- Trauma infantile riduce il volume dell'ippocampo, essenziale per memoria e apprendimento.
- L'amigdala iperattiva negli adolescenti con traumi impatta la gestione di stress ed emozioni.
- Nel 2024 il progetto "Facciamoli Provare" usa teatro e metaverso per superare fobie.
L’influenza del trauma infantile sull’identità e la salute mentale: una prospettiva neuroscientifica ed esistenziale
L’impatto del trauma infantile sulla costruzione dell’identità e sul benessere mentale: un’analisi neuroscientifica ed esistenziale
Negli ultimi anni, l’emergere di nuove ricerche nell’ambito della psicologia congiunta alle neuroscienze ha messo in evidenza l’impatto profondo dei traumi vissuti nell’infanzia sullo sviluppo sia neurologico che psicologico, così come sull’sistema identitario individuale. Non si tratta esclusivamente dei danni a carattere neurale o metacognitivo; ciò che risulta altrettanto significativo è come queste esperienze traumatizzanti possano travisare la percezione personale oltre alla visione del contesto esterno, generando un sentimento diffuso d’ansia esistenziale, aumentandone altresì la vulnerabilità rispetto alle difficoltà tipiche della vita adulta. Recenti scoperte scientifiche corroborano questa tesi, mostrando le variazioni marcate nelle aree cerebrali associate alla regolazione emotiva e ai processi cognitivi complessi provocate dal trauma infantile. Ad esempio, nella ricerca condotta da Teicher et al. (2016), viene sottolineata una significativa diminuzione volumetrica dell’ippocampo nei bambini soggetti a eventi traumatici; quest’area rappresenta un aspetto cruciale per i meccanismi legati alla memoria e all’apprendimento. [Stato dell’arte 2023]

La rilevanza del tema risiede nella sua capacità di influenzare numerosi aspetti della salute mentale e del benessere. La comprensione dei meccanismi attraverso cui il trauma si radica nella psiche e nel cervello offre nuove opportunità per interventi preventivi e terapeutici. Si tratta di una notizia di grande importanza nel panorama attuale della psicologia cognitiva, comportamentale e della medicina correlata alla salute mentale, perché spinge a riconsiderare l’approccio ai disturbi emotivi e comportamentali, focalizzandosi non solo sui sintomi, ma anche sulle radici profonde delle esperienze avverse precoci. La neuroscienza ha messo in luce come il trauma infantile impatti la salute mentale, contribuendo a disturbi come il disturbo post-traumatico da stress (PTSD), la depressione e i disturbi d’ansia. Gli studi mostrano che i bambini traumatizzati possono presentare problemi di autoregolazione emotiva, difficoltà nelle interazioni sociali e scarsa capacità di affrontare lo stress. [Continental Hospitals]
Cambiamenti cerebrali: ripercussioni sul comportamento
Numerose ricerche condotte hanno approfondito dettagliatamente gli effetti deleteri del trauma psicologico durante i primissimi anni di vita – segnatamente nei primi tre anni – evidenziando così le modifiche sia strutturali che funzionali a livello neuronale. Grazie all’utilizzo della risonanza magnetica funzionale (fMRI), è stato possibile osservare tali trasformazioni. Ad esempio, uno studio risalente al 2016 ha mostrato come vi fosse una diminuzione significativa del volume dell’ippocampo nei bambini che avevano vissuto esperienze traumatiche; un’entità essenziale non solo per la memoria ma anche per l’apprendimento stesso. Analogamente subiscono profonde variazioni anche la corteccia prefrontale, cruciale nella pianificazione delle azioni future ed elaborate decisioni cognitive; così come l’amigdala, importante nell’elaborazione delle emozioni nonché nella valutazione dei rischi potenziali. I dati suggeriscono chiaramente che esperienze traumatiche precoci possono culminare nello sviluppo di un’amigdala iperattiva negli adolescenti con trascorsi di abuso infantile; questo aspetto condiziona pesantemente le loro capacità nel gestire tanto lo stress quanto le proprie emozioni. [Teicher et al., 2016]. In aggiunta, si è notato un’attenuazione dell’attivazione della corteccia prefrontale ventromediale, che influisce negativamente sulla gestione delle emozioni avverse. Tale fenomeno risulta essere particolarmente marcato tra gli adolescenti che hanno vissuto esperienze di maltrattamenti fisici, come evidenziato da numerosi studi. [Centro di psicoterapia, 2025].
