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Ketamina a Palermo: perché l’aumento dei casi tra i giovani desta preoccupazione?

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  • A Palermo, si registra un allarmante aumento del consumo di ketamina tra i giovani.
  • La ketamina è diventata popolare tra i giovani, secondo il Giornale di Sicilia.
  • Un bambino di tre anni è stato ricoverato per overdose di ketamina.
  • L'uso di ketamina può causare depressione e psicosi, secondo ASL AL.
  • Nel gennaio 2024 è stato inaugurato a Palermo un centro di crisi.

L’incremento dell’abuso di ketamina a Palermo e le sue implicazioni sociali

A Palermo si sta verificando un allarmante aumento del consumo di ketamina, specialmente tra i giovani. Questo fenomeno, che si aggiunge al persistente problema legato a sostanze come crack e cocaina, desta particolare preoccupazione tra gli esperti del Serd (Servizio per le Tossicodipendenze). Essi segnalano infatti una diversificazione delle sostanze utilizzate, includendo un inquietante ricorso a psicofarmaci, talvolta assunti con l’obiettivo di “sballare”, non per finalità terapeutiche. Questo scenario è confermato da recenti episodi di cronaca locale che evidenziano la diffusione della ketamina sul territorio. Si registrano infatti arresti per spaccio, anche in contesti inaspettati come feste di Carnevale, e sequestri della sostanza in varie aree della città, dal centro allo Zen. Questi eventi non solo dimostrano una disponibilità della sostanza, ma suggeriscono anche una rete di spaccio attiva e diversificata, capace di raggiungere fasce differenti della popolazione, inclusi i più giovani.

Secondo un articolo pubblicato dal Giornale di Sicilia, la ketamina è diventata una droga popolare tra i giovani, con una crescente presenza nei colloqui con i professionisti della salute mentale.

La presenza di ketamina in situazioni sociali e ricreative pone un serio interrogativo sulle dinamiche di accesso e consumo, rendendo indispensabile un’analisi approfondita delle cause sottostanti e delle strategie di prevenzione. La dilagante diffusione della ketamina, un tempo associata principalmente a contesti specifici, come la scena dei rave party, sembra ora infiltrarsi in ambienti più comuni, aumentando il rischio di esposizione per una platea più ampia di adolescenti e giovani adulti. La facilità con cui la sostanza pare essere reperibile e il suo relativo basso costo (rispetto ad altre droghe come la cocaina) potrebbero giocare un ruolo significativo nella sua crescente popolarità, rendendola accessibile anche a chi dispone di minori risorse economiche.

La ketamina, utilizzata inizialmente come anestetico, ha visto un boom come sostanza d’abuso, con un significativo aumento nei consumi in strutture sanitarie e tra i giovani, secondo quanto riportato da [la Relazione Annuale 2023 della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga](https://antidroga.interno.gov.it/wp-content/uploads/2023/10/Relazione-Annuale-2023-dati-2022.pdf).

Le dinamiche attuali favoriscono un contesto propizio alla proliferazione delle sostanze stupefacenti; ciò rende necessario intraprendere un intervento urgente e mirato, volto a combattere sia il traffico che la domanda stessa, tramite azioni informative riguardanti i rischi gravissimi correlati alla salute fisica e mentale. Il segnale d’allerta diffuso dai Serd è impossibile da sottovalutare ed invita a una profonda riflessione sociale circa l’urgenza di rafforzare strategie preventive dedicate ai giovani più esposti.

Il resoconto degli eventi recenti va oltre le semplici notizie su sequestri o arresti. Situazioni allarmanti come quella del ricovero immediato di un bambino appena treenne colpito da overdose di ketamina pongono interrogativi profondamente inquietanti sulla salvaguardia dei minori in ambienti in cui tali sostanze circolano senza freni. Questo fatto accaduto a Palermo circa nove mesi fa evidenzia chiaramente la pericolosità estrema della ketamina; emerge così con urgenza l’importanza cruciale della vigilanza preventiva al fine di tenere lontane dalle mani dei bambini simili sostanze altamente nocive.

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  • E se la ketamina fosse una spia di un disagio sociale... 🤔...

Le conseguenze a lungo termine sull’architettura cerebrale

Gli effetti a lungo termine dell’abuso di ketamina sul cervello rappresentano un aspetto cruciale e allarmante del problema, con particolare riferimento ai soggetti giovani il cui sistema nervoso centrale è ancora in fase di sviluppo. Diversi studi e fonti convergono nell’evidenziare i potenziali danni, che possono manifestarsi con una serie di problematiche neuropsichiatriche. La ketamina, sebbene utilizzata in ambito medico come anestetico e in alcuni casi per il trattamento della depressione, a dosi elevate e con uso prolungato può indurre alterazioni significative nelle funzioni cognitive e nell’equilibrio psichico.

