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Sindrome del bambino scosso: perché è in aumento (e come proteggere i neonati)?

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  • Nel 2023, diagnosticati 47 casi di Shaken Baby Syndrome in Italia.
  • Il 35% dei neonati con SBS era prematuro, 34 avevano meno di 6 mesi.
  • Lo scuotimento causa coma o morte in 1 caso su 4.
  • «Le conseguenze sono drammatiche e durature», come afferma l'articolo.

Recenti casi di neonati ricoverati con lesioni gravissime, alcuni dei quali purtroppo con esito fatale, hanno riportato prepotentemente l’attenzione sulla sindrome del bambino scosso (SBS). Questi tragici episodi, che hanno visto indagini e persino condanne, come nel caso di una madre a Rovigo condannata a otto anni per la morte del figlio di tre mesi, non sono purtroppo isolati. Le evidenze raccolte in diverse città italiane, come dimostrano i dati provenienti dagli ospedali di Verona e Padova, indicano che la SBS è un fenomeno in crescita e non un evento raro. A Verona, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata (Aoui) registra dai 3 ai 5 casi all’anno di neonati curati per questa sindrome, un dato che ha spinto l’ente a lanciare campagne di sensibilizzazione. Simili allarmi sono stati lanciati a Verona anche dalla locale testata L’Arena e dalla RAI, sottolineando l’escalation del fenomeno e la necessità di maggiore informazione.

Dati Recenti sulla Sindrome del Bambino Scosso in Italia
Nel 2023, in una rilevazione condotta da Terre des Hommes, sono stati diagnosticati 47 casi di Shaken Baby Syndrome. Di questi, 34 neonati avevano meno di 6 mesi e il 35% risultava prematuro. Purtroppo, 5 casi hanno portato alla morte del lattante, mentre in altri 25 sono state riscontrate gravi compromissioni nel percorso evolutivo.
Fonte: Terre des Hommes

La SBS è una delle manifestazioni più severe di maltrattamento fisico nei confronti di lattanti e bambini molto piccoli, rappresentando la principale causa di morte per abuso in questa fascia d’età. Colpisce prevalentemente neonati e bambini fino ai due anni, con un picco di incidenza tra le due settimane e i sei mesi di vita, il periodo caratterizzato dalla massima intensità del pianto. Questo pianto, spesso inconsolabile e difficile da interpretare, può innescare negli adulti, in particolare nei genitori o nei caregiver, sentimenti di frustrazione, stanchezza ed esasperazione. In un momento di perdita di controllo, un gesto impulsivo come scuotere violentemente il bambino, anche solo per pochi secondi, può avere conseguenze catastrofiche.

Attenzione ai Rischi
In 1 caso su 4, lo scuotimento può causare il coma o la morte del neonato. La gravità delle conseguenze non è necessariamente correlata alla durata o all’intensità percepita dello scuotimento, anche pochi e apparentemente lievi scuotimenti possono essere sufficienti a causare lesioni severe.

La vulnerabilità dei neonati a questo tipo di trauma è intrinseca alla loro anatomia e al loro stadio di sviluppo. I muscoli del collo sono ancora deboli e poco sviluppati, incapaci di sostenere adeguatamente il capo, che pertanto oscilla violentemente avanti e indietro durante lo scuotimento. Il cervello, ancora molle e non completamente adeso al cranio, si muove e ruota al suo interno, sbattendo contro le pareti ossee. Questa dinamica può causare danni gravissimi: stiramento. dei tessuti nervosi, lacerazioni dei vasi sanguigni, emorragie cerebrali, gonfiore e ischemie. Le lesioni cosi provocate possono portare a danni cerebrali permanenti, compromettere irreversibilmente lo sviluppo neurologico e, nei casi più estremi, condurre al decesso. E essenziale evidenziare che la gravità delle conseguenze non risulta sempre proporzionale alla durata o all’intensità dello scuotimento percepito. La Sindrome del Bambino Scosso, infatti, rappresenta un tipo di trauma generato dall’intervento violento dell’adulto; una manifestazione che si verifica frequentemente in condizioni caratterizzate da stress, isolamento oppure assenza di supporto nella gestione della cura infantile. Pertanto, l’approccio preventivo deve essere imperniato su una corretta comprensione del fenomeno stesso e sulla diffusione efficace delle informazioni riguardanti i potenziali rischi e le modalità alternative per affrontare le sfide inerenti ai primissimi mesi della vita neonatale.

