- Ogni anno si registrano circa 250 nuove diagnosi di danni al midollo spinale in Italia.
- Il 48% dei traumi spinali è causato da incidenti stradali.
- La stimolazione elettrica ad alta frequenza (oltre 10.000 impulsi/secondo) è efficace nella rieducazione motoria.
Incidenti da tuffo in mare e traumi spinali: una cronaca allarmante
Gli sviluppi recenti nella cronaca evidenziano l’elevata pericolosità dei tuffi nel mare, soprattutto in aree caratterizzate da fondali poco familiari e insidiosi; ciò porta alla luce un’inquietante frequenza riguardante i traumi spinali severi. Nelle ultime ore ci sono stati casi significativi: un giovane infatti ha necessitato dell’elisoccorso per essere trasferito presso l’ospedale partendo dall’Isola d’Elba (località Acquarilli nel comune di Capoliveri), conseguente a uno stesso tipo d’incidente verificatosi durante il suo tuffo. Ha subito infatti delle lesioni gravi alla colonna vertebrale; tale circostanza drammatica sembra tristemente replicarsi frequentemente nel tempo attuale. Questo evento non rappresenta ovviamente l’unico episodio recente: solo tre ore prima circa nella medesima zona della spiaggia Acquarilli a Lacona si era verificata una situazione analoga che ha portato al ferimento spinale urgente per qualcun altro presente sul posto. Questi fatti andrebbero letti come parte integrante del quadro problematico legato agli esiti avversativi nelle immersioni, senza dimenticare casi risalenti al passato che raccontano vicende segnate da conseguenze tragiche; basterebbe pensare all’accaduto due anni orsono sulle spiagge riccionesi del Marano quando una persona ventiquattrenne si trovò sul crinale della paralisi dopo essersi immersa su fondo poco profondo vicino al fiume dov’è presente la confluenza col mare stesso. Quattro anni fa, a Varigotti, in Liguria, un ventunenne cadde rovinosamente sulla spiaggia mentre tentava un tuffo da una scogliera a Punta Crena, procurandosi anch’egli un trauma spinale. Ancora, tre anni fa, un quindicenne batté violentemente contro il fondale a seguito di un tuffo in mare, un evento che lo lasciò in gravi condizioni. Due mesi fa, a Jesolo, un diciassettenne subì un grave trauma spinale dopo un tuffo, terminando un pomeriggio in spiaggia in tragedia e rischiando di non camminare più, richiedendo l’intervento dell’elisoccorso.

Ogni anno, le statistiche più recenti registrano in Italia circa duecentocinquanta nuove diagnosi di danni al midollo spinale. La maggior parte di questi incidenti sono causati da traumi, come incidenti stradali (48% dei casi), cadute e incidenti sportivi.
La stessa modalità si riscontra anche in incidenti più datati, come quello di cinque anni fa ai laghetti di Lerca, nel comune di Cogoleto, dove un giovane rimase grave. Uno specifico evento accaduto due anni fa presso i Bagni Regina Giovanna di Sorrento ha messo in luce la gravità dei traumi legati all’attività acquatica: durante un tuffo imprudente, infatti, una persona riportò una grave lesione spinale ed ebbe bisogno dell’intervento immediato del 118, supportato dal Soccorso Alpino e Speleologico della Regione Campania. Tale incidente sottolinea l’urgenza di aumentare il livello di consapevolezza rispetto ai potenziali pericoli associati a tuffi in luoghi poco conosciuti o in acqua bassa; questi eventi non devono essere considerati esclusivamente come semplici incidenti sportivi: possono modificare radicalmente il corso esistenziale degli individui coinvolti, con effetti tanto fisici quanto psichici devastanti. Non va dimenticato che, oltre agli immediati effetti traumatici su chi subisce tali lesioni vertebrali, si apre davanti alla persona colpita uno sfidante cammino verso la riabilitazione, processo caratterizzato da una multidimensionalità sia fisica sia emotiva. È quindi imperativo riconoscere che queste situazioni rappresentano un notevole onere sociale, poiché interpellano profondamente l’intera rete relazionale del soggetto colpito: familiari, amicizie ed operatori sanitari sono tutti chiamati ad affrontare questa nuova realtà post-trauma. Altrettanto importante è capire come sia possibile ricostruire ed adattarsi a una vita significativamente alterata dalla ferita al midollo spinale; tale esperienza non segna necessariamente il termine dell’esistenza stessa. La garanzia di un massimo grado di indipendenza a ciascun paziente rappresenta una priorità fondamentale. Questo risultato si consegue esclusivamente tramite una metodologia olistico-integrata per la riabilitazione.
Le conseguenze mentali dei danni spinali e il valore essenziale dell’approccio terapeutico cognitivo-comportamentale
Un trauma spinale non è solo una lesione fisica, ma un evento catastrofico che sconvolge profondamente la vita di un individuo, portando con sé un carico emotivo e psicologico spesso sottovalutato. Il processo di adattamento a una nuova condizione di vita, spesso caratterizzata da disabilità motoria e dipendenza, richiede un supporto psicologico mirato e costante. Già nelle prime fasi del percorso riabilitativo, è fondamentale offrire alla persona colpita un sostegno che vada oltre la mera riabilitazione fisica.
Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC): secondo studi recenti, questa forma di terapia è cruciale nel trattamento dei pazienti con lesioni spinali, aiutando a modificare i pensieri negativi e a migliorare il processo di adattamento.
Le Linee Guida per gli psicologi nelle Unità Spinali, presentate dal CNOP, sottolineano l’importanza della figura dello psicologo nella riabilitazione di pazienti con lesione midollare, fin dalla fase acuta. Questo tipo di lesione non riguarda solo il paziente, ma si estende a familiari, amici e assistenti, che spesso si trovano a dover assistere i propri cari in modi del tutto nuovi e impegnativi. La riabilitazione nelle Unità Spinali deve essere multidisciplinare e dedicata a un approccio complessivo alla persona.
La Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC) emerge come uno strumento di primaria importanza. La TCC è ampiamente utilizzata per aiutare le persone affette da paraplegia a identificare e modificare i pensieri negativi legati alla disabilità, offrendo strategie concrete per affrontare le sfide quotidiane. È particolarmente efficace nel trattamento della depressione, uno dei disagi psicologici più comuni tra i pazienti con lesioni spinali, promuovendo un focus sugli aspetti positivi e l’impegno in attività significative. I pazienti vengono incoraggiati a concentrarsi su ciò che possono fare, piuttosto che su ciò che hanno perso, e a impegnarsi in nuove attività.
È stato dimostrato che la TCC aiuta i pazienti a ristrutturare i pensieri distorti riguardo alla loro condizione, riducendo l’ansia e migliorando l’autoefficacia.
La TCC si è dimostrata utile anche nella gestione del dolore cronico, un problema frequente nei pazienti mielolesi, mostrando effetti positivi sia sul dolore stesso che sulle variabili comportamentali associate. L’obiettivo della TCC è infatti riconoscere e modificare i modelli di pensiero distorti, un aspetto cruciale nel recupero psicologico post-trauma. Dalla diagnosi alla riabilitazione delle funzioni cognitive e comportamentali, un’équipe composta da neurologi e neuropsicologi lavora in sinergia per supportare i pazienti.

Il percorso riabilitativo non può prescindere da una valutazione neurologica e neuropsicologica approfondita, volta a individuare le funzioni residue e a pianificare interventi personalizzati. Nonostante le lesioni vertebro-midollari non siano le patologie più diffuse, il loro impatto sulla qualità della vita rende il supporto psicologico e l’utilizzo di terapie come la TCC non solo utili, ma indispensabili per un recupero completo e duraturo.
Innovazioni nella neuro-riabilitazione: nuove speranze per il recupero motorio
L’ambito della neuro-riabilitazione si trova attualmente all’insegna di importanti avanzamenti tecnologici che aprono nuove strade nel recupero delle persone affette da lesioni spinali. Seppure in passato l’accento sia stato posto principalmente sugli aspetti fisici del trattamento, recenti ricerche hanno contribuito ad ampliare quest’approccio includendo dimensioni cognitive e neurologiche sempre più articolate. Tra i casi più rappresentativi emerge l’applicazione dei protocolli innovativi di stimolazione ad alta frequenza, pensati specificamente per affrontare le sfide poste dalla gravità delle lesioni al midollo spinale. Entro gennaio 2025 sono emersi risultati iniziali incoraggianti riguardo all’impiego dei neurostimolatori volti a contenere gli effetti della severità delle lesioni spinali. Tali dispositivi tecnologici mirano alla riorganizzazione dei circuiti neuronali situati sopra e sotto il punto critico della patologia mediante strategie derivate dalla neuroriabilitazione orientata all’allenamento. Ad esempio, la stimolazione elettrica epidurale ha consentito ai pazienti con trauma midollare non solo il ripristino dell’autonomia motoria degli arti inferiori ma anche la capacità reale (seppure con la presenza persistente) della spasticità muscolare, riportandoli così sulla via della deambulazione autonoma.
Studi recenti hanno mostrato che la combinazione di stimolazione epidurale e robotica aumenta significativamente le possibilità di recupero motorio nei pazienti.
Questo approccio indiretto agisce sui motoneuroni che controllano il movimento muscolare, rappresentando una svolta significativa. L’istituto FAIP (Federazione delle Associazioni Italiane para-tetraplegici) riferisce di importanti investimenti nelle nuove tecnologie, sia per la riabilitazione che per la diagnostica avanzata, nell’ottobre 2024. Le neuroprotesi e la robotica emergono come un nuovo paradigma nella riabilitazione delle lesioni spinali.
