- Il libro di Iuliano integra psicoeducazione, assessment e psicoterapia cognitivo-integrata con EMDR.
- Il 30% delle donne vittime di abusi sessuali sviluppa un PTSD.
- L'EMDR si dimostra efficace nel trattamento del PTSD e dei traumi.
La sessualità, componente fondamentale dell’identità umana, si intreccia inestricabilmente con esperienze corporee, relazioni interpersonali e, purtroppo, eventi traumatici. Questa complessa interazione è al centro del volume “Sessualità: corpo, relazione e trauma. ” di Carla Iuliano, un volume esposto di recente a Napoli, contenente strumenti clinici di psicoeducazione, valutazione (assessment) e psicoterapia cognitivo-integrata con EMDR finalizzati all’intervento sulle difficoltà sessuali. L’opera, rivolta a professionisti della salute mentale e a un pubblico interessato, offre un approccio integrato alle problematiche sessuali, ponendo l’accento sulla necessità di considerare la sessualità non solo in termini fisiologici o psicologici isolati, ma nella sua totalità di dimensione umana influenzata da molteplici fattori.
Titolo: Sessualità: corpo, relazione e trauma
Autore: Carla Iuliano
Editore: [Specifiche da cercare]
Anno: [Specifiche da cercare]
Il volume si addentra nell’esplorazione di come la conoscenza del proprio corpo, le credenze legate al piacere e agli stereotipi di genere, l’immagine di sé e le relazioni affettive, sia primarie che di coppia, concorrano a definire e a modulare l’espressione sessuale. Un aspetto cruciale affrontato è la correlazione tra difficoltà sessuali e esperienze traumatiche, spesso sottovalutate o misconosciute, che possono manifestarsi nel corpo sotto forma di sintomi e sofferenza psichica. Queste esperienze traumatiche, come evidenziato nei materiali esaminati, possono lasciare “cicatrici emotive e incarnate” che profondamente segnano la sessualità, intrecciando paura, desiderio e piacere in modi complessi e a volte inibitori.

La struttura del libro riflette un percorso clinico, partendo dalla psicoeducazione attraverso le diverse fasi della vita, approfondendo le dinamiche di coppia, l’assessment individuale e relazionale, la formulazione del caso clinico e la pianificazione dell’intervento terapeutico. L’integrazione di strumenti operativi, come schede di assessment e questionari sugli stereotipi di genere, rende il testo uno strumento pratico per la quotidianità clinica. Questo metodo sistematico fondato su dati empirici rispecchia la sempre maggiore presa di coscienza riguardo all’essenzialità di una cura integrale nelle questioni sessuali correlate al trauma. L’evento dedicato al volume, arricchito dalla presenza di specialisti nei settori della psicotraumatologia e dell’EMDR, enfatizza tanto l’attualità quanto l’importanza vitale di una disamina dettagliata su queste tematiche nel panorama attuale della salute mentale. In tempi in cui viene frequentemente relegata a un ambito meramente fisico o prestazionale, restituire alla sessualità il suo intrinseco valore complesso e il suo rapporto con i traumi vissuti rappresenta un elemento cruciale per favorire il benessere sia personale che nelle relazioni interpersonali.
L’impatto neurobiologico del trauma sessuale
Le esperienze traumatiche—particolarmente quelle legate alla sfera sessuale—impattano profondamente sulla neurobiologia cerebrale degli individui ed esercitano effetti durevoli nella regolazione delle emozioni, nell’immagazzinamento dei ricordi e nelle funzioni sessuali. Esplorando la neurobiologia del trauma, è evidente come gli incontri con situazioni che vengono interpretate come minacciose stimolino vie neurologiche ancestrali essenziali per garantire la sopravvivenza; il sistema limbico si dimostra fondamentale in questo contesto. In particolare, l’amigdala—il principale nodo per l’elaborazione delle emozioni legate alla paura—ha un’importanza preponderante: essa registra le reazioni emotive e promuove risposte fisiologiche orientate alla lotta, alla fuga o al congelamento. Questi comportamenti inizialmente utili possono però risultare disfunzionali se ci si trova di fronte a traumi protratti o complessi.
Il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) rappresenta una conseguenza frequente dei traumi vissuti: si manifesta attraverso risposte anomale e persistenti dai meccanismi neurobiologici allo stress stesso. I segni distintivi del PTSD comprendono flashback intrusivi (incubi inclusi), uno stato di iperattivazione (quale l’iper-vigilanza e l’irritabilità), insieme ad episodi di disattivazione caratterizzati da evitamenti od esperienze dissociative; tali sintomi sono indicativi delle modifiche intervenute nelle reti neuronali coinvolte. Nelle persone con PTSD, i ricordi traumatici possono essere frammentati e difficilmente verbalizzabili, manifestandosi spesso come sensazioni fisiche o percettive. Questo perché lo schema neurobiologico di riconoscimento, memorizzazione e attivazione risulta compromesso, inficiando la capacità di integrare coerentemente le esperienze. Le alterazioni strutturali e biochimiche dei circuiti cerebrali possono persistere ben oltre l’evento traumatico, lasciando una sorta di “traccia fisica neuronale del danno subito”.