Un rapporto della ASL sulla ketamina riporta che l’uso di questa sostanza può compromettere significativamente l’equilibrio psichico dei giovani, scatenando problematiche come depressione e psicosi, amplificando il rischio di danni permanenti.

“L’uso di ketamina può compromettere l’equilibrio psichico, scatenando depressione, insonnia, psicosi e disturbi paranoici. ” [ASL AL]

Tra le conseguenze più comunemente segnalate vi sono la compromissione della fluenza verbale e della velocità di elaborazione cognitiva. Queste difficoltà possono avere un impatto rilevante sulla capacità di apprendimento, di risolvere problemi e di interagire efficacemente con l’ambiente circostante, con ripercussioni sulla sfera accademica, lavorativa e sociale.

Inoltre, l’abuso cronico di ketamina è stato associato a un aumento del rischio di sviluppare disturbi psichiatrici gravi, tra cui depressione, insonnia, psicosi e disturbi paranoici. Questi effetti possono essere particolarmente devastanti nei soggetti predisposti o in coloro che non hanno ancora completato i processi di maturazione psicologica. Gli esperti ipotizzano che la ketamina possa danneggiare il cervello, in particolare nelle aree frontali e temporali, che sono cruciali per le funzioni esecutive, la memoria e la regolazione emotiva.

Alcuni studi, come quello condotto dall’Istituto Mario Negri, suggeriscono che l’uso di ketamina possa “spegnere” momentaneamente l’attività cerebrale ad alte dosi, un fenomeno che potrebbe spiegare il cosiddetto “k-hole”, uno stato di completa dissociazione e perdita di coscienza. Sebbene gli effetti acuti siano noti, le conseguenze a lungo termine di queste alterazioni funzionali a livello cerebrale sono ancora oggetto di ricerca, ma i dati disponibili indicano un potenziale rischio di danni permanenti. Oltre agli effetti neuropsichiatrici, è importante sottolineare che la ketamina può causare anche gravi danni fisiologici, tra cui compromissioni irreversibili del fegato e problemi alla vescica. Questi effetti collaterali, uniti ai rischi legati all’abuso e alla dipendenza, rendono la ketamina una sostanza estremamente pericolosa al di fuori di un contesto medico controllato. La dipendenza da ketamina, ha anche complessi meccanismi neurobiologici che contribuiscono alla sua natura insidiosa.

I meccanismi neurobiologici della dipendenza da ketamina

La questione relativa alla dipendenza da ketamina si configura come un problema intricato influenzato da complessi meccanismi neurobiologici. È interessante notare che questa sostanza condivide molte similitudini con altre droghe d’abuso, quali cocaina, oppioidi e alcol; tuttavia, possiede delle caratteristiche particolari legate alle sue proprietà psichedeliche e dissociative che ne amplificano l’attrattività, rendendo più facile l’insorgenza della dipendenza.

Sotto un aspetto neurobiologico specifico, la ketamina opera primariamente come inibitore dei recettori NMDA, i quali rappresentano uno degli elementi fondamentali del sistema glutammatergico nel cervello – quest’ultimo essendo essenziale per stimolare attività neuronale. Interferendo con tale trasmissione chimica cerebrale, produce risultati variabili tra cui alleviamento del dolore (analgesia), effetti anestetici, oltre a stati dissociativi particolarmente marcati.

