Ludopatia e neuro-marketing: come il gioco d’azzardo manipola il cervello

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  • La ludopatia altera il circuito di gratificazione cerebrale, generando una incessante ricerca di stimoli.
  • Il decreto dignità del 2018 ha limitato la pubblicità del gambling in Italia.
  • Nel 2023 in Germania, 1.3 milioni di persone sono dipendenti dal gioco d'azzardo.

Le radici neurobiologiche della dipendenza

La ludopatia, classificata come disturbo da gioco d’azzardo, rivela una complessa interazione con il sistema di ricompensa del cervello, coinvolgendo meccanismi neurobiologici che ne spiegano la persistenza e la natura compulsiva. La ricerca evidenzia che tale patologia è intrinsecamente legata a una disfunzione del circuito di gratificazione cerebrale, un network neurale che include l’area tegmentale ventrale, lo striato ventrale (in particolare il nucleus accumbens e il tubercolo olfattivo), e altre regioni coinvolte nell’elaborazione delle ricompense e della motivazione. In condizioni normali, stimoli piacevoli e ricompense naturali, come cibo o interazioni sociali, inducono il rilascio di dopamina nel nucleus accumbens, generando sensazioni di piacere e rinforzando i comportamenti associati. Tuttavia, nella ludopatia, questo delicato equilibrio viene alterato.

Studi di neuroimaging hanno dimostrato che gli individui affetti da gioco d’azzardo patologico presentano una diminuita sensibilità a ricompense e punizioni, unita a una perseverazione nella risposta. Questo indica che il cervello degli individui coinvolti non riesce a rispondere adeguatamente ai consueti meccanismi correttivi, sfociando così in una incessante ricerca di stimoli gratificanti anche quando emergono conseguenze negative. La base neurobiologica del condizionamento operante – cruciale nell’apprendimento dei nuovi comportamenti – subisce notevoli influenze da parte dei segnali dopaminergici fasici: questi ultimi vengono rilasciati durante eventi significativi e imprevedibili. Nel dominio del gioco d’azzardo emerge che tali segnali dopaminergici favoriscono un apprendimento rapido e deleterio, dove l’attesa per una vittoria potenziale – sebbene remota – si tramuta in uno strumento motivazionale formidabile per il rinforzo dell’azione stessa. L’impulso verso incrementare i livelli della dopamina nel nucleus accumbens sostiene la persistenza nel comportamento ludico facendo nascere un ciclo vizioso particolarmente arduo da fermare. Infine, le anomalie neurobiologiche all’interno dei circuiti della ricompensa risultano correlate ad elevati tassi d’impulsività assieme ad afflussi ridotti nella memoria lavorativa; questo fenomeno contribuisce alla manifestazione clinica complessa associata alla condizione analizzata. Molti oggetti che possono condurre all’abuso possiedono proprietà dopaminergiche, agendo direttamente sul cervello per innescare queste risposte, trasformando il gioco in una vera e propria malattia.

Studi Recenti: Uno studio condotto da Joutsa et al. ha mostrato che la dopamina nel corpo striato viene rilasciata durante il gioco, evidenziando i legami tra ludopatia e meccanismi neurobiologici. [ASL Abruzzo]

La comprensione approfondita di questi meccanismi è cruciale per lo sviluppo di strategie di prevenzione e intervento mirate, che considerino la dimensione neurobiologica della dipendenza da gioco d’azzardo.

Strategie di “neuro-marketing” e l’inganno delle “quasi vincite”

Il mercato del gioco d’azzardo, sia tradizionale che online, si avvale di sofisticate strategie di marketing e neuro-marketing, che sfruttano le vulnerabilità cognitive e i meccanismi di ricompensa del cervello. L’avvento del digitale ha amplificato l’efficacia di queste tecniche, personalizzando e indicizzando l’esperienza di gioco. Un esempio lampante è l’utilizzo del vintage marketing o l’engagement di influencer, che attraverso piattaforme come social media, blog e YouTube, promuovono il gioco d’azzardo, spesso mirando a un pubblico giovane, in particolare la Gen Z, desiderosa di esperienze digitali interattive e immersive.

