Psicofarmaci e social media: La pericolosa spirale che minaccia i giovani

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  • Studio del CNR 2023: l'11% degli adolescenti usa psicofarmaci senza prescrizione.
  • 17% degli studenti tra i 15 e i 19 anni ha usato psicofarmaci non prescritti.
  • La pandemia ha portato a un boom di casi di DCA.
  • 8,5% dei giovani in Europa usa tranquillanti come le benzodiazepine.
  • Survey del 2025: antidepressivi percepiti come «poco utili» per i sintomi alimentari.

Il panorama della salute mentale giovanile è da tempo oggetto di attenzione, ma recenti sviluppi hanno acceso i riflettori
su una problematica emergente e particolarmente insidiosa: ictus che vede l’uso improprio di psicofarmaci, la
disinformazione veicolata dai social media e l’aggravarsi dei disturbi del comportamento alimentare (DCA).
L’allarme è risuonato forte dagli esperti di Lilac-Centro Dca*, i quali hanno intercettato un trend
preoccupante su piattaforme come TikTok e Instagram. Qui, proliferano video e immagini che testimoniano il
“prima e dopo” l’assunzione di psicofarmaci, creando
narrazioni fuorvianti e potenzialmente
dannose per chi soffre di DCA. La percezione distorta che ne deriva può generare un nuovo tipo di stigma:
a paura di curarsi per il timore di aumentare di peso*, un ostacolo significativo all’aderenza
terapeutica e, in casi estremi, causa di interruzione precoce del trattamento, con conseguente compromissione
dell’efficacia e aumento del rischio di ricadute o peggioramento dei sintomi*.

Questo fenomeno si inserisce in un contesto più ampio di automedicazione giovanile. Secondo uno studio condotto nel
2023 dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’11% degli adolescenti ha riferito di far uso di psicofarmaci
senza prescrizione medica, la percentuale più alta mai registrata. [CNR] I dati del CNR indicano che il
17% degli studenti tra i 15 e i 19 anni ha utilizzato psicofarmaci non prescritti almeno una volta nella
vita, e il 9% lo ha fatto nell’ultimo anno. Tra le sostanze più diffuse a scopo non medico si annoverano
tranquillanti e sedativi, come le benzodiazepine, utilizzate dall’8,5% dei giovani in Europa, seguiti da
antidolorifici. Farmaci come Diazepam e Lorazepam, tipicamente prescritti per insonnia o ansia negli adulti, trovano
un uso improprio tra i giovanissimi, spesso ottenuti tramite canali informali o all’interno dell’ambiente domestico.
Questa tendenza è alimentata dalla facilità di accesso e da una pericolosa normalizzazione dell’uso di
farmaci
per la gestione di stati d’animo o per l’ottenimento di un “sballo”. Il caso di Thiago Elar,
morto a Treviglio per anoressia, ha riportato drammaticamente l’attenzione sui DCA tra i giovani, evidenziando le
gravi conseguenze della malnutrizione severa sul cervello, equiparate da specialisti come lo psichiatra
Mendolicchio agli effetti di un tumore. Questo scenario, dove l’informazione sanitaria è spesso autogestita e
distorta, rende urgente un’azione concertata per proteggere la salute mentale dei giovani.

Psicofarmaci e falsi miti: la disinformazione sui social

I social media sono diventati un terreno fertile per la diffusione di falsi miti e informazioni fuorvianti
sugli psicofarmaci, in particolare per quanto riguarda i disturbi alimentari. La paura di ingrassare, già radicata in
chi soffre di DCA, viene amplificata da narrazioni online che associano indiscriminatamente i farmaci
all’aumento di peso
. Questa correlazione, spesso esagerata o priva di fondamento scientifico, porta molte
persone a rifiutare trattamenti farmacologici necessari, compromettendo gravemente il percorso di cura. Gli
psicoterapeuti di Lilac-Centro Dca hanno evidenziato come questa paura sia un “pericoloso trend”*, che spinge
chi ha bisogno di aiuto a rinunciare alle cure.