Conseguenze psicologiche e neurologiche a lungo termine

Le ripercussioni associate alla Sindrome del Bambino Scosso nei bambini che riescono a sopravvivere si rivelano essere frequentemente drammatiche e durature. Esse influenzano in maniera profonda lo sviluppo nelle sue molteplici sfaccettature: psicomotorio, cognitivo, emotivo e sociale. Le ferite cerebralmente indotte tramite il meccanismo dello scuotimento portano quasi sempre a danni irreversibili in specifiche regioni del cervello; tali effetti variano notevolmente in base alla posizione esatta delle lesioni e alla loro gravità complessiva. I risultati di studi neurologici approfonditi conducono a un’osservazione allarmante: i bambini affetti da SBS presentano unrischio considerevole per l’insorgenza di disabilità gravi. Dal punto di vista neurologico emerge una varietà eterogenea dei disturbi consequenziali al trauma subito. Si notano frequentemente casi di paralisi cerebrale, variabile nella sua intensità d’espressione, suonando un campanello d’allarme riguardo al controllo motorio unitamente alla coordinazione fisica stessa. Ritardi nello sviluppo psicomotorio sono ricorrenti, che pongono ostacoli nell’acquisire abilità basilari quali il gattonamento, l’inizio della deambulazione o persino nel fine-tuning delle capacità manuali. Un’ulteriore difficoltà è rappresentata dall’epilessia, caratterizzata da convulsioni intermittenti dalla gravità più svariata; questo problema rappresenta sicuramente una delle complicanze frequenti dopo episodi traumatici correlati allo scuotimento infantile. La cecità, totale o parziale, causata da emorragie retiniche o danni al nervo ottico, è un’altra conseguenza devastante. In alcuni casi meno frequenti, si possono verificare anche danni all’udito.

Anomalie cerebrali
Le conseguenze neurologiche della sindrome possono includere:-
  • Alterazioni dello stato di coscienza
  • Cecità o danni visivi permanenti
  • Crisi epilettiche
  • Disabilità motorie e ritardi nello sviluppo cognitivo

Queste anomalie sono le dirette conseguenze della violenza fisica subita da parte del neonato.

Le implicazioni per lo sviluppo cognitivo sono altrettanto severe. Molti bambini sopravvissuti mostrano disturbi dell’apprendimento, con difficoltà nella scuola e nell’acquisizione di nuove informazioni. Si possono presentare ritardi cognitivi di varia entità, che influenzano la capacità di risolvere problemi, la memoria, l’attenzione e le funzioni esecutive. I disturbi del linguaggio, interessando sia la comprensione che la produzione orale delle parole, si riscontrano frequentemente in ambito clinico ed è possibile che richiedano interventi logopedici piuttosto intensivi.

Per quanto concerne il profilo emotivo e comportamentale dell’individuo affetto da SBS (Sindrome da Stress Post-Traumatico), si possono osservare traumi duraturi. Un gran numero di giovani pazienti tende a sviluppare disturbi del comportamento; ciò include casi come iperattività oppure impulsività accompagnata da aggressione o difficoltà nella gestione delle emozioni stesse. Inoltre si osserva un insorgere potenziale di difficoltà d’ansia, depressione oppure problematiche relazionali affettive legate all’esperienza traumatica subita; spesso queste si intrecciano con episodi significativi quali separazioni familiari o mutamenti ambientali stressanti per il fanciullo. Si presenta pertanto una compromissione nella creazione di relazioni socialmente significative: le difficoltà nelle interazioni sociali prendono piede assieme ai problemi nell’inserimento in gruppi coetanei.

Va sottolineato come gli esiti a lungo termine non necessariamente siano visibili immediatamente successivamente all’evento traumatico; talvolta i disturbi fanno la loro comparsa lentamente man mano che il bambino cresce; per questo motivo risulta indispensabile mantenere un monitoraggio prolungato sotto supervisione clinica ed effettuare valutazioni multilaterali condotte da specialisti operanti nei campi della pediatria integrata con neurologia pediatrica specializzata, rientrante nella neuropsichiatria infantile, e mediante pratiche collegate alla psicologia clinica e alle procedure riabilitative pertinenti. La gravità dei deficit varia considerevolmente da caso a caso, a seconda dell’estensione e della localizzazione delle lesioni cerebrali. In alcuni casi lievi, con un intervento terapeutico e riabilitativo precoce e intensivo, è possibile ottenere un miglioramento significativo delle funzionalità. Tuttavia, nei casi più gravi, i danni sono talmente estesi da richiedere assistenza continua per tutta la vita del bambino, con un onere considerevole per le famiglie e la società. La riabilitazione multidisciplinare, che include fisioterapia, logopedia, terapia occupazionale, supporto psicologico e pedagogico, rappresenta un pilastro fondamentale per massimizzare il potenziale di recupero e migliorare la qualità di vita dei bambini sopravvissuti.

