- L'11% degli adolescenti usa psicofarmaci senza prescrizione, record in Italia.
- L'8,5% degli adolescenti usa tranquillanti e sedativi senza controllo medico.
- Dal 2021, circa 4 milioni di italiani assumono antidepressivi.
L’abuso di farmaci e le sue ombre sulla salute mentale: un fenomeno in crescita
L’attuale situazione nel campo della salute pubblica sta vivendo una crescente crisi legata all’abuso di farmaci, emergendo così come una problematica sfaccettata che supera i confini delle droghe illegali e si concentra sull’impiego scorretto dei medicinali accessibili. Nonostante si sia constatata una diminuzione nell’assunzione di droghe tra i giovani europei, ciò che risulta inquietante è invece l’aumento significativo dell’uso incontrollato degli psicofarmaci. Tali fenomenologie suscitano profonde ansie circa le loro conseguenze sulla sfera della salute mentale; recenti studi condotti in vari ambienti — dalle strutture penitenziarie a Milano fino alle scuole italiane — ne attestano la gravità. È divenuta dunque vitale intraprendere misure preventive e interventistiche decisamente efficaci. In particolare, le istituzioni penitenziarie milanesi sono state oggetto di uno studio meticoloso che ha messo in luce una realtà articolata rispetto al fenomeno dell’abuso e all’impropria assunzione dei farmaci stessi. Tale ricerca ha non solo delineato la portata della problematica ma ha altresì posto in evidenza la forte interrelazione esistente fra l’utilizzo terapeutico sconveniente delle sostanze mediche e il peggioramento delle patologie mentali. La fragilità psicologica, spesso preesistente o esacerbata dal contesto detentivo, rende gli individui particolarmente vulnerabili a cercare nel farmaco una via di fuga, amplificando il circolo vizioso della dipendenza e del malessere psichico.
- Il 8,5% degli adolescenti usa tranquillanti e sedativi.
- Il 6,9% fa uso di antidolorifici senza prescrizione. [Rapporto ESPAD 2023]
- Dal 2021, circa 4 milioni di italiani sono in trattamento con antidepressivi e il 15-20% della popolazione adulta ha fatto uso di ansiolitici. [Il Sole 24 Ore]
La questione dell’accesso alla salute mentale, soprattutto in contesti di particolare vulnerabilità come i CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio), è un ulteriore tassello di questa complessa problematica. Campagne promosse da enti come la SIMM (Società Italiana di Medicina delle Migrazioni) mirano a certificare l’inidoneità alla detenzione per i migranti affetti da disturbi psichici, evidenziando come la detenzione possa aggravare precarie condizioni di salute mentale e, indirettamente, favorire l’uso di sostanze come meccanismo di coping.
Il dialogo sull’abuso di farmaci è intrinsecamente legato a quello sulla salute mentale, sui traumi e sulla necessità di un approccio olistico e integrato che consideri la persona nella sua interezza, fornendo strumenti di supporto psicologico e psicosociale che vadano oltre la semplice somministrazione di medicinali e che permettano di affrontare le cause profonde del disagio.
I diversi volti dell’abuso: psicofarmaci, oppioidi e le loro implicazioni psicologiche
In un contesto tanto ampio quanto intricato relativo all’abuso delle sostanze farmacologiche emerge chiaramente una dimensione preoccupante: il maluso dei medicinali soggetti a ricetta medica. Tale fenomeno non può certo essere considerato residuale; anzi rappresenta una seria insidia per il benessere collettivo, soprattutto nel campo della salute mentale. I gruppi terapeutici che più frequentemente vengono abusati comprendono diversi tipi di psicofarmaci, incluse benzodiazepine, droghe sedative, ansiolitici, narcotici ipnotici ed oppioidi, ciascuno caratterizzato da specifiche problematiche riguardo ai rischi associati ed effetti sulla psiche del consumatore.
