Barotraumi aerei: come l’ansia da volo amplifica il disagio?

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  • I barotraumi causano dolore e disagio nel 30% dei passeggeri.
  • L'aerofobia colpisce una percentuale significativa della popolazione, tra il 10% e il 40%.
  • La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) aiuta a sostituire i pensieri distorti.

Seppur i viaggi aerei offrano indubbiamente uno dei modi rapidi ed efficaci per spostarsi da un luogo all’altro, essi possono presentare anche degli inconvenienti sul piano del benessere fisico dei passeggeri. Un esempio evidente sono i barotraumi dell’orecchio, fenomeno comune causato dalle brusche fluttuazioni della pressione atmosferica durante il decollo e specialmente in fase di atterraggio. Quando la pressione interna all’orecchio medio non riesce ad equilibrarsi correttamente con quella esterna – attraverso la funzione della tuba di Eustachio (che connette l’orecchio medio col rinofaringe) – ne scaturiscono spiacevoli effetti collaterali.

Il barotrauma generalmente provoca sensazioni quali pienezza o tappo nell’orecchio, dolori variabili nella loro intensità e occasionalmente persino una temporanea diminuzione dell’udito. Negli eventi più estremi dello squilibrio pressorio possono verificarsi problematiche ancor più gravi come emorragie o perforazioni timpaniche. Si tratta quindi di un evento fisiologico radicato nelle leggi fisiche che disciplinano il comportamento dei gas; nondimeno le sue ripercussioni travalicano il mero ambito fisico.

Sebbene spesso considerato un inconveniente temporaneo, l’esperienza di un barotrauma può avere un impatto ben più profondo di quanto comunemente riconosciuto, soprattutto sul piano psicologico. Il dolore fisico, l’ansia indotta dalla sensazione di non riuscire a compensare la pressione, e la momentanea perdita di un senso fondamentale come l’udito, possono innescare meccanismi psicologici complessi, specialmente in soggetti predisposti.

La sensazione di non avere il controllo sul proprio corpo e sull’ambiente circostante, tipica dell’esperienza del barotrauma in volo, può alimentare un senso di vulnerabilità e insicurezza. Questo è particolarmente rilevante se si considera che la paura di volare (aerofobia o aviofobia) è una fobia molto diffusa, che colpisce una percentuale significativa della popolazione. Sebbene le cause dell’aerofobia siano molteplici e possano includere esperienze negative pregresse, la mancanza di controllo, e l’influenza di rappresentazioni mediatiche drammatiche di incidenti aerei, un barotrauma doloroso può agire come un potente fattore scatenante o un rinforzo negativo per questa paura.

L’ansia del volo e il circolo vizioso con il barotrauma

L’aerofobia è caratterizzata da uno stato di ansia intenso e persistente in relazione al volo. Questa ansia può manifestarsi con sintomi fisici come palpitazioni, sudorazione, rigidità muscolare, e con sintomi psicologici come paura di perdere il controllo o pensieri di terrore. L’ansia non si limita al momento del volo, ma può anticiparlo, generando una forte ansia anticipatoria al solo pensiero di dover viaggiare in aereo. Questa fobia, per quanto irrazionale (statistiche alla mano, volare è molto più sicuro di altri mezzi di trasporto), può limitare significativamente la vita di una persona, ostacolando opportunità lavorative, sociali e personali.