Una survey internazionale del 2025* (Jama Netw Open’) ha rivelato, ad esempio, come gli antidepressivi
siano spesso percepiti come “poco utili” per i sintomi alimentari. Tuttavia, la realtà scientifica è ben diversa:
questi farmaci possono svolgere un ruolo cruciale nella stabilizzazione emotiva e nella riduzione del
rischio di ricadute*. Analogamente, una meta-analisi su
oltre 18 antipsicotici ha dimostrato che solo
alcuni di essi (come olanzapina e clozapina) comportano aumenti medi di peso significativi, mentre la maggior
parte
non differisce dal placebo*.

La “dieta oatzempic”, un altro trend recente sui social media, è un esempio lampante di come le
alternative “fai da te” possano mettere a rischio la salute. Presentata come un’alternativa più economica e
accessibile all’Ozempic per la perdita di peso, questa pratica pericolosa catalizza l’attenzione sui social, ma è
stata messa in allarme dai medici per i suoi potenziali rischi. Tali tendenze non solo favoriscono
l’autodiagnosi e l’automedicazione, ma ritardano anche la ricerca di supporto medico professionale, come evidenziato
in un articolo del 2025 su Cosmopolitan. La fitspiration, un fenomeno diffuso sui social media che promuove
corpi irrealistici e l’esercizio fisico per ragioni estetiche, è inoltre associata a esiti psicologici negativi su
adolescenti e giovani adulti, contribuendo a un’autostima misurata in centimetri e un’immagine corporea distorta,
fattori di rischio per i DCA. La mancanza di una lettura critica dei contenuti digitali che coinvolgono il corpo
amplifica queste problematiche, rendendo imperativa l’educazione alla consapevolezza digitale e la promozione
di informazioni scientificamente accurate.

Studio ESPAD 2023: Iniziativa del CNR che monitora l’uso di sostanze tra i giovani. Risultati recenti
mostrano un preoccupante aumento nell’uso di psicofarmaci, con il 10,8% degli studenti tra i 15 e i 19 anni che ha
fatto uso di psicofarmaci senza prescrizione.
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  • 👍 Ottimo articolo! Finalmente qualcuno che affronta......
  • 👎 Disinformazione? Forse si esagera un po'......
  • 🤔 Ma se il problema fosse la società stessa...?...

Il disagio giovanile e le ripercussioni della pandemia

Il disagio giovanile, già in crescita da anni, ha subito una esacerbazione significativa con la pandemia da
SARS-CoV-2*. I mesi di isolamento, l’incertezza e la disruption delle routine sociali hannotato
profonde
sequele psicologiche e psichiatriche* sui pazienti pediatrici, come documentato dall’Ospedale Pediatrico Bambino
Gesù. Questo periodo ha visto un boom di casi di disturbi del comportamento alimentare (DCA)*, in
particolare tra gli adolescenti, come evidenziato da Humanitas Medical Care. La bulimia, ad esempio, ha registrato
un aumento notevole, dimostrando quanto il contesto socio-culturale e gli eventi traumatici possano influenzare la
salute mentale.

La vulnerabilità dei giovani è stata ulteriormente evidenziata dal dilagare delle autodiagnosi e
dell’automedicazione online*. La ricerca di risposte sul web, spesso attraverso informazioni sanitarie non
verificate, porta a
ritardare gli appuntamenti dal medico* e a intraprendere percorsi “fai da te”
potenzialmente pericolosi. La dinamica emergente in oggetto trova una rappresentazione incisiva nell’articolo
pubblicato su Cosmopolitan, datato 2025; questa si nutre di elementi come la fragilità
psicologica
, accompagnata dalla sottovalutazione degli strumenti critici, necessari a discernere
fra informazioni attendibili e disinformazione. I problemi legati al benessere psichico degli adolescenti si
manifestano attraverso varie problematiche quali ansia, depressione e disturbi alimentari; tali fenomenologie hanno
radici che affondano nelle pressioni sociali così come nella gestione delle emozioni individuali. In tale panorama
preoccupante, l’abuso di farmaci senza la necessaria supervisione medica rappresenta una soluzione rischiosa
per contrastare il dolore emotivo anziché intraprendere il percorso terapeutico corretto.

Le ripercussioni derivanti dall’interazione con contenuti online caratterizzati da ideali corporei impossibili da
raggiungere (fitspiration) nonché la tendenza a gestire autonomamente situazioni problematiche possono
rivelarsi devastanti. Gli esperti del Lilac-Centro DCA enfatizzano la rilevanza di formare gli individui
alla lettura critica dei contenuti digitali riguardanti il corpo stesso: è fondamentale sostenere
un’interpretazione complessiva dello stato psichico così come di quello fisico. Ogni vicenda presenta una
dimensione unica*
, pertanto l’importanza di adottare un metodo su misura, esperto e non
critico
diventa cruciale per accompagnare i giovani nelle loro esperienze di assistenza sanitaria e
strategie preventive.

