- Il 13 ottobre 2025, Hamas ha rilasciato 20 ostaggi israeliani.
- La psicoterapeuta Grappone evidenzia il PTSD con flashback e difficoltà nel sonno.
- La prigionia erode la fiducia e causa una crisi d'identità.
- La «sindrome dell'anniversario» intensifica il dolore passato.
- La disconnessione dalla realtà richiede un approccio terapeutico su misura.
Il 13 ottobre 2025, dopo due anni e mezzo di detenzione inaccettabile, Hamas ha finalmente deciso di rilasciare venti ostaggi israeliani adulti. I filmati trasmessi dai mezzi d’informazione rivelano volti stanchi e segnati da un’esperienza profondamente traumatizzante. Tuttavia, questa liberazione fisica segna soltanto l’inizio di un cammino assai più articolato e difficile da intraprendere.
Le Ferite Invisibili della Prigionia
Noemi Grappone, psicoterapeuta con competenze specifiche sui traumi e supervisore EMDR, esprime preoccupazione per le implicazioni durature sulla salute mentale derivanti da sequestri prolungati. Secondo quanto affermato da lei stessa, il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) si rivela tramite sintomi quali flashback ricorrenti, difficoltà nel sonno e dissociazione. Inoltre, emerge anche un intenso senso di colpa verso chi non è riuscito a salvarsi o ha subito esiti fatali durante l’esperienza traumatica della prigionia. La mente può reagire ritirandosi in uno stato statico (freezing) oppure sovraeccitandosi al punto da rendere ardua la ripresa delle attività quotidiane consuete.

- ❤️ Un raggio di speranza! La liberazione è solo l'inizio......
- 😔 Purtroppo, la liberazione fisica non cancella le cicatrici......
- 🤔 Ma ci siamo chiesti cosa significa 'normalità' dopo l'orrore...?...
La Crisi Identitaria e la Perdita di Fiducia
La prigionia, secondo l’analisi di Grappone, erode profondamente la fiducia sia verso gli altri che rispetto al contesto globale e ai valori personali. Nasce dunque una crisi dell’identità: chi sono ora? Quali modalità adotterò per rientrare nella società? In quale modo è possibile riappropriarsi di una vita consueta dopo un’esperienza tanto traumatica? La solitudine e l’assenza delle libertà tipiche del carcere scatenano meccanismi mentali di dissociazione come forma necessaria per affrontare la realtà. Quando tuttavia il cervello entra in sintonia con tale stato psichico protratto nel tempo, restituirne il funzionamento integrato diviene una questione articolata che richiede competenze altamente specializzate.
La Sindrome dell’Anniversario e l’Importanza della Cura Tempestiva
L’esperta in psicoterapia mette in evidenza che determinate circostanze, come date commemorative o anniversari significativi, possono fungere da catalizzatori per il riemergere del trauma passato, intensificando il dolore e l’angoscia associati. È possibile parlare di una vera sindrome dell’anniversario, la quale conferisce a chi ha vissuto esperienze traumatiche una condizione di vulnerabilità accentuata. Di conseguenza, risulta fondamentale intraprendere un approccio psicologico pronto e altamente specializzato; tale intervento deve necessariamente tener conto delle singolarità di ogni paziente nonché dei tratti distintivi del loro percorso verso la guarigione.
Riconoscere, Affrontare, Curare: Un Percorso di Rinascita
Il processo di liberazione fisica rappresenta solamente il punto d’avvio per un cammino lungo e complesso. Come sostiene Grappone, la vera liberazione si avvia nel momento in cui viene conferita dignità al dolore ed è concessa la possibilità di rinascere. È imperativo identificare il trauma da affrontare con supporto qualificato e iniziare un itinerario terapeutico su misura. Non vi è ragione per affrettarsi nel tentativo di ripristinare una condizione normale; infatti, chi ha sperimentato l’orrore sa che la normalità coincide con una nuova vita che inizia.
Un Passo alla Volta Verso la Guarigione
Comprendere l’effetto del trauma sulla percezione temporale e spaziale risulta fondamentale; esso genera infatti una disconnessione dalla realtà circostante. Nella psicologia cognitiva emerge un principio fondamentale: per affrontare il trauma è necessaria sia tempistica, sia uno spazio protetto per manifestare liberamente le emozioni. Tecniche sofisticate quali la mindfulness o la terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) si rivelano preziose nel processo di desensibilizzazione dei ricordi dolorosi, promuovendo così un’integrazione più armoniosa delle esperienze vissute.
Dobbiamo considerare come nella storia umana si possa rintracciare la forza della resilienza persino nei momenti più bui; tuttavia, è cruciale riconoscere che ogni cammino verso la guarigione rappresenta un’impresa individuale contraddistinta da pazienza, compassione ed essenziale supporto da parte di una comunità attenta alle necessità emotive degli individui.