Una tavola sullo stile Neoplastica e Costruttivista, rappresentante un neonato stilizzato circondato da figure umane che simboleggiano supporto e traumi.

Cosa ne pensi?
  • Articolo molto utile e informativo, soprattutto per i neo genitori... 👍...
  • È inaccettabile che nel 2024 accadano ancora queste tragedie... 😡...
  • E se invece di concentrarci solo sulla punizione, ci concentrassimo... 🤔...

Prevenzione e strategie di supporto

La prevenzione della Sindrome del Bambino Scosso (SBS) rappresenta un imperativo etico e sociale, essendo l’unica strategia per evitare danni irreversibili e salvare vite infantili. Data la natura spesso “inconsapevole” del maltrattamento, legato a momenti di perdita di controllo e frustrazione da parte degli adulti, le campagne di sensibilizzazione e informazione giocano un ruolo cruciale. Diverse iniziative sono state promosse a livello nazionale e locale per aumentare la consapevolezza sui rischi dello scuotimento e fornire strumenti concreti per gestire le difficoltà legate alla cura del neonato.

Campagne di Sensibilizzazione
Campagne come “Non scuoterlo!”, promossa in Italia da diverse Fondazioni e associazioni in collaborazione con la Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza Pediatrica (SIMEUP) e altre reti ospedaliere, si pongono l’obiettivo di informare genitori, caregiver e operatori sanitari sui pericoli della SBS. Nel 2023, la campagna ha lanciato Giornate nazionali di prevenzione in 70 città italiane.

Campagne come “Non scuoterlo!”, promossa in Italia da diverse Fondazioni e associazioni in collaborazione con la Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza Pediatrica (SIMEUP) e altre reti ospedaliere, si pongono l’obiettivo di informare genitori, caregiver e operatori sanitari sui pericoli della SBS. Queste campagne spesso si traducono in giornate dedicate con infopoint informativi presso ospedali, consultori e altri luoghi di aggregazione, dove personale specializzato, tra infermieri pediatrici, medici e psicologi, fornisce materiale informativo e risponde ai dubbi. Vengono illustrate le conseguenze devastanti anche di pochi secondi di scuotimento, sottolineando come il cervello del lattante sia particolarmente vulnerabile.

Le strategie di prevenzione si focalizzano sull’empowerment dei genitori e dei caregiver, fornendo loro gli strumenti per affrontare in modo efficace il pianto inconsolabile del neonato, principale fattore scatenante degli episodi di scuotimento. Si organizzano corsi e incontri che hanno l’obiettivo fondamentale di informare riguardo al pianto neonatale: si esaminano non solo le caratteristiche, ma anche quelle che possono essere considerate cause scatenanti. Viene fornita assistenza alla comprensione dei propri sentimenti legati allo stress e alla frustrazione personali; si impartiscono metodi utili a gestire stati emotivi quali rabbia ed esasperazione. Un suggerimento pratico ben accolto consiste nel prendersi un momento decongestionante quando il pianto diventa opprimente: ciò implica sistemare temporaneamente il bambino in un luogo sicuro come una culla prima di allontanarsi brevemente al fine di riacquistare serenità mentale prima di intervenire nuovamente nella situazione con maggiore lucidità.

È altresì cruciale instaurare reti solidali destinate ai genitori: ciò riveste particolare importanza soprattutto nei confronti dei genitori vulnerabili o isolati socialmente. Disporre del sostegno da parte della famiglia oppure da amici stretti – oltre a esperti nel campo quali pediatri, ostetriche o psicologi – risulta essere determinante nel contrasto delle crisi depressive associate all’educazione precoce dei figli. I gruppi, offrendo esperienze sia dal vivo che virtualmente, creano l’opportunità ideale affinché i genitori possano condividere dubbi e impressioni reciproche su quanto comporta prendersi cura dapprincipio di un neonato senza sentirsi sopraffatti dalla solitudine dell’impegno educativo. Da una prospettiva medica, la formazione adeguata degli operatori sanitari, tra cui infermieri e medici, riguardo alla SBS, si rivela essenziale non solo per garantire una diagnosi tempestiva, ma anche per offrire un valido sostegno alle famiglie colpite. I corsi che si svolgono sia online sia in presenza—come quelli elaborati appositamente per gli operatori dell’ANPAS—si propongono l’obiettivo di affinare le competenze relative a questa sindrome: dai suoi sintomi talvolta vaghi e indistinti a quanto riguarda le modalità corrette da seguire nelle segnalazioni e intervento opportuno. Il riconoscimento anticipato della condizione risulta complicato; tuttavia rappresenta un elemento cardine nella riduzione delle conseguenze negative, dove il pronto accesso ai percorsi riabilitativi diviene imperativo.

