- Nel 2024, oltre 20.000 infermieri si sono dimessi volontariamente, più del doppio rispetto all'anno precedente.
- Uno studio rivela che 6 infermieri su 10 sono in burnout.
- «Circa il 60% degli infermieri in Italia soffre di burnout».
Il PS sotto pressione: la delega delle radiografie e il suo impatto sul trauma e la salute mentale
L’argomento del PS sotto pressione, in particolare relativamente alla delega delle radiografie, rivela una dinamica complessa. Questa pratica incide notevolmente non solo sull’sfera traumatologica, ma anche sulle questioni legate alla sana psiche degli individui. In un periodo caratterizzato da una tensione sistematica nelle strutture sanitarie, l’introduzione di tale misura pone rilevanti interrogativi circa le modalità operative nella cura dei pazienti, i possibili slittamenti nei tempi d’attesa e l’adeguatezza complessiva del sostegno fornito nel processo terapeutico.
Il panorama della sanità italiana sta vivendo una fase di profonda trasformazione, spinta dalla necessità di ottimizzare le risorse e alleggerire il carico di lavoro dei medici. Una delle iniziative più dibattute e, al contempo, più rilevanti per l’impatto sui pazienti e sul personale, è la recente delega agli infermieri del Pronto Soccorso della facoltà di richiedere radiografie per traumi minori. Questa direttiva, se da un lato mira a snellire i processi diagnostici e a ridurre i tempi di attesa, dall’altro solleva interrogativi complessi sulle sue ripercussioni psicologiche, sia per i pazienti che per gli stessi operatori sanitari.
La mossa strategica di demandare agli infermieri la richiesta di radiografie si inserisce in un contesto più ampio di riorganizzazione del sistema sanitario, dove l’efficienza e la rapidità d’intervento sono divenute priorità assolute. In un ambiente ad alta intensità come il Pronto Soccorso, dove ogni minuto conta e la pressione è costante, l’introduzione di questa procedura è stata presentata come una soluzione per decongestionare le sale d’attesa e consentire ai medici di concentrarsi su casi di maggiore complessità. La concezione fondamentale sostiene che un infermiere debitamente formato abbia la capacità di effettuare una valutazione sulla necessità dell’esecuzione di esami radiografici destinati a lesioni poco gravi, contribuendo così a rendere più celere il processo diagnostico per il soggetto assistito.
Nonostante ciò, l’inserimento della suddetta responsabilizzazione può sollevare dubbi significativi. L’opinione del paziente riguardo all’eccellenza delle prestazioni sanitarie potrebbe realmente modificarsi; questo avviene soprattutto all’interno di un ambiente culturale in cui la figura sanitaria assume storicamente piena autorità nella sfera diagnostica. La comunicazione circa l’intenzione dell’infermiere di prescrivere una radiografia – sebbene sia pratica consolidata ed affidabile – potrebbe incitare sentimenti di dubbio o ansia supplementari, facendo percepire al malato tale azione come indice di un decremento nella qualità dell’attenzione o competenza specialistica. Questo aspetto diventa ancor più complesso quando si parla di incidenti traumatici anche lievi; qui lo stato psicologico dei pazienti tende a essere fragile e la fiducia riposta negli operatori sanitari risulta decisiva nei processi legati all’accettazione della cura e al recupero successivo. È fondamentale, quindi, che la comunicazione e l’informazione ai pazienti siano chiare e rassicuranti, per evitare che la percezione di un “declassamento” delle cure possa minare la credibilità del sistema.
Inoltre, l’aumento delle responsabilità per gli infermieri, già gravati da carichi di lavoro onerosi e da condizioni di stress elevato, potrebbe portare a un ulteriore incremento dei livelli di burnout. Le statistiche recenti, come quelle riportate dal sindacato Nursing Up nell’aprile 2025, mostrano un incremento preoccupante delle dimissioni volontarie degli infermieri, che nel 2024 hanno superato le 20.000 unità, più del doppio rispetto all’anno precedente. Questo esodo è attribuito a una combinazione di fattori, tra cui stipendi bassi, carichi di lavoro eccessivi e, non da ultimo, lo stress e il burnout. La delega delle radiografie, pur semplificando alcuni passaggi, aggiunge una nuova componente decisionale al loro già complesso ruolo, richiedendo una costante attenzione e una capacità di giudizio che, in condizioni di affaticamento, potrebbero risultare gravose. Le conseguenze di tale pressione sono state evidenziate da uno studio dell’Università di Genova-FNOPI del dicembre 2023, che ha rivelato come sei infermieri su dieci siano in burnout, con il 45,2% pronto a lasciare l’ospedale per insoddisfazione. Questo dato allarmante non solo mette a rischio la qualità delle cure, ma compromette anche la sicurezza dei pazienti, poiché operatori stressati sono più inclini a commettere errori.
La salute mentale del personale sanitario, soprattutto in settori critici come il Pronto Soccorso, è un fattore determinante per l’efficienza e l’efficacia dell’intero sistema.