Ricerche specifiche sui traumi infantili, in particolare quelli sessuali, indicano come questi possano essere un fattore di rischio significativo per le disfunzioni sessuali in età adulta. Studi recenti suggeriscono che oltre il 30% delle donne che hanno subito un abuso sessuale sviluppa un PTSD [Source]. Il meccanismo fisiologico alla base di questa correlazione sembra essere l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), il principale sistema di risposta allo stress. Esperienze traumatiche infantili possono indurre alterazioni a lungo termine nell’asse HPA, influenzando la secrezione di cortisolo, un ormone cruciale per la motivazione e la risposta sessuale. Disregolazioni del cortisolo, come ipo- o iper-cortisolismo o variazioni anomale del ritmo circadiano, sono state osservate in persone che hanno subito traumi infantili e sembrano essere correlate a disturbi del desiderio sessuale. La depressione e lo stress quotidiano emergono come mediatori psicologici che rafforzano il legame tra trauma infantile e disfunzione sessuale, essendo a loro volta connessi alle alterazioni dell’asse HPA. La comprensione di queste basi neurobiologiche è fondamentale per sviluppare interventi terapeutici mirati e efficaci nel trattamento delle problematiche sessuali post-traumatiche.
Studio Rilevante: L’efficacia dell’EMDR nel trattamento del PTSD e delle esperienze traumatiche è dimostrata da diversi studi, evidenziando l’utilizzo di tecniche integrate. [State of Mind]

- Articolo molto interessante, mette in luce la complessità del trauma......
- L'articolo sembra concentrarsi troppo sugli aspetti negativi......
- Interessante l'approccio neurobiologico, ma non dovremmo considerare anche......
Interventi terapeutici per il trauma sessuale
L’affrontare il trauma sessuale comporta profonde ripercussioni non solo sulla dimensione della sessualità, ma anche sul benessere psichico generale degli individui coinvolti; pertanto risulta essere una problematica clinica estremamente articolata necessitante soluzioni terapeutiche comprovate ed efficaci. Le recenti ricerche scientifiche attestano come l’approccio psicoterapico – soprattutto quello improntato sulle tecniche d’esposizione – sia considerato il trattamento fondamentale per affrontare il PTSD, uno degli esiti più frequenti legati ai traumi sessuali vissuti. Fra le metodologie maggiormente investigate risultano particolarmente valide la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT), nelle sue diverse forme quali la Terapia di Esposizione Prolungata (PE) ed anche quella nota come Terapia di Elaborazione Cognitiva (CPT), oltre all’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing).
In merito alla PE, essa si fonda sull’idea secondo cui, nel contesto del PTSD, non avviene un corretto processo d’estinzione della reazione traumatica poiché permane un legame fra i ricordi dell’accaduto e un continuo percepire minacce imminenti. Grazie all’esposizione diretta o attraverso simulazioni mentali dell’evento traumatico, ci si propone dunque non solo una rielaborazione emotiva delle esperienze trascorse ma anche un’efficace attenuazione della paura. La CPT si distingue per il suo focus sulla dimensione cognitiva, poiché mira ad assistere il paziente nella revisione critica delle convinzioni errate riguardanti l’episodio traumatico e nell’elaborazione dei ricordi tramite strumenti come la scrittura e il dialogo. D’altra parte, l’EMDR, concepita da Francine Shapiro, impiega tecniche di stimolazione bilaterale—di norma realizzate tramite movimenti oculari—connesse ai traumi vissuti al fine di facilitarne sia l’elaborazione che una significativa desensibilizzazione. Studi hanno evidenziato un’elevata efficacia dell’EMDR nella cura del PTSD, risultando particolarmente efficace tra coloro che sono stati vittime di violenza sessuale.[Istituto Psicoterapie]. In parallelo agli approcci ben consolidati nel campo delle cure psicologiche, emergono nuove modalità terapeutiche qualiTerapia Sensomotoria (SP), che sta acquisendo una notevole rilevanza nel panorama della cura dei traumi. Questa forma innovativa si rivolge specificamente al corpo quale strumento per accedere ai ricordi traumatici; agisce pertanto sulla disregolazione inerente al sistema nervoso e sulle manifestazioni fisiche collegate all’esperienza traumatica stessa. Attraverso un’integrazione dell’approccio psicoterapeutico tradizionale con una spiccata enfasi sulle percezioni corporee e sui movimenti, il fine ultimo della SP è quello di promuovere il superamento delle esperienze traumatiche mediante l’azione fisica diretta.