Sul piano neuronale generale emerge che l’aggiustamento nei confronti dei recettori NMDA insieme agli ulteriori impatti provocati dalla presenza della ketamina appaiono allacciati a significativi cambiamenti nellla plasticità sinaptica. Questo concetto è cruciale poiché evidenzia quanto i neuroni siano capaci non solo di mutare, ma anche di adattarsi in base alle esperienze ricevute lungo il corso del tempo. Pur essendo soggetto a indagini nell’ambito delle terapie farmacologiche con ketamina per affrontare la depressione, l’analisi dei meccanismi sottesi all’abuso evidenzia processi potenzialmente responsabili dell’emergere di modificazioni neurali persistenti, propizie alla creazione della dipendenza. La questione concerne il fatto che l’assuefazione alla ketamina non può essere attribuita esclusivamente agli effetti neurobiologici interagenti con i recettori NMDA né alle dinamiche legate alla plasticità sinaptica; anzi le sue peculiarità psichedeliche e dissociative, capaci di generare variazioni nella percezione corporea ed esperienziale—simili a quelle osservate nelle sindromi psicotiche quali la schizofrenia—rivestono un ruolo significativo nel rinforzo del comportamento di assunzione. Tali manifestazioni trascendenti vengono frequentemente valutate positivamente da determinati soggetti inducendo una spirale di ricerca maniacale verso questa sostanza al fine di rivivere gli stati descritti. In aggiunta a ciò, è emerso chiaramente che tale molecola ha anche effetto sul sistema oppioide endogeno modificandone i parametri riguardanti la tolleranza nei confronti degli altri oppioidi. Sebbene questo aspetto sia rilevante nel contesto della gestione del dolore e del trattamento delle dipendenze da oppiacei, nel caso dell’abuso di ketamina può contribuire alla complessità del quadro di dipendenza e alle possibili interazioni con altre sostanze.

Le due facce della ketamina: Nonostante la sua utilità clinica come anestetico e antidepressivo, la ketamina rappresenta un rischio significativo come sostanza d’abuso, grazie alla sua capacità di indurre esperienze dissociative e potenziali meccanismi di dipendenza.

La ricerca sui meccanismi neurobiologici della dipendenza da ketamina è ancora in corso, ma i dati disponibili evidenziano la sua complessa interazione con diversi sistemi neurotrasmettitoriali e la sua capacità di indurre modificazioni a lungo termine nella struttura e nella funzione del cervello. Comprendere appieno questi meccanismi è fondamentale per sviluppare strategie di trattamento efficaci e mirate per contrastare la dipendenza da ketamina e le sue gravi conseguenze sulla salute mentale.

Strategie di trattamento a Palermo e il ruolo della comunità

La sfida della proliferante “dipendenza da ketamina” a Palermo necessita senza dubbio di un intervento articolato e sinergico, capace di attivare risorse sanitarie appropriate insieme al supporto locale e comunitario. Il dramma delle tossicodipendenze è messo chiaramente in evidenza dalla recente iniziativa pilota siciliana riguardante un “centro di crisi” nella capitale regionale; ciò mette in luce l’urgenza incontestabile delle soluzioni tempestive ed efficaci. Pur facendo emergere il dato che può sembrare rassicurante circa l’incidenza relativamente bassa della forte dipendenza fisica provocata dalla ketamina rispetto ad altre droghe comuni, questa sostanza genera indubbiamente uno stato patologico nei soggetti consumatori, creando una diffusa (dissociazione dai propri processi mentali), comportando numerosi rischi, specialmente quando il suo utilizzo diventa compulsivo.

Va considerato inoltre che sebbene gli impieghi terapeutici della ketamina – come nel caso dell’anestesia o nella gestione dei pazienti affetti da depressione resistente ai trattamenti tradizionali – siano inequivocabili ed estremamente validi come medicamento salvifico, è sul versante dell’abuso reiterato degli stessi che sorge il problema più acuto. In questo contesto palermitano, rilevante risulta l’operato dell’U. O. C. Dipendenze Patologiche dell’ASP: questa realtà offre prestazioni destinate alla prevenzione, ma anche alla cura e riabilitazione delle persone colpite dai disturbi legati all’abuso comportamentale verso le droghe riconducibili agli effetti deleteri delle sostanze stupefacenti. Questi servizi includono attività di psicoterapia per le dipendenze, che possono essere cruciali per affrontare gli aspetti psicologici e comportamentali legati all’abuso di ketamina.

Il “Centro di Pronta Accoglienza contro le Dipendenze”, inaugurato a Palermo nel gennaio 2024, rappresenta un passo importante nella direzione giusta, offrendo assistenza e supporto medicale.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT), ad esempio, si è dimostrata efficace nel trattamento di diverse dipendenze, aiutando gli individui a identificare e modificare i pensieri e i comportamenti che contribuiscono all’uso di sostanze.

Il “Centro di Pronta Accoglienza contro le Dipendenze”, una struttura pilota per la Sicilia inaugurata a Palermo nel gennaio 2024, rappresenta un passo importante nella direzione giusta. Questo centro di crisi offre assistenza diretta, trattamento e supporto medico-sanitario, psicologico e sociale, fornendo un punto di riferimento immediato per coloro che necessitano di aiuto per le dipendenze. Questo tipo di struttura è fondamentale per intercettare i casi di abuso, specialmente tra i giovani, e fornire un intervento tempestivo prima che la dipendenza si radichi in modo irreversibile.