Oltre lo schermo: la consapevolezza come antidoto alla disinformazione

L’intreccio tra psicofarmaci, social media e il fenomeno dei disturbi alimentari
tra i giovani richiede una meditazione articolata e imperativa. Nell’attuale contesto contrassegnato da un’incessante
connettività digitale, le tematiche riguardanti la salute mentale si sono rivelate suscettibili a una proliferazione
sia della disinformazione che delle alterazioni nella percezione personale. La condizione umana è essenzialmente
caratterizzata dalla continua ricerca d’identità e inclusione; tuttavia, le piattaforme sociali, nonostante
rappresentino occasioni preziose d’interconnessione, rischiano frequentemente di fungere da riflessi distorti
dell’animo umano.

Analizzando tale questione attraverso il prisma della psicologia cognitiva, emerge chiaramente come
l’esposizione incessante a contenuti mirati a idealizzare standard estetici impossibili o suggerire risposte
immediate a problematiche complesse possa compromettere i nostri schemi mentali.

Il risultato è l’insorgere delle cosiddette distorsioni cognitive: dall’assolutismo del pensiero “tutto o
niente” all’apocalittica paura che possa verificarsi solo il peggio possibile fino alla convinzione illusoria
secondo cui gli altri ci osservano costantemente per emettere giudizi su di noi. Questi meccanismi subdoli erodono
progressivamente l’autostima dell’individuo, alimentando così un contesto predisponente allo sviluppo dell’ansia
oltre all’insicurezza. La psicologia comportamentale* ci insegna che l’imitazione sociale, soprattutto tra i
giovani, gioca un ruolo cruciale:
osserviamo, apprendiamo e replichiamo comportamenti*, e se questi
comportamenti sono legati all’automedicazione o a diete estreme, il rischio di emulazione è altissimo. Non si tratta
solo di una questione di immaturità, ma di un processo di apprendimento sociale che, in un contesto vulnerabile,
può condurre a esiti drammatici.

Una nozione più avanzata, proveniente dalla psicologia dei traumi, ci aiuta a comprendere come
l’esposizione a micro-traumi digitali – pensiamo al cyberbullismo, al confronto sociale continuo, alla
costante pressione della performance – possa accumularsi e contribuire a un disagio giovanile pervasivo.
Questi “traumi invisibili” possono non generare una patologia conclamata, ma erodono la resilienza e
l’autoefficacia, rendendo i giovani più suscettibili a cercare vie di fuga illusorie, come l’abuso di sostanze o le
pratiche alimentari disfunzionali.

Di fronte a questo scenario, la soluzione non è la demonizzazione dei social, ma la promozione di una
consapevolezza critica. Dobbiamo imparare a “leggere” i contenuti digitali, a distinguere il “generico”
dall'”individuale”, a esercitare uno spirito analitico che ci permetta di non cadere nelle trappole della
disinformazione. È un invito a riscoprire il valore della cura autentica, che guarda la persona nella sua
interezza, senza giudizio, e che accoglie la complessità, piuttosto che semplificarla. La salute mentale è un
viaggio personale, un dialogo intimo con sé stessi, mediato da professionalità e sensibilità, non da trend effimeri o
da soluzioni vendute online. Sforziamoci di costruire, per noi stessi e per le nuove generazioni, un ambiente
digitale che sia uno strumento di crescita e non una fonte di ansia e malattia.

Glossario:
  • Disinformazione: Informazioni errate o ingannevoli diffuse deliberatamente o per errore,
    che possono influenzare negativamente le percezioni e i comportamenti degli utenti.
  • Disturbi del comportamento alimentare (DCA): Si tratta di patologie psicologiche che
    si manifestano attraverso comportamenti devianti in relazione al cibo e alla gestione del peso
    corporeo, comprendendo disturbi come l’anoressia e la bulimia.
  • Automedicazione: Indica a misura dell’individuo, l’assunzione di medicinali o pratiche
    terapeutiche avvenute senza il diretto controllo di un esperto della salute.

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