L’impatto sui pazienti: fiducia e trauma in Pronto Soccorso
La recente attribuzione della responsabilità dell’esecuzione delle radiografie agli infermieri all’interno dei Pronto Soccorso nazionali solleva numerosi dubbi riguardo l’impatto psicologico sui pazienti, soprattutto in situazioni traumatiche. È bene notare come il contesto del Pronto Soccorso sia intrinsecamente carico dal punto di vista emotivo: gli individui vi accedono frequentemente con sentimenti amplificati come vulnerabilità e ansia. In tali condizioni critiche diviene fondamentale che i malati possano riporre la loro fiducia nei professionisti sanitari; questo fattore risulta infatti assolutamente essenziale per assicurare che il processo assistenziale sia gestito con serenità ed efficacia.
Allorché giunge al Pronto Soccorso dopo aver subito un trauma — anche se lieve — il paziente tende a confidare nelle capacità professionali degli operatori sanitari che lo circondano. Tradizionalmente identificato come autorità nella diagnosi e terapia medica, qualsiasi deviamento da questa struttura predefinita, incluso il coinvolgimento degli infermieri nella richiesta delle immagini radiologiche – attività frutto non solo di istruzioni operative ma anche di un addestramento mirato –, potrebbe instillare dubbi nel malato stesso riguardo le ragioni sottese a tale operazione. Potrebbe chiedersi se la sua condizione non sia ritenuta sufficientemente grave da meritare l’intervento diretto di un medico per la decisione iniziale, oppure se la competenza dell’infermiere sia equiparabile a quella di un medico in quel particolare frangente. Queste domande, spesso latenti e non espresse, possono contribuire a un aumento del livello di ansia e a una diminuzione della percezione di sicurezza e affidabilità del servizio.
Il trauma, anche se fisico, ha sempre una componente psicologica profonda. La sensazione di aver subito un danno, la paura per le conseguenze future, l’incertezza sul proprio stato di salute, sono tutti elementi che contribuiscono a creare uno stato di stress acuto. In questo contesto, ogni elemento che mina la percezione di controllo o di protezione può esacerbare il disagio. La delega delle radiografie potrebbe, in alcuni pazienti, acuire la sensazione di non essere completamente sotto l’egida della figura più “autorevole” o “specializzata”, potendo generare una sfumatura di disagio che va oltre la semplice gestione clinica. È verosimile che i pazienti, specialmente quelli con esperienze pregresse di traumi o con una predisposizione all’ansia, possano vivere questa situazione con maggiore apprensione. La necessità di una comunicazione chiara e rassicurante da parte del personale sanitario diventa, quindi, un pilastro fondamentale per mitigare queste potenziali reazioni emotive negative. Spiegare in modo semplice e trasparente il ruolo dell’infermiere in questo processo, evidenziando la sua preparazione e la conformità ai protocolli, può aiutare a ricostruire o a rafforzare la fiducia del paziente nel sistema di cura.
Inoltre, la delega può influenzare la percezione della qualità complessiva delle cure. Sebbene l’obiettivo sia migliorare l’efficienza, un paziente potrebbe associare tempi diagnostici più rapidi a una minore accuratezza della valutazione, qualora non fosse adeguatamente informato sulle procedure e sulle competenze del personale. La percezione in oggetto, pur essendo distorto, può generare ripercussioni significative sulla complessiva esperienza legata al servizio sanitario, incidendo negativamente sia sul livello di fiducia verso le istituzioni sanitarie che sulle eventuali raccomandazioni delle stesse. È fondamentale che i dirigenti sanitari prestino attenzione a tali dinamiche psicologiche e sviluppino piani comunicativi efficaci volti a informare e agevolare l’utenza. Questo approccio dovrebbe andare oltre il semplice miglioramento dei processi operativi. La modalità di assistenza al paziente deve tenere conto non solo della soluzione ai problemi fisici ma deve altresì includere l’aspetto emotivo dell’individuo e favorire un clima di reciproca fiducia tra professionista e assistito.
Lo stress e il burnout degli infermieri: un prezzo troppo alto
Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano sta attraversando una crisi profonda dovuta a una carenza considerevole di personale sanitario. Questa problematica emerge con particolare intensità nei reparti di Pronto Soccorso dove gli infermieri vivono situazioni di stress e burnout senza precedenti. Tale realtà non deve essere considerata solo come una difficoltà individuale; al contrario, essa rivela l’esistenza di problematiche strutturali che rischiano seriamente la sostenibilità complessiva del sistema sanitario oltre alla qualità dei servizi offerti ai pazienti stessi. Gli studi condotti negli anni recenti offrono uno scenario inquietante supportato da dati preoccupanti.
Secondo quanto riportato dal sindacato Nursing Up in un’analisi pubblicata nell’aprile 2025, emergono statistiche sconvolgenti: nel corso del 2024 ben oltre 20.000 infermieri hanno deciso volontariamente di lasciare il loro posto lavorativo. Si tratta dunque di una cifra più che raddoppiata rispetto all’anno antecedente, segnando così una vera emorragia dal comparto pubblico della salute. I fattori scatenanti per questa massiccia migrazione comprendono vari elementi collegati tra loro: il tema degli stipendi insufficienti, unitamente a carichi lavorativi insostenibili ed episodi crescenti d’aggressioni verbali o fisiche da parte dei pazienti. La scarsità di personale è un elemento determinante nell’erosione della qualità dell’assistenza sanitaria; infatti, con un numero ridotto di operatori aumenta notevolmente sia il peso delle responsabilità sia il rischio di commettere errori.
