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Trauma da schiacciamento: quali sono le ripercussioni psicologiche su soccorritori e testimoni?

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  • Il 22% delle persone esposte a eventi traumatici sviluppa disturbi psichici.
  • Il PTSD causa alterazioni della memoria, con «illusioni di memoria» (ricerche del 2025).
  • Il «Pronto Soccorso Psicologico» attenua l'impatto immediato del trauma (iniziative dal 2017).

Il trauma da schiacciamento, un evento di per sé devastante che purtroppo riempie le cronache con storie come quelle di carabinieri o operai intrappolati, estende le sue ombre ben oltre le vittime dirette, toccando profondamente anche chi assiste e chi interviene. Soccorritori e testimoni, infatti, si ritrovano spesso a confrontarsi con una realtà straziante, affrontando conseguenze psicologiche complesse e durature. L’esposizione a eventi così drammatici può innescare un Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD), una condizione di disagio mentale che si manifesta attraverso una serie di sintomi altamente debilitanti.

Statistiche recenti: Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2022), circa 1 individuo su 5 (il 22%) che vive eventi traumatici sviluppa disturbi psichici come depressione, ansia, e PTSD.

Soccorritori e detriti dopo un evento traumatico.

La rilevanza di questa problematica nel panorama della salute mentale moderna è cruciale, poiché evidenzia l’urgente necessità di riconoscere e affrontare il “trauma vicario” o “traumatizzazione secondaria” che colpisce coloro che sono stati testimoni o soccorritori. Non si tratta solo di una reazione emotiva temporanea; le alterazioni possono riguardare la memoria, le emozioni, e persino le sensazioni fisiche, creando un’esperienza che va ben oltre il dolore psicologico. Si rende quindi indispensabile un approfondimento sui meccanismi neurobiologici che sottostanno a tali reazioni e sulle strategie di supporto psicologico più efficaci per prevenire la cronicizzazione di queste patologie.

Effetti psicologici del trauma: Una revisione della letteratura scientifica moderna evidenzia che gli effetti dello stress traumatico mettono a rischio sia la salute fisica che quella psichica dell’individuo.

La comprensione di queste dinamiche è fondamentale per una società che mira a proteggere tutti i suoi membri, compresi coloro che, con grande coraggio, si trovano in prima linea durante le emergenze. Il corpo, in questi contesti, non è solo un involucro fisico, ma diventa un archivio vivente delle esperienze vissute, un testimone silenzioso e spesso inconsapevole di memorie che riemergono in modi imprevedibili e tormentosi.

La “memoria del corpo” e il disturbo post-traumatico da stress

Il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) è una condizione complessa che impatta profondamente la psiche umana, specialmente in seguito a eventi particolarmente critici come un trauma da schiacciamento. Le persone affette da PTSD, siano esse vittime dirette, soccorritori o testimoni, manifestano spesso alterazioni significative della memoria. Queste disfunzioni possono includere difficoltà nel ricordare informazioni quotidiane o nell’esecuzione di compiti, unitamente a problematiche nella memoria di lavoro. Talvolta, si verificano vere e proprie “illusioni di memoria”, come descritto in ricerche del 2025.

Glossario:

  • PTSD: Disturbo da Stress Post-Traumatico, un disturbo mentale che può svilupparsi dopo aver vissuto esperienze traumatiche.
  • Traumatizzazione secondaria: una condizione che può colpire i soccorritori e i testimoni di eventi traumatici, comportando effetti deleteri simili a quelli delle vittime dirette.

I ricordi legati all’evento traumatico sono frequentemente frammentati e disorganizzati, non spontaneamente accessibili in modo coerente. Anziché essere depositate in una narrazione lineare, le esperienze più dolorose e spaventose dell’evento tendono a rimanere “bloccate” in frammenti sensoriali ed emotivi, rendendo difficile per la persona integrare l’accaduto nella propria storia di vita.

