- L'oms rivela che il 16% dei giovani (10-19 anni) soffre di disturbi psichici.
- L'ansia e la depressione incidono per il 40% sulle diagnosi psichiatriche giovanili.
- I ricoveri per disturbi psichiatrici infantili sono passati da 72 nel 2019 a 270 nel 2022.
Il tema dell’eco silenziosa della guerra, con tutte le sue
implicazioni sui traumi vicari, emerge oggi come uno dei punti
focali per discutere del
futuro della salute mentale infantile in Italia. Non è solo chi combatte sul campo di battaglia a portare segni indelebili
dentro di sé; anche i bambini, spossessati delle loro innocenze da storie
tragiche ascoltate o immagini drammatiche ricevute dai media, sono colpiti.
Questa realtà inquietante richiede una riflessione approfondita su come
affrontare tali sfide nel mondo odierno, affinché l’assistenza psicologica ai
minori possa essere rimodulata secondo necessità più urgenti e complesse
legate alla sfera bellica. Il conflitto armato nella sua forma più brutale non
si limita soltanto alla devastazione fisica dei luoghi o dei corpi; esso
penetra profondo nell’essenza dell’individuo umano, lasciando ferite
invisibili che persistono ben oltre l’ambito immediato delle ostilità. Una
questione sempre più emergente è quella relativa alla
traumatizzazione vicaria, conosciuta anche come
trauma indiretto. Si tratta di una realtà inquietante per i fanciulli esposti
quotidianamente a notizie inquietanti ed immagini orripilanti relative ai
conflitti bellici; ciò accade anche quando risiedono in nazioni lontane dal
focolaio delle violenze. L’importanza crescente di tale fenomeno all’interno
della società italiana apre la strada a questionamenti essenziali sulla
condizione psichica dei giovani contemporanei e sull’intervento fondamentale
della disciplina psicologica per attenuare tali ripercussioni mentre si
promuove un’ideologia pacifista.
Studi recentissimi riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
segnalano un allarmante dato: il complesso dei disturbi psichici rappresenta
ben il 16% del totale globale delle malattie tra gli individui compresi tra i
10 e i 19 anni; in questo ambito specifico, l’ansia e la depressione occupano
un luogo predominante con un’incidenza pari al 40% sulle diagnosi complessive.
Il suicidio è la seconda causa di morte tra le persone di età compresa tra 10
e 25 anni [Medico e Paziente]. Le statistiche presenti delineano chiaramente l’entità e la diffusione dei
disagi relativi alla salute mentale; tale situazione è ulteriormente
accentuata all’interno di contesti caratterizzati dal conflitto armato dove si
verificano costantemente esperienze traumatiche. Un recente aggiornamento
riguardante il Disturbo da stress post-traumatico (DSPT) evidenzia l’urgenza
di affrontare gli effetti psicologici provocati dai conflitti. Questo
intervento non solo fornisce supporto ai bambini nel superare le proprie
ansie, ma promuove anche significativi mutamenti culturali. Affrontare con
tempestività i traumi psichici infantili rappresenta una salvaguardia
essenziale per
il loro futuro benessere mentale, frequentemente messo a
rischio dalle esperienze negative irrisolte; inoltre, funge da strumento
cruciale per favorire lo sviluppo e l’espansione di una cultura orientata alla
pace. L’educazione giovanile volta alla gestione pacifica delle controversie
diventa così imperativa. Diverse scuole pubbliche italiane hanno già
implementato programmi condotti dalle psicologhe con l’obiettivo di
accompagnare i bambini attraverso questo delicato processo.
Isabel Fernandez, rinomata psicoterapeuta presente al Congresso nazionale EMDR
Italia che si tiene oggi e domani a Napoli, ha messo in luce l’approccio
terapeutico noto come Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR),
ufficialmente riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità quale
metodo privilegiato nella cura del disturbo da stress post-traumatico. L’EMDR,
o Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari, si è
dimostrata particolarmente efficace nel provocare
un notevole miglioramento dei sintomi psicologici in bambini
che hanno vissuto esperienze traumatiche. Questa metodologia terapeutica ha
portato a un incremento delle abilità di resilienza e al rafforzamento del
welfare psicologico complessivo. [IPSICO].

Le radici del trauma: non solo un’esperienza diretta
Il concetto di trauma indiretto si colloca al centro di questa discussione.
Sebbene non direttamente esposti agli orrori del campo di battaglia, i
bambini assorbono il disagio attraverso molteplici canali. La costante
esposizione a notizie angoscianti, immagini violente e discussioni preoccupate
tra gli adulti crea un ambiente di ansia diffusa.
In un mondo iperconnesso, dove la brutalità dei conflitti può irrompere in
qualsiasi casa attraverso schermi televisivi e dispositivi mobili, il confine
tra l’esperienza diretta e quella mediata si fa sempre più labile. Gli adulti
stessi, di fronte alla distruzione e alla violenza, manifestano un senso di
impotenza e preoccupazione che non sfugge all’osservazione attenta dei più
piccoli. Questa “doppia traumatizzazione” si traduce in un disagio che i
bambini faticano a elaborare autonomamente, non riuscendo a distinguere la
minaccia percepita da quella reale.
