Neofunzionalismo e neuroscienze: come Trieste guida la rivoluzione nella salute mentale

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  • Il convegno ha visto la partecipazione di oltre 200 persone.
  • Luciano Rispoli sostiene che la psicoterapia funzionale offre rimedi efficaci.
  • Fondamentale il contatto precoce nei neonati prematuri.
  • Sinergia tra neuroscienze e psicoterapia per interventi migliori.
  • Ester Scaravelli: «Esperienze pratiche in situazioni di vulnerabilità».
  • Marco Iacono: importanza della prevenzione sanitaria.

Un’analisi approfondita del convegno su Neofunzionalismo e Neuroscienze

Il 24 maggio 2025, l’Aula Magna del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste ha ospitato un evento di grande rilevanza: il Convegno Nazionale della Società Italiana di Psicoterapia Funzionale (S. I. F.). L’incontro, intitolato “Neofunzionalismo, Neuroscienze e Interventi per la Salute nella Comunità”, ha visto la partecipazione di oltre 200 persone, tra cui studiosi, terapeuti, educatori e operatori sociali, tutti accomunati dall’obiettivo di promuovere la salute mentale e il benessere sociale. L’evento ha offerto una piattaforma di discussione e confronto sulle più recenti scoperte nel campo delle neuroscienze e della psicoterapia funzionale, con un focus particolare sull’integrazione di questi approcci per affrontare le sfide del disagio psichico nella società contemporanea.

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Focus sul neurosviluppo e il benessere comunitario

L’incontro inaugurale del convegno ha avuto come tema centrale il neurosviluppo assieme ai meccanismi evolutivi correlati a tale fenomeno. Paolo Bernardis, figura preminente quale direttore della scuola di specializzazione in neuropsicologia presso l’Università di Trieste, ha esaminato l’interconnessione tra ricordi autobiografici e attività delle zone visive cerebrali. È stato messo in risalto quanto queste strutture siano determinanti non solo per conferire vivacità ai ricordi stessi ma anche per farci rivivere esperienze passate in modo vivido. Luciano Rispoli, iniziatore e attuale presidente emerito della S. I. F., ha dedicato il suo intervento a un esame della complessa natura dello sviluppo umano, sottolineando l’influenza di molteplici elementi sul corretto percorso evolutivo individuale. Ha altresì sostenuto che la psicoterapia funzionale può offrire rimedi efficaci alla crescente diffusione di patologie psichiche nei più giovani esponendosi così alla necessità d’un intervento sia terapeutico che preventivo riguardo tali problematiche emergenti. Infine Gabriele Conti, medico neonatologo nonché presidente della Fondazione Burlo Garofalo, ha presentato un’analisi sull’importanza fondamentale del contatto precocissimo nei confronti dei neonati nati prematuri, enfatizzando come il calore umano e il tocco affettuoso possano risultare indispensabili allo sviluppo positivo degli infanti appena venuti al mondo. Giuseppe Maniaci è un illustre ricercatore dell’Università degli Studi di Palermo, il quale ha approfondito le potenziali sinergie esistenti tra neuroscienze e psicoterapia. Ha rimarcato quanto sia cruciale mantenere un collegamento costante fra la ricerca scientifica e i trattamenti clinici per perfezionare gli interventi da adottare.
Durante la seconda sessione, il focus si è spostato sulla necessità di prevenire le marginalità sociali insieme al benessere collettivo. La dottoressa Brumat, esperta psicoterapeuta associata alla Struttura Semplice Salute Mentale Giovani all’interno dell’azienda sanitaria universitaria giuliana, ha studiato approfonditamente le molteplici sfide del disagio adolescenziale in relazione ai servizi sociosanitari che devono confrontarsi con una realtà sociale in continua evoluzione. D’altro canto, Luca Saviano – figura chiave nei Servizi educativi della Lybra ONLUS – ha condiviso prospettive sui modelli familiari problematici mettendo in luce come intervenire attraverso metodologie educative possa favorevolmente incidere nella ridefinizione delle interazioni familiari oltre a stimolare relazioni più salutari ed equilibrate. Ester Scaravelli riveste inoltre il ruolo fondamentale di socia della S. I. F., nonché docente attiva nel settore. E. F. ha fornito una dettagliata esposizione riguardo all’intervento funzionale all’interno dei contesti sociali, condividendo esperienze pratiche relative a forme di sostegno attuabili in situazioni di vulnerabilità.