L’esperienza di un barotrauma durante un volo può inserirsi in questo quadro in modo insidioso. Se il dolore e il disagio fisico vengono percepiti come una minaccia imminente o se sono associati a una sensazione di pericolo, possono rafforzare le convinzioni negative legate al volo. Il corpo “impara” ad associare il volo a un’esperienza dolorosa o stressante, creando un condizionamento avversivo. Anche se il barotrauma in sé è un fenomeno fisiologico benigno nella maggior parte dei casi, la sua associazione temporale con l’esperienza del volo può innescare o esacerbare l’ansia. Immaginiamo una persona con una lieve predisposizione all’ansia da volo che sperimenta un barotrauma doloroso durante un atterraggio. Il dolore, la sensazione di orecchio tappato e la potenziale ansia generata dalla situazione (ad esempio, la paura che “succeda qualcosa di grave”) possono essere interpretati dal cervello come un segnale di pericolo. In futuro, il solo pensiero di volare potrebbe rievocare l’esperienza negativa del barotrauma, innescando una risposta d’ansia più intensa. Si crea così un vero e proprio circolo vizioso in cui la paura di volare aumenta la probabilità di percepire negativamente le sensazioni fisiche legate al volo, e le esperienze fisiche negative (come il barotrauma) rafforzano la paura di volare.

La mancanza di familiarità con il fenomeno del barotrauma e le sue cause fisiologiche può contribuire ad aumentarne l’impatto psicologico. La mancanza di comprensione riguardo al motivo per cui le orecchie possano provocare dolore durante il volo può trasformare questa esperienza in qualcosa di anomalo o addirittura inquietante, accrescendo così il livello d’ansia.

Cosa ne pensi?
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  • Interessante notare come la propriocezione influenzi la percezione... 🤔...

Strategie di prevenzione e gestione tra corpo e mente

Affrontare l’impatto psicologico del barotrauma in relazione al volo richiede un approccio che tenga conto sia degli aspetti fisiologici che di quelli psicologici. Da un lato, è fondamentale conoscere e applicare le strategie per minimizzare il rischio di barotrauma:

  • Sbadigliare, deglutire o masticare gomme da masticare durante le fasi di decollo e atterraggio aiuta a far aprire la tuba di Eustachio e a compensare la pressione.
  • In caso di raffreddore o congestione nasale, l’uso di decongestionanti (sotto consiglio medico) prima del volo può essere utile.
  • Esistono anche dispositivi specifici, come tappi auricolari filtranti, che aiutano a rallentare le variazioni di pressione.

Dall’altro lato, è cruciale lavorare sull’impatto psicologico che l’esperienza del barotrauma, e l’ansia del volo in generale, possono avere. Le strategie psicologiche si concentrano sulla modifica dei pensieri e dei comportamenti negativi associati alla paura.

La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) è uno degli approcci più efficaci. Questa terapia aiuta la persona a identificare i pensieri distorti e irrazionali legati al volo (“l’aereo cadrà”, “non riuscirò a respirare”, “il dolore all’orecchio è segno di qualcosa di grave”) e a sostituirli con pensieri più realistici e funzionali (“gli aerei sono sicuri”, “posso gestire il disagio con tecniche di compensazione”). La TCC include spesso l’esposizione graduale alle situazioni temute: partendo da stimoli meno minacciosi (guardare immagini di aerei, visitare un aeroporto) per arrivare progressivamente al volo vero e proprio.

Anche le tecniche di rilassamento, come la respirazione diaframmatica e la visualizzazione guidata, sono strumenti preziosi per gestire l’ansia durante il volo e in previsione di esso. Imparare a calmare il corpo e la mente può ridurre l’intensità delle reazioni fisiologiche legate all’ansia, inclusa la percezione amplificata del disagio fisico come il dolore da barotrauma.

La consa pev olezza corporea (mindfulness) può offrire un ulteriore livello di gestione. Essere presenti e osservare le sensazioni fisiche, incluso il disagio all’orecchio, senza giudizio o interpretazione catastrofica può aiutare a ridurne l’impatto emotivo. Invece di reagire con paura al dolore, si impara ad accettarlo come una sensazione temporanea e gestibile.

Informarsi attivamente sul funzionamento degli aerei e sulle rigorose procedure di sicurezza dell’aviazione può anche contribuire a ridurre l’ansia, contrastando i bias cognitivi come l’euristica della disponibilità: la tendenza a sovrastimare la probabilità di eventi rari ma facilmente richiamabili alla memoria (come gli incidenti aerei riportati dai media) rispetto a eventi molto più frequenti ma meno “notiziabili” (come gli incidenti stradali). Evitare narrazioni mediatiche drammatiche sugli incidenti aerei è un altro piccolo passo per non alimentare le credenze fobiche.