Studiosi di neuropsichiatria infantile hanno evidenziato che l’incremento di
disturbi legati ai traumi infantili è considerevole [Ospedale Gaslini]. Il dato evidenzia un aumento significativo dei ricoveri per
disturbi psichiatrici, che sono passati da un modesto numero di soli
72 casi nel 2019, fino a raggiungere la cifra sorprendente di
270 casi nel 2022. Tale incremento sottolinea l’urgenza imperiosa di implementare
strategie adeguate e celeri per far fronte a questa problematica crescente. [Giornale della Società di Neuropsichiatria Infantile Italiana].
La psicologia cognitiva e comportamentale offre strumenti preziosi per
comprendere queste dinamiche. L’esposizione ripetuta a stimoli stressanti,
anche se non direttamente pericolosi, può alterare i circuiti neurali legati
alla paura e all’ansia, portando allo sviluppo di sintomi da stress
post-traumatico come disturbi del sonno, irritabilità, difficoltà di
concentrazione e regressioni comportamentali. Inoltre, la mancanza di un
adulto che medi e spieghi il contesto degli eventi può amplificare il senso
di insicurezza e vulnerabilità.
supportati, tramite il dialogo e la narrazione che aiutano a trasformare
l’orrore in una lezione per la promozione della pace.
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Interventi precoci e la costruzione di una cultura di pace
Di fronte a questa sfida, è imperativo adottare un approccio proattivo.
Programmi di intervento precoce e prevenzione, integrati nei curricula
scolastici, rappresentano una strategia efficace per proteggere la salute
mentale dei bambini.
Iniziative che vedono psicologi coinvolti in incontri nelle scuole italiane,
illustrando ai bambini come gestire i conflitti in modo pacifico e offrendo
strumenti di stabilizzazione e rilassamento, sono già una realtà. Queste
attività non solo rafforzano il senso di sicurezza e stabilità nei bambini, ma
contribuiscono a una vera e propria “cultura di pace”. Attraverso il dialogo
e l’elaborazione delle esperienze più difficili, si alleggerisce il peso delle
preoccupazioni e dell’orrore accumulato, rinforzando al contempo le sensazioni
positive legate a una concreta possibilità di cambiamento.
L’approccio terapeutico EMDR, ad esempio, si rivela particolarmente efficace in
questo contesto. È stato dimostrato che la terapia EMDR permette una
desensibilizzazione e rielaborazione delle sensazioni negative stratificate,
unitamente al rafforzamento di quelle positive. La sua natura di terapia breve
lo rende idoneo anche in scenari di conflitto attivo, dove è fondamentale
intervenire rapidamente per prevenire la cronicizzazione del trauma.
interventi, dove psicologi locali sono stati formati nell’EMDR con il supporto
dell’OMS, dimostrando risultati promettenti non solo per il momento acuto della
guerra, ma anche per le generazioni future che erediteranno le conseguenze del
conflitto.
La psiche come terreno di speranza
Nell’attuale scenario globale caratterizzato da continui conflitti, si pone con
urgenza l’attenzione sulla salute mentale dei minori. La comprensione della
traumatizzazione vicaria, affiancata dalla possibilità di interventi
tempestivi, assume dunque dimensione essenziale; non trattandosi soltanto di
pratiche sanitarie, ma rappresentando invece delle
iniziative chiave per catalizzare profondi mutamenti culturali. Ogni intervento finalizzato ad assistere le giovani menti nell’affrontare
le ripercussioni psicologiche belliche si traduce in un vero investimento
verso il domani, creando così basi solide affinché emerga una società che
affronta le avversità con maggiore civiltà ed etica.
Da questo punto di vista, la mente diviene uno spazio propizio dove coltivare
speranza anziché rassegnazione; è fondamentale quindi riflettere sulle
modalità attraverso cui nella pratica della psicologia
cognitiva-comportamentale venga studiato il modo con cui gli individui
percepiscono realtà traumatiche. L’elaborazione delle esperienze negative nei
bambini può significativamente influenzarne l’intensità del disagio vissuto.
Un concetto che merita attenzione è quello della
resilienza post-traumatica: essa trascende il mero recupero
dall’ansia causata da eventi dolorosi per condurre a uno sviluppo individuale
profondo ed esiti positivi nelle strategie di coping adottate. Aiutare i
bambini a non solo “guarire” dal trauma indiretto, ma a sviluppare una
maggiore consapevolezza emotiva, empatia e proattività nella costruzione della
pace, può trasformare un’esperienza potenzialmente distruttiva in un
catalizzatore per un futuro più pacifico.
sull’animo dei bambini o trasformare la conoscenza psicologica in un potente
strumento di prevenzione e crescita collettiva.
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traumatizzazione vicaria: esperienze traumatiche vissute
indirettamente, causate dall’esposizione a eventi di violenza o sofferenza
altrui. -
EMDR: tecnica psicoterapeutica efficace nel trattamento
di traumi, che utilizza il movimento oculare per rielaborare ricordi
traumatizzanti. -
DSPT: Disturbo da Stress Post-Traumatico, una condizione
psicologica che può insorgere dopo l’esposizione a eventi traumatici.