Promozione della salute e sviluppo del Sé

La terza sessione del convegno ha esplorato la promozione della salute e lo sviluppo del Sé. Paola Materassi ha parlato dello sviluppo della mente infantile all’interno di un mondo sociale, illustrando progetti per sostenere lo sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino fin dai primi mille giorni di vita. Paola Scarpin e Lisa Polencic hanno illustrato un’esperienza significativa nel nido d’infanzia “Il nuovo guscio” di Trieste, evidenziando l’importanza di coltivare le relazioni tra bambini, genitori ed educatori. La loro presentazione ha messo in luce come un approccio attento e informato, supportato da momenti di supervisione per gli educatori attraverso la lente della psicologia funzionale, possa favorire un ambiente educativo più sano ed equilibrato.

Verso un futuro di prevenzione e cura integrata

Nella fase conclusiva del suo intervento al convegno, Marco Iacono—che ricopre il ruolo di direttore presso il Centro di Psicologia Funzionale Integrata dell’istituto S. I. F. a Trieste—ha enfatizzato la necessità imperativa non soltanto nel campo della cura ma ancor più nell’ambito della prevenzione sanitaria. È emersa così l’importanza fondamentale d’intervenire oltre che sugli individui anche nei loro contesti vitali per favorire l’emergere di una cultura collettiva dedicata al benessere che possa dirsi realmente condivisa. Durante il congresso sono stati presentati in modo dettagliato i progressi più significativi legati al Neofunzionalismo e alle sue molteplici applicazioni all’interno dei diversi ambiti sociali. Questa visione innovativa ha dimostrato la sua capacità unica di armonizzare rigore scientifico assieme a sensibilità clinica; è riuscita a fondere agevolmente teoria e pratiche concrete seguite da ricerche ed azioni mirate per migliorare gli interventi psicologici. L’interazione costruttiva tra neuroscienze offre nuove chiavi interpretative su come operano i processi umani mentre l’accentuata considerazione degli spazi educativi-socio-comunitari consente un’evoluzione delle proposte terapeutiche verso modalità decisamente più inclusive. Il Neofunzionalismo si presenta attualmente come un modello significativo in grado di gestire le intricate problematiche legate al disagio della società moderna. Questa corrente teorica offre strumenti pratici mirati alla promozione del benessere e della salute nelle diverse sfere esistenziali. L’incontro tenutosi a Trieste ha ulteriormente sottolineato l’essenziale ruolo dell’approfondimento sia scientifico che operativo, ponendo l’accento su argomenti cruciali per la salvaguardia della salute attraverso un costante processo di aggiornamento. Ha inoltre evidenziato quanto sia vitale la sinergia tra i professionisti del settore, necessaria per realizzare un’autentica prevenzione primaria e garantire cure efficaci su molteplici fronti.

Un approccio olistico per la salute mentale: Il Neofunzionalismo come chiave di volta

L’incontro tenutosi a Trieste ha evidenziato come il Neofunzionalismo, abbinato alle scoperte delle neuroscienze, fornisca un metodo integrativo per affrontare la salute mentale. Ma quali sono le implicazioni pratiche di tale approccio? Potremmo concepire la mente umana paragonandola a una sinfonia articolata: ogni elemento (come pensieri ed emozioni) necessita di essere perfettamente sincronizzato affinché venga generata una melodia gradevole. Qualora uno degli elementi produca suoni dissonanti, è tutta l’orchestra a subire gli effetti negativi della discordanza. In quest’ottica, il Neofunzionalismo si configura quale direttore d’orchestra dotato dell’abilità necessaria per identificare ed eliminare tali dissonanze operative al fine di ristabilire una corretta sinergia.

Un concetto fondamentale proveniente dalla psicologia cognitiva sottolinea l’impatto dei nostri pensieri sulle emozioni e sui comportamenti che ne derivano. Tuttavia, il Neofunzionalismo espande questa visione incorporando anche gli aspetti corporei insieme alle dinamiche sociali nella sua analisi. Un principio più sofisticato suggerisce che esperienze traumatiche possano interferire non soltanto con processi cognitivi ed emotivi, ma estendersi fino a modificare aspetti fisiologici e connessioni relazionali tra individui. Il Neofunzionalismo ha l’intenzione manifesta di operare su vari piani della nostra esistenza attraverso un sistema terapeutico che sia al contempo integrato e personalizzato.
Prenditi qualche istante per riflettere: in quanti frangenti hai avvertito la sensazione d’essere bloccato in una ripetitiva catena fatta di pensieri pessimistici, sentimenti conflittuali e azioni autodistruttive? Grazie al Neofunzionalismo abbiamo la possibilità concreta non solo di estirpare tali cicli tossici ma anche quella preziosa opportunità per riconquistare il nostro equilibrio interiore, vivendo così una vita più ricca d’importanza e significato. Si tratta certamente non tanto di una semplice formula magica quanto piuttosto di un itinerario verso la consapevolezza e il cambiamento—processo che necessita indubbiamente di un intenso sforzo personale. Comunque sia, ciò che emerge dai dati presentati durante il convegno tenutosi a Trieste lascia intravedere esiti straordinari.


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