- Oltre il 70% dei profughi ucraini manifesta stati d'ansia significativi.
- L'80% dei profughi fatica a immaginare un futuro sereno dopo la guerra.
- Unicef riporta che 1 bambino su 5 ha perso un parente.
Il peso invisibile della guerra: ansia, futuro incerto e cicatrici sui più giovani
La guerra in Ucraina ha lasciato dietro di sé non solo distruzione materiale, ma anche un profondo e spesso invisibile strascico di sofferenza psicologica, in particolare tra i profughi costretti a lasciare le proprie case e le proprie vite. Recenti analisi indicano una situazione allarmante: oltre sette profughi ucraini su dieci manifestano stati d’ansia significativi, e un dato ancora più preoccupante rivela che otto su dieci faticano a immaginare un futuro sereno. Questa incapacità di proiettarsi in avanti è una diretta conseguenza del trauma vissuto, che mina la percezione di sicurezza e stabilità.
Statistiche recenti:
Dato | Percentuale |
---|---|
Profughi con stati di ansia significativi | 70% |
Profughi che non possono immaginare un futuro sereno | 80% |
I bambini, in particolare, sono tra le vittime più vulnerabili di questo conflitto, intrappolati in un incubo di adulti che ha rubato loro l’innocenza. Le osservazioni di operatori umanitari sul campo, come quelli di un’organizzazione da Leopoli, testimoniano una realtà agghiacciante: “Le mamme cercano di non piangere, i bambini non ridono più”. Questa frase, cruda nella sua semplicità, racchiude la devastazione emotiva che si riversa sulle nuove generazioni.
La guerra sovrappone un trauma a un altro, poiché molti di questi individui avevano già affrontato le difficoltà della pandemia, e ora si trovano ad affrontare un costante stato di vigilanza e strategie di evitamento del pericolo. Il corpo e la mente si attivano in una modalità di sopravvivenza che, se prolungata, porta a disturbi psichici, panico, ansia cronica e un persistente senso di minaccia.
Le conseguenze psicologiche della guerra sui bambini e sui ragazzi sono particolarmente gravi e complesse. Secondo UNICEF, un bambino su cinque in Ucraina ha dichiarato di aver perso un parente o un amico stretto dall’escalation della guerra di tre anni fa. Si stima che un terzo dei bambini non riesca più a svolgere le proprie normali attività quotidiane a causa della profonda disperazione e tristezza che prova.
L’arte come mezzo di elaborazione: L’arte, in questo contesto, può diventare uno specchio dell’anima ferita: i disegni dei bambini in fuga dall’orrore ucraino rivelano le cicatrici invisibili della guerra. Questi lavori, spesso stimolati dagli psicologi come strumento per elaborare i traumi, mostrano la memoria dell’orrore e del caos, ma allo stesso tempo, in un barlume di speranza, la persistente voglia di normalità. Questi disegni sono potenti testimonianze visive di come le esperienze traumatiche si imprimano nella psiche infantile, alterando la percezione del mondo e del futuro.
L’importanza cruciale del supporto psicologico emerge in questo scenario disperato come un faro nella tempesta. Organizzazioni non governative e associazioni si stanno mobilitando per fornire assistenza concreta, dalle ludoteche per i più piccoli al supporto psicologico mirato e all’inclusione scolastica, come evidenziato dal lavoro di Medici Senza Frontiere, con l’obiettivo di lenire le ferite del trauma e aiutare i profughi a ricostruire un senso di normalità e sicurezza. Il lavoro di queste realtà è fondamentale per offrire uno spazio protetto dove esprimere le emozioni, elaborare il dolore e iniziare un percorso di guarigione.
La complessità della memoria traumatica e il ruolo della narrazione
Il trauma della guerra incide profondamente sulla memoria autobiografica, un elemento cruciale per la costruzione dell’identità e la percezione di sé. In situazioni di stress estremo e prolungato come quella vissuta dai profughi ucraini, si possono verificare alterazioni significative nella capacità di ricordare eventi passati in modo coerente e integrato. La memoria traumatica spesso si presenta frammentata, intrusiva e disorganizzata, rendendo difficile per gli individui elaborare e attribuire un senso alle proprie esperienze.