Le strategie di marketing per il gambling si concentrano sull’esperienza dell’utente (user experience) e sull’interfaccia grafica (user interface), progettando fruizioni accattivanti e dinamiche per fidelizzare il pubblico e scongiurare l’effetto “noia”. Questo approccio ha l’obiettivo di normalizzare la percezione dell’azzardo, rendendolo più accettabile e desiderabile. La pubblicità sui social media, ad esempio, alimenta la diffusione di nuovi giochi online, spesso adottando le stesse logiche psicologiche delle sale gioco e delle slot machine. È stato osservato che social media e gioco d’azzardo condividono meccanismi di funzionamento e strategie di marketing simili, come dimostrato dall’uso di programmi di rinforzo variabili (ricompense imprevedibili) che mantengono gli utenti incollati allo schermo.

Influencer Marketing e Social Media: Le strategie di marketing attuali utilizzano influencer, il cui coinvolgimento aiuta a modificare la percezione del gioco d’azzardo, rendendolo più accettabile tra i giovani. [Sequesto e un Gioco]

Questi metodi sono così efficaci da attivare risposte cerebrali simili a quelle della cocaina, generando “voglie psicologiche” e persino “notifiche fantasma”, in cui gli utenti percepiscono l’arrivo di messaggi anche in assenza di uno smartphone. Il concetto di “loop ludico” con effetti estranianti, studiato nell’ambito delle addiction, si riscontra sia nel gioco d’azzardo che nell’uso prolungato dei social media, dove dinamiche come l’infinite scrolling mimano l’azione della leva delle slot machine, creando aspettativa e incentivando la ripetizione.

Le notifiche, i “like” e le visualizzazioni sui social agiscono come piccole ricompense, rilasciando dopamina e inducendo il cervello a una coazione a ripetere, tipica della dipendenza. Tra le ragioni psicologiche che alimentano questa spirale vi sono il bisogno di gratificazione, il piacere legato al circuito dopaminergico, la ripetizione del gesto, la ricerca della novità e il desiderio di divertimento.

Il decreto dignità del 2018 ha rivoluzionato il panorama della sponsorizzazione del gambling in Italia, limitandone la pubblicità, anche se l’industria continua a evolversi e a trovare nuove strade, come l’influencer marketing, per raggiungere il proprio target e ingaggiare un pubblico sempre più giovane.

Loot box: una nuova frontiera dell’azzardo?

Le loot box, o “scatole premio”, rappresentano una delle manifestazioni più recenti e insidiose del fenomeno dell’azzardo, con un impatto particolarmente rilevante sui giovani e sugli adolescenti. Queste scatole, contenuti virtuali all’interno dei videogiochi, possono essere acquistate o guadagnate e contengono oggetti o vantaggi di gioco assegnati casualmente, come bonus, skin, o potenziamenti, il cui contenuto rimane ignoto al giocatore fino all’apertura. Questo meccanismo, noto come unboxing, mima processi tipici del gioco d’azzardo. Sebbene alcune loot box possano essere gratuite o acquistate con valuta virtuale, nella maggior parte dei casi richiedono una spesa di denaro reale, finalizzata a una ricompensa aleatoria. Il valore dell’acquisto non risiede nel contenuto in sé, ma nella possibilità di ottenere un oggetto desiderato, replicando la dinamica delle scommesse, dove si “tenta la fortuna”.

Il funzionamento delle loot box si basa sul rinforzo intermittente, una tecnica psicologica altamente efficace nel creare dipendenze comportamentali: il cervello riceve una gratificazione imprevedibile che stimola il rilascio di dopamina, mantenendo alta l’attivazione neuronale, proprio come nelle slot machine. Inoltre, il fenomeno delle “quasi vincite”, dove le loot box mostrano visivamente di aver sfiorato un oggetto raro, alimenta frustrazione e il desiderio di riprovare, un altro stratagemma tipico del gioco d’azzardo. La problematica è aggravata dal fatto che molte loot box sono presenti in videogiochi accessibili ai minorenni, una fascia d’età con maggiore vulnerabilità e minore consapevolezza del rischio. L’esposizione precoce a tali meccanismi può aumentare significativamente la probabilità di sviluppare future dipendenze. Diversi Paesi, come Belgio e Olanda, hanno già regolamentato le loot box come forme di gioco d’azzardo, riconoscendone il potenziale di danno, specialmente per le persone fragili e i bambini.

