- Allarme per la mancanza di posti letto per adolescenti con disturbi psichici.
- In Lombardia, destinati 11 milioni di euro al progetto "Crescere alla grande".
- Stimati circa 600.000 casi di Alzheimer in Italia, cifra sottostimata.
Il 23 giugno 2025, durante la 26esima edizione di “Salute Direzione Nord”, esperti del settore si sono riuniti per discutere un tema cruciale: l’evoluzione delle neuroscienze e il loro impatto sulla salute mentale, con un focus particolare sulle sfide che affliggono i giovani. L’evento, tenutosi presso Palazzo Lombardia, ha visto la partecipazione di figure istituzionali, clinici, rappresentanti di associazioni pazienti e aziende farmaceutiche, tutti concordi sulla necessità di un cambio di paradigma nell’approccio alla salute mentale.
La discussione ha evidenziato come il sistema sanitario italiano stia affrontando trasformazioni profonde, accelerate dall’invecchiamento della popolazione, dall’aumento delle patologie croniche e da complesse sfide organizzative. In questo contesto, la salute mentale dei giovani emerge come una priorità assoluta, con un allarme crescente lanciato da ospedali e centri di neuropsichiatria infantile.

L’Impatto della Tecnologia e la Necessità di Interventi Precoci
Simona Malpezzi, vicepresidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza del Senato della Repubblica, ha espresso forte preoccupazione per la mancanza di posti letto disponibili per adolescenti con disturbi psichici. Ha sottolineato l’importanza di interventi precoci e reti territoriali solide, individuando nel passaggio dal telefono allo smartphone, avvenuto intorno al 2010, un punto di svolta negativo. La proposta di una legge bipartisan per vietare l’uso dello smartphone sotto i 15 anni mira a proteggere i giovani dai potenziali effetti dannosi della tecnologia, analogamente all’obbligo della cintura di sicurezza in auto.
Secondo Elena Lucchini, assessora alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità di Regione Lombardia, è fondamentale la prevenzione, poiché il disagio non riconosciuto in tempo può evolvere in una patologia grave e consolidata. In Lombardia, sono stati destinati 11 milioni di euro al progetto “Crescere alla grande” per sostenere i giovani tra gli 11 e i 25 anni e le loro famiglie. La battaglia contro bullismo, cyberbullismo e dipendenze, attraverso iniziative locali in sinergia con scuole, oratori e prefetture, ha l’obiettivo di promuovere una responsabilità condivisa nella prevenzione delle difficoltà giovanili.
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Criticità e Proposte per un Sistema di Cura Integrato
Antonio Vita, professore ordinario di Psichiatria all’Università di Brescia, ha definito l’adolescenza “un’area emergenziale dal punto di vista dei disturbi mentali”. Ha evidenziato la necessità di strumenti condivisi come i Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) per capitalizzare le buone pratiche locali e garantire la continuità della cura, soprattutto nel passaggio all’età adulta. Un’attenzione particolare è stata rivolta all’aumento di patologie quali l’autismo, il disturbo da deficit di attenzione e i disturbi dell’alimentazione.
Simone Feder, psicologo ed educatore, ha portato l’attenzione sull’abbassamento dell’età dei ragazzi con dipendenze multiple, sottolineando la necessità di interventi di prossimità e di una nuova alleanza educativa. Feder ha evidenziato come la scuola debba riscoprire l’educazione emozionale e prestare attenzione al relativismo sulle sostanze, indagando le motivazioni profonde che spingono i giovani all’uso di sostanze, spesso legate ad autolesionismo e disagio profondo.
Raffaele Caramuscio, Market Access & Regulatory Affairs Director Otsuka Pharmaceuticals Italia, ha definito la situazione attuale una “pandemia silenziosa”, con un’età di insorgenza dei disturbi psicologici sempre più bassa e investimenti in salute mentale insufficienti rispetto ad altri Paesi europei. Caramuscio ha proposto tre pilastri per una risposta efficace: un sistema sanitario integrato, ricerca e sviluppo, e formazione, sottolineando la necessità di terapie accessibili anche per i giovani e l’introduzione della terapia digitale per la depressione maggiore.