Glossario:
- Memoria traumatica: memoria alterata da eventi traumatici, spesso disordinata e confusa.
- Sindrome post-traumatica: disturbo psicologico che si manifesta dopo l’esposizione a eventi estremi o traumatici.
Questa disconnessione dalla propria storia personale può generare un senso di alienazione e confusione, aggravando ulteriormente il disagio psicologico. I principi direttivi concernenti gli interventi destinati all’assistenza e al sostegno dei profughi evidenziano quanto sia cruciale affrontare le modifiche nella memoria autobiografica, nella concezione personale e nelle dinamiche relazionali con gli altri; tali aspetti vengono identificati come componenti fondamentali della sindrome da stress post-traumatico.
La continuità del supporto psicologico emerge quale elemento centrale per attenuare le conseguenze traumatiche dovute alle atrocità belliche. Analisi recenti hanno messo in luce il valore dell’assistenza psicosociale continua nel diminuire sintomi depressivi così come stati d’ansia o disagi collegati al trauma passato. Tra l’altro, la pratica terapeutica offre possibilità efficaci nel rielaborare memorie dolorose promuovendo una risposta resiliente agli eventi avversativi. Un esempio virtuoso è rappresentato da Medici Senza Frontiere: questa organizzazione ha sviluppato iniziative mirate per sostenere i rifugiati ucraini qui in Italia mediante apposite forme di assistenza mentale. Anche il Centro Alfredo Rampi a Roma non è da meno; esso ha allestito un’unità operativa volta ad assistere coloro che scappano dalle guerre sotto la supervisione attiva dei volontari appositamente formati.
Gli esperti fanno presente che i giovani esposti a tale serie disastrosa di eventi traumatici potrebbero andare incontro allo sviluppo avversativo dei disturbi post-traumatici, presentando reazioni variegate tra cui atteggiamenti violenti, tendenze verso l’isolamento sociale e anomalie nei comportamenti alimentari. Una psicologa ucraina, Maria, sottolinea: “Questo trauma che osservo nei bambini è terribile. Si tratta di una forma molto specifica, quasi celata.”
“Aiutare i bambini a riprendersi dal trauma silenzioso della guerra è molto importante, perché se non vengono aiutati può avere un impatto sulla loro vita e sul loro futuro.”
Strategie di coping e resilienza culturale: il percorso verso la guarigione
La cultura gioca un ruolo significativo nel modo in cui gli individui percepiscono, elaborano e reagiscono al trauma. Per i profughi ucraini, le strategie di coping (meccanismi di adattamento) sono intrinsecamente legate alle tradizioni, ai valori e alle dinamiche sociali della loro cultura d’origine. La capacità di affrontare eventi traumatici non dipende solo dalla resilienza individuale, ma anche dal supporto comunitario e dalla possibilità di attingere a risorse culturali intrinseche.
La narrazione collettiva, ad esempio, può fungere da meccanismo di supporto, permettendo di condividere esperienze e trovare conforto nella solidarietà. Gli interventi psicologici strutturati, come quelli offerti da alcune organizzazioni, spesso mirano a rafforzare queste competenze naturali, fornendo strumenti aggiuntivi per la gestione dello stress e l’elaborazione delle emozioni.
È stato osservato che il supporto psicologico continuativo riduce la sintomatologia legata al trauma, testimoniando l’efficacia di tali approcci. Un’ampia gamma di sintomi depressivi, ansiosi e post-traumatici è stata osservata tra la popolazione dei profughi; tuttavia, un successivo follow-up ha rivelato che tali manifestazioni hanno subito una riduzione con l’incremento del supporto ricevuto. La psicologa Valentina Kubay, operante presso il Centro diurno di Buca, sottolinea: “In questo spazio ci concentriamo molto nel fornire diagnosi precoci per i bambini piccoli. Questa fase rappresenta il momento più propizio per intervenire a favore dei bambini.”