Immagine di una persona a cui frammenti di ricordi, rappresentati da immagini sfocate, si distaccano dalla testa, evocando una memoria frammentata.

Quella che viene definita “memoria del corpo” gioca un ruolo centrale in questa dinamica. Non si tratta di una memoria cognitiva cosciente, ma di una serie di reazioni somatiche involontarie che riattivano l’esperienza traumatica. Questo si manifesta attraverso la “risperimentazione” dell’evento, un sintomo chiave del PTSD. I flashback ne sono l’espressione più evidente: fenomeni brevi e transitori in cui la persona rivive frammenti di scene, sensazioni, emozioni e persino sensazioni fisiche (come calore, freddo o dolore) legate al trauma, spesso senza un richiamo intenzionale. La caratteristica più inquietante dei flashback è la distorsione del senso del tempo, che fa sì che vengano percepiti come se stessero accadendo nel presente (“qui e ora”), piuttosto che come ricordi del passato. Questo meccanismo intrusivo è profondamente disturbante e interferisce pesantemente con la quotidianità. <a class="crl" target="_blank" rel="nofollow" href="https://www.stateofmind.it/2021/01/terapia-metacognitiva-ptsd/”>Studi recenti hanno evidenziato come il percorso di trattamento possa portare a una diminuzione della vividezza e della sofferenza causata dalle memorie intrusive, rendendole più facilmente percepibili come appartenenti al passato. Tuttavia, non tutte le immagini intrusive sono perfettamente veridiche; possono includere anche elementi di fantasia o distorsioni, basate su ciò che “sarebbe potuto accadere”.

Tipologia di Intervento Descrizione
EMDR Eye Movement Desensitization and Reprocessing, una tecnica utilizzata per alleviare i sintomi del PTSD.
TF-CBT Terapia Cognitivo Comportamentale focalizzata sul trauma, utile per la rielaborazione cognitiva.
NET Terapia dell’Esposizione Narrativa, progettata per riconfezionare il racconto del trauma.

La comprensione riguardante tali meccanismi neurobiologici si dimostra imprescindibile nella creazione di strategie terapeutiche ad hoc. Questi approcci possono fornire ai sopravvissuti gli strumenti necessari per affrontare e integrare l’esperienza traumatica subita: ciò facilita il superamento delle limitazioni imposte da una memoria non voluta sia dal punto di vista psicologico che fisiologico. La dissociazione, definita come disconnessione fra pensieri ed emozioni o anche fra identità personale e esperienze vissute, è considerata uno degli aspetti critici più rilevanti legati all’evento traumatico; essa porta spesso alla disintegrazione dei ricordi stessi, rendendo complesso ogni tentativo d’elaborarli in maniera adeguata.

Strategie di supporto psicologico e intervento precoce

Di fronte all’impatto devastante del trauma, in particolare quello causato da eventi come il trauma da schiacciamento, è essenziale mettere in atto strategie di supporto psicologico e interventi precoci. Il “Pronto Soccorso Psicologico” cerca di fornire un primo aiuto tempestivo, come evidenziato dalle iniziative già dal 2017 e 2021 che sottolineano come un adeguato sostegno psicologico fin dal primissimo momento possa contribuire ad attenuare l’impatto immediato dell’evento traumatico.

Recenti studi mostrano che intervenire subito può ridurre i rischi di sviluppare disturbi psicologici gravi come il PTSD.

L’obiettivo è prevenire che il disagio acuto si cronicizzi in patologie più gravi come il PTSD. L’applicazione della psicologia al contesto del soccorso pone una particolare enfasi non solo sulla vittima, ma anche sui soccorritori. Questi professionisti, infatti, sono esposti a un rischio elevato di traumatizzazione secondaria o vicaria. La relazione con la vittima può investire il soccorritore con un’eco del trauma, un fenomeno riconosciuto e studiato, ad esempio, in un documento del 2014 sull’argomento “aiutare i soccorritori”.