In Italia, sebbene l’acquisto di loot box non sia ancora classificato giuridicamente come azzardo, molti esperti ne chiedono la regolamentazione. Studi scientifici hanno evidenziato una correlazione tra l’acquisto di loot box, il gioco d’azzardo reale, la dipendenza da videogiochi e problemi di salute mentale come ansia e impulsività.

Nuove Regolamentazioni: Nel 2020, PEGI ha introdotto un’etichetta specifica per le loot box, sebbene la sua applicazione non sia sempre garantita. [Istituto di Fisiologia Clinica CNR]

Nel tentativo di affrontare la questione, il Pan European Game Information (PEGI) ha introdotto nel 2020 un’etichetta specifica (“Includes Paid Random Items”), successivamente modificata in “In-Game Purchases (Includes Random Items)”, per indicare la presenza di elementi casuali acquistabili. Tuttavia, tale misura non è giuridicamente vincolante e la sua applicazione da parte degli sviluppatori di videogiochi non è sempre garantita. L’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, attraverso lo studio ESPAD Italia, ha indagato le abitudini dei giovani tra i 15 e i 19 anni, rilevando l’entità del fenomeno in Italia. Nel 2023, dati dalla Germania hanno mostrato che 1,3 milioni di persone sono dipendenti dal gioco d’azzardo, con molte di più a rischio, evidenziando la portata globale del problema. La “mistery box”, un concetto simile alle loot box ma applicato a diversi settori commerciali, sfrutta la stessa leva psicologica della sorpresa e dell’anticipazione, amplificata oggi da influencer e e-commerce, perpetuando il fascino della segretezza che genera adrenalina e stimola l’acquisto compulsivo. Il mondo del gaming, attraverso questi sistemi di microtransazioni e loot box, si rivela quindi un terreno fertile per la dipendenza, con potenziali conseguenze devastanti sulla vita degli individui.

Riflessioni sulla salute mentale e le dipendenze comportamentali

La ludopatia, come altre dipendenze comportamentali, ci costringe a guardare oltre la superficie del semplice “vizio” per comprendere il profondo impatto sui meccanismi neurologici e psicologici che regolano il benessere umano. A livello di psicologia cognitiva, una nozione fondamentale è il concetto di bias di conferma, ovvero la tendenza degli individui a cercare, interpretare e ricordare informazioni che confermano le proprie credenze preesistenti. Nel contesto del gioco d’azzardo, questo si traduce nel ricordare più vividamente le vincite e minimizzare le perdite, alimentando l’illusione di un controllo o di una fortuna che in realtà non esiste.

Andando più a fondo, la psicologia comportamentale ci offre la comprensione dei programmi di rinforzo intermittente, un concetto avanzato che spiega la persistenza della dipendenza. Immaginiamo un comportamento (il gioco) che viene occasionalmente rinforzato da una ricompensa (la vincita), ma senza una frequenza prevedibile. Questo schema di rinforzo è estremamente potente nel mantenere il comportamento, molto più di un rinforzo costante, perché genera un’anticipazione costante e una speranza irrazionale, attivando intensamente il circuito della dopamina. Il cervello, in attesa della prossima, imprevedibile ricompensa, entra in uno stato di allerta che può sfociare nella compulsione.

Queste dinamiche ci invitano a una riflessione personale e collettiva: quanto siamo consapevoli delle strategie che manipolano le nostre vulnerabilità cognitive? E quali sono i confini tra il piacere innocente di un gioco e lo scivolamento in una dipendenza che può intaccare la nostra salute mentale e finanziaria? La comprensione di come il nostro cervello reagisce a stimoli e rinforzi può essere una chiave per sviluppare una maggiore resilienza e consapevolezza, tutelando la nostra libertà di scelta in un mondo sempre più pervaso da stimoli che cercano di catturare la nostra attenzione e le nostre risorse.

Glossario:

  • Ludopatia: Disturbo patologico causato dal gioco d’azzardo.
  • Neuro-marketing: Questa è una tecnica commerciale che impiega i principi delle neuroscienze al fine di influenzare le scelte dei consumatori.
  • Loop ludico: Si tratta di un circuito interattivo creato appositamente per mantenere alto l’interesse dell’utente, inducendolo a aspettarsi premi.
  • Dopamina: Considerata il neurotrasmettitore implicato nelle esperienze associate a gioia e ricompensa.

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