Nel frattempo, gli studi proseguono dall’analisi dei potenziali fattori che aumentano il rischio legato all’SBS: è stato notato che tale incidenza cresce maggiormente all’interno delle strutture familiari fragili (che includono situazioni come disoccupazione oppure dipendenze varie; episodi pregressi violenti). A questo proposito sono previsti interventi assistenziali specificamente progettati dai servizi sociali e veri finanziamenti sotto caposervizi pubblici o privati.

Investendo nella prevenzione dell’SBS, senza dubbio stiamo facendo investimenti strategici orientati al benessere futuro tanto dei più giovani quanto dell’intera comunità sociale.

Riflessioni psicologiche sul trauma infantile

La Sindrome del Bambino Scosso rappresenta non solo una grave questione medica, ma invita anche a una riflessione critica circa gli effetti profondi che il trauma infantile precoce esercita sulla salute mentale nel lungo termine. Analizzando il fenomeno sotto il profilo della psicologia cognitiva, emerge chiaramente che i primissimi stadi dello sviluppo cerebrale nei neonati sono fondamentali: durante i loro primi mesi d’esistenza, ogni esperienza – positiva o negativa – contribuisce alla formazione delle connessioni neurali indispensabili per le successive capacità cognitive ed emozionali. L’orrenda violenza esercitata dalla SBS determina un danneggiamento diretto delle strutture cerebrali; tale evenienza interferisce brutalmente con questo processo di sviluppo, alterandolo significativamente. Anche in assenza di evidenti lesioni strutturali, i segni del trauma possono rimanere impercettibili nella memoria corporea ed emozionale dell’individuo giovane; queste cicatrici invisibili plasmano radicalmente il suo modo d’interagire col mondo esterno.

Sotto l’angolo della psicologia comportamentale si comprende meglio come l’atto stesso dello scuotimento rappresenti non solo un evento traumatico, ma manifesti anche un’atmosfera permeata da estrema imprevedibilità e minaccia. La figura adulta, che normalmente rappresenta un faro di sicurezza per i bambini, si trasforma improvvisamente nell’aggressore. Questo stravolgimento del vincolo d’attaccamento primario avviene durante una fase decisiva dello sviluppo infantile e può comportare conseguenze durevoli sulla capacità del bambino non solo di costruire rapporti basati sulla fiducia, ma anche di gestire le proprie emozioni. Le reazioni emotive caratterizzate da stress e paura scatenate dal trauma possono instaurarsi come modalità reattive abituali, estendendosi a contesti privi di reale minaccia e portando a condizioni quali disturbi d’ansia o uno stato costante di allerta.

Uno dei concetti fondamentali per comprendere gli effetti persistenti dei traumi subiti nell’infanzia è quello riguardante la disregolazione emotiva. I fanciulli esposti a esperienze traumatiche precoci tendono ad affrontare significative difficoltà nel riconoscere, comprendere ed elaborare le loro emozioni. Tale condizione si manifesta attraverso esplosioni inattese d’ira, sfide nel raggiungere la calma interiore, instabilità affettiva e complicanze nelle relazioni sociali. Da una prospettiva orientata alla neo-psicologia del trauma, emerge l’ipotesi secondo cui l’impatto precoce delle esperienze traumatiche potrebbe compromettere lo sviluppo delle aree cerebrali impegnate nella regolazione delle emozioni stesse; fra queste figurano l’amigdala e la corteccia prefrontale. Analizzare il fenomeno della SBS ci conduce ad esaminare come si intreccino elementi biologici, psicologici ed aspetti sociali nella definizione delle ripercussioni derivanti dal trauma. L’impatto sul futuro di un bambino non è esclusivamente determinato dalla lesione cerebrale subita; conta altresì l’ambiente in cui si sviluppa, il livello di sostegno relazionale ricevuto e l’efficacia degli interventi riabilitativi forniti tempestivamente. Tale sindrome ci esorta ad andare oltre alla mera visione della lesione fisica per abbracciare un’analisi completa relativa al profilo neuropsicologico e relazionale. È essenziale adottare approcci integrati capaci di alleviare le ripercussioni traumatiche su molteplici fronti. Inoltre, siamo chiamati a riconoscere la sottile vulnerabilità, spesso trascurata nei bambini più piccoli, ed evidenziare l’importanza della nostra responsabilità collettiva nel tutelarli contro ogni forma d’abuso: occorre alimentare una cultura attenta alla cura e al sostegno sin dai primissimi momenti della vita familiare.


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