Conseguenze sulle abilità metacognitive
Le trasformazioni osservabili nel cervello comportano delle conseguenze immediate sulle abilità metacognitive, ossia sulla facoltà di monitorare e gestire i propri processi cognitivi ed emotivi. Nei bambini soggetti a traumi, si manifesta frequentemente una diminuzione dell’autoregolamentazione, rendendo difficoltoso il controllo delle emozioni e degli impulsi. Una ricerca condotta nel 2017 ha evidenziato un’alterata connessione fra le regioni prefrontali e quelle limbiche, indicando quindi una diminuita efficacia nell’autoregolazione stessa. Inoltre, emerge un effetto sfavorevole sulla comprensione della teoria della mente, vale a dire sull’abilità di riconoscere gli stati psicologici altrui; ciò è accompagnato da attivazioni cerebrali inferiori nelle regioni coinvolte in questo processo cognitivo, come il polo temporale e la corteccia prefrontale mediale. [Mente Sociale]. La regolazione emotiva si rivela gravemente alterata a causa dell’intervento di strutture cerebrali sia corticali che subcorticali, tra cui spiccano la corteccia cingolata anteriore (CCA) e il striato ventrale. È interessante notare come quest’ultima regione risulti cruciale non solo per l’adeguata gestione delle emozioni, ma anche nella percezione del dolore: nei bambini e negli adolescenti che hanno vissuto esperienze traumatiche si osserva un significativo abbassamento dell’attività della CCA. Parallelamente, lo striato ventrale — associato al circuito dopaminergico responsabile della sensazione di ricompensa — evidenzia una diminuzione sia nella sua attivazione che nella densità della materia grigia presente. [Neuroscienza del trauma].
L’esistenzialismo come chiave di lettura della sofferenza post-traumatica
Il trauma infantile non si limita a produrre effetti sul piano neurobiologico; esso appare anche come una profonda crisi esistenziale. Quando un bambino è soggetto a situazioni traumatiche in tenera età, ciò può annientare il suo senso di significato e le sue capacità relazionali. Ne deriva così un’alterazione della percezione del sé e della propria collocazione nell’ambito dell’esistenza. Tale smarrimento potrebbe sfociare in una duratura ansia esistenziale, contraddistinta da una sensazione di vuoto interiore, mancanza di scopo e inquietudini riguardo al destino, alla morte stessa e al peso della colpa. [Stato dell’arte 2023]. Le persone con un alto livello di nevroticismo, un tratto di personalità legato alla bassa stabilità emotiva e alla tendenza a sperimentare facilmente emozioni negative, sono particolarmente vulnerabili a questa forma di ansia.

Il legame tra trauma e identità è stato esplorato anche attraverso l’analisi di opere artistiche, come quelle di Louise Bourgeois, dove il trauma diviene arte e un percorso per l’elaborazione del vissuto. Questo concetto si allinea con l’idea che l’arte e il teatro possano fungere da strumenti catartici e ricostruttivi per l’identità post-trauma. L’approccio esistenziale pone l’accento sulla libertà e sulla responsabilità individuale, invitando a confrontarsi con il proprio stato di “gettatezza” nel mondo, ma anche con la possibilità di creare significato e valore attraverso le proprie scelte.
Terapia come strumento di guarigione
La psicoterapia focalizzata sul trauma, integrando sia le neuroscienze che l’esistenzialismo, può aiutare a ricostruire la narrativa personale e a forgiare un senso di identità più solido e coerente. L’approccio noto come terapia EMDR, che sta per Eye Movement Desensitization and Reprocessing, si afferma come una strategia innovativa e promettente nel contesto del trattamento del trauma durante l’infanzia. Questa metodologia consente ai bambini di affrontare le loro esperienze traumatiche in maniera indiretta, evitando la necessità di una descrizione minuziosa delle stesse; un aspetto che risulta determinante nella riduzione del malessere emotivo. [D’Ambrosi, 2024]. Può contribuire a migliorare l’autoefficacia, l’autostima e la resilienza dei giovani soggetti a trauma. La pressione di aderire a standard estetici sempre più elevati, definita “beauty burnout”, è stata identificata come una fonte di ansia esistenziale, collegandola alla cultura mediatica e al trauma identitario. Ciò dimostra come eventi apparentemente superficiali possano aggravare un senso di vuoto preesistente, rivelando la fragilità dell’identità in un contesto sociale esigente.