Tra questi preparati spiccano le benzodiazepine, probabilmente il gruppo più largamente utilizzato fra gli antidepressivi; infatti risultano essere seconde alla sola categoria degli anti-infiammatori in termini assoluti rispetto alla prescrizione globale. La finalità d’uso principale concerne il supporto nel superamento dell’ansia cronica, problemi d’insonnia, gestire crisi panichedoli durante momenti critici, addirittura anche talvolta usate come sedativo generale. L’importanza del problema risiede nella semplicità con cui gli individui possono reperirle, rendendole così suscettibili ad abusi dannosi; si stima che, se utilizzate oltre i tre mesi continuativamente o a dosaggi non autorizzati, queste compresse possano condurre, in circa metà delle situazioni cliniche, a uno stato patologico tipicamente correlabile a una dipendenza sia psicologica che fisica. Gli effetti a lungo termine e legati all’abuso includono amnesia anterograda (difficoltà nel memorizzare nuove informazioni), difficoltà nella coordinazione motoria, sonnolenza eccessiva, problemi di concentrazione e memoria a breve termine, “mente annebbiata” o confusa, oltre a sbalzi d’umore, irritabilità, ansia o depressione. In casi estremi e, soprattutto, se combinate con alcol o altri depressivi del SNC, possono portare a soppressione respiratoria, coma o morte. L’astinenza può manifestarsi con irritabilità, ansietà, nausea e insonnia, sintomi che solitamente si risolvono entro trenta giorni.
Gli oppioidi, farmaci derivati dall’oppio, rappresentano un’altra categoria ad alto rischio. Come evidenziato dalla crisi degli oppioidi negli Stati Uniti, il cui eco giunge anche in Italia, il loro abuso può avere conseguenze devastanti. Il fenomeno si intensifica quando la qualità delle droghe illecite come l’eroina peggiora, spingendo i consumatori a cercare alternative nei medicinali antidolorifici che offrono un effetto sedativo.
La Ketamina, un anestetico dissociativo utilizzato in medicina umana e veterinaria, è un altro farmaco il cui abuso è in preoccupante crescita, anche in Italia. Sebbene l’OMS l’abbia inserita tra i farmaci essenziali, il suo impiego come droga ricreativa, spesso in contesti come i rave party, è in espansione. Tra gli effetti psicologici dell’abuso di ketamina figurano allucinazioni, distorsioni spazio-temporali, dissociazione dalla realtà (sensazione di vedersi dall’esterno), ridotta funzionalità cognitiva con impatto sulla memoria a breve termine e forte dipendenza psicologica. Risulta essenziale riconoscere che la dipendenza da tali medicinali si colloca frequentemente in rapporto diretto con condizioni psichiatriche già presenti, come ansia o depressione. Numerosi studi hanno dimostrato che il consumo di cocaina incrementa notevolmente il rischio d’insorgenza delle malattie mentali. Inoltre, alcuni medicamenti privi d’effetto psicotropo possono provocare reazioni avverse sul piano psicologico: ciò include stati d’agitazione ed euforia anomala insieme a confusione cognitiva intensa; sono possibili anche esperienze deliranti e allucinatorie, oltre a cambiamenti marcatamente negativi nel tono dell’umore, fino ad arrivare a pensieri suicidari. Tale connessione fra problemi psichiatrici e uso abusivo dei farmaci sottolinea una necessità pressante per un intervento terapeutico completo, mirante non solo alla gestione della dipendenza stessa, ma anche al trattamento delle vulnerabilità emotive concomitanti mediante terapia psicologica specializzata e percorsi organizzati per la disintossicazione, qualora sia ritenuto opportuno.
Fattori scatenanti e l’impatto sulla mente: vulnerabilità e dinamiche sociali
L’abuso di farmaci, sia di quelli legalmente prescritti sia di quelli ottenuti per vie illecite, non è un fenomeno isolato ma il risultato di un’interazione complessa di fattori individuali, psicologici e sociali. La vulnerabilità individuale gioca un ruolo preponderante, con caratteristiche come il sesso, l’età, le esperienze di vita e le conoscenze sui rischi che influenzano la propensione all’abuso. In particolare, la fascia giovanile è emersa come particolarmente suscettibile, con dati che evidenziano una crescita preoccupante dell’uso improprio di farmaci tra gli adolescenti. Ben 440 mila studenti avrebbero assunto almeno uno psicofarmaco senza prescrizione, con gli ansiolitici in testa (8,5%), seguiti da antidolorifici (6,9%) e farmaci per l’attenzione e l’iperattività (3,4%).