William Vaccani, General Manager di GE Healthcare Italia, ha delineato il quadro delle malattie neurodegenerative, a cominciare dall’Alzheimer, stimando circa 600.000 casi in Italia, una cifra probabilmente sottostimata. Con l’approvazione delle prime terapie che modificano il decorso della malattia, l’accesso rapido alla diagnostica diventa cruciale, richiedendo l’impiego di nuove tecnologie, intelligenza artificiale e biomarcatori PET. Vaccani ha messo in luce l’importanza della formazione di specialisti quali genetisti, neurologi e medici nucleari per la gestione di percorsi multidisciplinari.
Carlo Andrea Galimberti, Direttore del Centro per la diagnosi e la cura dell’epilessia complessa dell’adulto del Policlinico di Milano, ha rammentato l’impegno storico di Regione Lombardia per l’epilessia, sottolineando come i PDTA per l’epilessia rimangano poco noti e poco adottati. Galimberti ha richiesto una revisione diagnostica, evidenziando il potenziale della genetica nell’offrire nuove soluzioni, ma che richiede un aggiornamento costante.
Isabella Brambilla, presidente Dravet, ha portato la testimonianza delle famiglie, sottolineando le difficoltà dei caregiver e la necessità di una sorveglianza continua per i figli affetti da encefalopatie epilettiche rare. Brambilla ha sollecitato l’istituzione di un sistema sanitario e sociale in grado di affiancare questi giovani per tutta la loro esistenza, impedendo che le abilità acquisite vengano perse nel passaggio all’età adulta.
Verso un Futuro di Cura Integrata e Responsabilità Collettiva
Nel giro conclusivo, i relatori hanno sottolineato l’importanza di concetti chiave come rete, multidisciplinarietà, formazione, integrazione, responsabilità collettiva, partnership pubblico-privato e comunità educante. Un tema ricorrente è emerso chiaramente: solo attraverso la collaborazione tra istituzioni, aziende, scuole, famiglie e professionisti della salute si potrà affrontare la crescente complessità delle patologie neurologiche e del disagio psicologico.
Un Approccio Olistico alla Salute Mentale: Riflessioni Conclusive
La discussione ha messo in luce la complessità della salute mentale giovanile, un tema che richiede un approccio olistico e integrato. Un concetto base della psicologia cognitiva è l’importanza dei processi di pensiero nel modulare le nostre emozioni e comportamenti. Ad esempio, un adolescente che interpreta negativamente un evento sociale (“nessuno mi vuole”) potrebbe sperimentare ansia e isolamento. Intervenire su questi schemi di pensiero disfunzionali attraverso la terapia cognitivo-comportamentale può aiutare a modificare le reazioni emotive e comportamentali.
A un livello più avanzato, la neuroplasticità offre una prospettiva ottimistica. Questo concetto, fondamentale nelle neuroscienze, evidenzia come il cervello sia in grado di modificarsi e adattarsi nel tempo, in risposta a nuove esperienze e apprendimenti. Ciò significa che, anche in presenza di traumi o disturbi mentali, è possibile promuovere cambiamenti positivi attraverso interventi mirati, come la psicoterapia, la mindfulness o l’esercizio fisico.
Riflettiamo: quanto spesso ci fermiamo ad ascoltare i nostri pensieri e le nostre emozioni? Quanto siamo consapevoli dell’impatto che le nostre esperienze hanno sul nostro benessere mentale? Coltivare la consapevolezza di sé e la capacità di gestire i nostri pensieri può essere un primo passo fondamentale verso una vita più equilibrata e serena. La salute mentale è un viaggio continuo, un percorso di crescita e scoperta che richiede impegno, compassione e, soprattutto, la consapevolezza che non siamo soli.
- Pagina dell'assessora Lucchini (Regione Lombardia) e le sue iniziative per i giovani.
- Documento del Senato sulle indagini della Commissione infanzia e adolescenza.
- Pagina del sito di Regione Lombardia sul progetto '#UP - Percorsi per crescere alla grande'.
- Pagina dedicata al Prof. Antonio Vita, psichiatra esperto in salute mentale.