Progettualità e interventi: il ruolo dell’arte e della terapia nella guarigione
L’integrazione delle neuroscienze con gli approcci esistenziali e l’uso di strumenti creativi come il teatro sta dando vita a nuovi e promettenti progetti in Italia e all’estero. Numerose iniziative mirano a offrire ai giovani, specialmente a quelli che hanno vissuto traumi, percorsi di guarigione e ricostruzione del proprio benessere psicofisico.

Un esempio significativo è il progetto “Facciamoli Provare”, lanciato nel maggio 2024, che utilizza il teatro e il metaverso per far sperimentare ai ragazzi diverse situazioni, finalizzate a superare fobie e esplorare nuove modalità di interazione. Questo approccio è particolarmente adatto per affrontare le conseguenze dei traumi, permettendo ai giovani di rielaborare le esperienze negative in un ambiente sicuro e controllato. A tale scopo, l’iniziativa si basa sulla neuroplasticità, ovvero sulla capacità del cervello di creare nuove connessioni, che possono competere con quelle negative formate a seguito del trauma (secondo quanto discusso in un seminario tenutosi nel giugno 2016). Nel panorama internazionale degli interventi sociali e culturali, Ai. Bi. ha intrapreso un’importante iniziativa in Marocco nel mese di ottobre 2022: laboratori teatrali mirati ad assistere i bambini nell’affrontare il trauma derivante dall’abbandono. L’approccio mediante l’animazione teatrale stimola i partecipanti all’utilizzo di esercizi collettivi che consentono loro non solo di esprimere ma anche di elaborare una gamma complessa delle proprie emozioni; questo processo riveste un ruolo cruciale nella guarigione individuale. In situazioni caratterizzate da conflitti armati o problematiche sociali acute—come avviene in Siria—le iniziative analoghe portate avanti da enti come l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e la Fondazione Giovanni Paolo II si prefiggono l’obiettivo primario di mitigare gli effetti psicologici devastanti della guerra, particolarmente nei confronti dei minori afflitti da disturbi post-traumatici legati allo stress; tali programmi illustrano inequivocabilmente il significato salvifico del teatro nel promuovere benessere emotivo tra i più vulnerabili.
Percorsi di resilienza e la ridefinizione dell’esistenza
L’analisi del trauma infantile offre uno spaccato significativo delle dinamiche più profonde del pensiero umano. Le esperienze vissute in età precoce non soltanto formano le strutture cerebrali, bensì definiscono l’essenza individuale. Questo percorso affascinante mette in evidenza la delicatezza dell’animo dinanzi alla sofferenza, oltre a dimostrare una sorprendente attitudine alla resilienza e al cambiamento. È cruciale per gli operatori nel campo della salute mentale comprendere in che modo il trauma incida sullo sviluppo delle abilità metacognitive così come sulla gestione delle emozioni. La psicoterapia, quindi, trascende l’idea riduttiva di ripristinare uno status quo ante; si configura piuttosto come un vero e proprio processo di ridefinizione dell’esistenza. Non basta alleviare i sintomi; è necessario supportare l’individuo nel processo di integrare le proprie esperienze traumatiche nella propria narrativa di vita, scoprendo significato anche nelle zone d’ombra esistenziali. In un contesto dove gli effetti del trauma condizionano fortemente le esistenze individuali, si sta formando una sinergia tra scienza, arte e terapia che promuove nuove opportunità per il recupero e un autentico progresso personale.
- EMDR: Eye Movement Desensitization and Reprocessing, una terapia per trattare traumi.
- Trauma infantile: Esperienze traumatiche vissute durante l’infanzia che possono influenzare lo sviluppo.
- Neuroplasticità: Capacità del cervello di adattarsi e cambiare nel tempo.