazioni causate dall’intenso impatto sia emotivo sia fisico vissuto dall’individuo. Tale distorsione provoca spesso l’emergere di memorie scisse oppure mal elaborate. All’interno del campo della psicologia comportamentale, viene analizzato come certi meccanismi reattivi (quali il comportamento da combattimento/fuga/immobilizzazione) vengano assimilati attraverso l’apprendimento fino a diventare normativamente delineati nel corpo stesso, dirigendo in seguito le azioni future dell’individuo. In tal senso, gli approcci terapeutici somatici mirano a disgregare queste abitudini tanto fisiologiche quanto comportamentali profondamente radicate.
È fondamentale considerare come il contesto contemporaneo – caratterizzato da ritmi frenetici ed incessanti pressioni – favorisca prevalentemente ciò che appare superficiale o quantificabile; viene quindi dimenticata gran parte delle esperienze interiori legate al dolore silenzioso frequentemente trascurato. L’incidente del lavoratore edile, come ogni altro evento traumatico, ci ricorda che dietro ogni statistica e ogni infortunio, c’è un essere umano con un corpo che ricorda e un sistema nervoso che elabora. *Investire nella prevenzione dei traumi e nel supporto post-trauma, con un focus sulle terapie che integrano mente e corpo, non è solo un atto di cura, ma anche un investimento nel capitale umano e nella produttività complessiva*. Promuovere la consapevolezza sui meccanismi del trauma corporeo e l’accesso a terapie appropriate è un dovere sociale e un segno di progresso in una società che ambisce al benessere integrale dei suoi membri.
- PTSD: Disturbo Post-Traumatico da Stress, una condizione psicologica che può svilupparsi in seguito a esperienze traumatiche.
- Mindfulness: Una pratica di consapevolezza che incoraggia a concentrarsi sul momento presente in modo non giudicante.
- Somatic Experiencing: Un dapproccio terapeutico innovativo, che pone l’accento sul scioglimento delle tensioni corporee, accumulate in conseguenza di esperienze traumatiche.