La fusione sinergica tra differenti tecniche terapeutiche – ad esempio tra EMDR e Psicoterapia Sensomotoria – suscita oggi un dilagante interesse. Ciò apre nuove prospettive in merito alla creazione di metodi integrativi destinati a garantire una risposta più complessiva ed efficace alle problematiche legate ai vari ambiti coinvolti dal trauma: cognitivi, emotivi, ma anche somatici.
È importante notare però che, pur nella loro riconosciuta efficacia statisticamente documentata, alcune tipologie d’individui potrebbero non trarre pienamente vantaggio da tali trattamenti. Tale circostanza evidenzia l’urgenza continua nella ricerca scientifica volta a raffinare le metodologie interventistiche attuate, così come ad individuare quelle variabili individuali—quali esperienze traumatiche precoci o condizioni coesistenti—che possono compromettere gli esiti positivi della terapia intrapresa. Si indagano anche modalità innovative quali la terapia di coppia e familiare; inoltre emerge l’impiego della realtà virtuale al fine di favorire un’esposizione graduale ai traumi. Anche se ciò concerne nuove dimensioni farmacologiche, per adesso non ci sono dati sufficientemente robusti a sostegno in confronto alla tradizionale psicoterapia. Pertanto risulta imprescindibile adottare un modello terapeutico che sia sensibilizzato nei confronti del trauma stesso: questo deve tener conto della sua intrinseca complessità, facendo riferimento alle diverse manifestazioni sul piano neurobiologico, psicologico e somatico. È imperativo, pertanto, integrare metodologie efficaci fondate su evidenze scientifiche consolidate affinché si possa realmente assistere le vittime di trauma sessuale nel loro cammino verso il recupero emozionale e psichico.
Superando le barriere: l’epidemiologia e le sfide nel trattamento del trauma sessuale in Italia
Affrontare gli ostacoli: analisi epidemiologica e difficoltà nel trattamento dei traumi sessuali in Italia
Il fenomeno del trauma sessuale in Italia costituisce una problematica di dimensione allarmante, che trova corrispondenza anche nel contesto internazionale ed è frequentemente sottovalutato. Questo avviene non solo a causa delle dinamiche di vergogna e stigmatizzazione associate alle vittime, ma anche per una visione errata che tende a percepire la violenza essenzialmente come un rischio mirato verso il genere femminile. Le statistiche mostrano chiaramente che sia la violenza fisica che quella sessuale interessano un numero considerevole di individui nella società odierna; vi sono inoltre variabili peculiari relative al genere e alla relazione con l’aggressore stesso. A titolo esemplificativo, in Italia si stima che circa il 3,5% della popolazione subisca annualmente episodi di violenza sessuale. [ISTAT], mentre considerando le molestie fisiche la percentuale sale. È essenziale riconoscere quanto un’importante percentuale degli atti violenti risulti eseguita principalmente da individui conosciuti dalle vittime – siano essi attuali o precedenti compagni. Tale realtà evidenzia un diverso grado d’esperienza traumatica basato sul genere: gli uomini sono maggiormente soggetti ad aggressioni ad opera di sconosciuti; ciò implica anche che la severità della violenza tende ad intensificarsi all’aumentare dell’intimità relazionale.
Particolarmente allarmante è il fenomeno della rivittimizzazione: statisticamente parlando, donne che hanno vissuto esperienze violentemente traumatiche prima dell’età adolescenziale mostrano una probabile escalation nel subire ulteriori maltrattamenti nell’età adulta. Questa evidenza suggerisce l’esistenza d’intricati meccanismi capaci di rendere le sopravvissute maggiormente predisposte ad affrontare nuove situazioni traumatiche; ciò potrebbe essere collegato a cambiamenti psicologici derivanti dall’iniziale esperienza traumatica stessa che compromettono la loro abilità nell’autodifesa e nella valutazione dei rischi.
Infine, il fenomeno del trauma sessuale si collega sin dalla giovane età con diverse ripercussioni psicopatologiche quali depressione severa, disordini alimentari problematici ed uso problematico delle sostanze – specialmente dell’alcol – insieme ad altre forme riconducibili ai disturbi d’ansia; non dimenticando poi il noto PTSD già menzionato in precedenza. La prevalenza della comorbilità fra PTSD e depressione, in modo particolare tra le donne soggette a maltrattamenti, si rivela notevolmente alta; tale coesistenza patologica porta a una manifestazione sintomatologica più severa. Spesso l’abuso ripetuto di sostanze – con un focus particolare sull’alcol – viene sfruttato quale strumento d’auto-trattamento volto ad alleviare gli effetti emotivi avversi generati dal trauma stesso associato al PTSD; tuttavia, questo comportamento accresce il rischio concreto della rivittimizzazione.