Un esempio di successo in questo campo è il programma di NeuroRestore, che ha integrato stimolazione epidurale e movimento assistito, mostrando risultati superiori rispetto alle metodologie tradizionali. Questo sistema utilizza un neurostimolatore impiantato per fornire impulsi che attivano i muscoli e migliorano il recupero motorio. Un aspetto particolarmente notevole della ricerca attuale concerne la neuromodulazione ad alta frequenza, capace di somministrare oltre diecimila impulsi elettrici al secondo. Questo approccio terapeutico ha registrato progressi straordinari nel trattamento delle lesioni spinali; tant’è vero che diversi pazienti sono stati in grado di riprendere a camminare. Tali sviluppi rappresentano non soltanto un impulso alla forza muscolare e alla capacità motoria degli individui coinvolti, ma fanno leva anche su un’approfondita analisi dei meccanismi cognitivi necessari per una efficace rieducazione. Oggigiorno è inconcepibile ignorare gli elementi cognitivi nella moderna riabilitazione per le affezioni spinali; questi aspetti venivano frequentemente relegati in secondo piano durante le pratiche orientate esclusivamente al recupero fisico. Ad esempio, a gennaio del 2025 si è dichiarata con fermezza l’efficacia della stimolazione elettrica del midollo spinale ad alta frequenza, considerata una valida opportunità nell’ambito della rieducazione motoria.
Il settore continua il suo dinamico sviluppo: lo conferma l’IRCCS Maugeri situato a Bari. In data 26 marzo 2025 sono stati messi in luce i benefici dell’integrazione dello sport e dell’inclusione sociale nel processo di guarigione per coloro che affrontano le conseguenze legate alle patologie spinali; ciò attraverso racconti autentici dei soggetti interessati. Tali iniziative non si limitano a sostenere il processo di recupero corporeo; rivestono altresì un’importanza cruciale nel promuovere il bene psichico e nel facilitare l’interazione sociale.
Un percorso di resilienza: l’integrazione di corpo e mente per un recupero duraturo
Il recupero da un trauma spinale è un viaggio complesso e profondamente personale, che va ben oltre il ripristino delle funzioni fisiche. È un percorso che coinvolge l’intera persona, richiedendo un’integrazione armonica tra corpo e mente per costruire una resilienza duratura. Le testimonianze dei pazienti con lesione midollare rivelano un quadro di sfide immense, ma anche di incredibile forza d’animo. Ogni anno, circa quaranta pazienti con lesione midollare acuta vengono ricoverati nell’Unità Spinale di Negrar, provenienti per lo più da reparti di Neurochirurgia, ognuno con la propria storia di un’incidente che ha stravolto la vita.
Le Unità Spinali sono centri di eccellenza multidisciplinari che forniscono un supporto integrato ai pazienti.
La vita, infatti, cambia drasticamente dopo una lesione al midollo spinale, come ampiamente documentato da diverse fonti, ma non finisce. È fondamentale garantire a tutti i pazienti la possibilità di ottenere il massimo grado di autonomia possibile, un obiettivo raggiungibile solo attraverso un approccio olistico.
In questo contesto, l’aspetto psicologico riveste un ruolo cruciale, affrontando le reazioni al trauma come la depressione, l’ansia e i disturbi post-traumatici da stress. La capacità di mantenere l’ottimismo dopo una lesione midollare è una sfida enorme, e molti pazienti, come Pietro, hanno attraversato momenti difficili prima di recuperare una prospettiva positiva sulla vita e sul futuro.
La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) si è dimostrata particolarmente efficace nel supportare questo processo, aiutando i pazienti a ristrutturare i pensieri negativi e a sviluppare strategie di coping efficaci. La TCC centrata sul trauma aiuta i pazienti a identificare e modificare i modelli distorti di pensiero riguardanti sé stessi e il trauma subito, promuovendo una rielaborazione positiva dell’esperienza.

Inoltre, la riabilitazione non si limita all’aspetto clinico: attività come lo sport inclusivo e la partecipazione a progetti di integrazione sociale, come quelli promossi dall’IRCCS Maugeri di Bari, sono fondamentali per il benessere psicologico e per la riqualificazione della vita del paziente. L’obiettivo è riabilitare il paziente a 360 gradi, non solo attraverso la rieducazione fisica e l’uso di tecnologie avanzate come la neurostimolazione e la robotica, ma anche attraverso il supporto emotivo e l’incoraggiamento alla partecipazione attiva nella società.
“Il recupero da un trauma spinale è un cammino che ci mostra in concreto quanto la nostra mente sia potentissima, non solo perché influenza ciò che proviamo, ma anche perché può indirizzare il nostro comportamento.”
Le cellule staminali, menzionate come una potenziale terapia per le lesioni spinali, rappresentano un’ulteriore frontiera e una speranza per il futuro, aiutando a indurre la riparazione dei tessuti danneggiati e a modulare le vie del dolore. In definitiva, un recupero duraturo e significativo da un trauma spinale è possibile solo quando l’individuo viene supportato in ogni sua dimensione – fisica, emotiva e sociale –, permettendogli di affrontare le sfide e di ricostruire una vita piena e appagante.
Glossario
Glossario:
- Lesione midollare: danno al midollo spinale che può causare paralisi o alterazioni motorie.
- Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC): approccio psicologico che mira a modificare i pensieri e comportamenti disfunzionali.
- Neuroprotesi: dispositivi impiantabili che stimolano il sistema nervoso per recuperare funzioni motorie.
- Riabilitazione olistica: approccio che considera il paziente nella sua totalità, inclusi gli aspetti fisici, emotivi e sociali.