Disturbi alimentari e allattamento: quali rischi per mamma e bambino?

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  • L'allattamento potrebbe contribuire a un bmi inferiore nei bambini.
  • I dca colpiscono prevalentemente le donne tra i 10 e i 30 anni.
  • Madri depresse mostrano meno vicinanza, calore e disponibilità emotiva.

L’Influenza dell’Allattamento e dei Disturbi Alimentari nel Periodo Perinatale

L’allattamento al seno, un tema ampiamente dibattuto per i suoi benefici fisici sui neonati e sui bambini, solleva interrogativi sul suo impatto sullo sviluppo di disturbi alimentari. Studi indicano che l’allattamento al seno potrebbe contribuire a un indice di massa corporea (BMI) inferiore nei bambini, sebbene questa differenza sia minima e potenzialmente influenzata da altri fattori. In una recente indagine condotta su un campione di adolescenti negli Stati Uniti, non sono state rilevate associazioni significative tra l’aver ricevuto allattamento al seno e una maggiore propensione a manifestare condotte bulimiche o a ricevere diagnosi di disturbi alimentari. Ciò porta a considerare che, nonostante i vantaggi sul piano fisico, l’allattamento materno non sembra conferire una difesa diretta contro le difficoltà legate all’alimentazione che possono palesarsi nel corso dell’infanzia o dell’adolescenza.

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Disturbi Alimentari in Gravidanza e Post-Partum: Un Periodo di Vulnerabilità

I disturbi alimentari e della nutrizione (DCA), come definiti nel DSM-5, sono caratterizzati da comportamenti alimentari persistenti e problematici, finalizzati al controllo del peso, che compromettono la salute fisica e la qualità della vita. Questi disturbi, tra cui l’anoressia nervosa (AN), la bulimia nervosa (BN) e il binge-eating disorder (BED), colpiscono prevalentemente le donne, con un’età di esordio compresa tra i 10 e i 30 anni. La gravidanza e il post-partum rappresentano periodi particolarmente delicati per le donne con DCA, poiché i cambiamenti corporei possono innescare o esacerbare l’ossessione per il cibo e le calorie. Studi rivelano che i periodi di maggiore vulnerabilità sono la pubertà, il periodo perinatale e la menopausa, caratterizzati da significative fluttuazioni ormonali.
È importante sottolineare che la gravidanza può non essere sempre desiderata o programmata, specialmente in donne con AN che sperimentano amenorrea. In questi casi, l’accettazione dei cambiamenti corporei e l’attaccamento al feto possono risultare difficoltosi, influenzando negativamente l’andamento della gravidanza e la relazione madre-bambino. L’identificazione dei DCA in gravidanza è complessa, poiché l’attenzione al controllo del peso è spesso valorizzata culturalmente e medicalmente. Nel post-partum, le esigenze del bambino possono portare la madre a trascurare i propri bisogni primari, aumentando il rischio di alternare restrizioni alimentari e abbuffate. L’allattamento al seno può esacerbare questo rischio, esponendo la madre alla malnutrizione.

L’Impatto dei Disturbi Alimentari Materni sullo Sviluppo del Bambino

I disturbi alimentari in gravidanza rappresentano un fattore di rischio significativo per il benessere psicofisico della madre e lo sviluppo del bambino. Le conseguenze di un disturbo alimentare materno possono manifestarsi nel neonato sotto forma di difficoltà cognitive, psicologiche, sociali, relazionali e legate all’alimentazione. Il periodo che circonda la nascita offre una preziosa occasione di intervento, dato che le prime modalità di interazione tra madre e figlio possono incidere sul futuro sviluppo del piccolo e sulla sua predisposizione a sviluppare un disturbo alimentare.

La letteratura scientifica evidenzia che le madri con DCA possono presentare sintomi ansiosi e/o depressivi, nonché uno scarso attaccamento perinatale. Questi sintomi possono influenzare negativamente la qualità della relazione madre-bambino, con madri depresse che mostrano meno vicinanza, calore e disponibilità emotiva. Alti livelli di ansia e depressione materna possono compromettere i momenti di gioco e rendere la madre meno responsiva ai bisogni del figlio. Talvolta, si osserva un rovesciamento delle dinamiche, dove il bambino assume un ruolo di accudimento nei confronti della madre.

Un disturbo alimentare materno può anche influenzare il temperamento del bambino, con livelli elevati di ansia e cortisolo in gravidanza che possono predire un’aumentata risposta allo stress. Alcune indagini hanno messo in luce un legame diretto tra la presenza di un disturbo alimentare durante la gravidanza, i livelli di ansia e l’affettività negativa della madre e un minor grado di estroversione nei figli. Le prime interazioni e i contatti fisici tra neonato e caregiver sono fondamentali per lo sviluppo psicoemotivo e relazionale, e uno stile ansioso-ambivalente della madre può compromettere la capacità del bambino di rispondere ai propri segnali di fame e sazietà.

Verso un Approccio Integrato: Prevenzione e Intervento

La prevenzione dei disturbi alimentari passa attraverso la mamma, riconoscendo che l’esperienza alimentare coinvolge aspetti biochimici, istintivi, emotivi e affettivi. Sin dai primi istanti di vita, gli elementi psichici e fisici sono intrinsecamente legati, e il neonato che viene allattato assorbe il nutrimento insieme agli stati d’animo della figura materna. Un dialogo con la madre può rappresentare un momento prezioso per avviare “un laboratorio di riflessione” su questi temi, stimolando una maggiore consapevolezza e la costruzione di un rapporto più equilibrato con il cibo.

È fondamentale intervenire precocemente per migliorare i comportamenti disfunzionali e gestire gli aspetti connessi all’accudimento e alla genitorialità. Strumenti di intervento come il “Parent-Based Prevention” (PBP) si focalizzano sul migliorare le capacità genitoriali e la comunicazione di coppia, riducendo i potenziali rischi per il bambino. Il periodo perinatale rappresenta un momento di grande rischio, ma anche un’opportunità per il cambiamento e la cura del disturbo, grazie alla prevalente preoccupazione verso il benessere del bambino.

Riflessioni Finali: Comprendere e Agire

Comprendere la complessa interazione tra allattamento, disturbi alimentari e salute mentale perinatale è essenziale per promuovere il benessere di madri e bambini.
Una nozione base di psicologia cognitiva ci ricorda che i pensieri, le emozioni e i comportamenti sono interconnessi. Nel contesto dei disturbi alimentari, questa interconnessione si manifesta attraverso pensieri distorti sull’immagine corporea, emozioni negative come l’ansia e la vergogna, e comportamenti disfunzionali come la restrizione alimentare o le abbuffate.

Una nozione avanzata di psicologia comportamentale ci suggerisce che i comportamenti alimentari disfunzionali possono essere appresi e mantenuti attraverso meccanismi di rinforzo. Ad esempio, la restrizione alimentare può portare a una temporanea sensazione di controllo, che rinforza il comportamento. Allo stesso modo, le abbuffate possono essere una risposta a emozioni negative, fornendo un sollievo temporaneo che rinforza il ciclo del disturbo alimentare.

Riflettiamo su come la società e la cultura influenzino la nostra percezione del corpo e del cibo. È cruciale promuovere un’immagine corporea positiva e un rapporto sano con il cibo, specialmente durante la gravidanza e il post-partum. Solo attraverso una maggiore consapevolezza e un approccio integrato possiamo sostenere le madri e i bambini a rischio, offrendo loro il supporto necessario per superare le sfide e costruire un futuro più sano e sereno.


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