Nonostante siano disponibili modalità terapeutiche fondate su evidenze solide destinate a trattare il PTSD unitamente alle difficoltà derivanti dal trauma medesimo, esistono ancora ostacoli significativi all’implementazione clinica effettiva oltre all’accesso ai relativi interventi curativi. La riluttanza, mostrata da alcuni professionisti nella psicoterapia riguardo all’adozione delle tecniche espositive – pur essendo priva di un adeguato supporto empirico – svela la permanenza non trascurabile dei pregiudizi nel settore. In aggiunta a ciò emerge un ampio gruppo di pazienti che non mostra una risposta soddisfacente ai metodi attualmente in uso: ciò mette ulteriormente in luce l’impellente necessità di investire nella ricerca finalizzata all’ottimizzazione delle pratiche terapeutiche e alla formulazione di approcci personalizzati capaci di includere sia la particolarità del tipo traumatico esperito sia le caratteristiche distintive dell’individuo assistito. Rafforzare la consapevolezza collettiva e aumentare le risorse dedicate al sostegno e alla cura delle persone colpite rappresentano azioni fondamentali nell’affrontare il vasto influsso che il trauma sessuale esercita sulla salute mentale e fisica non solo dei singoli, ma anche della comunità in generale.
Riflessioni sulla resilienza e l’integrazione
Nell’analisi delle intricate dinamiche del trauma sessuale abbiamo esaminato diversi aspetti cruciali: dalla neurobiologia associata agli effetti sulla sfera sessuale fino ai trattamenti disponibili al giorno d’oggi. Non sorprende quindi porsi una domanda importante: come si può intraprendere un cammino verso la guarigione e integrazione, nonostante le cicatrici profonde lasciate da esperienze così strazianti?
Un concetto cardine in ambito psicologico da considerare è quello della capacità di regolazione emotiva. Il trauma interferisce profondamente con l’abilità umana fondamentale di affrontare emozioni forti ed eventi stressanti. Le risposte fisiologiche quali lotta o fuga – funzionali nei contesti immediatamente pericolosi – possono diventare disfunzionali quando attivate in situazioni tranquille; ciò ostacola la possibilità stessa dell’elaborazione consapevole degli avvenimenti vissuti. Consideriamo il cervello quale sofisticato meccanismo d’allerta: dopo aver subito traumi significativi, questo meccanismo assume spesso uno stato quasi allarmistico, dotandosi dunque della capacità aumentata di intervenire anche davanti a stimoli minimi collegati agli eventi traumatici.
Addentrandoci ulteriormente nelle intricatezze del tema, emerge con forza il concetto evoluto legato alla dissociazione. La dissociazione, spesso una strategia di coping durante un trauma insostenibile, implica una frammentazione della coscienza, della memoria o dell’identità. È come se una parte di noi “si staccasse” per sopravvivere all’orrore. Tuttavia, nel lungo termine, questa frammentazione impedisce l’integrazione dell’esperienza traumatica nella narrazione personale, lasciando “pezzi” non elaborati del trauma che possono riaffiorare in modi imprevedibili, compresi blocchi o disagi nella sfera sessuale. Le terapie come l’EMDR e la Terapia Sensomotoria lavorano proprio per aiutare a integrare questi “pezzi” disconnessi, permettendo alla persona di riappropriarsi della propria storia e del proprio corpo in modo sicuro.
Glossario:
- EMDR: Eye Movement Desensitization and Reprocessing; tecnica terapeutica per trattare il PTSD.
- PTSD: Disturbo da Stress Post-Traumatico; condizione legata a eventi traumatici.
- Dissociazione: meccanismo di difesa psicologica che comporta il distacco dalla realtà o dalla memoria

Riflettere su questi meccanismi può stimolare una considerazione personale: quanto siamo consapevoli delle tracce che le esperienze passate, anche quelle che non identifichiamo esplicitamente come traumi, possono lasciare sul nostro corpo e sulla nostra psiche? E quale valore diamo alla possibilità di esplorare e integrare queste esperienze per vivere una vita più piena e autentica, anche nella nostra sessualità? Il percorso di guarigione dal trauma non è una cancellazione del passato, ma un processo di trasformazione che permette di portare la propria storia con forza e consapevolezza.