Un’indagine realizzata da Nursing Up mette in evidenza come l’88,61% degli operatori si senta insoddisfatto e disilluso, fattore che rende sempre più difficile attrarre nuovi talenti nel settore. Inoltre, circa sei infermieri su dieci vivono situazioni relative al burnout, avvisando così sulla possibilità imminente di una crisi professionale dalle conseguenze catastrofiche. Questo scenario rende la salute mentale degli stessi lavoratori una questione fondamentale da affrontare con urgenza. È stato dimostrato attraverso le statistiche che gli ambienti lavorativi caratterizzati da elevati livelli d’ansia incidono negativamente sulla qualità dell’assistenza fornita: come riportato in uno studio pubblicato sull’American Journal of Nursing, condizioni ospedaliere più accoglienti accompagnate da adeguate direttive migliorano i tassi relativi al burnout ed elevano la soddisfazione tra i dipendenti.
In tale situazione critica è imperativo per il sistema sanitario adottare misure pronte ed efficaci. Interventi volti a migliorare le condizioni di lavoro, adeguare i salari e introdurre un supporto psicologico professionale sono misure fondamentali per arginare questo fenomeno.
La via d’uscita: sostenere il presente, costruire il futuro
Attualmente, il quadro del Pronto Soccorso italiano evidenzia problematiche significative: si assiste alla delega delle radiografie agli infermieri in un contesto in cui lo stress e il burnout aumentano vertiginosamente. Questo scenario provoca la necessità di una riflessione critica orientata verso il futuro. La questione relativa alla carenza di personale sanitario deve essere vista non come un’urgente evenienza temporanea, bensì come l’indicatore di un disequilibrio strutturale, esigendo quindi azioni specifiche e una concezione globale riguardante il benessere degli operatori sanitari. Si rende urgente affermare l’importanza fondamentale del capitale umano all’interno della sanità: esso rappresenta senza dubbio la risorsa più preziosa ed è determinante per garantire la sopravvivenza del Servizio Sanitario Nazionale.
Analizzando tale situazione dal prisma della psicologia cognitiva, emerge chiaramente che trasferire le responsabilità relative alle radiografie a figure professionali diverse dai medici—sebbene persegua obiettivi legati all’efficienza—potrebbe generare nel paziente uno stato d’animo complesso noto come dissonanza cognitiva. Se gli individui accolgono tradizionalmente l’idea che sia sempre il medico a compiere scelte diagnostiche intricate, trovarsi dinanzi a un infermiere che adotta queste decisioni potrebbe causare contrasti tra le loro aspettative precedenti e ciò che vivono nella realtà quotidiana. Qualora questa dissonanza venga trascurata attraverso comunicazioni inappropriate da parte degli operatori, potrebbe facilmente tramutarsi in ansia accompagnata da percezioni negative sulla qualità dell’assistenza ricevuta. A livello più avanzato di psicologia comportamentale, l’esposizione prolungata degli infermieri a fattori di stress può condurre a un fenomeno noto come apprendimento per estinzione dell’empatia.
Dobbiamo chiederci, come società, se siamo disposti a pagare il prezzo di un sistema sanitario che, pur efficiente sulla carta, sacrifica il benessere dei suoi operatori e, di conseguenza, la fiducia e la salute mentale dei suoi utenti. È tempo di investire seriamente in stipendi dignitosi, in percorsi di formazione e aggiornamento continuo che forniscano agli infermieri non solo competenze tecniche, ma anche strumenti per la gestione dello stress e delle responsabilità accresciute. Parallelamente, è cruciale implementare programmi di supporto psicologico sistematici e accessibili per tutto il personale sanitario, riconoscendo il valore del loro lavoro e la gravosità delle sfide che affrontano quotidianamente.
Glossario
- Burnout: sindrome di esaurimento emotivo e depressione causata da stress cronico sul lavoro, comune in professioni ad alto contatto umano.
- Delega: attribuzione di responsabilità o potere di decisione a un’altra persona o figura professionale.
- Dissonanza cognitiva: stato di tensione o disagio che si verifica quando ci sono due pensieri o credenze in conflitto.
- Pronto Soccorso: reparto ospedaliero dedicato alla cura di pazienti con bisogni di emergenza.
- Comunicato ufficiale sull'abilitazione degli infermieri a richiedere radiografie, fonte primaria.
- Studio sull'impatto delle radiografie richieste da infermieri sul flusso di lavoro.
- Linee di indirizzo nazionali sul Triage Intraospedaliero, documento ufficiale di riferimento.
- Linee guida della Società Italiana di Radiologia Medica sull'urgenza e l'emergenza.