- Dal 2020, aumento dei traumi a testa e spalle tra i giovani.
- Crescita delle fratture, soprattutto agli arti superiori, dopo la pandemia.
- L'83% dei bambini ha riportato cambiamenti d'umore causa pandemia.
Recenti rilevazioni statistiche negli Stati Uniti hanno acceso i riflettori su una tendenza preoccupante nell’ambito dell hockey su ghiaccio giovanile. Dopo il periodo pandemico, i dati provenienti dai pronto soccorso indicano un aumento considerevole di infortuni di seria entità tra gli atleti di età inferiore ai 18 anni. Questo fenomeno, particolarmente evidente a partire dal 2020, si manifesta con una maggiore incidenza di traumi che richiedono cure mediche significative.
Ecco i principali risultati emersi da uno studio del Mount Sinai Hospital di New York, pubblicato sulla rivista Injury:
- Aumento dei traumi a testa e spalle tra i giovani hockeyisti dal 2020 in poi
- Crescita delle fratture, soprattutto agli arti superiori
- Più ricoveri ospedalieri, segno di una maggiore gravità degli infortuni

La ricerca, condotta su un arco temporale di dieci anni (2014-2023), rappresenta il primo studio nazionale a indagare queste tendenze post-pandemiche, utilizzando i dati del National Electronic Injury Surveillance System (NEISS), un sistema di sorveglianza statunitense che raccoglie informazioni da circa 100 pronto soccorso in tutto il Paese. Una trasformazione significativa nell’era successiva alla pandemia: benché il complesso numero degli infortuni esaminati nel corso del decennio abbia mostrato stabilità generale, le statistiche recenti rivelano un evidente cambiamento della tendenza a partire dal 2020. L’aumento riscontrato nei traumi cranici e nelle lesioni delle spalle suggerisce che vi sia stata un’esposizione amplificata a incidenti caratterizzati da colpi violenti. Allo stesso tempo, la crescita nel numero dei ricoveri ospedalieri potrebbe non solo riflettere un incremento nella severità delle ferite riportate dai giovani giocatori di hockey, ma anche indicare un approccio clinico più meticoloso e attento nei confronti delle situazioni sospette relative alle commozioni cerebrali.
Questo scenario si arricchisce ulteriormente grazie all’aumento dei ricoveri ospedalieri, chiaro segno dell’aggravamento delle condizioni patologiche affrontate dai ragazzi praticanti questo sport. Questo studio si configura come uno fra i primi sforzi sul piano nazionale finalizzati alla misurazione e analisi degli incidenti occorsi nella suddetta fascia d’età nell’epoca post-pandemica. Sebbene focalizzata sugli Stati Uniti d’America, la ricerca solleva domande significative che trovano eco anche in altre nazioni – Italia compresa – dove l’hockey giovanile riveste un’importanza considerevole nel panorama sportivo.
Le possibili cause: tra campo da gioco e impatto della pandemia
Interpretare le cause dietro questo incremento di infortuni gravi richiede un’analisi multidimensionale che tenga conto di diversi fattori. Gli esperti statunitensi ipotizzano che tra le possibili concause vi sia una maggiore aggressività nel gioco praticato dai giovani atleti una volta tornati in campo dopo i stop forzati imposti dalla pandemia. L’interruzione prolungata delle attività sportive e la successiva ripresa potrebbero aver alterato le dinamiche di gioco, favorendo comportamenti più intensi e potenzialmente rischiosi. Tuttavia, questa è solo una delle possibili spiegazioni; altri fattori potrebbero aver giocato un ruolo significativo.
Inoltre, la maggiore attenzione verso la sicurezza e i cambiamenti nei protocolli medici relativi alla gestione degli infortuni, in particolare delle commozioni cerebrali, potrebbero contribuire a un aumento delle diagnosi e, conseguentemente, delle statistiche sui traumi. Un’ ottimizzazione delle capacità diagnostiche all’interno degli enti sanitari può contribuire a giustificare, almeno parzialmente, l’aumento dei ricoveri. Lesioni precedentemente ignorate o affrontate con approcci meno intensivi vengono ora identificate e curate con un livello di attenzione decisamente più alto.
Inoltre, è cruciale esaminare anche le conseguenze della pandemia sulla salute fisica e psicologica dei giovani atleti. L’interruzione prolungata dell’attività fisica durante i lockdown ha probabilmente influenzato la preparazione atletica complessiva così come la forza muscolare e la coordinazione; ciò ha accresciuto il rischio di infortuni al momento del rientro nelle competizioni sportive. Parallelamente, gli effetti dell’isolamento sociale, lo stress accumulato e l’ansia generata dall’emergenza sanitaria globale potrebbero aver influito negativamente sulla concentrazione e sull’equilibrio emotivo sul campo da gioco; tali elementi sono fondamentali per prevenire incidenti sportivi.
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- E se l'aumento degli infortuni fosse legato anche a una maggiore consapevolezza...? 🤔...
