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Cisgiordania: Come influisce il trauma collettivo sulla salute mentale dei bambini?

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  • Oltre 5 bambini al giorno uccisi o feriti dal 7 ottobre 2023.
  • Solo il 15% dei bambini palestinesi riceve supporto psicologico.
  • 1 bambino su 2 mostra sintomi da PTSD.

La drammatica situazione nella Cisgiordania incide fortemente sulla sanità mentale dei giovani, mettendo in luce l’intenso peso della memoria traumatica collettiva. Qui i bambini sono costretti a vivere sin dalla nascita all’interno di un contesto d’assedio caratterizzato da una violenza onnipresente. Le statistiche offrono uno scenario inquietante: oltre cinque casi quotidiani tra morti o ferimenti riguardanti i più piccoli vengono riportati dal termine del 2023. A questo dramma si sommano le molteplici perdite tra familiari e amici, esperienze destinate a generare profonde ed indelebili cicatrici psicologiche. In risposta a tale crisi umanitaria è stato aperto il Soleterre Children Center, situato a Beit Jala. Questo innovativo presidio rappresenta il primo centro stabilmente dedicato alla cura dei traumi infantili originati dal conflitto armato. La sua posizione strategica accanto all’Ospedale pubblico di Beit Jala testimonia la già esistente collaborazione con Soleterre per la cura oncologica pediatrica; così facendo, questo centro emerge come un simbolo luminoso nel panorama attuale colpito dalla guerra. L’obiettivo primario del Soleterre Children Center è quello di fornire cura, sicurezza e la possibilità di esprimere il dolore attraverso la narrazione, restituendo ai bambini e alle loro famiglie un senso di normalità e fiducia in un ambiente che ha sistematicamente eroso tali fondamenta.

Statistiche recenti:

  • Dal 7 ottobre 2023 a oggi, oltre 5 bambini al giorno uccisi o feriti.
  • Solo il 15% dei bambini palestinesi riceve supporto psicologico.
  • 1 bambino su 2 mostra sintomi da PTSD.

Il presidente di Soleterre, Damiano Rizzi, ha sottolineato come in Palestina i bambini vivano una costante paura e una profonda perdita di fiducia nelle relazioni umane, spesso credendo che esprimere le proprie emozioni sia pericoloso. Queste reazioni non sono semplici disagi temporanei, ma risposte traumatiche complesse che ostacolano seriamente lo sviluppo affettivo, cognitivo e relazionale. Il trauma subito è aggravato dalla sua origine intenzionale e dalla mancanza di responsabilità da parte degli aggressori, un’impunità che cronicizza la ferita e genera nella vittima sentimenti di vergogna, silenzio e isolamento. Intervenire in questo contesto non è solo un atto clinico, ma un imperativo etico e politico, affinché nessun bambino sia costretto a portare il peso di una colpa non sua.

Il Soleterre Children Center, di natura multifunzionale e permanente, è stato concepito per affrontare il trauma nei luoghi stessi in cui esso ha origine. In un contesto segnato da conflitti armati e crisi sistemica prolungata, il centro non si propone di cancellare il dolore, ma di renderlo pensabile e narrabile: trasformare la paura in linguaggio, riattivare le capacità di autoregolazione e ricostruire quel senso di fiducia e sicurezza essenziale per i legami affettivi primari.

Servizi Offerti dal Soleterre Children Center
1. Colloqui psicologici individuali (1.200 per 400 bambini)
2. Sostegno psicologico a familiari e personale ospedaliero
3. Terapie di gruppo e spazi di condivisione
4. Attività educative e ludiche
5. Formazione continua per operatori sanitari
6. Incontri istituzionali per rafforzare le reti di cura

Il centro, infatti, offre anche forme di sostegno ai bambini affetti da patologie pediatriche croniche, inclusi i tumori, trattati presso strutture locali. Luigi Bisceglia, Regional Programme Coordinator – Middle East del VIS, ha confermato che il centro si occuperà dei traumi dei bambini e dei ragazzi palestinesi in modo olistico e multidisciplinare, fornendo un modello di intervento che potrebbe essere riproposto in contesti simili a livello globale.

I meccanismi della trasmissione del trauma collettivo e intergenerazionale

Il concetto di memoria traumatica collettiva è cruciale per comprendere come eventi storici di vasta portata, quali guerre, genocidi, catastrofi naturali o prolungate ingiustizie sociali, continuino a plasmare la mente e il comportamento delle generazioni successive. In particolare, nella Cisgiordania segnata dal conflitto in corso, gli effetti del trauma collettivo si manifestano in modi subdoli, influenzando il tessuto sociale e intergenerazionale.