Interventi specifici per i soccorritori includono il debriefing psicologico, una tecnica controversa ma ampiamente utilizzata. La psicologia dell’emergenza offre un approccio a 360 gradi rivolto sia alle persone direttamente colpite da catastrofi, lutti o traumi, sia a chi presta soccorso.

L’esperienza di Genova, in seguito al crollo del ponte, ha dimostrato l’importanza di un supporto psicologico accessibile e consapevole. La consapevolezza dei bisogni psicologici dei cittadini e dei soccorritori in quel contesto è stata elevata, come menzionato in una rivista del 2018. Questo esempio sottolinea l’efficacia di una rete di supporto integrata che riconosca il trauma psicologico come una conseguenza diffusa di eventi catastrofici. È fondamentale che anche i testimoni, non direttamente coinvolti nell’incidente ma esposti a scene orribili, ricevano attenzione psicologica. Essi possono sviluppare sintomi simili a quelli delle vittime dirette o dei soccorritori, come riportato in blog del 2025 che trattano l’ombra del trauma psicologico su soccorritori e testimoni.

Investire nella salute mentale collettiva: offrire supporto psicologico fin dalle prime fasi dopo un evento traumatico rappresenta un investimento fondamentale per prevenire disturbi post-traumatici cronici e promuovere la resilienza individuale e comunitaria.

Un percorso verso la rielaborazione e la resilienza

Affrontare le conseguenze psicologiche di un trauma da schiacciamento, sia per chi lo vive direttamente sia per chi ne è soccorritore o testimone, richiede un approccio olistico e informato. La psicologia cognitiva ci insegna come i nostri processi mentali, dalla percezione all’attenzione, dalla memoria al linguaggio, vengano profondamente alterati da esperienze traumatiche. Nei casi di PTSD, ad esempio, la memoria non è solo “difettosa”, ma spesso iperattiva in modi non funzionali, producendo ricordi intrusivi e flashback che riattivano il terrore pur essendo radicati in un evento passato.

A un livello più avanzato di psicologia cognitiva, possiamo guardare al modello di integrazione della memoria traumatica. Questo modello suggerisce che i ricordi traumatici sono spesso non integrati nella rete di memoria autobiografica dell’individuo. Non sono etichettati come eventi passati, bensì come esperienze presenti, attive e imminenti. La terapia mira a ristrutturare questi ricordi frammentati e a integrarli in una narrazione coerente e contestualizzata nel passato, permettendo alla persona di distinguere tra ciò che è accaduto e ciò che sta vivendo nel qui e ora. Questo processo cognitivo non è solo un atto di “ricordare meglio”, ma un vero e proprio atto di recupero del controllo sulla propria esperienza interna.

Strada curva che attraversa una foresta scura illuminata da un sole splendente al tramonto, evocando un percorso verso la guarigione e la speranza.

Rielaborazione del trauma: non elimina il ricordo dell’evento, ma ne modifica la qualità emotiva e sensoriale, permettendo di percepirlo come qualcosa di superato, seppur doloroso.

La riflessione personale che scaturisce da queste considerazioni è profonda: quanto siamo consapevoli della vulnerabilità della nostra mente di fronte all’orrore e quanto siamo equipaggiati, come individui e come società, per affrontare le cicatrici invisibili che esso lasci? Non si tratta solo di curare una ferita fisica, ma di ricostruire la fiducia nel mondo e in se stessi, un passo alla volta. Comprendere che un soccorritore, pur essendo addestrato e apparentemente forte, può essere altrettanto vulnerabile al trauma quanto la vittima, ci spinge a rivedere le nostre priorità e a investire seriamente nella salute mentale collettiva. Accettare il profondo fardello delle esperienze che si sono vissute, anche soltanto attraverso uno sguardo attento, rappresenta il fondamentale iniziale per edificare una civiltà improntata all’aiuto reciproco e alla cognizione empatica; in tale contesto, nessun individuo dovrebbe rimanere isolato nel fronteggiare gli effetti inauditi scaturiti da un episodio catastrofico.


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