Implicazioni per la prevenzione e la salute mentale
I risultati di questi studi, pur provenendo da un contesto specifico, hanno implicazioni significative per tutti gli attori coinvolti nell’hockey giovanile, dai medici agli allenatori, fino ai genitori e agli atleti stessi.
Per il personale medico, l’aumento degli infortuni gravi, in particolare quelli alla testa e alle spalle, richiede una valutazione rigorosa e approfondita di ogni singolo caso. È essenziale che i professionisti sanitari siano adeguatamente formati per riconoscere e gestire le commozioni cerebrali e altri traumi ad alta energia, garantendo protocolli di recupero appropriati prima del ritorno in campo.
La consapevolezza della potenziale maggiore gravità delle lesioni post-pandemia deve guidare le decisioni cliniche. Sul fronte della prevenzione, diventa prioritario educare gli atleti e le loro famiglie sull’importanza dell’utilizzo di protezioni adeguate e certificate. Un equipaggiamento di alta qualità, in buono stato di manutenzione e indossato correttamente, può fare una differenza sostanziale nella riduzione del rischio di infortuni gravi.
Parallelamente, la formazione degli allenatori dovrebbe includere moduli specifici sulla sicurezza, sulle tecniche di gioco che minimizzano i rischi di collisioni pericolose e sulla gestione dei colpi alla testa.
Per quanto concerne i genitori, questi dati rappresentano un campanello d’allarme che sollecita una maggiore attenzione alla sicurezza dei propri figli. Oltre alla scelta dell’attrezzatura protettiva, è fondamentale monitorare attentamente eventuali segnali di infortunio, anche lievi, e non sottovalutare sintomi che potrebbero indicare una commozione cerebrale o altri traumi non immediatamente evidenti. La comunicazione aperta tra genitori, allenatori e personale medico è cruciale per garantire una gestione ottimale della salute e della sicurezza dei giovani atleti.
Inoltre, un sondaggio Ipsos ha rivelato che l’83% dei bambini ha riportato cambiamenti nel loro stato d’animo a causa della pandemia, aumentando la necessità di programmi di supporto psicologico.
Ulteriori ricerche, basate su dati più dettagliati come il tempo di gioco, la posizione in campo e il livello di competizione, sono indispensabili per identificare con maggiore precisione i fattori di rischio e sviluppare misure preventive ancora più efficaci. Il fine ultimo di tale operazione è quello di garantire la protezione della salute e del benessere fisico dei giovani atleti che si dedicano all’hockey.
Uno sguardo più approfondito: il nesso tra infortuni fisici e benessere psicologico
L’incremento degli infortuni gravi nell’hockey giovanile nel periodo post-pandemia potrebbe non essere solo un dato statistico legato a dinamiche prettamente sportive o a una ripresa dell’attività senza un’adeguata preparazione.
Ecco alcuni importanti punti emersi da ricerche sul nesso tra infortuni fisici e psicologia degli atleti:
- Stato d’ansia e prestazioni: La psicologia cognitiva ci insegna che la capacità di concentrazione, l’attenzione selettiva e la velocità di reazione sono fondamentali per la performance sportiva e per la prevenzione degli infortuni. Uno stato di ansia, stress o difficoltà legate alla salute mentale può compromettere queste capacità.
- Impulsività e aggressività: La psicologia comportamentale suggerisce che impulsi e comportamenti più rischiosi possono manifestarsi in campo, aumentando il rischio di infortuni.
- Relazione mente-corpo: Un trauma emotivo o psicologico può avere ripercussioni fisiologiche, influenzando la gestione dello stress e la qualità del sonno, elementi cruciali per la salute fisica.

Questo richiede un approccio integrato che guardi non solo alla preparazione fisica, ma anche al benessere psicologico dei giovani atleti, riconoscendo che la vulnerabilità mentale può tradursi in vulnerabilità fisica.
Intervistare psicologi dello sport, allenatori e genitori, raccogliendo dati qualitativi sulle esperienze dei giovani atleti post-pandemia, potrebbe fornire spunti preziosi per comprendere meglio queste dinamiche complesse e sviluppare strategie preventive più efficaci che tengano conto sia degli aspetti fisici che di quelli psicologici.
La medicina correlata alla salute mentale offre strumenti e approcci per affrontare queste sfide, promuovendo la resilienza, la gestione dello stress e il recupero da traumi emotivi. È fondamentale che il mondo dello sport riconosca l’importanza cruciale della salute mentale e investa in risorse e programmi che la supportino, non solo per migliorare le prestazioni atletiche, ma soprattutto per tutelare il benessere e l’integrità complessiva dei giovani atleti.
Glossario:
- Commozione cerebrale: Lesione traumatica del cervello caratterizzata da perdita temporanea di funzioni cognitive o fisiche.
- Infortuni sportivi: Lesioni frequentemente associate alla pratica di attività fisiche.
- Prevenzione: Set di strategie adottate per ridurre il rischio di infortuni.