Uno dei più studiati meccanismi è la trasmissione intergenerazionale del trauma, dove le esperienze dolorose degli antenati possono essere “ereditate”. Secondo diverse teorie, la prima generazione vive un trauma vivo e diretto, mentre la seconda può assistere a una sorta di “cripta psicologica”, dove il trauma continua a vivere in forma latente.

  • Terza Generazione: I nipoti di chi ha vissuto direttamente il conflitto possono manifestare drammi interiori, comportamenti disfunzionali e una difficoltà nel costruire relazioni sane.

A un livello più profondo, la scienza inizia a esplorare il ruolo dell’epigenetica. Sebbene non si tratti di una trasmissione genetica diretta, gli effetti di un trauma possono influenzare l’espressione di alcuni geni nei discendenti, rendendoli più vulnerabili a stress e disturbi mentali.

Glossario:

  • PTSD: Disturbo da stress post-traumatico.
  • EPIGENETICA: Studio di come l’ambiente possa influenzare l’espressione dei geni.

Evento come la pandemia di COVID-19 e i conflitti hanno dimostrato che anche un “ritorno alla normalità” possa apparire terrificante, evidenziando il profondo impatto psicologico e collettivo. La consapevolezza di questi meccanismi è fondamentale per sviluppare strategie di intervento efficaci e migliorare la resilienza nelle comunità colpite dal trauma collettivo.

Cosa ne pensi?
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Il ruolo cruciale della psicoterapia nell’elaborazione del trauma collettivo

In un panorama caratterizzato da continui ed intensi traumi collettivi, risalta la figura della psicoterapia quale strumento fondamentale per facilitare l’assimilazione del dolore stesso e coltivare la resilienza. Tecniche terapeutiche specifiche, tra cui l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), dimostrano una rilevante efficacia nell’affrontare i traumi condivisi; esse offrono opportunità non solo per elaborazioni individuali della memoria ma anche per dar voce alla narrazione condivisa, riflettendo sull’effetto profondo che tali esperienze hanno avuto sulle rispettive comunità.

Attraverso metodologie espressive quali lo psicodramma, la psicoterapia offre spazi protetti nei quali le persone possono rivivere emozioni inerenti a vicende traumatiche. In questo contesto clinico non ci si limita soltanto alla gestione del dolore; si cerca altresì di integrare ed elaborare i processi di lutto che gravano nella quotidianità delle popolazioni colpite.

Allo stesso modo, il contributo apportato dal modello psicoanalitico ottimizza l’indagine sulle dinamiche interpersonali così come sulle strutture sociali influenti nel determinismo dei comportamenti collettivi; ciò permette una lettura più approfondita su come le ferite traumatiche possano manifestarsi attraverso sfumature sociali e culturali distinte. La disciplina della psicotraumatologia assume un ruolo di primo piano nella creazione di approcci terapeutici e misure preventive, mirando a guidare sia gli individui che i gruppi verso il riacquisto delle loro risorse intrinseche di resilienza. È imperativo garantire una costante formazione degli operatori, affinché possano fornire trattamenti efficaci che siano rispettosi delle diversità culturali e attenti alle esigenze particolari delle diverse comunità.

Un percorso di guarigione e consapevolezza

L’argomento inerente alla memoria traumatica collettiva, insieme alla sua incidenza sulla salute mentale, riveste un’importanza particolarmente significativa nel dibattito contemporaneo. L’avanzamento della psicologia moderna ha condotto a una comprensione senza precedenti dei meccanismi legati al trauma; in tal senso risulta essenziale considerare queste esperienze traumatiche non come eventi isolati tipici dell’individuo ma piuttosto come dinamiche intrinsecamente connesse al nostro contesto sociale.

Il rafforzamento della resilienza collettiva, pertanto, si erge quale elemento cardine nel fronteggiare sfide notevoli. In questo scenario particolarmente critico emerge l’importanza attribuita alla costruzione socioculturale del significato associato al trauma: questa risultante può svolgere un ruolo determinante nel favorire processi di recupero capaci di convertire la sofferenza in opportunità di coesione sociale.

Diviene imperativo esplorare in che modo le memorie storiche continuino a plasmarci oggi; ciò concerne tanto coloro che hanno sperimentato eventi traumatici quanto le generazioni future. È nostra responsabilità fornire luoghi protetti dove instaurare dialoghi fecondi e incoraggiare cammini verso la ripresa; così facendo potremmo garantirci che tali memorie fungano da incentivo costruttivo anziché da vincoli limitanti. .Un eventuale percorso simile potrebbe chiarirsi quale un vero faro d’orientamento , dischiudendo prospettive versatili volte all’edificazione di comunità fortemente sane ed resilienti.


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