Oltre ai servizi specialistici, il ruolo della comunità è cruciale nella prevenzione e nel supporto. Campagne di sensibilizzazione, programmi educativi nelle scuole e il coinvolgimento delle famiglie possono contribuire a creare un ambiente più informato e consapevole sui rischi legati all’uso di sostanze come la ketamina. La testimonianza di giovani che hanno superato la dipendenza può essere di grande ispirazione e supporto per coloro che stanno ancora lottando, dimostrando che il recupero è possibile e evidenziando le sfide e le risorse necessarie per intraprendere questo percorso.

Affrontare l’emergenza ketamina a Palermo richiede un impegno congiunto da parte delle istituzioni, dei professionisti della salute, delle famiglie e della comunità nel suo complesso.

Riflessioni sulla fragilità e il recupero nel contesto delle dipendenze chimiche

La questione dell’abuso di sostanze stupefacenti, con particolare riferimento alla ketamina, solleva interrogativi fondamentali circa la vulnerabilità intrinseca della psiche umana e la difficoltà intrinseca nella gestione delle dipendenze chimiche. Analizzando il fenomeno da una prospettiva psicologica cognitiva, è possibile considerare la dipendenza come un processo caratterizzato da apprendimenti ed esperienze mnemoniche distorte. Infatti, l’individuo impara a collegare il consumo della sostanza a specifiche esperienze sensoriali o stati affettivi; tali legami diventano sempre più solidi con il passare del tempo grazie ai meccanismi sia del rinforzo positivo (il piacere immediato derivante dall’uso) sia negativo (la fuga dal disagio associato al craving).

In un contesto scientifico più complesso relativo alle neuroscienze delle dipendenze emerge altresì che un uso prolungato di tali sostanze ha effetti devastanti sui circuiti cerebrali associati alla ricompensa—con particolare riferimento al sistema dopaminergico mesolimbico. Tali mutamenti neurologici comportano una disfunzione nella regolazione dei desideri e nelle motivazioni, rendendo quasi impossibile per gli individui opporsi all’istinto compulsivo verso il consumo della droga stessa—anche in presenza dell’intelletto pienamente cosciente degli esiti deleteri che ne derivano.

La ricerca sulla plasticità sinaptica e sull’epigenetica sta ulteriormente illuminando come le esperienze di abuso di sostanze possano lasciare impronte durature sull’architettura cerebrale e sul funzionamento genetico, influenzando il rischio di ricaduta anche dopo lunghi periodi di astinenza.

Glossario:
  • Ketamina: Anestetico dissociativo utilizzato in medicina e come droga d’abuso.
  • Sistemi neurotrasmettitoriali: Reti di comunicazione del cervello che usano sostanze chimiche per inviare messaggi tra le cellule nervose.

Contemplare questi meccanismi neurobiologici e cognitivi ci porta a un’importante riflessione: la dipendenza non è semplicemente una questione di “fiorza di volontà” o di “scelte sbagliate”, ma una vera e propria patologia del cervello, che mina le fondamenta stesse del libero arbitrio e della capacità di autodeterminazione. Questo non significa esimere l’individuo dalla responsabilità delle proprie azioni, ma piuttosto sottolineare la profondità e la pervasività dei cambiamenti che la dipendenza induce a livello biologico e psicologico. Affrontare la questione della dipendenza si configura dunque come un’impresa complessa; essa va oltre una mera modifica comportamentale ed implica un dettagliato processo orientato al recupero. Questo percorso si distingue per il suo obiettivo ambizioso: restaurare i circuiti neurali compromessi così come rielaborare abitudini mentali e comportamenti salutari ed infine riconquistare quel senso vitale di auto-efficacia assieme a uno scopo ben definito nell’esistenza quotidiana.

Le narrazioni degli individui che hanno trionfato sulla loro dipendenza rappresentano delle vivide testimonianze, capaci di illustrare quanto possa essere forte lo spirito umano in condizioni avverse. Tali racconti evidenziano come sia effettivamente fattibile, nonostante le difficoltà inerenti a questo lungo cammino verso il recupero, riconquistarsi non soltanto l’esistenza stessa ma anche progettare una dimensione futura priva del giogo delle sostanze nocive. È necessario enfatizzare inoltre come tale sfida esiga non solo competenze mediche specialistiche accompagnate da supporto psicologico qualificato, ma pure una rete solidale all’interno della comunità circostante caratterizzata da comprensione ed empatia nei confronti degli individui in difficoltà.


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