I disturbi mentali preesistenti sono tra i fattori psicologici più significativi che spingono verso l’abuso di farmaci. Ansia, depressione, stati emotivi come tristezza o rabbia, e persino disturbi psicotici, possono fungere da catalizzatori. In molti casi, l’abuso di farmaci si manifesta come un tentativo disfunzionale di auto-medicarsi, di gestire un disagio profondo che la persona non riesce a esprimere o a elaborare in altro modo.
La co-morbilità tra disturbi psichiatrici come la schizofrenia (27,5% di co-morbilità con disturbi da abuso di sostanze) e altre patologie è un dato allarmante che conferma la complessità del legame.
Le influenze sociali giocano un ruolo non secondario in questo drammatico scenario. La pressione dei pari, la normalizzazione dell’uso di sostanze in determinati contesti sociali e la promozione, talvolta implicita, di comportamenti a rischio attraverso media e cultura popolare, possono influenzare le scelte individuali, specialmente tra i giovani. Il consumo di “smart drugs”, droghe di origine naturale e sintetica a basso costo, è un esempio lampante di come le dinamiche sociali e l’accessibilità possano modellare le nuove forme di abuso.
Percorsi di recupero e l’importanza della consapevolezza
Nel contesto dell’abuso di farmaci e delle sue profonde implicazioni per la salute mentale, l’importanza di interventi di prevenzione, trattamento e riabilitazione si rivela cruciale. Un approccio organico è indispensabile per affrontare le molteplici sfaccettature di questo problema. A livello nazionale, il Rapporto Nazionale 2021 “L’uso dei Farmaci in Italia”, curato dall’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali (OsMed) dell’AIFA, ha fornito una fotografia dettagliata della spesa farmaceutica e dei consumi.
La psicoterapia emerge come uno strumento essenziale nei percorsi di recupero dalla dipendenza da farmaci, soprattutto quando si tratta di benzodiazepine. Per i casi meno severi, può essere sufficiente un percorso di progressiva riduzione del dosaggio, monitorato da specialisti, fino alla sospensione totale. Nei casi più gravi, invece, è necessario un percorso di disintossicazione strutturato in regime ospedaliero, che permetta al personale medico di gestire i sintomi dell’astinenza.
La prevenzione riveste un ruolo strategico. Le linee guida per l’uso delle benzodiazepine, ad esempio, sconsigliano un impiego superiore alle sei settimane, sottolineando l’importanza di informare i pazienti sui rischi legati all’uso improprio e di verificare la loro vulnerabilità all’abuso di altre sostanze, inclusi alcolici. È fondamentale che i medici seguano un adeguato aggiornamento scientifico.
Comprendendo la mente: un percorso di consapevolezza e cura
Nel tentativo di dipanare la complessa matassa dell’abuso di farmaci e delle sue ripercussioni sulla salute mentale, ci troviamo di fronte a una realtà che invita alla riflessione e all’azione. La psicologia cognitiva e la psicologia comportamentale ci offrono strumenti preziosi per comprendere e affrontare questo fenomeno. Diventa evidente che prendersi cura della propria salute mentale significa riconoscere la propria fragilità, ma anche valorizzare la propria forza intrinseca. Significa comprendere che il dolore e il disagio sono messaggi, non nemici da annientare con scorciatoie. È un invito a esplorare le risorse interiori, a cercare il confronto, a imparare nuove strategie. Solo così potremo costruire un benessere autentico e duraturo, liberandoci dalle catene di un sollievo effimero e pericoloso.
- Benzodiazepine: classe di farmaci ansiolitici utilizzati per trattare l’ansia e i disturbi del sonno.
- Fentanyl: oppioide sintetico estremamente potente usato nel trattamento del dolore.
- EPSAD: European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs, un’analisi condotta su studenti europei riguardo l’uso di sostanze.