Oltre il sintomo: una prospettiva psicologica sul volo

Il legame tra barotrauma e impatto psicologico nel contesto del volo ci invita a riflettere su come le esperienze fisiche, anche quelle in apparenza minori, possano intrecciarsi con la nostra psiche e influenzare il nostro benessere emotivo. Nel campo della psicologia cognitiva e comportamentale, questo fenomeno non è sorprendente. Sappiamo che la mente e il corpo sono intrinsecamente connessi, e che le sensazioni fisiche possono essere interpretate e amplificate (o minimizzate) dal nostro stato emotivo e dalle nostre convinzioni. Un barotrauma, in questo senso, può essere visto non solo come un problema fisico, ma anche come un potenziale “trigger” per risposte emotive e cognitive preesistenti o latenti.

Una nozione fondamentale di psicologia cognitiva applicabile qui è quella degli schemi cognitivi. Questi sono strutture mentali organizzate che influenzano il modo in cui percepiamo, interpretiamo e ricordiamo informazioni. Se una persona possiede schemi cognitivi legati alla vulnerabilità, al pericolo o alla mancanza di controllo (magari sviluppati a seguito di traumi o esperienze di vita stressanti), un’esperienza come il barotrauma in volo può attivare questi schemi, portando a interpretazioni catastrofiche e a un’intensificazione dell’ansia. Il corpo è come un sismografo per la mente, e viceversa.

In una prospettiva più avanzata, possiamo considerare il ruolo della propriocezione alterata e della somatizzazione. La propriocezione è la percezione della posizione del proprio corpo nello spazio. Durante un volo, specialmente in condizioni di turbolenza o durante variazioni rapide di altitudine, la propriocezione può essere alterata. Se a questo si aggiunge il disagio di un barotrauma, la sensazione di disorientamento o di “non sentirsi bene” può essere amplificata. La somatizzazione, invece, si riferisce alla tendenza a sperimentare disagio psicologico sotto forma di sintomi fisici. L’ansia legata al volo, o l’ansia in generale, può manifestarsi come stitichezza, mal di testa, o anche amplificare la percezione del dolore da barotrauma. In questi casi, il corpo diventa il palcoscenico su cui si manifestano le tensioni psicologiche.

Riflettendo su questi aspetti, possiamo andare oltre la semplice dicotomia tra problema fisico e problema psicologico. Il barotrauma in volo ci ricorda che la nostra esperienza del mondo è un complesso intreccio di sensazioni corporee, pensieri e emozioni. Comprendere il legame tra questi elementi ci permette di affrontare il disagio in modo più olistico. Se un barotrauma ci ha lasciato un segno, non dobbiamo sentirci in colpa o vergognarci della paura che può aver innescato. È una risposta umana, complessa, e spesso trattabile. Cercare supporto, che sia dalla conoscenza fisiologica del fenomeno, dall’applicazione di tecniche di rilassamento, o da un percorso terapeutico mirato, è un passo importante verso il recupero della tranquillità e la riapertura delle opportunità che la paura di volare può limitare. Il viaggio, sia quello fisico che quello interiore, merita di essere vissuto con la maggior serenità possibile.

Titolo: Barotrauma: Autore: Ente Ospedaliero Cantonale Publisher: EOC Anno: 2024
Glossario:
  • Barotrauma: lesione da pressione ai tessuti causata da sbalzi di pressione atmosferica.
  • Tuba di Eustachio: si tratta di un tubo anatomico che stabilisce un collegamento tra l’orecchio medio e la faringe, fondamentale per garantire una corretta regolazione della pressione interna dell’orecchio.
  • Propriocezione: indica la capacità del corpo di percepire la propria posizione spaziale e i movimenti relativi delle sue parti.
  • Somatizzazione: consiste nella manifestazione fisica di disagi emotivi o psicologici attraverso sintomi corporei.

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