Oltre la sopravvivenza: la resilienza nella cultura ucraina e la ricostruzione del sé
Il concetto di resilienza va oltre il semplice sapersi opporre agli eventi dannosi; abbraccia infatti anche l’arte del rinascere e del prosperare in seguito a esperienze traumatiche. Questo tema riveste particolare importanza nell’ambito della vita dei rifugiati provenienti dall’Ucraina. Con la sua luminosa eredità storica segnata da molteplici difficoltà unite a una marcata identità nazionale, la cultura ucraina funge da catalizzatore per lo sviluppo efficace delle strategie di coping, consolidate su valori forti quali il senso comunitario e l’appartenenza.
Danni a lungo termine: L’esperienza traumatica vissuta dai genitori ha potenziali effetti negativi diretti sulla loro attitudine all’accudimento; tali conseguenze si riversano inevitabilmente sullo stato emotivo e psicologico dei figli stessi. In questo contesto emerge sempre più l’importanza della psicoterapia, assieme ad approcci che utilizzano tecniche derivate dalla mindfulness: esse sono riconosciute nella loro efficacia nel sostenere consapevolezza ed elaborazione delle emozioni – qualità imprescindibili durante il processo curativo.
Afferma Leo Venturelli: “Le conseguenze psichiche della guerra possono perdurare nelle generazioni successive.” Gli sforzi per offrire assistenza non sono solo immediati, ma si estendono nel tempo, cercando di garantire una maggiore stabilità emotiva e approcci terapeutici che includono il gioco e l’espressione artistica come forma di rielaborazione.
La narrazione del trauma non è solo un atto individuale, ma spesso si inserisce in un contesto culturale più ampio, dove la memoria collettiva e le tradizioni giocano un ruolo nel dare senso agli eventi e nel promuovere la guarigione.
“Aiutare i bambini a riprendere le forze dal trauma inespresso della guerra è molto importante, perché se non ricevono supporto può influire profondamente sulla loro esistenza e sulle loro prospettive future.” – Maria, psicologa.
È in questo spazio di condivisione e riflessione che la memoria autobiografica, spesso frammentata e distorta dal trauma, può iniziare a ricomporsi in una coerenza narrativa più solida, permettendo agli individui di riappropriarsi della propria storia e del proprio futuro.
Interventi di emergenza: Medici Senza Frontiere è attivamente coinvolta nel fornire supporto ai rifugiati ucraini in Italia, con team che forniscono …
Conclusioni e prospettive future
La guerra in Ucraina ha avuto un impatto devastante sulla salute mentale dei giovani e delle famiglie fuggite dalle atrocità, ma esistono ancora speranze e prospettive di guarigione. L’assistenza psicologica continuativa, le attività di gruppo, e le iniziative culturali rappresentano le fondamenta su cui costruire un futuro migliore.
Il sostegno degli aiuti umanitari è cruciale per migliorare le condizioni attuali e garantire un’adeguata assistenza ai bambini e alle famiglie vulnerabili. Investire nella salute mentale dei più giovani è fondamentale non solo per il loro benessere ma anche per la costruzione di una società più resiliente e coesa sul lungo periodo.
Unità di intervento per i profughi:
- Medici Senza Frontiere
- UNICEF
- Save the Children
Dobbiamo continuare a lavorare collettivamente per garantire che ogni bambino colpito dalla guerra possa avere accesso alle risorse e al supporto di cui ha bisogno, affinché possano ricostruire le loro vite e le loro speranze per un futuro sereno e libero dalla paura.
Note a piè di pagina
- [1] UNICEF: rapporto annuale sull’impatto della guerra sui bambini in Ucraina.
- [2] Medici Senza Frontiere: interventi terapeutici e supporto psicologico.